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Spetia: “La radio smetta di parlare a pochi esperti”

di    -    Pubblicato il 25/04/2015                 
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Simone Spetia

Simone Spetia

FANO – Dare troppe cose per scontate, parlare a un pubblico già esperto comunicando in modo aulico. Secondo Simone Spetia, conduttore del programma di attualità Effetto Giorno su Radio 24, il problema del giornalismo radiofonico è questo. Lo abbiamo sentito, insieme a Enrico Menduni a margine della terza giornata del festival del giornalismo culturale a Fano.

“Sono convinto che noi giornalisti sbagliamo perché pensiamo di parlare a un pubblico già iniziato e conosce quello di cui stiamo parlando. Per la cultura è addirittura più complicato” spiega Spetia. “L’attualità è creare nuovi format che trasmettano delle informazioni e consentano la comprensione di determinati fatti in maniera diversa. Bisogna staccarsi dalla strada aulica perché su quel binario non saremo mai seguiti”.

Secondo Spetia, quindi, il suo segreto per restare in vita è continuare a trovare nuovi modi di fare cultura al di là di quelli tradizionali. Qualcosa che secondo Enrico Menduni, analista e docente di comunicazione radiofonica all’Università di Roma Tre, sta già accadendo: “La radio sembra vecchia ma non lo è”. Negli ultimi anni infatti non ha perso l’occasione di sfruttare al meglio l’uso dei social network. Unico rischio: essere superata dal web proprio come spazio di divulgazione culturale.

Enrico Menduni

Enrico Menduni

“Tutti rischiamo di essere sorpassati – ha detto Menduni – la radio in realtà ha anticipato molto prima di internet le caratteristiche della rete. Si trova molto a suo agio in questa nuova condizione. Questo però non vuol dire dormire sugli allori: la radio deve comunque essere vigile e stare al passo con i cambiamenti per evitare inconvenienti e sorprese”.

Fedele e appassionato di Twitter, Spetia ammette che se c’è una sfida per i giornalisti radio quella è “trovare una chiave per attrarre il pubblico in maniera accattivante e trovare un’esca per portarlo anche a una dimensione più alta, come la cultura”. Per il giornalista di Radio 24 questa innovazione può avvenire anche grazie a uno smartphone. “Sono andato in onda anche grazie a questo strumento rapido e fruibile”.

Foto di Dania Dibitonto

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