il Ducato » Armando Massarenti http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » Armando Massarenti http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Giornalismo culturale: carta stampata uno status, “ma la cultura è ancora un’eccellenza” http://ifg.uniurb.it/2015/04/24/ducato-online/giornalismo-culturale-carta-stampata-uno-status-ma-la-cultura-e-ancora-uneccellenza/71887/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/24/ducato-online/giornalismo-culturale-carta-stampata-uno-status-ma-la-cultura-e-ancora-uneccellenza/71887/#comments Fri, 24 Apr 2015 17:02:11 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=71887 IL PROGRAMMA DEL FESTIVAL - MAGAZINE Il numero speciale del Ducato - STORIFY Il secondo giorno]]> I relatori del Panel "Dov'è la cultura oggi? La carta stampata"

I relatori del Panel “Dov’è la cultura oggi? La carta stampata”

URBINO – La carta stampata sta morendo, ma la cultura è in ottima salute. Almeno quella divulgata da quotidiani e approfondimenti settimanali. Le pagine culturali dei giornali italiani rimangono un’eccellenza quindi, anche se i giornali stanno perdendo numeri.

Per la maggioranza degli intervenuti alla tavola rotonda Dov’è la cultura oggi? La carta stampata, che si è tenuto al teatro Sanzio, tra gli eventi del Festival culturale del giornalismo culturale di Urbino la pagina analogica rappresenta ancora lo scrigno di “contenuti preziosi”, il punto di partenza per arrivare dove un giorno (forse) ci porterà il digitale.

A cominciare da Giulia Cecchelin, ricercatrice dell’Università di Urbino, che ha definito la cultura un argomento adatto al cartaceo perché tratta temi che hanno durata temporale più lunga rispetto, ad esempio, a una proposta di legge che invece interessa per un tempo limitato. Tuttavia ha subito aggiunto che la parola cultura è un termine polisemico, quindi non è così facile definire cosa sia materia culturale e cosa no. Ma non è importante decidere cosa lo sia o meno, ciò che è importante è creare una ‘pagina opera’ che contenga temi che abbiano diritto a esservi trattati, che abbiano dei legami narrativi organici e che siano valorizzati da una firma che dà sempre una certa autorevolezza. Questo perché “i lettori hanno bisogno di argomenti per capire e non di brandelli da interpretare”.

Sull’affollato palco del Sanzio, attorno a Lella Mazzoli, che ha moderato il dibattito, sedevano Annalena Benini (Il Foglio), Emanuele Bevilacqua (Pagina99), Simonetta Fiori (La Repubblica), Luigi Mascheroni (Il Giornale), Armando Massarenti (Il Sole 24 ore), Luca Mastrantonio (Corriere della Sera), Massimiliano Panarari (La Stampa), Leonardo Romei (Isia Urbino), Farian Sabahi (scrittrice e giornalista free lance, specialista Medio Oriente) e  Federico Sarica (Rivista Studio).

Massimiliano Panarari, giornalista della Stampa, ha spiegato come la crisi dei giornali sia in realtà una crisi di status. “C’è stata una fase in cui andare in giro con il giornale sotto braccio – ha detto – era cool, era il simbolo di uno status. Bisogna tornare a quella fase”. Per fare questo è necessaria la ‘spinta gentile’, cioè un intervento pubblico che promuova la lettura per creare un nuovo gruppo di lettori. Ha comunque sottolineato come ci siano ancora giornali che ‘vengono portati sotto braccio’ perché sono giornali ben fatti, che continuano a rappresentare uno status e perché raccolgono intorno a loro delle ‘tribù’ di lettori.

Federico Sarica, direttore di Rivista Studio, ha raccontato la sua esperienza mettendo in evidenza come per lui non  esista più il problema carta stampata/formato digitale, ma “la carta deve essere poca e preziosa. Avrei potuto non fare la versione iPad del mio giornale – ha detto –  perché la carta rappresenta uno status; la carta è cool se hai il giusto giornale sotto braccio”. Per avvalorare la sua tesi ha fatto l’esempio del nuovo giornale Pineapple Magazine, la rivista distribuita da Airbnb. “Quando la gente faceva questa esperienza – ha raccontato –  non portava nessun gadget a casa. Diceva: sai sono stato a casa di tizio ma tolto questo non aveva altro. Allora hanno pensato di distribuire questa rivista; la soluzione l’hanno trovata nella carta; un prodotto cartaceo e di qualità è stata la soluzione”.

Ha continuato dicendo che ciò di cui c’è veramente bisogno è l’integrazione tra carta e digitale perché nella fase attuale “l’integrazione è posticcia; se ne parla ma in realtà non c’è”. Il problema che si è posto però è stato cosa mettere nella sezione culturale di un giornale. “Più che diffondere la cultura – ha detto – dobbiamo raccontare il mondo. Le pagine culturali devono intrattenere, esattamente come le serie tv che adesso piacciono tanto. Non devono diffondere nulla, alla gente non piacciono le serie tv per il messaggio che portano, ma perché intrattengono. Un tema adatto sarebbe quello dei transgender perché da un fenomeno pop si svilupperebbe dibattito culturale vastissimo”.

Anche Annalena Benini, del Foglio, ha sostenuto la tesi di Sarica per cui fondamentale è raccontare il mondo. “La gente ha fame di cultura. Le persone vogliono affezionarsi allo sguardo sul mondo di un autore”. Inoltre ha spiegato come sia indispensabile non cedere alla superficialità della lingua perché il giornale dove intrattenere e divertire ma deve anche avere una forte struttura alle spalle. Anche lo stile diventa sostanza”. Ha ripreso poi il problema dell’integrazione tra web e carta sostenendo la necessità di un formato digitale perché le persone hanno bisogno di leggere articoli che le intrattengono quando sono sulla metro, negli autobus… perciò ha detto: “Non conta il supporto; dobbiamo avvicinare la gente ad argomenti preziosi, a temi culturali”.

Mentre Luca Mastrantonio sente l’esigenza per i giornalisti di “inserirsi nella vita sociale” e per se stesso di “non rimanere orfano del web” nel dibattito è intervenuto anche Luigi Mascheroni, del Giornale, che ha detto che a essere morto non è il giornalismo culturale, ma sono i suoi lettori a essere spariti. “Per ora il giornalismo culturale sulla carta sta benissimo e se morirà lo farà in ottima salute perché la qualità del giornale italiano è altissima. È una grande eccellenza perché queste pagine raccontano il mondo”.  Ha anche lui sostenuto la necessità dell’ online: “Il giornalismo culturale deve sparire per poi rinascere più bello  più forte  di prima ma non sulla carta, ma sul web e in modo totalmente diverso perché per la cultura non c’è integrazione tra carta e online; È inutile tentare questa strada se si cambia solo contenitore”.

Foto di Anna Saccoccio

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Il Festival del giornalismo culturale si espande: non solo Urbino, ma anche Fano http://ifg.uniurb.it/2015/03/03/ducato-online/il-festival-del-giornalismo-culturale-si-espande-non-solo-urbino-ma-anche-fano/66989/ http://ifg.uniurb.it/2015/03/03/ducato-online/il-festival-del-giornalismo-culturale-si-espande-non-solo-urbino-ma-anche-fano/66989/#comments Tue, 03 Mar 2015 10:50:55 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=66989 Da sinistra: la prof. Lella Mazzoli, insieme al sindaco di Fano Massimo Seri e al vice sindaco Stefano Marchegiani

Da sinistra: la prof. Lella Mazzoli, insieme al sindaco di Fano Massimo Seri e al vice sindaco Stefano Marchegiani durante la conferenza stampa

URBINO – Seminari e dibattiti, ma anche musica, cinema e teatro. Il Festival del giornalismo culturale si arricchisce di iniziative e rafforza il rapporto con il territorio. Quest’anno infatti la rassegna non sarà soltanto a Urbino – dove è nato – ma coinvolgerà anche Fano. La terza edizione, che inizierà il 23 aprile e finirà il 26, si occuperà di tre questioni: farà il punto su come la cultura viene raccontata su ciascun mezzo di comunicazione (carta stampata, web, radio e televisione), esplorerà le nuove tecnologie della narrazione e analizzerà i modi più efficaci di fare promozione culturale.

Il festival si espande. “Il coinvolgimento di Fano non è una perdita – spiega Lella Mazzoli, organizzatrice del festival e direttrice del dipartimento di scienze della comunicazione dell’Università di Urbino, durante la conferenza stampa al Palazzo civico di Fano – ma un’opportunità per estendere il festival sul territorio. Vorremmo che durasse più dei 4 giorni previsti, prevedendo una serie di eventi sul territorio durante l’anno e già per questa edizione estenderemo gli appuntamenti sul giornalismo culturale sia prima che dopo la manifestazione”. Il 6 marzo è infatti in programma la presentazione di Istruzioni per rendersi felici, l’ultimo libro di Armando Massarenti, responsabile del supplemento culturale Domenica de Il Sole 24 Ore, presso la biblioteca San Giovanni di Pesaro.

Prima del festival ci sarà anche un appuntamento – durante il quale si parlerà di Dante, Divina Commedia e filosofia – in collaborazione con la Columbia University di New York, mentre dopo il 26 aprile è in programma un incontro con Vincenzo Trione, curatore del padiglione Italia della Biennale di Venezia del 2015.

Le conseguenze della rivoluzione digitale. “Nella prima edizione – spiega Giorgio Zanchini, organizzatore del festival e giornalista di Radio Rai – abbiamo indagato sulla salute del giornalismo culturale, mentre nella scorsa ci siamo chiesti ‘con la cultura si mangia?’. Quest’anno invece vogliamo concentrarci sulla rivoluzione digitale, che ha modificato a 360 gradi le nostre vite e ha anche introdotto delle novità nel giornalismo culturale. Le nostre domande saranno: dov’è la cultura? E in quale medium la troviamo?”.

Al festival è stata invitata la città di Matera, capitale europea della cultura 2019.

Servizio di Andrea Perini, Anna Saccoccio, Jacopo Salvadori, Antonella Scarcella, Valentina Ruggiu, Rita Rapisardi, Martina Nasso

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Armando Massarenti

URBINO – “Un giornalista o è un giornalista culturale o non è un giornalista”: la pensa così Armando Massarenti, responsabile della Domenica del Sole 24 Ore e promotore del Manifesto per la cultura pubblicato nel 2012. La giornata conclusiva del Festival si apre con una riflessione sul ruolo dell’intellettuale e sullo spazio che i media riservano alle notizie che non sono di stretta attualità.

“Ogni giorno i temi più interessanti che meriterebbero un maggior approfondimento devono competere con le notizie dell’ultim’ora – sostiene Massarenti – e inevitabilmente perdono la loro battaglia e vengono relegati in confini sempre più stretti“.

Il giornalista fa una riflessione sul rapporto tra la cultura e la crescita del Paese. Per far ripartire l’economia italiana non è più possibile separare la politica dalla cultura. Quest’ultima deve entrare nelle istituzioni ed essere il vero motore dello sviluppo. “Noi non abbiamo una Royal Academy in grado di influenzare le decisioni dello Stato, anzi, le nostre rappresentanze politiche sono convinte di poter fare a meno di competenze precise e scientifiche delle materie di cui si occupano”. Secondo Massarenti il Senato, ad esempio, dovrebbe essere riabilitato diventando contenitore di competenze e conoscenze.

Sono due le chiavi per ripartire: imparare a usare bene la lingua, soprattutto quella scritta e a servirsi della logica. Ecco le basi per formare la capacità critica dei cittadini che però, sempre più spesso, manca a chi ci governa. “Viva i filosofi dentro le nostre istituzioni” è con questo motto che Massarenti saluta il Festival del giornalismo culturale.

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La primavera delle pagine culturali per fare rinascere il nostro Paese http://ifg.uniurb.it/2013/05/05/ducato-online/la-primavera-delle-pagine-culturali-per-fare-rinascere-il-nostro-paese/45495/ http://ifg.uniurb.it/2013/05/05/ducato-online/la-primavera-delle-pagine-culturali-per-fare-rinascere-il-nostro-paese/45495/#comments Sun, 05 May 2013 13:44:10 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=45495 URBINO – Le parole di Piero Dorfles risuonano tra le pareti spesse della sala Raffaello nel palazzo del Legato Albani: le pagine del giornalismo culturale italiano suscitano dibattiti vuoti, sfociano nel divismo e nel personalismo, da informative sono diventate promozionali. Insomma sono autoreferenziali. In prima fila ad ascoltarlo e a prendere appunti Armando Massarenti dal 1986 al domenicale de Il Sole 24 Ore e Luca Mastrantonio della redazione de La Lettura, l’inserto culturale del Corriere della Sera. Poche ore dopo i due insieme a Roberto Danese dell’Università degli Studi di Urbino e a Christian Raimo, scrittore, discutono della primavera degli inserti culturali del Paese. Ma sarà veramente una primavera, un nuovo rinascere o piuttosto è un cambio di vesti, un ammodernamento ai tempi del 2.0?


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