il Ducato » farmacia http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » farmacia http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Farmacia, arrivano gli studenti camerunensi. Ma i fondi per ospitarli sono finiti http://ifg.uniurb.it/2014/01/21/ducato-online/farmacia-arrivano-gli-studenti-camerunensi-ma-i-fondi-per-ospitarli-sono-finiti/55149/ http://ifg.uniurb.it/2014/01/21/ducato-online/farmacia-arrivano-gli-studenti-camerunensi-ma-i-fondi-per-ospitarli-sono-finiti/55149/#comments Tue, 21 Jan 2014 17:45:41 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=55149 LEGGI Da Urbino all'Africa per insegnare, il diario online dei professori ]]> camerun5URBINO – Hanno imparato l’italiano, seguito i corsi dei docenti urbinati volati fino al Camerun, sostenuto gli esami. Ora sono pronti per venire in Italia, dove li aspetta un anno e mezzo di studi prima della laurea magistrale. I biglietti aerei sono stati comprati, l’arrivo è previsto il 20 febbraio. Ma i soldi per ospitare i nove studenti africani a Urbino al momento non ci sono. L’Università sta facendo una corsa contro il tempo per trovarli. E spera nel soccorso di Federfarma e della Regione.

Il progetto che porterà in Italia gli aspiranti farmacisti camerunensi è nato dalla collaborazione tra le università italiane di Urbino e Camerino e quella camerunense di Dschang. La prima parte del protocollo siglato dai tre atenei è già stata completata: venti studenti di farmacia, dopo aver ottenuto la laurea triennale e superato un test, tra il 2012 e il 2013 hanno frequentato i corsi dei docenti arrivati dall’Italia, che hanno raccontato la loro esperienza su un blog.

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Tre ragazzi si sono ritirati mentre gli altri 17 hanno sostenuto sei esami in meno di tre mesi, frequentato lezioni dalla mattina alla sera. Dopo la partenza dei professori a febbraio 2013 e durante tutta l’estate, hanno studiato l’italiano e ora sono pronti per completare in Italia il loro percorso di studi.  Nove di loro saranno accolti dall’Università di Urbino e otto da quella di Camerino: frequenteranno regolarmente i corsi assieme agli studenti italiani, sosterranno gli ultimi otto esami e faranno un tirocinio di sei mesi.  L’obiettivo dell’intero percorso è la laurea magistrale in Farmacia, che i ragazzi dovrebbero riuscire a conseguire entro l’estate del 2015. Per il soggiorno in Italia gli studenti, ovviamente, avranno bisogno di un sostegno economico. Al momento, però, tutti i soldi che erano stati investiti nel progetto sono terminati. 

La necessità di trovare nuovi fondi è legata non solo all’arrivo dei 17 aspiranti farmacisti, ma anche a tutti gli altri aspetti e obiettivi del progetto. Al momento, a Dschang, altri docenti italiani stanno tenendo corsi di Farmacia a un secondo gruppo di 14 studenti camerunensi, con l’obiettivo di garantire anche a loro il soggiorno e la laurea in Italia. Il progetto di collaborazione tra gli atenei italiani e quello camerunense ha avuto un riscontro talmente positivo che un’altra università dello stato africano si è mostrata interessata al programma. Si tratta dell’ateneo cattolico di Bamenda, nel nord ovest del paese.

Finora il progetto è stato finanziato grazie a contributi pubblici e privati. “Il Miur (ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, ndr) ha stanziato 50.000 euro, che però ora sono finiti – spiega il preside della facoltà di Farmacia di Urbino Orazio Cantoni – mentre i club Rotary 2090, soprattutto quello di San Benedetto del Tronto e la Rotary Foundation, hanno investito in progetti e strutture da realizzare in Camerun e grazie ai loro contributi all’università di Dschang è stato creato un laboratorio di didattica ed è in corso l’allestimento di una rete wireless”. Ora Cantoni sta lavorando in prima persona per cercare i fondi mancanti tramite canali pubblici e privati. “Dato che gli studenti camerunensi dovranno fare un tirocinio di sei mesi nelle farmacie marchigiane sarebbe già una vittoria importante se queste potessero prendersene carico, Per questo incontrerò presto i rappresentanti regionali degli ordini professionali e della Federfarma”. Anche sul fronte pubblico Cantoni spera di trovare appoggio nelle istituzioni: “C’è da parte di tutti noi, e anche della regione Marche, la volontà politica di trovare delle soluzioni, che però non si sono ancora concretizzate in provvedimenti definitivi”.

La realizzazione di un percorso di laurea riconosciuto in Italia, ma portato avanti per metà nel nostro paese e per metà in Camerun, ha ricevuto persino i complimenti del capo di Stato Giorgio Napolitano. “Il Presidente Napolitano mi ha pregato di rappresentarLe il Suo apprezzamento per questa importante iniziativa di cooperazione scientifica ed umanitaria – scrive il consigliere diplomatico del presidente Stefano Stefanini, in una lettera del 28 marzo 2012 – Questo progetto avrà certamente un positivo impatto sulla realtà sanitaria locale e potrà attivare nuove collaborazioni e contatti accademici e scientifici a livello internazionale”.

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Da Urbino al Camerun per insegnare farmacia. Il diario online dei professori http://ifg.uniurb.it/2014/01/21/ducato-online/dal-camerun-a-urbino-per-studiare-farmacia-e-laurearsi-in-italia/55042/ http://ifg.uniurb.it/2014/01/21/ducato-online/dal-camerun-a-urbino-per-studiare-farmacia-e-laurearsi-in-italia/55042/#comments Tue, 21 Jan 2014 16:25:38 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=55042 camerun2URBINO – “La cosa che più mi ha colpito di questi ragazzi camerunensi è che hanno appreso in cinque settimane quello che qui insegno in corsi che durano due mesi e mezzo. Si alzano alle tre di notte e studiano fino alle nove, poi vanno a lezione”. Simone Lucarini, docente dell’università di Urbino, racconta così  i 17 ragazzi a cui ha insegnato Analisi dei medicinali nel 2012. Il suo viaggio in Camerun, assieme a quello di altri professori delle facoltà di Farmacia degli atenei di Urbino e Camerino, fa parte di un progetto di collaborazione, avviato due anni fa, tra le due università italiane e quella camerunense di Dschang. Un’esperienza fuori dal comune che i docenti hanno raccontato in un blog che raccoglie le immagini di tutte le loro esperienze in Camerun, dalla gita domenicale a Foumban all’uscita con i ragazzi per festeggiare la fine degli esami.

I professori sono partiti per tenere sei corsi a un massimo di venti ragazzi già in possesso della laurea triennale e selezionati attraverso un test: tre di loro si sono ritirati, mentre gli altri 17 arriveranno in Italia il prossimo 20 febbraio. Nove saranno accolti dall’università di Urbino e otto da quella di Camerino, a cui risultano regolarmente iscritti e dove completeranno il loro percorso di studi: dopo i sei esami sostenuti in Camerun e i restanti otto da superare negli atenei italiani, otterranno una laurea magistrale in Farmacia e riconosciuta dall’Unione Europea entro l’estate del 2015.

Il professor Lucarini non è potuto tornare in Camerun a fine 2013, per insegnare al secondo gruppo di studenti selezionati e che seguiranno lo stesso percorso dei 17 che stanno per arrivare in Italia, perché è diventato papà. Giovanni Piersanti, invece, docente di chimica organica farmaceutica, è uno di quelli che  sono partiti due volte per lo stato africano. Walter Balduini, che insegna tossicologia, a Dschang ci è stato dal 28 novembre al 23 dicembre 2013. Le foto che ha scattato durante il suo soggiorno sono la testimonianza fedele di una città povera e coloratissima, con una sola strada asfaltata e il “Gran Marché” che una volta alla settimana richiama molte persone dalle zone circostanti. “Per andare all’università avevamo a disposizione un autista  – racconta Balduini – ma io preferivo prendere il moto-taxi, che in euro costa circa 20 centesimi”.

L’università di Dschang, dove con i fondi stanziati per il progetto è stato avviato un laboratorio di didattica, ha tre fotocopiatrici nel cortile interno e le file di studenti si formano in fretta. “Una di loro stava aspettando le fotocopie e nel frattempo teneva il suo bambino in una piccola scatola di cartone – ricorda Balduini – Lui si divertiva, come se fosse nel box”. Ma, nella facoltà di Farmacia di Dschang, il rapporto più autentico con gli studenti camerunensi si è creato in aula: “I ragazzi erano sempre molto interessati e tra di loro c’era una sana competizione“, dice Lucarini. Le stesse impressioni si ritrovano nei ricordi del professor Piersanti. “I sorrisi degli studenti – raccontano i docenti – colpiscono per la serenità che questi giovani dimostrano nonostante le enormi difficoltà in cui vivono”. “In loro ho notato anche un forte rispetto, riconoscimento e la voglia di imitare il docente – aggiunge Piersanti – Quando sono tornato in Camerun nel 2013, i ragazzi a cui avevo insegnato l’anno precedente mi hanno accolto come un parente”.

Il Camerun è un paese bilingue, anglofono nella porzione più a ovest del paese – dove si trova Dschang – e francofono verso est. I docenti di Urbino e Camerino hanno tenuto tutte le loro lezioni in inglese, affiancati da dei “teaching assistant” che “hanno tenuto una lezione a testa, ma che dal prossimo anno dovrebbero diventare parte integrante del corpo docenti”, spiega Balduini. Durante l’estate, intanto, i ragazzi che stanno per arrivare in Italia hanno studiato lla nostra lingua. “Qui a Urbino frequenteranno regolarmente i corsi nella nostra lingua assieme a tutti gli altri studenti”, sottolinea Lucarini.

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Ricerca, la molecola dei gamberi aiuta i farmaci: premiato l’urbinate Casettari http://ifg.uniurb.it/2013/06/05/ducato-online/ricerca-la-molecola-dei-gamberi-aiuta-i-farmaci-premiato-lurbinate-casettari/49950/ http://ifg.uniurb.it/2013/06/05/ducato-online/ricerca-la-molecola-dei-gamberi-aiuta-i-farmaci-premiato-lurbinate-casettari/49950/#comments Wed, 05 Jun 2013 10:27:23 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=49950 LEGGI Dagli Stati Uniti nuovi macchinari per Uniurb]]>

Luca Casettari premiato dal presidente di Euchis, Sevda Şenel

“E’ come una macchina che porta il farmaco nella strada giusta, nella zona dove serve e lo rilascia più a lungo”. Così Luca Casettari, 32 anni, ricercatore con contratto a progetto della “Carlo Bo” originario di Cagli, spiega così l’azione del chitosano, la molecola polimerica presente nella corazza dei crostacei come il gambero. La ricerca gli è valsa il riconoscimento dell’ European Chitin Society: il Braconnot prize.

Casettari ha ampliato la ricerca su questa molecola zuccherina basata sulla glutammina,  importante perché potenzia e “aggiusta la mira” dell’azione delle medicine.

Una tecnologia applicabile a molte categorie di farmaci, dalle pillole agli spray, dagli antitumorali agli analgesici, che gli ha assicurato la vittoria dei 1200 euro messi in palio dall’associazione internazionale Euchis e il prestigio di esporre le proprie scoperte a una conferenza internazionale che si è tenuta il mese scorso in Portogallo.

L’uso del chitosano era già noto: l’esercito americano lo utilizzava nella cura delle ferite da taglio perché è utile nella ricostruzione dei tessuti, e molte aziende farmaceutiche hanno già avviato una ricerca su questo prezioso polimero.

Lo studio di Casettari, però, è andato oltre, progettando una vera e propria “struttura” che aiuti a veicolare il farmaco nel corpo per colpire con efficacia la patologia, evitare la dispersione dell’azione farmacologica e ridurre considerevolmente gli effetti collaterali.

Luca Cassettari lavora al Dipartimento di scienze biomolecolari della scuola di farmacia a Urbino, insegna tecnologie e legislazione farmaceutica alla ‘Carlo Bo’, e ha un contatto di co.co.pro.

E’ un ricercatore di eccellenza ma, come spesso accade, anche un ricercatore precario. Ogni anno deve lottare per trovare i fondi che servono a proseguire le sue ricerche, portando risultati ben superiori – come testimonia il premio internazionale ricevuto – agli investimenti che il sistema italiano assegna all’università di Urbino e, quindi, ai suoi ricercatori.

Dato che lui è uno specialista, gli abbiamo chiesto di trovare l’ “antidoto” a questa malattia tutta italiana.

“Non solo ci vorrebbero più fondi per la ricerca – ha detto lo studioso – ma la distribuzione e l’assegnazione dei contributi dovrebbe essere meglio gestita: le attività dovrebbero essere sottoposte a controlli più rigidi e i giovani che iniziano le proprie ricerche andrebbero incentivati”.

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