il Ducato » fiume metauro http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » fiume metauro http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Fermignano assediata dalle fiamme: niente paura, è il Palio della Rana http://ifg.uniurb.it/2013/04/06/ducato-online/fermignano-assediata-dalle-fiamme-niente-paura-e-il-palio-della-rana/41442/ http://ifg.uniurb.it/2013/04/06/ducato-online/fermignano-assediata-dalle-fiamme-niente-paura-e-il-palio-della-rana/41442/#comments Sat, 06 Apr 2013 15:15:43 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=41442 Le foto della manifestazione]]> FERMIGNANO – Il suono delle trombe e il rullo di tamburi annunciano l’inizio della battaglia e i cavalieri di Fermignano si preparano a difendere la torre medievale dall’assedio dei nemici. Per tre volte le armate, rappresentate dalle compagnie d’arme ‘I Poeti della Spada‘, ‘I Capitani d’Arme Antica‘, ‘I corbarius’ e ‘La Pandolfaccia’, si battono per la vittoria. Dopo aver difeso il ponte sul Metauro assediato dalle fiamme, i cavalieri di Fermignano escono vittoriosi.

Ma un grido interrompe il giubilo della vittoria: “E’ lei la strega!”. Donna Laura da Farneta, colpevole di preparare unguenti curativi e di manipolare le erbe, viene condannata al rogo: che le fiamme possano ‘purificare’ la sua anima.

Come ogni anno, l’assedio al ponte e il rogo della strega aprono il Palio della Rana, un vero torneo storico, riconosciuto anche dalla Federazione Italiana Giochi Storici e quella delle Rievocazioni Storiche, e giunto alla 49° edizione.  Dal 1966 il palio, attraverso la gara, i costumi e le taverne, riporta in vita la Fermignano del 1600, quando l’ultimo Duca di Urbino, Francesco Maria II della Rovere, concesse alla città la possibilità di governarsi in autonomia con un proprio ‘Consiglio Municipale’.  La Pro Loco e le 7  contrade preparano la festa oltre un mese prima dell’inizio coinvolgendo oltre 200 volontari.

Il sabato la manifestazione proseguirà con il Palio dei Putti, per i ragazzi fino a 12 anni, e lo spettacolo della Nazionale Italiana di Scherma Medievale. Il palio si concluderà domenica con la corsa delle rane in carriola lungo le vie del paese. Tutte le contrade parteciperanno con massimo 4 ‘scarriolanti’ i quali, per vincere il trofeo, dovranno tagliare il traguardo con una rana sana e integra sulla carriola.

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Vinitaly: l’Università collabora con la cantina alla ricerca della perfezione http://ifg.uniurb.it/2013/04/05/ducato-online/vinitaly-luniversita-collabora-con-la-cantina-alla-ricerca-della-perfezione/41167/ http://ifg.uniurb.it/2013/04/05/ducato-online/vinitaly-luniversita-collabora-con-la-cantina-alla-ricerca-della-perfezione/41167/#comments Fri, 05 Apr 2013 10:46:07 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=41167 URBINO – Può passare anche attraverso le provette di un laboratorio la ricerca dell’eccellenza: nel colore, nell’odore e nel sapore di un buon vino. Per questo l’Università di Urbino ha avviato un progetto di ricerca che coinvolge il dipartimento di Scienze Biomolecolari  e la Fiorini, di Barchi. Una delle otto aziende vinicole della provincia che parteciperà al Vinitaly di Verona. Tutte consorziate con l’Istituto Marchigiano di Tutela dei Vini (IMT) e  tutte dislocate lungo il Metauro, da Piagge a Fano.

Ma di cosa si tratta esattamente? Ce lo spiega la tutor del progetto, la professoressa Antonella Penna. ““L’obiettivo è quello di tracciare eventuali e meta-potenziali contaminazioni da ‘brettanomyces bruxellensis’, da lievito naturale, che potrebbero compromettere le qualità morfologiche e organolettiche del prodotto”. Detto in altri termini, si tratta di una sorta di controllo preventivo, per rendere eccellente la qualità del vino. Nulla di pericoloso per l’uomo, in ogni caso. Il lievito incide solo sulla consistenza, sul colore, sull’odore del prodotto. Finezze, insomma. Ma necessarie a conferire “una buona immagine e ottima qualità” .

“L’azienda di Carla Fiorini, di Barchi, produce vini di grande qualità – continua Penna – ed è una delle più conosciute nel territorio e non solo. La ricercatrice è Cecilia Battocchi, 30 anni, laureatasi prima in Scienze Ambientali e poi in Biotecnologie a Fano. Ha fatto il dottorato qui da noi e a partire dal 20 marzo – data di avvio della collaborazione – lavorerà per un anno presso l’azienda”.

“Il progetto è finanziato dalla Provincia con i Fondi Sociali Europei per la Formazione” ci spiega la Penna, compiaciuta e riconoscente nei confronti della Fiorini Valentini, “una delle poche aziende che si è mostrata disponibile e aperta alla ricerca e all’innovazione in questi tempi difficili per tutti, anche affiancandoci suoi esperti enologi”.

Le altre aziende della Provincia che prenderanno parte al Vinitaly sono Terracruda, Fattoria Laila, Fattoria Villa Ligi, Guerrieri Luca, Lucarelli Roberto, Morelli Claudio e Crespaia, quest’ultima al primo anno all’esposizione di Verona e da un anno consorziata con l’IMT. L’abbiamo contattata. Paradossalmente la loro produzione si è dimezzata, ma sono fieri di essere passati dalla quantità – prima era a produzione familiare – alla qualità, “dalle damigiane al vino imbottigliato”.

 

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Tronchi e rami nel Metauro: i Vigili del fuoco liberano il Ponte romano di Fermignano http://ifg.uniurb.it/2013/04/03/ducato-online/tronchi-e-rami-nel-metauro-i-vigili-del-fuoco-liberano-il-ponte-romano-di-fermignano/40732/ http://ifg.uniurb.it/2013/04/03/ducato-online/tronchi-e-rami-nel-metauro-i-vigili-del-fuoco-liberano-il-ponte-romano-di-fermignano/40732/#comments Wed, 03 Apr 2013 13:55:19 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=40732 VIDEO I ponti del Metauro ostruiti dopo la piena ]]>

I Vigili del fuoco intervengono nel fiume Metauro

FERMIGNANO – I Vigili del fuoco di Pesaro e Urbino, assieme al nucleo speciale alpino fluviale, arrivano con camion, macchine e gommone. Con corde, scale di legno e motoseghe si preparano a rimuovere tronchi e rami secchi che mettono a rischio la stabilità del Ponte Romano sul fiume Metauro.

“La sicurezza del Ponte, che insieme alla torre è l’orgoglio della nostra città, è stata messa a rischio dai tronchi e dai rami che fanno pressione sul pilone centrale”, spiega il sindaco Giorgio Cancellieri. “In più, tra pochi giorni Fermignano ospiterà il Palio della rana, un evento che raccoglie ogni anno più di ottomila persone”.  In occasione della festa, in programma il 5-6-7 aprile, il sindaco ha ritenuto necessario un intervento immediato anche per il decoro urbano.  Solo dopo essersi rivolto alla Protezione civile di Fermignano, priva delle attrezzature necessarie per intervenire, il primo cittadino si è rivolto ai pompieri.

Il ponte che i cittadini apostrofano come “romano”, nonostante sia probabilmente di epoca medievale, come la torre che lo fiancheggia, affronta il problema dell’accumulo di detriti da diverso tempo. “Non è la prima volta che succede, soprattutto durante le forti piogge” è la frase più ricorrente tra i passanti affacciati dal ponte.

Sotto di loro tre Vigili del fuoco a bordo di un gommone che liberano il pilone centrale dai detriti accumulatisi negli ultimi giorni. A dirigere l’operazione i colleghi che danno indicazioni dall’alto destreggiandosi tra i curiosi.

“Questa mattina abbiamo richiesto il loro intervento – sottolinea il sindaco – e in un’ora hanno messo in piedi un meccanismo straordinario per risolvere questo problema sia di sicurezza che di estetica”.


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Maltempo, Ricci: “Chiediamo stato di emergenza”. La situazione dei ponti /FOTO http://ifg.uniurb.it/2013/03/25/ducato-online/maltempo-ricci-chiediamo-stato-di-emergenza-la-situazione-dei-ponti-foto/40188/ http://ifg.uniurb.it/2013/03/25/ducato-online/maltempo-ricci-chiediamo-stato-di-emergenza-la-situazione-dei-ponti-foto/40188/#comments Mon, 25 Mar 2013 18:40:55 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=40188 FERMIGNANO – Continua a piovere, il maltempo persisterà anche nei prossimi giorni sulle Marche settentrionali. Il presidente della Provincia Matteo Ricci, insieme al sindaco di Pesaro, Luca Ceriscioli, ha chiesto alla Regione l’attivazione dello stato di emergenza per rischio idrogeologico in tutto il territorio provinciale.

Il geologo Pierpaolo Tiberi, della Tecno Gea, ma impegnato anche con la protezione civile, rassicura: “Secondo me non ci sono le condizioni per autorizzare la richiesta. Ma spesso può servire per un rimborso economico dei danni o per velocizzare le autorizzazioni per qualche lavoro.”

In attesa della risposta dal Governo, abbiamo verificato la situazione dei ponti nel comune di Fermignano ostruiti da tronchi e rami durante la piena della settimana scorsa insieme ad Alessandro Cappucci, vice-responsabile della Protezione civile. “Le aste fluviali sono il principale strumento per l’allerta meteo controllato dalla regione, con cui siamo in costante contatto. In questa zona bisogna tenere presente le aste fluviali di Fossombrone e S. Angelo in Vado. Se qui il livello supera i tre metri è obbligatorio allertare le autorità per richiedere lo stato di emergenza, quello infatti è il segnale entro tre ore a Fermignano strariperà il fiume”.

Il nostro percorso parte dal ponte della Petrella: rispetto alla settimana scorsa la situazione è peggiorata, il letto del fiume è pieno di detriti e tronchi trasportati dalla corrente. Il livello delle acque si è alzato ma, prosegue Cappucci “non c’è rischio di esondazioni a queste condizioni”. Un contadino che abita vicino al ponte teme per la sua casa e si chiede “Perché non intervengono a rimuovere i detriti dal fiume, sarebbe un lavoro di due ore”. Secondo il geologo Tiberi “i rami prima si tolgono e meglio è. Comunque lo stesso privato cittadino può farsi autorizzare a tagliare la legna per togliere i detriti dal fiume”.

La nostra verifica prosegue : il livello delle acque sotto il ponte Romagnoli sembra rientrare perfettamente nei parametri della stagione invernale. “Qualche anno fa qui le acque hanno scavalcato il ponte, danneggiando la parte vecchia della struttura, rinforzata due anni fa.” Racconta Cappucci.

Tutto regolare anche nei pressi del ponte Romano e in località Zaccagna. Al nostro arrivo il proprietario dell’abitazione più vicina all’argine guarda il livello del fiume: “Per ora tutto ok – ci mostra le strisce per misurare il livello dell’acqua- ma con l’argine subito dopo il cancello di casa mia la situazione è sempre rischiosa.”

Secondo il piano di rischio idrogeologico della Provincia di Pesaro-Urbino, questi sono i comuni nel bacino del Metauro ad alto rischio di frane e dissesti:
Urbino, per alcuni edifici in località Fonte spino e Cappuccini;
Fermignano, nei tratti della ex S.S. Flaminia corrispondenti alle località “Rifugio del Furlo“, “Diga del Furlo“ e C. Peci, per il pericolo di caduta massi. A rischio anche alcune case nei pressi dell’imbocco della galleria del Furlo lato Est;
• Acqualagna;
• Sant’Ippolito;
• Cartoceto.

Le zone ad alto rischio di alluvione, comprendono invece:
Urbino, in particolare l’abitato di Gallo, per l’eventuale esondazione del torrente Apsa. Potrebbero venire danneggiate delle industrie e una strada provinciale. Secondo il piano, sarebbero coinvolte quattro persone in modo diretto, e 20 in modo indiretto;
• Petriano;
• Montecalvo in Foglia;
• Mondolfo;
• Cantiano;
• Acqualagna.

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Detriti nel fiume Metauro, ponti ostruiti /VIDEO http://ifg.uniurb.it/2013/03/20/ducato-online/detriti-nel-fiume-metauro-ponti-ostruiti-video/39504/ http://ifg.uniurb.it/2013/03/20/ducato-online/detriti-nel-fiume-metauro-ponti-ostruiti-video/39504/#comments Wed, 20 Mar 2013 18:00:14 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=39504 LEGGI Allarme detriti / FOTO GUARDA La mappa]]> FERMIGNANO – Dopo la piena del fiume Metauro abbiamo attraversato alcuni dei ponti che lo sovrastano per capire se ci fossero stati danni, accompagnati da Alessandro Capucci, vice referente della Protezione civile di Fermignano. Nel caso del ponte Petrella, importante collegamento tra Fermignano e la zona di Sagrata, “l’alveo centrale è completamente ostruito dai detriti e la piena ha creato nuovi passaggi per l’acqua, trascinando via la terra dai vasamenti laterali del fiume”. Una scarsa manutenzione a cui supplisce spesso l’impegno dei volontari che liberano gli argini del Metauro da erbacce e legname. Abbiamo ritrovato la stessa situazione anche sul ponte dei Romagnoli, il ponte della ferrovia e sull’antichissimo ponte romano, fiore all’occhiello di Fermignano.


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Fermignano, ponti ostruiti. Allarme esondazione http://ifg.uniurb.it/2013/03/20/ducato-online/fermignano-ponti-ostruiti-allarme-esondazione/39400/ http://ifg.uniurb.it/2013/03/20/ducato-online/fermignano-ponti-ostruiti-allarme-esondazione/39400/#comments Wed, 20 Mar 2013 08:59:00 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=39400 FERMIGNANO – Lungo il fiume Metauro i tronchi e i rami secchi scorrono lentamente. La forza della corrente li trasporta a valle. Ed è lì, sotto ai ponti tra Fermignano, Urbania e Acqualagna che finiscono il loro lungo viaggio: una montagna di detriti che ostruisce il flusso dell’acqua e mette a rischio la stabilità stessa dei ponti. “Quando piove forte e il livello dell’acqua sale, c’è il rischio esondazione”, afferma Alessandro Capucci, vice referente della protezione civile di Fermignano. “E’ da tre anni che non si fa manutenzione”, continua Capucci. Anni in cui i margini sono stati erosi, i detriti si sono accumulati e la struttura dei ponti è stata compromessa. E le piogge degli ultimi giorni, con l’onda di piena che lunedì sera è arrivata a quota due metri, a 30 centimetri dai livelli di guardia, hanno aggiunto materiali. La situazione è preoccupante. Accompagnati da Capucci, siamo andati a vedere.

Neanche l’antico ponte romano nel centro storico di Fermignano è stato risparmiato. Una pietra si è staccata dalla base inferiore. Sotto una delle arcate, sono accumulati tronchi e detriti che la corrente del fiume fa sbattere contro i pilastri del ponte, danneggiando la struttura.

Stessa scenario al ponte della stazione di Fermignano, la zona più bassa dove scorre il fiume e dove il rischio esondazione è superiore. A pochi metri dal Metauro sorgono un agriturismo e alcune abitazioni. Proprio lì si è accumulata la quantità maggiore di detriti che arriva a sfiorare la parte alta del ponte.

Non va meglio al ponte della Petrella: qui i detriti hanno creato una barriera che impedisce all’acqua di scorrere. Il fiume si divide in due rami: il centro del letto è completamente occupato dai tronchi degli alberi caduti per la furia del vento. Al ponte dei Romagnoli invece la situazione è meno preoccupante: qui, dopo la pioggia del 18 marzo che aveva fatto salire di molto il livello del fiume, gli argini sono stati puliti.  “Il problema resta quello della presenza dei detriti lungo tutto il Metauro. La manutenzione non viene fatta e i ponti non potranno reggere all’infinito”, afferma Alessandro Capucci.

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Quell’acqua nera dai tubi di scarico del depuratore di Via della Stazione http://ifg.uniurb.it/2013/03/19/ducato-online/quellacqua-nera-dai-tubi-di-scarico-del-depuratore-di-via-della-stazione/39352/ http://ifg.uniurb.it/2013/03/19/ducato-online/quellacqua-nera-dai-tubi-di-scarico-del-depuratore-di-via-della-stazione/39352/#comments Tue, 19 Mar 2013 17:57:19 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=39352

Depuratore in Via della Stazione, località Le Conce

C’è ma non si vede. E non si può dire che non si senta. Qualcuno parla di “puzza asfissiante”, altri di “tanfo insopportabile”. C’è chi non può più aprire le finestre di casa, perché invece di ‘arieggiare’ l’ambiente, si rischia di trasformare le stanze in una fetida cloaca. E il cattivo odore sale anche dalle tubature. Dai lavandini, dagli scarichi del bagno di chi abita in località Le Conce e dintorni.

E’ la puzza che arriva dal depuratore, “vecchio di almeno vent’anni e non proprio in forma”, ci dice qualcuno. Da quel depuratore che, andando oltre la Benelli e proseguendo per via della Stazione, si trova in fondo ad una stradina interna – non asfaltata – accanto alla Scuola di Giornalismo di Urbino. Tra questa e una villetta abitata da due studenti. Molto ben nascosto.

“Il tanfo si sente di più quando piove e c’è umidità; un po’ di meno quando c’è il sole o tira vento” spiega una ragazza che abità lì vicino. Come oggi. Effettivamente il cattivo odore è più blando, se lo porta via, lontano, questo vento. Ma noi del Ducato abbiamo controllato nei giorni scorsi. Siamo andati fin sotto la stradina. Giorno dopo giorno. E abbiamo visto e sentito ciò che succede. Acqua marrone scuro, che dovrebbe essere già depurata, esce dalle tubature di scarico e si riversa nel torrente a valle, in una quantità  e con una violenza impressionanti.

Proviamo a risalire il corso d’acqua. Arriviamo fin sopra Le Conce, subito a valle dell’ex conceria sulla Statale 73bis al km 69 (dove tra l’altro ci sono problemi ai tubi fognari, con ulteriori fastidiosi olezzi per l’intero vicinato) . Torniamo giù e lo seguiamo fin dove confluisce, attraverso il fosso delle Lavandaie, direttamente nel fiume Metauro. Da lì l’acqua che esce dal depuratore proseguirà fino all’Adriatico.

Ieri abbiamo notato un via vai di camion, in mattinata. Tra loro c’era un mezzo della Marche Multiservizi. Era successo qualcosa? Si era rotto qualcosa? Non lo sappiamo, anche perché dalla ditta ci dicono di non essere a conoscenza né di guasti, né tantomeno di quell’acqua scura che esce dal depuratore:, “E se fosse vero non sarebbe normale!”. Così al telefono l’ingegner Careri. Che conclude: “Controlleremo!”. Ma intanto tutto scorre.

Depuratore in Via della Stazione, località Le Conce

Ma cosa depura o dovrebbe depurare questo depuratore? L’abbiamo chiesto all’Arpam, alla dottoressa Bezziccheri del Servizio Acque. “Acque reflue urbane”, la risposta. “Liquami domestici, liquami di ditte e acque meteoriche”.

L’abbiamo chiesto anche alla Marche Multiservizi. La risposta è un po’ diversa: “Liquami domestici civili, scarichi di fognature domestiche e meteoriche”. Non ‘liquami di ditte’. “La cosa certa è che non arrivano fanghi dall’esterno”.

Ma ieri, oltre il cancello che dà accesso alla struttura, c’era un camion attrezzato per separare i fanghi. Un camion della Rpa s.r.l. (Risanamento Protezione Ambientale) di Fano che “si occupa di centrifugare e aspirare i fanghi” – come confermato dalla Marche Multiservizi – separando la parte liquida (che va nel depuratore e poi nel Metauro) da quella secca (che presumibilmente va in discarica). Pare sia prassi: la Rpa arriva per fare questo tipo di lavoro a cadenza periodica. Il dubbio è che, di tanto in tanto, carichi di fanghi provenienti da altre zone, vengano portati qui per essere depurati. Lo esterniamo all’ingegner Careri che risponde negativamente: “Il camion lavora e separa fanghi già presenti nel depuratore”.

La puzza a monte della stradina che porta al depuratore quasi non si sente. C’è molto vento. Ma scendendo più a valle, l’olezzo comincia a salire. E solo qualche giorno fa, quell’acqua, la stessa che dalle Lavandaie arriva al Metauro, era densa e scura. Le tubature sono vecchie e obsolete. Un passante che abita vicino da tempo le guarda e dice: “Non dovrebbero essere così. E da lì non dovrebbe uscire acqua sporca. Prima non succedeva”

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Nuove indagini sulla discarica di Ca’ Lucio. I cittadini: “Acque inquinate” http://ifg.uniurb.it/2013/03/03/ducato-online/nuove-indagini-sulla-discarica-di-ca-lucio-i-cittadini-acque-inquinate/36925/ http://ifg.uniurb.it/2013/03/03/ducato-online/nuove-indagini-sulla-discarica-di-ca-lucio-i-cittadini-acque-inquinate/36925/#comments Sun, 03 Mar 2013 01:26:17 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=36925

Discarica Ca’ Lucio, Montesoffio

URBINO – La discarica di Ca’ Lucio è pronta per un maxi-ampliamento che la porterà ad aumentare di dodici volte la propria capacità. Il progetto presentato dalla Marche Multiservizi porterà il sito dagli attuali 59.500 a 739.500 metri cubi: sarebbe seconda solo a Ca’ Asprete, l’invaso di Tavullia da 1.570.000 metri cubi. Previsione di durata del sito: 38 anni in totale. Obiettivi di raccolta differenziata entro il 2021, 65,2%. Per forza di cose, dato che la legge 152 del 2006 lo impone – si sarebbe dovuto raggiungere il 60% entro il 31 dicembre 2011. E dato che i comuni già stanno pagando per la loro inefficienza.

La discarica in un impluvio naturale
Montesoffio, località Urbino. Statale 73 bis. Bocca Trabaria Ovest. Km57. La discarica di Ca’ Lucio nasce nel 1990. Ha già 23 anni. Raccoglie i rifiuti di 30 comuni della provincia, nel 2006 fu oggetto di indagini giudiziarie che portarono alla condanna per inquinamento ambientale dell’allora direttore, ma mai al sequestro del sito.  L’accusa: sversamenti regolari di percolato nel fiume Metauro.

Oggi i cittadini hanno paura, perché non dimenticano né i fatti di cronaca, né la storia. Alcuni anziani signori del posto, che abitano a monte della discarica, raccontano che laddove è stato pensato e costruito il sito di smaltimento di rifiuti solidi urbani, un tempo c’era una grande fontana, sempre piena d’acqua, dove tutti si andavano a rifornire. Sostengono che sotto quei quintali di immondizia accumulatisi negli anni, c’è una ricca sorgente. Un fondo molto acquoso, insomma. A confermarlo Claudio Cerioni, biologo del Progetto Acqua di Urbania: “Era una conca, un impluvio naturale, un bacino che faceva da spartiacque”.

Tubo di scolo a valle della discarica di Cà Lucio

Le acque di scolo ‘poco trasparenti’
Questo, la presunta non idoneità dei teli e un sistema di depurazione non proprio ottimale, come fatto notare  dai cittadini, potrebbero giustificare i livelli di ammoniaca rilevati lo scorso 3 febbraio sia dagli attivisti del Progetto Acqua, sia dalla Forestale, nelle acque fuoriuscenti dai tubi di scolo a valle del sito: “0,4 milligrammi per litro è acqua inquinata, sufficiente a creare problemi alla crescita degli anfibi, che scompaiono nell’arco di alcuni anni. Siamo a valori di 30 volte più alti rispetto ai limiti di legge”, ci spiega ancora Claudio Cerioni. Le cui affermazioni sembrano confermate da un dato certo: l’Arpam ci fa sapere telefonicamente che “i risultati delle analisi fatte sulle acque di scolo di Ca’ Lucio, prelevate il 3 febbraio dalla Forestale, non possono essere resi pubblici perché oggetto di indagine giudiziaria.

“Che tipo di acque sono?”, si chiede Claudio Cerioni, e continua. “Se fossero meteoriche, ovvero di pioggia, non dovrebbero andare a contatto con il materiale inquinante e andrebbero rilasciate direttamente sul suolo; se fossero soggette a processo di depurazione non potrebbero essere rilasciate su suolo, o almeno, certamente, non con quei livelli di ammoniaca. L’acqua viene rilasciata una volta ben depurata, distillata; il percolato, invece, deve rimanere in un circuito interno. Le acque meteoriche sono superficiali, non dovrebbero entrare a contatto con i rifiuti. I teli sono a tenuta stagna? Non c’è materiale organico disperso?”, conclude il biologo.

Certo, stando all’odore, al colore e al risultato della analisi del Movimento Acqua (‘fai da te’ perché “siamo dotati delle attrezzature necessarie”), i dubbi permangono.

Legambiente e il canile a ridosso della discarica
“Il punto è che le analisi, se non son fatte da un ente e quindi da un laboratorio accreditato, non hanno valore legale”, ci dice con sconcertante realismo Federico Bolognini, presidente del circolo di Legambiente di Urbino. Da alcuni anni con la sua associazione gestisce il canile di Cà Lucio, costruito dalla Comunità montana alto e medio Metauro proprio a ridosso della discarica. “Noi diciamo no all’ampliamento per motivi di salute e di utenza. Siamo molto preoccupati per i cani, per i dipendenti e per le persone che vengono a scegliersi il loro amico a quattro zampe, che sono sempre di meno perché la puzza qui è insopportabile”.

Bolognini e gli operatori volontari del rifugio hanno notato un incremento delle patologie della pelle, dell’apparato digerente e respiratorie sui cani. Oltre al crescente numero di decessi per tumori. Sempre Bolognini, ma anche gli altri attivisti del comitato di Montesoffio e del Movimento Acqua, hanno osservato negli anni un dilagare di casi di leucemie nella zona. Ma ancora nessuno interviene. “Nessun monitoraggio, nessuno studio epidemiologico”. E così anche quelli di Legambiente stanno perdendo la pazienza e la speranza: “Forse lasceremo la gestione del rifugio a partire dal 2014, ma poi chi ci andrà?”

Canile di Cà Lucio, a ridosso della discarica

Quel via vai di camion sulla Ss73
Le lamentele e le preoccupazioni non finiscono qui. I cittadini si sono attivati e controllano anche perché assistono ad un via vai di camion per loro davvero eccessivo e  pericoloso per la viabilità. “Sono le enormi autocisterne della ditta ‘Melandri’ provenienti dalla Romagna e quelle del Veneto che portano” – dicono – “i fanghi da smaltire in discarica. Altre si portano via il percolato”.

Le responsabilità e gli enti pubblici
Ma chi ha deciso di costruire tutto in un unico sito? Discarica, canile, pale eoliche rigorosamente ferme, qualche isolato più in là, un bel campo di pannelli fotovoltaici. La Comunità montana alto e medio Metauro e il comune di Urbino.

Tra i sindaci che hanno preso posizione e richiesto chiarimenti martedì scorso, non c’è Franco Corbucci. Che non c’era neppure alla conferenza dei servizi in cui si decideva sull’ampliamento del sito. E che, a fronte di un nutrito indennizzo al Comune per il fatto di ospitare la discarica nel suo territorio, è accusato dai cittadini di non investire come si dovrebbe nella raccolta differenziata domiciliare, l’unica, come da Piano provinciale, in grado di portare ad un ciclo virtuoso dei rifiuti.

L’assessore provinciale all’ambiente, Tarcisio Porto, che giorni fa dal Corriere Adriatico condannava l’allarmismo ingiustificato intorno alla questione, garantisce che sono in corso indagini di carattere amministrativo sulla gestione del trasporto e dello smaltimento dei rifiuti a Cà Lucio. Ma prende le distanze dalle decisioni in merito all’ampliamento del sito. “Se in Giunta mi richiedono l’autorizzazione, devo darla, non posso fare altrimenti; d’altro canto, l’ampliamento, se pur non in questi termini, permetterà di accumulare risorse economiche per il post mortem – la fase di chiusura e bonifica della discarica”.

Intanto l’assessore all’ambiente fa una promessa: “Entro 15 giorni organizzerò un incontro pubblico con gli abitanti di Montesoffio per rispondere ad ogni loro perplessità”.

Montesoffio è località di Urbino, e il fiume Metauro è la fonte di approvvigionamento del Montefeltro e non solo. Le acque meteoriche a valle del sito di smaltimento, a Cà L’Agostina confluiscono nel Metauro. Quell’acqua la bevono tutti. L’addizionale per il mancato obiettivo di raccolta differenziata i cittadini già la pagano.

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