il Ducato » Federazione nazionale stampa italiana http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » Federazione nazionale stampa italiana http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Sardegna Uno, licenziati cinque giornalisti su dieci http://ifg.uniurb.it/2014/02/05/ducato-online/sardegna-uno-redazione-dimezzata-i-dipendenti-gestione-indecente/56612/ http://ifg.uniurb.it/2014/02/05/ducato-online/sardegna-uno-redazione-dimezzata-i-dipendenti-gestione-indecente/56612/#comments Wed, 05 Feb 2014 17:13:18 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=56612 Il logo dell'emittente Sardegna Uno

Il logo dell’emittente Sardegna Uno

Avevano annunciato una “radicale e dolorosa ristrutturazione” della redazione: di fatto, hanno licenziato la metà dei dipendenti. Si tratta di Sardegna Uno, la più importante emittente regionale sarda dopo la storica Videolina. Il licenziamento collettivo ha coinvolto 13 dipendenti su 26: in particolare cinque giornalisti su dieci, quattro tecnici della messa in onda, due dell’area produzioni, uno dell’area tecnica e uno dell’amministrativa.

La maggior parte dei dipendenti è in sciopero da diverse settimane contro la “gestione indecente” dell’azienda da parte degli editori, contro il ritardo – di alcuni mesi – nel pagamento delle spettanze e contro l’assenza di chiarezza sulle strategie di rilancio dell’emittente.

Risposte che in parte sono arrivate ieri: “La tv continuerà a esistere – hanno assicurato gli editori in un comunicato – dotandosi necessariamente di un nuovo modello organizzativo, in assenza di imprenditori disposti a ripianare annualmente le perdite con proprie risorse personali”.

Il presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci, ha chiesto il blocco immediato dei licenziamenti. “È una vicenda che presenta aspetti complessi – si legge in una nota della Regione – stante anche il recente passaggio di proprietà”. I nuovi editori sono subentrati a Giorgio Mazzella, presidente di Banca di Credito Sardo-Gruppo Intesa, l’estate scorsa: si tratta di Sandro Crisponi, ex amministratore delegato, che ora detiene il 71% delle quote, e due giornalisti che già collaboravano con la testata: Luigi Ferretti (19%), ex responsabile del circuito televisivo 7Gold, e Mario Tasca (10%), ex direttore del tg di Sardegna Uno.

La Federazione nazionale stampa italiana, al momento della cessione, aveva denunciato la scarsa trasparenza dell’operazione. Il dubbio, infatti, era che i nuovi editori – professionisti, ma non imprenditori – non avessero capitali sufficienti per far ripartire l’azienda. “I contorni del passaggio sono chiari – aveva dichiarato il segretario nazionale della Fnsi, Franco Siddi – ma il cuore no. Allo stato attuale sembrerebbe un passaggio di gestione, non di proprietà”.

Secondo i media sardi, all’orizzonte c’è uno sciopero generale di tutti i giornalisti dell’isola e l’occupazione di Sardegna Uno.  “Il Sindacato – si legge in una nota – ricorda che i lavoratori di Sardegna Uno hanno subito per due anni il Contratto di solidarietà che ha ridotto il loro stipendio del 33%. Ma neppure questo è bastato. Anzi si sono dovuti rivolgere alla magistratura per il mancato versamento dei contributi al Fondo integrativo”.

Sullo stesso argomento:

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Equo compenso, i precari al governo: “Tre mesi già scaduti” http://ifg.uniurb.it/2013/05/07/ducato-online/equo-compenso-i-precari-al-sottosegretario-tre-mesi-gia-scaduti/45905/ http://ifg.uniurb.it/2013/05/07/ducato-online/equo-compenso-i-precari-al-sottosegretario-tre-mesi-gia-scaduti/45905/#comments Tue, 07 May 2013 16:19:11 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=45905 LEGGI Equo compenso, è tutto fermo ]]>

Il nuovo sottosegretario alla Presidenza della Repubblica con delega all’Editoria

Non aveva ancora finito di giurare fedeltà alla Repubblica, che i giornalisti avevano già iniziato a speronarlo. Giovanni Legnini, il nuovo sottosegretario alla Presidenza del consiglio con delega all’Editoria del governo Letta, ha ricevuto una lettera aperta dal coordinamento dei giornalisti precari abruzzesi “5euronetti” proprio il 4 maggio, giorno del convegno “Corto circuito: politica e informazione, equilibri precari” a Pescara, a cui non aveva potuto partecipare perché impegnato nei suoi primi atti in Parlamento.

La prima riga della lettera è per gli auguri di buon lavoro, ma già dalla seconda si parla di crisi dell’editoria e libertà di informazione. Il gruppo chiede l’attuazione della legge 233/2012 sull’equo compenso, che dovrebbe tutelare i giornalisti precari e i freelance da retribuzioni troppo basse.

Il coordinamento ribadisce che la norma è in vigore dal 18 gennaio, e una Commissione plurilaterale in 3 mesi avrebbe dovuto decidere l’equo compenso da applicare. “Questi termini temporali – si legge nella lettera – sono però già scaduti, senza che la Commissione si sia nemmeno formalmente insediata, a causa dei tentativi dilatori perpetuati dagli editori“.

Durante il convegno stesso, “5euronetti” twittava:

In effetti, per dare il via ai lavori, mancherebbe solo il delegato unico degli editori. Due settimane fa la Fieg (Federazione italiana editori giornali) aveva promesso che in 15 giorni avrebbe dato un nome. Francesco Cipriani, responsabile dell’area lavoro e welfare della Federazione, ha dichiarato che la riunione per scegliere il delegato sarà “uno di questi giorni. Ma è tutto da vedere – aggiunge – perché non so se Legnini manterrà o no la linea dell’ex sottosegretario Peluffo”.

Il coordinamento “5euronetti” chiede inoltre che gli editori facciano propri i principi della Carta di Firenze, una carta deontologia sulla precarietà nel giornalismo, firmata dall’Ordine dei giornalisti e dalla Fnsi (Federazione nazionale stampa italiana), in quanto “parametro irrinunciabile per una informazione democratica e dignitosa”.

Legnini ha fatto pervenire al coordinamento un messaggio in cui si rende disponibile ad incontrare il coordinamento per valutare l’avvio dei lavori della commissione sull’equo compenso. In una lettera, resa pubblica all’inizio del convegno, ha scritto anche che “Naturalmente condivido le vostre istanze di lotta al precariato, di rispetto dei diritti essenziali per un’attività professionale libera da condizionamenti e pienamente espressiva della libertà di informazione”.

Sullo stesso argomento:

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Equo compenso, è tutto fermo. Manca ancora il delegato degli editori http://ifg.uniurb.it/2013/04/25/ducato-online/equo-compenso-e-tutto-fermo-manca-ancora-il-delegato-fieg/44821/ http://ifg.uniurb.it/2013/04/25/ducato-online/equo-compenso-e-tutto-fermo-manca-ancora-il-delegato-fieg/44821/#comments Thu, 25 Apr 2013 01:20:27 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=44821 Si allungano i tempi per la definizione dell’equo compenso per il lavoro giornalistico: la Commissione che deve stabilire le modalità di retribuzione del lavoro di questa categoria non è ancora riuscita a riunirsi. I tempi si dilatano e, a due mesi dal primo incontro infruttuoso,  quando già si sarebbe dovuti essere giunti a una conclusione, tutto è paralizzato.

La Commissione composta dal sottosegretario all’Editoria, Paolo Peluffo, dal presidente dell’Inpgi (Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti Italiani) Andrea Camporese, dal segretario generale aggiunto della Fnsi (Federazione nazionale stampa italiana) Giovanni Rossi, da Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine dei giornalisti, oltre che da un rappresentante del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e uno dello sviluppo economico è rimasta bloccata proprio per via della scelta di un rappresentante unico degli editori.

“Abbiamo chiesto al sottosegretario Peluffo – spiega Francesco Cipriani, responsabile dell’area lavoro e welfare della Fieg, Federazione italiana editori giornali – di allargare la base rappresentativa; è difficile trovare un unico rappresentante per settori disomogenei come i quotidiani, i periodici e l’editoria radiotelevisiva”.

La richiesta della Fieg è stata rigettata e sono state fornite indicazioni utili alla scelta del rappresentante degli editori che parteciperà alla Commissione, tra le quali la verifica quantitativa del settore che ha più peso nel mercato.

“Troveremo un designato a breve – continua Cipriani – già nelle prossime due settimane potremmo essere pronti per la prossima riunione”. Riunione che potrebbe aver luogo, secondo la legge, anche senza la presenza del rappresentante degli editori. Secondo Enzo Iacopino: “Se lo nominano va bene, altrimenti possiamo andare avanti lo stesso. Non c’è un diritto di veto. Resta il fatto che il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dopo un invito formale rivoltogli da me, ormai un mese fa, ha ritenuto di non convocare la Commissione. Il mio parere – continua Iacopino – è questo: il governo Monti ha sempre avuto delle forti difficoltà a litigare con gli editori”.

Lamentele per la situazione stagnante, che stride con i tentativi di convocazione degli stati generali dell’informazione precaria, arrivano anche dalla Fnsi: “La questione dell’applicazione dell’equo compenso giornalistico è sostanzialmente paralizzata in questo momento. Il sottosegretario della presidenza del Consiglio, Peluffo, sottosegretario di un governo in carica non si sa ancora per quanto – afferma Giovanni Rossi – ha promosso in modo formale un’imminente convocazione ma niente è ancora avvenuto”.

E se da una parte i lavori della Commissione rimangono sospesi, la battaglia per l’equo compenso non perde il suo valore essenziale di tutela della professione giornalistica: “Un cronista che viene pagato 50 centesimi lordi per un pezzo pubblicato sul web – spiega Stefano Corradino, direttore dell’associazione Articolo 21 – è un insulto alla dignità del lavoro ma anche della Costituzione, che prevede il diritto di essere informati. Oltre a rappresentare un rischio: questi colleghi sono spesso vittime di minacce, pressioni, atti intimidatori e querele. Vanno salvaguardati non lasciati soli”.

Forse però non c’è da stupirsi per i tempi epici della burocrazia italiana, qualsiasi aspetto essa tocchi. Arcangelo Iannace, responsabile relazioni esterne della Fieg, commenta così la difficoltà nella scelta di un unico rappresentante per gli editori: “E’ come chiedere a Confindustria, Confapi, Confartigianato, quattro, cinque associazioni di designare un unico rappresentante. Abbiamo impiegato sessanta giorni per fare un presidente del Consiglio, cosa ci aspettiamo”.

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“Altro che libertà da freelance, siamo solo collaboratori sottopagati” http://ifg.uniurb.it/2013/04/25/ducato-online/altro-che-liberta-da-freelance-siamo-solo-collaboratori-sottopagati/44462/ http://ifg.uniurb.it/2013/04/25/ducato-online/altro-che-liberta-da-freelance-siamo-solo-collaboratori-sottopagati/44462/#comments Wed, 24 Apr 2013 23:24:17 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=44462 [continua a leggere]]]> Il sito di Errori di Stampa

Il sito di Errori di Stampa

“Il freelance ormai non è altro che un lavoratore subordinato senza nessuna garanzia. Altro che libero professionista”. Valeria Calicchio sa di cosa parla. Lei è una giornalista che ha frequentato la scuola di giornalismo di Salerno: stage in diverse testate, collaborazioni con un free press romano, ufficio stampa per una società della pubblica amministrazione della capitale. Ma anche disoccupazione, rabbia e impegno per la tutela dei giornalisti precari con il gruppo romano di Errori di Stampa.

Esiste realmente in Italia la categoria “pura” dei freelance?
Parlare di freelance in Italia oggi è difficile. Prima, in effetti, il giornalista freelance era una specie di privilegiato: realizzava dei pezzi, li vendeva a cifre anche molto alte e viveva in maniera degna. Adesso freelance indica una categoria di persone che sono perlopiù sottopagate; collaboratori che vengono chiamati così per nobilitare quella che in realtà è una precarizzazione del lavoro. Si parla quindi di persone che collaborano con le testate senza contratti, senza lettere di ingaggio, senza nessuna garanzia che però di fatto svolgono un lavoro subordinato, ovvero l’esatto contrario del lavoro di libero professionista che dovrebbe fare il freelance. La categoria del freelance in Italia non è molto chiara, non rispetta i canoni che dovrebbero esserci e che ci sono anche all’estero. I freelance puri sono pochissimi.

Quindi, a differenza degli altri paesi, essere freelance da noi non è il risultato di una scelta libera.
Non lo è o almeno non lo è più. Essere freelance in questo momento in Italia vuol dire essere sottoposti a un ricatto. Sono le aziende per le quali lavori che ti costringono ad aprire la partita iva. Così in pratica sei un libero professionista ma un libero professionista che prende al mese 800 euro netti, 1000 lordi. A mio avviso questa non è una scelta e non vuol dire essere libero professionista. E’ un settore così drammaticamente in crisi che non so cosa possa aiutarlo in questo momento. Siamo 110mila giornalisti in Italia e il 60/70 % non arriva a 5000 euro all’anno. I disoccupati non si contano perché non c’è un censimento reale. Non c’è nemmeno il polso della situazione.

Valeria Calicchio

Quali sono le “chiavi”  per accedere da freelance al mercato giornalistico?
Non so quali siano le strategie. Questo lavoro funziona molto per conoscenza e cooptazione. Non è così immediato vendere. Poi la questione del citizen journalism ha aperto altri grandissimi problemi perché le testate comprano a pochissimo – o anche gratis in cambio di visibilità – pezzi, servizi, foto da gente che non è professionista, che non vive di giornalismo. Quindi l’asticella della collaborazione si è abbassata ancora di più perché le redazioni riescono a trovare contenuti e materiali gratis. Molto probabilmente riescono a vendere i pezzi quelli che lavorano all’estero ma nemmeno tanto in fondo: ci sono dei blogger famosissimi, giornalisti, colleghi che stanno in Siria che raccontano quelle situazioni da anni e che in Italia non hanno mercato.

La categoria però non è lasciata a se stessa: c’è il sindacato. In che modo tutela i freelance?
Tre anni fa è nata la commissione nazionale freelance, un organismo che si occupa di studiare e porre dei rimedi alla condizione della categoria. E’ composta da rappresentanti di tutte le regioni di Italia ed è una commissione di studio e di valutazione dei problemi relativi alla precarizzazione del lavoro giornalistico. Precarizzazione e non precariato. Perché il precario è qualcuno che già ha un contratto che gli verrà rinnovato o che comunque ha delle tutele. Invece poi c’è tutta una schiera di persone che non avendo contratti, non avendo appigli di nessun tipo, non ha diritto nemmeno al paracadute. Questa commissione cerca, quindi, di studiare il fenomeno e di porre dei rimedi con le vertenze, con il rinnovo del contratto giornalistico, con la questione dell’equo compenso.

Eppure sembra che ci siano delle correnti contrarie anche all’interno dello stesso sindacato.
Questa è una parte del sindacato. Un’altra parte in maniera ufficiosa rema contro perché schiava ancora dell’idea che sia necessario tutelare chi è già tutelato. La vertenza quindi si apre se si va in crisi e rischiano il posto di lavoro i contrattualizzati; i precari e i collaboratori, invece, sono sempre all’ultimo posto. Chiaramente la Commissione nazionale freelance è in aperto scontro perenne con la segreteria nazionale del sindacato. E’ una lotta fratricida tra contrattualizzati e nuovo sottoproletariato giornalistico.

Che aria tira nelle redazioni? Si avverte ostilità tra schieramenti opposti di giornalisti?
Certo, perché i cdr non si interessano minimamente ai collaboratori eccetto rarissimi casi. Si sono creati dei coordinamenti di collaboratori precari in molte testate tra cui il Messaggero, L’Unità, Repubblica, Rai. Lo scopo di questi coordinamenti è far sentire la voce anche di chi è collaboratore. Però fino a quando non ci sarà un rappresentante dei precari nei cdr non otterremo grandi conquiste.

Tu fai parte di Errori di Stampa, il coordinamento di giornalisti precari romani da tempo attivo nella capitale in difesa dei diritti della categoria. Pensi che combattere per cambiare questa situazione serva? 
La lotta è l’unica cosa che può salvarci da questo sistema. Il primo coordinamento dei precari è nato in Friuli nel 2006. Negli ultimi quattro anni sono nati in Italia coordinamenti in tutte le regioni e sicuramente questo ha contribuito ad richiamare l’attenzione sul tema del precariato. Prima non se ne parlava o comunque si pensava fosse una prassi dovuta: per diventare giornalista dovevi fare la gavetta. Il problema è che facevi la gavetta e poi avevi un contratto. Adesso no. La lotta serve: in due anni e mezzo siamo riusciti a ottenere grandi successi. Abbiamo scritto una carta deontologica, abbiamo ottenuto l’equo compenso per i giornalisti che è un traguardo storico perché riconosce che il lavoro intellettuale debba essere pagato equamente. Sono conquiste e le abbiamo ottenute facendo manifestazioni, petizioni, di tutto insomma.

Ora c’è un appello, che tu hai firmato, per la convocazione degli stati generali dell’informazione precaria…
Sì, ho firmato perché ritengo si debba discutere per trovare degli strumenti all’interno delle nostre associazioni di categoria per monitorare il fenomeno. Cioè non basta soltanto parlarne, bisogna monitorare con dati certi. Se la Federazione e l’Ordine non hanno il polso della situazione ma non riusciremo mai a pensare ai rimedi giusti da prendere. Stiamo chiedendo con forza la convocazione degli stati generali dell’informazione precaria per capire lo stato delle cose attualmente e discutere di soluzioni.

Una situazione drammatica, eppure la politica continua ad attaccare i giornalisti perché sono una casta.
Sono attacchi demagogici a una categoria che dalla maggior parte delle persone viene definita come casta quando invece la casta in realtà è meno del 10 %: il resto sono servi della gleba. Si attaccano persone che prendono meno di un operaio metalmeccanico. Prendere 1200 euro al mese sarebbe già un traguardo, non li prende nessuno. La maggior parte di noi è disperata.

Tirando le somme, sembra che essere giornalisti oggi non convenga. Perché invece tu lotti tanto per difendere la professione?
Perché la vita democratica di un Paese si basa sulla libera informazione dei cittadini. E’ una funzione importantissima come può essere quella del medico, quella dell’insegnante. Se non c’è informazione corretta, non c’è nemmeno democrazia. Credo che oggi più che mai ci sia bisogno di informare in maniera corretta: nel mondo globalizzato dove i canali dell’informazione si sono moltiplicati in maniera esponenziale c’è bisogno di una guida, di chi ti dia delle chiavi di lettura del reale. La professione, quindi, si è modificata ma ce n’è più che mai bisogno proprio perché si sono allargate così tanto le possibilità per essere informati che forse il rischio è di esserlo meno. C’è bisogno di mediatori, di persone che sappiano fare informazione, che è un’operazione complessa, delicata: devi trovare le notizie, verificarle. Non è facile nonostante ormai oggi ci siano blogger, Twitter, Facebook. C’è bisogno di chi rispetti la deontologia, di chi rispetti le regole che ci siamo dati negli anni per poter fare informazione in maniera corretta.

Hai mai pensato di andare all’estero?
No. Assolutamente no. Questo è il mio Paese e questo è il Paese che voglio cambiare e nel quale voglio vivere.

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Equo compenso, ecco chi deciderà: prima riunione il 4 marzo http://ifg.uniurb.it/2013/02/20/ducato-online/equo-compenso-ecco-chi-decidera-prima-riunione-il-4-marzo/35353/ http://ifg.uniurb.it/2013/02/20/ducato-online/equo-compenso-ecco-chi-decidera-prima-riunione-il-4-marzo/35353/#comments Wed, 20 Feb 2013 15:15:34 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=35353 È quasi tutto pronto, anche se con qualche giorno di ritardo rispetto alle scadenze stabilite, per la prima riunione della commissione per l’equo compenso nel lavoro giornalistico, che si insedierà il 4 marzo alle 10, presso il dipartimento Editoria e Informazione.

Durante la riunione si dovranno definire le modalità di retribuzione da riconoscere ai free lance e ai collaboratori autonomi, e si dovrà redigere l’elenco dei media che garantiranno il rispetto di questa equità.

Presidente della commissione sarà il sottosegretario all’Editoria, Paolo Peluffo. Presenti anche il presidente dell’Inpgi (Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti Italiani) Andrea Camporese, il segretario generale aggiunto della Fnsi (Federazione nazionale stampa italiana) Giovanni Rossi, ed Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine dei giornalisti.

Faranno parte della commissione anche un rappresentante del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e uno dello sviluppo economico. Ancora sconosciuto il nome del rappresentante in commissione della Fieg (Federazione italiana editori giornali).

La legge, che sembrava essersi bloccata a luglio dell’anno scorso, quando il ministro del lavoro Elsa Fornero aveva dato parere negativo, dichiarando di avere “molte riserve e perplessità”, fu approvata dalla commissione cultura di Montecitorio lo scorso dicembre con voto unanime.

La necessità di una regolamentazione seria, che sancisca il valore economico e sociale della professione in questo momento di convivenza fra analogico e digitale, balza all’occhio osservando gli altri paesi europei: in media una giornalista in Germania guadagna circa 2.147.00 euro al mese, e per un reportage viene pagato 127 euro al giorno, mentre in Inghilterra il prezzo medio di un articolo è di 170 sterline. La Svizzera paga gli articoli dei suoi giornalisti circa 78 euro l’uno e sale a 200 euro o anche di più se si tratta di un reportage.

Se guardiamo l’Italia, invece, le ultime ricerche dell’Inpgi ci mostrano come il 75% dei freelance guadagni in media meno di 10.000 euro lordi l’anno e il 62% meno di 5.000 euro, e spesso il prezzo di un articolo viene pagato dalle testate non più di 5 euro lordi.

LA LEGGE E I RITARDI

Nell’articolo 1 della legge è scritto che per compenso equo si intende la remunerazione del lavoro giornalistico proporzionato alla quantità e alla qualità, tenendo conto della natura, del contenuto e delle caratteristiche della prestazione, nonché dalla coerenza con i trattamenti previsti dalla contrattazione collettiva nazionale di categoria.

L’articolo 2 prescrive che entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della legge sia insediata una commissione di sette membri, in carica per tre anni, presieduta dal Sottosegretario all’editoria, presso il dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che provvede al suo funzionamento con le risorse di cui dispone. Il termine ultimo per l’insediamento è in realtà scaduto da giorni e, da qui, le molte critiche dei giornalisti, anche sui social network.  Tanti hanno scritto messaggi come questi al presidente Mario Monti direttamente su Twitter.

Fabrizio Morviducci, giornalista professionista de “La Nazione”

Simone d’Antonio, giornalista e addetto stampa

Andrea Menagò, giornalista freelance

Entro due mesi dal suo insediamento la Commissione dovrebbe definire il compenso equo e valutare le prassi retributive. Inoltre dovrebbe redigere un elenco, costantemente aggiornato, dei quotidiani, anche online, dei periodici, delle agenzie di stampa e delle emittenti radiotelevisive che garantiscono il rispetto di un equo compenso, dandone adeguata pubblicità.

Infine l’articolo 3 prevede che la mancata iscrizione nell’elenco per un periodo superiore a sei mesi, entro il 1° gennaio 2013 (data ovviamente posticipata per il ritardo dovuto al mancato insediamento) comporti la decadenza dal contributo pubblico a favore dell’editoria nonché di eventuali altri benefici pubblici, fino a successiva iscrizione.

Insomma, tutti sono in attesa di sapere quali saranno gli esiti della riunione del 4 marzo, intanto in una nota sul sito dell’Ordine del Presidente Enzo Iacopino si legge questa dichiarazione: “Non è stato semplice guadagnare l’attenzione che il problema merita, ma la mobilitazione dei colleghi ha determinato anche questo risultato. Sento il bisogno di ringraziarli tutti singolarmente e di manifestare un apprezzamento affettuoso per l’essenziale lavoro svolto dai coordinamenti dei precari e dei freelance in Italia. Senza il loro aiuto e senza quello di tanti singoli, vittime di uno sfruttamento insopportabile, non sarebbe stato possibile”.

Sullo stesso argomento:

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