il Ducato » Curia http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » Curia http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Adsl Montesoffio: Gambini conferma l’accordo tra Esaway e Curia http://ifg.uniurb.it/2015/05/06/ducato-notizie-informazione/adsl-montesoffio-gambini-conferma-laccordo-tra-esaway-e-curia/73768/ http://ifg.uniurb.it/2015/05/06/ducato-notizie-informazione/adsl-montesoffio-gambini-conferma-laccordo-tra-esaway-e-curia/73768/#comments Wed, 06 May 2015 15:57:27 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=73768 [continua a leggere]]]> URBINO, 6 MAG –La zona del comune di Urbino che comprende le frazioni di Montesoffio e Ca’ Lagia avrà finalmente la sua copertura Adsl.

I lavori erano in stallo dal 2013 per via di un mancato accordo tra Esaway, società incaricata di installare la rete in provincia, e la Curia, proprietaria del terreno di Monte Spadaro su cui doveva sorgere l’antenna-ponte necessaria per raggiungere le zone non coperte.

A confermare l’intesa tra le parti è stato il sindaco Maurizio Gambini: “Ho ricevuto conferma telefonica lunedì. L’installazione è già cominciata e in pochi giorni l’antenna sarà funzionante”.

Secondo Esaway il motivo per cui non era ancora stato siglato un accordo era il canone d’affitto troppo alto richiesto dalla Curia per il terreno. Una richiesta che avrebbe impedito alla società di ricavare profitto dall’investimento. Secondo la Curia, invece, la ditta non aveva intenzione di incaricarsi delle spese per la gestione e l’eventuale rimozione dell’antenna.

 

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Gasolio nei pozzi: nuovi controlli per mappare l’inquinamento / VIDEO http://ifg.uniurb.it/2014/02/16/ducato-online/gasolio-nei-pozzi-nuovi-controlli-per-mappare-linquinamento-video/57254/ http://ifg.uniurb.it/2014/02/16/ducato-online/gasolio-nei-pozzi-nuovi-controlli-per-mappare-linquinamento-video/57254/#comments Sun, 16 Feb 2014 19:38:00 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=57254 VIDEO / I tecnici della Petroltecnica sono al lavoro per accertarsi che non ci siano tracce di gasolio nei pozzi della città. Le nostre telecamere hanno visitato uno dei pozzi inquinati e seguito il lavoro dei tecnici]]> URBINO – In questi giorni i tecnici della Petroltecnica sono al lavoro per accertarsi che non ci siano tracce di gasolio nei pozzi della città. Dopo lo sversamento di carburante partito dalla  cisterna della Curia nel gennaio 2013 sono stati trovati 3 pozzi contaminati:  due si trovano a palazzo Corboli e uno nel negozio di scarpe davanti al palazzo dell’Ersu.

I lavori di bonifica sono quasi ultimati, ma ora l’Ente regionale per il  diritto allo studio chiede alla curia 30.000 euro per coprire le spese. Per tracciare con sicurezza le  ‘vie del gasolio’ è stato immesso all’interno della cisterna della Curia  un colorante, la Fluorescina. Insieme ai nuovi controlli disposti dall’Arpam,  il sindaco Franco Corbucci ha prorogato l’ordinanza che proibisce di consumare l’acqua dei pozzi privati  per “per uso umano, animale e irriguo” in vista dei risultati del nuovo  monitoraggio.  Le nostre telecamere hanno visitato uno dei pozzi inquinati e seguito il lavoro dei tecnici.


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Pozzi contaminati, Arpam: “Il gasolio non ha raggiunto edifici privati” http://ifg.uniurb.it/2014/02/04/ducato-notizie-informazione/pozzi-contaminati-arpam-il-gasolio-non-ha-contaminato-edifici-privati/56371/ http://ifg.uniurb.it/2014/02/04/ducato-notizie-informazione/pozzi-contaminati-arpam-il-gasolio-non-ha-contaminato-edifici-privati/56371/#comments Tue, 04 Feb 2014 10:54:28 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=56371 [continua a leggere]]]> foto (2)URBINO – Da circa un’ora i tecnici della Petroltecnica stanno versando la fluorescina all’interno della cisterna della Curia di Urbino per stabilire il livello di contaminazione dei pozzi del centro storico. Alle operazioni assistono anche alcuni esponenti della Curia e dell’Arpam, l’agenzia regionale per la protezione ambientale.

La sostanza colorante, atossica e approvata dall’Asur, non consente di rintracciare il gasolio presente nella cisterna ma di individuare le dinamiche dello scorrimento dell’acqua. In questo modo i tecnici potranno capire se l’acqua proveniente dai pozzi della Curia – contaminata da una fuoriuscita di gasolio – si è riversata anche nei pozzi più a valle. Secondo i tecnici dell’Arpam, stando ai monitoraggi effettuati nel corso dell’anno, non ci sono evidenze che la contaminazione si sia estesa anche a edifici privati.

(aggiornato il 4 febbraio alle 13.37)

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Pozzi contaminati nel centro di Urbino: il colorante verrà versato domani http://ifg.uniurb.it/2014/02/03/ducato-notizie-informazione/pozzi-contaminati-nel-centro-di-urbino-il-colorante-verra-versato-domani/56330/ http://ifg.uniurb.it/2014/02/03/ducato-notizie-informazione/pozzi-contaminati-nel-centro-di-urbino-il-colorante-verra-versato-domani/56330/#comments Mon, 03 Feb 2014 17:55:28 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=56330 [continua a leggere]]]> URBINO – Dopo le operazioni preparatorie di oggi, domani martedì 4 febbraio la ditta Petroltecnica verserà la fluorescina nella cisterna della curia per stabilire il livello di contaminazione dei pozzi del centro storico, dove dall’anno scorso sono presenti tracce di gasolio.

Nell’ordinanza del Comune emessa questa mattina e nel lancio precedente del Ducato era stato scritto che le operazioni sarebbero iniziate già oggi. Nel corso del tavolo tecnico che si è riunito nei giorni scorsi è stato deciso che a sostenere le spese per l’operazione di verifica sarà l’Arcidiocesi, proprietaria della cisterna da dove è partita la contaminazione.

Il Comune, che si dichiara parte danneggiata, ha dovuto prolungare il divieto di utilizzare l’acqua delle cisterne per uso umano, animale e irriguo. Entro la fine del mese è previsto un tavolo tecnico che stabilirà quando sarà possibile tornare a utilizzare le acque dei pozzi artesiani. Dall’ufficio tecnico di Urbino comunicano che nelle prossime ore  si procederà a 2 o 3 immissioni di fluorescina al giorno, distribuite fra mattina e sera.

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Prime analisi sui pozzi del centro, ‘a naso’ il gasolio si è fermato a monte http://ifg.uniurb.it/2013/04/04/ducato-online/pozzi-centro-storico-prime-analisi-inquinamento-fermo-a-mont/40820/ http://ifg.uniurb.it/2013/04/04/ducato-online/pozzi-centro-storico-prime-analisi-inquinamento-fermo-a-mont/40820/#comments Thu, 04 Apr 2013 11:19:06 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=40820 LEGGI Gasolio nei pozzi del centro storico]]> URBINO – “A naso” non c’è gasolio negli altri pozzi del centro storico. Sembra essersi fermato nella cisterna della Cattedrale, dove è partito l’inquinamento, e in quella dell’Ersu, poco più a valle, nella sede di Via Veneto, per la cui vicenda ci sono procedimenti giudiziari in corso e degli indagati per omessa notifica alle autorità del sospetto danno ambientale.

Gli operatori dell’Arpa per il centro storico di Urbino

Per ora i cittadini di Urbino possono stare tranquilli, perché al di là dell’ordinanza cautelativa del 28 marzo scorso che prevede “il divieto di utilizzare l’acqua dei pozzi e cisterne” del centro storico  per 30 giorni, la prima impressione è che il gasolio si sia fermato a monte.

Ma questa sensazione “a naso” dovrà essere confermata dall’esito delle analisi. Proprio ieri pomeriggio sono cominciati i controlli di Petroltecnica (chiamata dalla Curia per le ispezioni sulle acque delle cisterne) e dell’Arpa di Pesaro, al servizio della magistratura e del Noe (Nucleo Operativo Ecologico) di Ancona da cui sono partite le indagini in seguito alle lamentele e alle denunce dei cittadini. “Siamo nella fase della caratterizzazione” ha spiegato il comandante del Noe Vincenzo Marzo, “si cerca di capire qual è la fonte di inquinamento, elemento per altro già accertato, e si verificano l’estensione e la quantità della contaminazione”.

La signora Felici e Massimo Mariani dell’Arpa

Pozzo per pozzo, cartina alla mano e strumenti per il lavoro in spalla,  Massimo Mariani dell’Arpa, un’ altra operatrice, Paolo Marchesani, vigile urbano e il consulente tecnico d’ufficio (Ctu) del giudice a cui fanno capo le indagini, ripercorrono la strada che dovrebbe aver fatto il gasolio da un pozzo all’altro. “Cerchiamo pozzi che siano in discesa rispetto a quello da cui è partito l’inquinamento” ci spiega Mariani dell’Arpa. E sì, perché quasi tutte le cisterne urbinati si trovano dentro le case della gente, in proprietà private. Cisterne che un tempo erano l’unica fonte di approvvigionamento delle famiglie della città ducale.

Via Piola San Bartolo 51. Primo pozzo. Stessa via, numero civico 67, secondo pozzo. I signori Felici guidano dentro gli operatori che si mettono a lavoro, fanno i prelievi necessari, il Ctu prende appunti. Pare non ci sia nessun motivo di sospettare che il gasolio sia arrivato fin lì.

Via Budassi e via Valerio sulla carta sono disseminate di pozzi, ma quasi nessuno è accessibile, perché cementato come quello all’entrata del Museo della Città. Ce n’è, ad esempio, uno al Bosom, proprio dentro il pub. Pare sia davvero molto grande e sopra, in linea d’aria, c’è quello inquinato dell’Ersu. Ma alle cinque del pomeriggio è ancora chiuso. Un altro cementato è in via Foro Posterula. Un altro ancora accanto al Centro linguistico dell’Ateneo.

Cisterna del Cinema Ducale

Anche al Cinema Ducale, da cartina, è stata individuata una cisterna. La proprietaria fa strada fino al giardino che dà sul retro dello stabile. Lo spettacolo, pozzi a parte, non è dei migliori. Erbacce, sterpaglie ammonticchiate. Bottiglie, tegole, mattoni e, come nota Massimo Mariani dell’Arpa, anche qualche pezzo di fabbricato in amianto. In fondo c’è la cisterna. Ma è impossibile aprirla perché ben serrata e arrugginita.

Altra strada altro pozzo. Via Pozzo Nuovo, piazzetta sotto la mensa universitaria. Mentre vengono effettuati i prelievi, un anziano mostra dov’è il suo pozzo, poco distante in Via del Fiancale. Entriamo nella sua taverna, che sa di casa e di vino e gli addetti ai lavori si mettono all’opera. Probabilmente, sempre “a naso”, anche il pozzo di Isidoro è salvo dal gasolio.

Così finisce il giro. Almeno per ora. Nei giorni a venire sarà la volta di via Garibaldi e di tutte le zone individuate dagli esperti. I passaggi successivi: “Presentare il piano di caratterizzazione, che prevede ulteriori indagini, a Comune, Provincia e Regione che dovranno approvarlo”, spiega il dottor Mariani. Questo il procedimento amministrativo, mentre le indagini giudiziarie continueranno autonomamente pur servendosi dei rilievi effettuati dall’Arpa.

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Gasolio nei pozzi del centro storico, l’Ersu: “Ma l’acqua delle case è pulita” http://ifg.uniurb.it/2013/03/26/ducato-online/gasolio-nei-pozzi-del-centro-storico-lersu-ma-lacqua-delle-case-e-pulita/40320/ http://ifg.uniurb.it/2013/03/26/ducato-online/gasolio-nei-pozzi-del-centro-storico-lersu-ma-lacqua-delle-case-e-pulita/40320/#comments Tue, 26 Mar 2013 17:32:55 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=40320 URBINO – Diverse centinaia di litri di gasolio da riscaldamento sono stati ritrovati nel pozzo artesiano dell’Ersu e in altri pozzi del centro storico di Urbino. Le indagini dei carabinieri del Noe (Nucleo operativo ecologico) di Ancona, che hanno portato alla denuncia del rappresentante legale della Cattedrale, don Sandro De Angeli, e del presidente dell’Ersu, Giancarlo Sacchi, per omessa notifica alle autorità, sono cominciate ieri sera dopo numerose segnalazioni anonime ai carabinieri da parte degli abitanti.

Secondo le prime ricostruzioni, l’inquinamento della falda acquifera è partito a gennaio scorso da una cisterna interrata della Cattedrale, che può contenere dai 500 ai 2.000 litri di gasolio, e nel giro di un mese si è esteso anche ai pozzi dell’Ersu.

Mentre dalla Cattedrale non c’è stata nessuna segnalazione del problema, l’Ersu ha avvisato subito il Comune, ma non ha attivato la regolare procedura di notifica che, di norma, deve essere inviata entro 24 ore dalla scoperta a Carabinieri, Arpam, Prefettura, Procura, Regione e Provincia. Così come non ha provveduto alla messa in sicurezza dell’area. Una procedura che viene effettuata da ditte specializzate e consiste, come spiega il Noe, “nell’anemizzare le fonti di inquinamento attraverso l’utilizzo di palline assorbenti che vengono gettate nei pozzi e assorbono solo il gasolio”.

La Cattedrale e l’Ersu si sono giustificate, afferma il Noe, parlando di una scarsa conoscenza delle leggi del settore ambientale e si sono resi disponibili a collaborare agli accertamenti. L’Ersu, prosegue il Noe,“si è già rivolta ad una ditta specializzata per predisporre un piano di ricognizione dell’andamento dei rifiuti”. Piano che verrà esaminato giovedì dal Noe insieme ai tecnici del Comune.

L’ingegner Lazzaro Spadoni, dell’ufficio tecnico del Comune, spiega che i pozzi artesiani, naturali fuoriuscite di acqua dal terreno, sono presenti in molti degli edifici situati nel centro storico, all’interno dei quali sono state costruite delle cisterne per la raccolta e l’utilizzo delle acque. Spadoni precisa che, in alcuni casi, l’inquinamento dei pozzi avviene quando sistemi di riscaldamento obsoleti, a causa di perdite anche scarse, riversano accidentalmente i loro liquidi nei pozzi, che si trovano sotto gli edifici.

Il primo pozzo contaminato dal gasolio si trova in via Veneto, nei pressi della Banca delle Marche, proprio fra la cattedrale e l’Ersu. Al Comune non si pronunciano sulla contaminazione di altre parti della città. Ma l’ingegnere precisa che il sistema dei pozzi è antico, precedente alla costruzione dell’acquedotto da cui viene l’acqua corrente che arriva nelle case, mentre “oggi le acque dei pozzi sono utilizzate per gli scarichi”.

L’Arcidiocesi si limita a commentare: “Ci stiamo domandando anche noi che cosa sia successo”. Dall’Ersu Lorenzo Ciaffoncini pone la questione in termini diversi: “È il metano e non il gasolio che alimenta i nostri riscaldamenti. Noi siamo parte lesa, non abbiamo inquinato alcun pozzo e chiederemo il rimborso dei danni subiti”. Inoltre, ha aggiunto, “è necessario rassicurare i cittadini: l’acqua che arriva nelle loro case è pulita”.

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Chiese sotto la neve: a rischio il patrimonio della Curia / MAPPA http://ifg.uniurb.it/2012/02/16/ducato-online/chiese-sotto-la-neve-a-rischio-il-patrimonio-della-curia-mappa/25627/ http://ifg.uniurb.it/2012/02/16/ducato-online/chiese-sotto-la-neve-a-rischio-il-patrimonio-della-curia-mappa/25627/#comments Thu, 16 Feb 2012 20:27:32 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=25627 FOTO Vdf in azione sul tetto a San Bernardino FOTOIl crollo dei Cappuccini visto dall'alto LEGGI Al sicuro la 'Madonna della neve' ]]> di Micol Sara Misiti

Il tetto crollato della chiesa dei Cappuccini

URBINO – Le chiese e i palazzi della Curia sotto l’emergenza neve. Da giorni i vigili del fuoco e i tecnici coordinati dall’ingegner Alessandro Cioppi stanno costantemente monitorando le strutture. Una situazione preoccupante, che mette a rischio alcuni degli edifici più importanti della città ducale.

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SAN FRANCESCO - Critica la situazione della chiesa: è stata puntellata la tettoia che circonda su tre lati piazza delle Erbe. Ieri alcuni volontari avevano tolto la neve dal tetto della chiesa, gettandola in parte sulla tettoia, rendendola quindi pericolante. Sono continuati i lavori anche nel tetto della chiesa per la trave che nei giorni scorsi aveva ceduto e stamattina gli alpini venuti da Pieve di Cadore hanno rimosso le stalattiti dalla parte di via Cesare Battisti.


Visualizza Gli interventi fatti e da fare ai luoghi della Curia in una mappa di dimensioni maggiori

Preoccupa anche la cisterna che si trova sotto Piazza delle Erbe, dove sono ammucchiati due metri e mezzo di neve. Se dovesse piovere il peso della neve aumenterebbe e quindi la situazione sarebbe ancora più critica.

CHIESA DEI CAPPUCCINI – Una squadra di tecnici specializzati sta realizzando rilievi tecnici per un pronto intervento, dopo il crollo di una parte della volta della struttura. Parte del patrimonio artistico della chiesa è stato rimosso e trasferito in un deposito della Curia.

Il crollo ai Cappuccini: FOTO E VIDEO

CHIESA DI SAN BERNARDINO – Nel primo pomeriggio, una squadra di vigili del fuoco della sezione di Madonna di Campiglio è intervenuta, con i badili, per alleggerire il tetto, sovraccarico di neve. I frati sono stati sgomberati dal convento e si sono trasferiti momentaneamente dalle monache di Urbino.

Continuano gli interventi a San Bernardino, a San Francesco. Previsti nuovi sopralluoghi agli oratori di San Giovanni, di San Giuseppe, della Santa Croce e della Morte.

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Gli immobili del comune per ripopolare il centro http://ifg.uniurb.it/2010/04/14/ducato-notizie-informazione/le-proprieta-immobiliari-del-comune-di-urbino/2520/ http://ifg.uniurb.it/2010/04/14/ducato-notizie-informazione/le-proprieta-immobiliari-del-comune-di-urbino/2520/#comments Wed, 14 Apr 2010 14:31:07 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=2520

In tutto Palazzo Lucciarini, di fronte al Duomo di Urbino, ora ci abita soltanto una signora. E nell’intera zona di Palazzo Ducale i residenti sono rimasti in sedici. «Dieci anni fa eravamo 350», ricorda uno degli abitanti superstiti.

Lo spopolamento del centro storico è uno dei refrain che negli ultimi vent’anni gli urbinati hanno imparato a memoria. Ma per trovare una soluzione, secondo alcuni, non c’è bisogno di girare tanto in lungo. Basterebbe bussare alla porta del Comune. Dentro le mura, infatti, il Municipio possiede più di un terzo degli immobili presenti. Un patrimonio amministrato spesso con difficoltà e non sempre adeguatamente valorizzato. All’occorrenza, per far cassa, messo anche all’asta. Molte le proposte su una differente gestione. C’è chi vorrebbe che nei palazzi municipali del centro tornassero le attività artigianali. E chi invece vorrebbe che dentro le mura il Comune sperimentasse il residenzialismo popolare.

Il crollo demografico nella città del Duca Federico è ormai una tendenza storica. Nel 1951 gli abitanti erano quasi 23 mila. Cinquanta anni dopo sono scesi a 14.400. E nel 2009, il dato è ancora più basso: 14.010, ma più del 10% (esattamente 1600) sono immigrati. All’interno del centro storico si è passati invece dai 3000 del 1971 ai 1161 dello scorso anno. I residenti, e le attività economiche, si sono spostate sempre più fuori dalle mura e poi sempre più a valle, verso Fermignano e verso Pesaro. Nel centro storico sono rimasti soltanto il Comune e l’Università.

Dove si concentrano le proprietà immobiliari del comune di Urbino

Come abbiamo raccontato nelle altre due puntate dell’inchiesta del Ducato [26 marzo 2010 – pag. 9 e 12 marzo 2010 – pag. 13] sulle proprietà immobiliari a Urbino, la Curia negli ultimi 50 anni si è liberata di quasi tutti gli immobili che le appartenevano. Gli acquirenti sono stati quasi esclusivamente due: il rettore (Carlo Bo) e i sindaci. La Chiesa locale, dalla creazione degli Istituti di sostentamento del clero in poi, quindi dagli anni ’80, ha smesso di gestire le immense risorse patrimoniali del territorio e ha così perso sempre più potere. La figura di Carlo Bo ha invece conferito all’Università un’autorevolezza e un carico di aspettative tale da renderla per quarant’anni l’istituzione più potente della città. Capace di condizionare i consensi elettorali e dunque le scelte politiche: basti considerare l’enorme numero di urbinati impiegati nell’Università.

A partire dalla metà degli anni ‘90, con la morte di Bo e il calo delle iscrizioni, si riequilibra il rapporto di forze con il Comune. L’ateneo di Urbino dipende sempre di più dai fondi pubblici. E le scelte urbanistiche del Comune possono dunque condizionarlo come mai è avvenuto in passato. Ora è infatti soprattutto l’Università a chiedere tavoli tecnici con il Municipio.

Elenco alienazioni e proprietà del Comune di Urbino

«Prima degli anni ’60 il centro storico cadeva a pezzi. Per fortuna le amministrazioni comunali, di concerto con l’Università, hanno fatto una scelta che andava nella direzione del recupero e della rifunzionalizzazione dei beni culturali cittadini», spiega Sergio Feligiotti, architetto tra i più informati sulla storia urbanistica della città. I vecchi palazzi, da conventi o cappelle in disfacimento, si sono trasformati in facoltà universitarie, biblioteche e uffici. Gli abitanti sono scappati ma in pochi hanno venduto. Le vecchie case del centro storico sono state riadattate a “remunerativi pollai per studenti”, come le definisce Vittorio Emiliani, già direttore del Messaggero,  deputato, ma soprattutto ex residente del centro rinascimentale.

Ora che anche la popolazione studentesca cala, il notevole patrimonio immobiliare del Comune può diventare strategico per ripensare lo sviluppo della città dentro le mura. Anche perché i costi di gestione non sono sempre sostenibili. “Importanti strutture come Palazzo Chioggi, Palazzo Boghi e Gherardi sono abbandonate a loro stesse. Se inserite invece nel sistema museale potrebbero essere un valore aggiunto per questa città”, spiega Feligiotti.

La cosa che preme di più agli urbinati è, però, il ripopolamento del centro storico. Vittorio Emiliani lancia una proposta: “Riportiamo le vecchie botteghe artigianali in centro e diamo la casa a prezzi agevolati alle giovani coppie come si è fatto in posti come Cesena. Lì l’esperimento ha funzionato”. É il momento di aprire un dibattito all’interno di tutta la città, secondo il think tank urbinate “Insieme per Urbino”: “Vogliamo che si avvii subito un tavolo tra Comune, Università, Ersu e società civile. Trasformiamo immediatamente la Data in “urban center”, centro multimediale, luogo di confronto e di libera aggregazione”. Il primo passo, secondo l’associazione nata due anni fa, potrebbe essere “coinvolgere i privati nella gestione di alcune strutture sottoutilizzate, facendo però attenzione alle possibili speculazioni”.

Nonostante il calo demografico, l’interesse degli investitori privati per il centro storico è rimasto comunque molto forte. “Spendere nel mattone all’interno delle mura è molto più conveniente che depositare i soldi in banca. Diversamente che fuori dalle mura, il valore degli immobili non cala, ma cresce costantemente di 4-5 punti percentuali all’anno”, spiega Ignazio Pucci di “Insieme per Urbino”.

Negli ultimi due anni  ci sono stati almeno 6 importanti investimenti: acquisti di immobili finalizzati alla creazione di residenze universitarie. Il Comune è dovuto correre ai ripari, imponendo che gli appartamenti avessero una superficie non inferiore ai 70 metri quadrati. Altrimenti ci sarebbe stato il proliferare di altri “pollai per studenti”.

Dal suo canto però, l’amministrazione Corbucci per “fare cassa” ha cominciato a vendere da qualche anno parte del suo patrimonio. Solo nel 2009 sono stati venduti beni, tutti fuori dalle mura, per quasi 4 milioni di euro. Ma l’assessore ai Lavori Pubblici, Maria Crespini, ci tiene a precisare: “Non abbiamo in programma la vendita di alcun palazzo storico”. In un’intervista rilasciata mesi fa al Ducato, il sindaco Franco Corbucci aveva riassunto il suo progetto per il centro cittadino nella formula “centro commerciale naturale”. Vale a dire più negozi e botteghe, meno centralità dell’Università nella pianificazione dello sviluppo cittadino. “Però senza una seria politica di ripopolamento – sottolinea “Insieme per Urbino” – non si va da nessuna parte”.

Guida alla rete:

Università degli studi di Urbino Carlo Bo

Ersu Urbino

Comune di Urbino

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