il Ducato » giornalismo http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » giornalismo http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Pagina99 di nuovo in edicola da settembre. Il direttore Bevilacqua: “Stiamo lavorando, sono fiducioso” http://ifg.uniurb.it/2015/04/24/ducato-online/pagina99-di-nuovo-in-edicola-da-settembre-il-direttore-bevilacqua-stiamo-lavorando-sono-fiducioso/71922/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/24/ducato-online/pagina99-di-nuovo-in-edicola-da-settembre-il-direttore-bevilacqua-stiamo-lavorando-sono-fiducioso/71922/#comments Fri, 24 Apr 2015 15:45:29 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=71922 Ducato, il direttore della testata Emanuele Bevilacqua: "Stiamo lavorando e siamo determinati a far ripartire il giornale al più presto"]]> Emanuele Bevilacqua

Emanuele Bevilacqua

URBINO – Il primo settembre 2015 è la data del probabile ritorno i edicola di Pagina99, dopo lo stop alle pubblicazioni del 3 febbraio scorso. Ad anticiparlo al Ducato è stato Emanuele Bevilacqua, direttore della testata, ospite del Festival del Giornalismo Culturale venerdì 24 aprile. Pagina99 è stato un esperimento nel mondo della stampa su carta: ogni mattina un giornale totalmente dedicato all’approfondimento. Anche l’avvio è stato singolare, con un lancio sul social network Tumblr, la creazione di un sito e, solo alla fine, l’uscita in edicola. Dopo circa un anno di vita, l’annuncio della chiusura delle attività per motivi economici. Ma il giornalismo d’approfondimento non muore facilmente e la redazione è già pronta per un rilancio, dopo l’interessamento della società News 3.0 a investire nell’iniziativa editoriale.

Nei giorni di chiusura del giornale parlò dell’Italia come di un Paese “difficile e spento”. Qui si può fare giornalismo di approfondimento?
“Sì, in tanti lo fanno. Con Pagina99 abbiamo cercato di proporre approfondimento, ad esempio analisi e inchieste sulla realtà che ci circonda, non solo quella del nostro Paese. Lo abbiamo fatto provando a raccontare delle storie e cercando di coinvolgere il lettore direttamente, attraverso quella seduzione che si vuole avere quando si narra qualcosa”

Se un giornale come Pagina99 chiude, la colpa, se così la possiamo chiamare, è dei lettori?
“Se un giornale chiude, la colpa è di chi lo fa. Gli investitori devono dare tempo e fiducia a un giornale, perché si affermi e si possa consolidare. Il direttore deve capire se ci siano cose che non funzionano. I giornalisti devono migliorare la loro scrittura e le loro capacità di stare sul mercato. Chi fa marketing deve saperlo diffondere meglio”

L’interazione con i vostri lettori avveniva tramite i social network?
“Naturalmente. Credo che il nostro sia stato il primo giornale, almeno in Italia, a essere lanciato via social. Prima abbiamo costruito la comunità, poi il prodotto. Come simbolo abbiamo usato una vecchia bicicletta, che dà l’idea di essenzialità, ma anche della possibilità di muoversi in maniera libera. Abbiamo cominciato a raccontare cosa volevamo fare, trovando utenti incuriositi dalla nostra proposta”

Si riuscirà a riportare Pagina99 in edicola?
“Sono fiducioso. Abbiamo un forte interesse da parte di un editore (la società News 3.0) e una determinazione nel far ripartire il giornale rispettando la libertà avuta fino ad ora. Ci sono ancora dei passaggi da compiere, ma siamo ben oltre la speranza”

C’è già una data? Lei sarà ancora direttore?
“Al massimo per il primo settembre dovremmo essere in edicola. Forse usciremo anche prima. Ho sempre interpretato il mio ruolo più come editore (publisher) che come direttore, pur firmando (la testata, ndr). L’importante è che il concept del giornale venga rispettato e, allo stesso tempo, migliorato. Stiamo già lavorando”

I lettori parteciperanno in qualche modo, magari con un azionariato o altri modelli?
“Abbiamo avuto molte richieste del genere. Ci stiamo pensando; magari una piccolissima parte potrà essere dedicata a questo. Ci piacerebbe chiamare i nostri lettori più affezionati e chiedere loro di farci da ambasciatori sul territorio, per organizzare presentazioni e per fornire suggerimenti provenienti dalle singole zone del nostro Paese”

Che spazio darete ai giornalisti esordienti?
“Abbiamo già lanciato delle firme e pensiamo di farlo ancora. Quindi, prendere dei giovani e farli scrivere, dargli spazio e coraggio e carpire da loro l’entusiasmo”

Foto di Anna Saccoccio

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Terza pagina: c’è qualcuno che la legge? Le opinioni raccolte a Urbino http://ifg.uniurb.it/2015/04/24/ducato-online/terza-pagina-ce-qualcuno-che-la-legge-le-opinioni-raccolte-a-urbino/71787/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/24/ducato-online/terza-pagina-ce-qualcuno-che-la-legge-le-opinioni-raccolte-a-urbino/71787/#comments Fri, 24 Apr 2015 10:00:08 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=71787 VIDEO Dal 1901 sulla carta stampata si parla anche di arte e sapere, nella 'terza pagina'. Ma le persone hanno ancora voglia di sfogliare la sezione culturale dei quotidiani? Lo abbiamo chiesto a sei persone in giro per la città]]> URBINO – C’è chi si informa quasi esclusivamente ascoltando la Radio, chi consulta la timeline di Facebook e chi – ancora – acquista il giornale ogni mattina. E poi c’è la Rete, un punto di riferimento quotidiano per tutti. Almeno, per tutti quelli che abbiamo sentito a Urbino in questi giorni, durante la terza edizione del Festival del giornalismo culturale. Dal cittadino al commerciante, dallo studente al professore universitario, ognuno ci ha raccontato come preferisce informarsi e quanta attenzione ha per la ‘terza pagina’, lo storico spazio che i giornali cartacei dedicano all’arte e al sapere.


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L’occasione persa di creare una cultura comune. Piero Dorfles e la ‘divergenza culturale’ http://ifg.uniurb.it/2015/04/23/ducato-online/loccasione-persa-di-creare-una-cultura-comune-piero-dorfles-e-la-divergenza-culturale/71783/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/23/ducato-online/loccasione-persa-di-creare-una-cultura-comune-piero-dorfles-e-la-divergenza-culturale/71783/#comments Thu, 23 Apr 2015 21:58:31 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=71783 VIDEO Durante la lectio sulla 'divergenza culturale', tenuta al festival di giornalismo culturale di Urbino, il critico letterario ha sottolineato l'assenza di un grande spazio sul web dedicato alla cultura. Dorfles però non si arrende e lancia una sfida: "Portiamola fuori dalla 'terza pagina' dei piccoli blog"]]> URBINO – Anche nell’era digitale gli intellettuali continuano a parlare di sé e per sé. E così la cultura torna sullo stesso errore già commesso dalla carta stampata, condannandosi a restare una riserva indiana. Lascia l’amaro in bocca la lectio di Piero Dorfles sulla ‘divergenza culturale’ tenuta nella prima giornata del Festival del giornalismo culturale di Urbino. È il sapore di un’occasione mancata. Così il critico letterario e conduttore, alla sua terza partecipazione al festival, descrive l’esito dell’incontro tra il web e la cultura. Parla di divergenza, di uno sposalizio perso, ponendosi in netta controtendenza rispetto a quanti, dopo la teoria di Henry Jenkins, hanno iniziato a parlare di cultura convergente.

Una panoramica della Salone del trono a Palazzo Ducale, durante il discorso di Piero Dorfles

Una panoramica della Salone del trono a Palazzo Ducale, durante il discorso di Piero Dorfles

Le due culture. Citando Apocalittici e Integrati di Umberto Eco, Dorfles tenta di sviluppare una riflessione obiettiva, che lasci da parte l’ottimismo o il pessimismo più nero sulle potenzialità della Rete: “Quella che sembrava profilarsi come una straordinaria forma di democratizzazione – sostiene il critico – ha lasciato fuori spazi come quello della cultura e della politica”. L’enorme apertura offerta dallo sviluppo tecnologico e dal web doveva essere la chiave per superare quella che per secoli è stata la divisione tra il mondo dei colti e non, portando alla nascita e al diffondersi di una cultura collettiva. Di renderli consapevoli e partecipi del proprio destino sociale e politico. Non solo ciò non è accaduto, ma, fa notare il critico, benché sul web siano nati blog o riviste culturali, tali realtà rimangono chiuse in un mondo che parla di sé e per sé, proprio come è successo con la carta stampata. Per gli altri, quei tre quarti d’italiani che non hanno tempo di leggere, c’è la cultura di massa. Una cultura nient’affatto minore, ma che comunque non può sostituire la prima.

La colpa collettiva. Quando “l’oligarchia intellettuale” prova a divulgare la cultura, anche attraverso la televisione, mezzo popolare per antonomasia, non riesce a farsi capire dal grande pubblico. Manca la sintonia: “Non riesce neppure a usare una grammatica adeguata” ha detto Dorfles riferendosi a chi fa cultura in televisione “Ma così l’intellettuale mantiene il sapere per sé e viene meno alla sua funzione”, ha concluso Dorfles . Il problema è dunque la divulgazione: lo spazio della cultura nelle redazioni si è compresso. La redazione culturale non esiste più. Le pagine di costume, spettacolo e letteratura non sono più affidate a professionisti specializzati nei vari settori. E ciò rischia di produrre un “chiacchiericcio” controproducente confinato in spazi minuscoli come piccoli box.

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Piero Dorfles (Foto di Simona Desole)

Ritrovare il proprio posto.“La cultura deve avere un proprio spazio e la si può fare ovunque” secondo Dorfles. Per arrivare a questo obiettivo è fondamentale l’intervento del giornalista culturale, che è una figura specializzata, in grado di usare quella sintassi necessaria alla comprensione del grande pubblico. Il suo compito è quello di mediare i contenuti e di avvicinarli ai lettori perché possano fruirne. Nonostante l’emergere di nuovi influencer dal web, il giornalismo culturale può ancora offrire un servizio: deve cercare, fornire e gerarchizzare le informazioni. Mentre “per distribuirlo ci vuole intelligenza, capacità e onestà” sostiene il critico. Deve essere in grado di recensire un libro o un film, di spiegare una mostra d’arte, come anche di parlare negativamente di ciò che recensisce. La sfida del futuro si gioca sulla capacità che avrà la cultura di  “uscire dalla zona privilegiata, dalla terza pagina e dai 1500 lettori”.

 Video a cura di Rita Rapisardi e Claudio Zago 

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Content e brand curation, cinque strumenti che i giornalisti dovrebbero conoscere (e usare) http://ifg.uniurb.it/2015/04/19/ducato-online/content-e-brand-curation-cinque-strumenti-che-i-giornalisti-dovrebbero-conoscere-e-usare/71070/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/19/ducato-online/content-e-brand-curation-cinque-strumenti-che-i-giornalisti-dovrebbero-conoscere-e-usare/71070/#comments Sat, 18 Apr 2015 22:09:56 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=71070 11148882_10205927017682062_855401448_n

PERUGIA – Robin Good è un esperto di content curation, ma è anche un imprenditore ormai specializzato. Da quasi 20 anni il suo business è il web. E dentro il web ha trovato e analizzato centinaia di strumenti, o tool, utili per approfondire gli interessi più diversi: dall’appassionato di un genere particolare di musica all’esperto di design che vogliono tenersi aggiornati. Ha presentato al Festival internazionale del giornalismo di Perugia anche alcuni degli strumenti che secondo i giornalisti dovrebbero conoscere. Per l’intervista al Ducato ne ha selezionati cinque, tra quelli che ritiene indispensabili a ogni reporter che voglia organizzare il proprio materiale online, trovare spunti interessanti e curare il proprio brand.

SCOOP.IT (gratuito+versioni a pagamento)

Trovare le notizie più interessanti su un argomento, personalizzarle ed aggiungerne un plusvalore. Scoop.it offre la possibilità di selezionare le migliori notizie ed esportarle sul proprio sito o blog attraverso la url della pagina oppure di creare contenuti a partire da zero. Un tool indispensabile per tenersi aggiornati in poco tempo. Qui un breve tutorial su come muovere i primi passi sul portale.

2) PINTEREST (gratuito)

pinterest

Non solo foto di dolci, scarpe alla moda e frasi ad effetto. Con una bacheca di più di 70 milioni di utenti, Pinterest è ormai una vetrina indispensabile per chiunque voglia promuovere il proprio “brand” in modo innovativo. Cercare informazioni tra le fonti giuste, condividerle al pubblico e crearsi una nicchia di riferimento. Può un giornalista tralasciare questa fonte di visibilità?

3) PRISMATIC (gratuito)

prismatic

Imparare cose nuove ogni giorno, trovando notizie che i media tradizionali non trattano. Ecco cosa permette di fare Prismatic, un contenitore personalizzato di informazioni basato sugli interessi dell’utente. Il flusso di notizie è determinato in base alla connessione con i social network e alla posizione geografica tramite un algoritmo che permettono poi all’utente di scoprire argomenti di interesse affini al proprio profilo. È possibile anche raccomandare una notizia, facendola salire in testa al proprio “news feed” e rendendola visibile a tutti. Da provare.

4) ZEEF (gratuito)

Zeef altro non è che una directory, un catalogo web grazie al quale è possibile effettuare ricerche navigando per categorie predefinite. Una sorta di motore di ricerca “umano”, dove non c’è un algoritmo che decide per noi cosa vedere e cosa no. Fine di Google? Ovviamente no, tuttavia ogni giornalista potrà guadagnarsi la fiducia della nicchia di riferimento, aumentando il proprio brand puntando su una bacheca specializzata. Come si usa? Guardate questo breve tutorial.

5) WORDPRESS (gratuito+vers. a pagamento)

wordpress

Vi starete chiedendo: perché una piattaforma per la gestione di un sito internet? Per Robin Good la risposta è semplice: “Con tutti gli strumenti a vostra disposizione le possibilità che avete sono infinite. Foto, video, infografiche, tutto è alla portata di tutti. Ricordate sempre che è quello che avete nella testa che fa la differenza, nient’altro”.

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Corsi di formazione per giornalisti: dal 2016 obbligo anche per i nuovi iscritti http://ifg.uniurb.it/2015/03/10/media-home/corsi-di-formazione-per-giornalisti-dal-2016-obbligo-anche-per-i-nuovi-iscritti/67672/ http://ifg.uniurb.it/2015/03/10/media-home/corsi-di-formazione-per-giornalisti-dal-2016-obbligo-anche-per-i-nuovi-iscritti/67672/#comments Tue, 10 Mar 2015 16:54:41 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=67672 immagine-copertinaURBINO – Freschi di iscrizione all’albo, i neo giornalisti usciti dalle scuole dell’Ordine o iscritti al registro dei pubblicisti dovranno tornare sui banchi di scuola. Il regolamento pubblicato lo scorso 28 febbraio 2015 sul bollettino ufficiale del ministero della Giustizia parla chiaro: a partire dal 1 gennaio 2016, la formazione professionale continua “diventa obbligo deontologico per tutti i giornalisti in attività”, al contrario delle disposizioni precedenti, che risalgono al 2013, e che prevedevano tale dovere solo per i giornalisti iscritti da più di tre anni.
Così, esattamente come avviene per gli altri albi, professionisti e pubblicisti neoiscritti dovranno attivarsi subito per guadagnare i 60 crediti che la legge Severino del 2012, che regolamenta gli ordini professionali, prescrive debbano essere acquisiti nell’arco di tre anni.

Secondo le norme, l’organizzazione dei corsi di formazione è affidata ai singoli Ordini regionali che devono garantire, nei limiti del possibile, la gratuità dei corsi, in modo particolare per quelli relativi alla deontologia. Nel caso delle Marche, però, su 17 corsi in calendario da qui al 24 giugno 2015, è prevista in 16 casi una quota di 10 euro per spese di segreteria. “Quello marchigiano è un piccolo ordine – spiega Franco Elisei, consigliere nazionale  e componente del comitato tecnico scientifico dell’Ordine – e l’organizzazione ha costi elevati”. D’altra parte, ogni corso conferisce un numero di crediti, che oscilla da 4 a 10, sufficientemente alto da permettere di raggiungere facilmente l’obbiettivo minimo di 15 crediti annuali.
Ordini di regioni con numeri simili di iscritti come quelli di Abruzzo e Umbria forniscono un numero maggiore di appuntamenti gratuiti previsti in calendario, anche se spiccano le eccezioni di corsi come “Tutto l’internet da indossare”, organizzato dall’Ordine umbro,  per cui il costo è di 100 euro.

Ogni Consiglio regionale può poi decidere se affidare la formazione a soggetti privati, accreditati dal Consiglio nazionale, che abbiano una consolidata esperienza nel settore, o organizzarli direttamente. Ma il coinvolgimento di agenzie di formazione private, ha suscitato polemiche fin dal 2013, anno di approvazione del primo regolamento, perché le modalità di individuazione non sarebbero sempre trasparenti, così come la qualità dei corsi erogati, come denunciato da Sergio Rizzo sul Corriere della Sera lo scorso 30 novembre 2014.
Secondo Elisei, le polemiche derivano da due diversi problemi: da una parte le difficoltà organizzative dell’Ordine, che si è trovato a gestire un sistema formativo che deve soddisfare i bisogni di tutti i 120000 iscritti; dall’altra le diffidenze da parte degli stessi giornalisti, in molti casi restii a frequentare i corsi. “In termini organizzativi, un’assenza pesante è quella degli editori – aggiunge Elisei – che dovrebbero essere chiamati in causa nella macchina organizzativa. La qualità dell’informazione dipende anche da loro”.

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Quando i giornalisti fanno i soldati: la storia dei 150 cronisti morti durante la Grande Guerra http://ifg.uniurb.it/2015/02/17/ducato-online/quando-i-giornalisti-fanno-i-soldati-la-storia-dei-150-cronisti-morti-durante-la-grande-guerra/65562/ http://ifg.uniurb.it/2015/02/17/ducato-online/quando-i-giornalisti-fanno-i-soldati-la-storia-dei-150-cronisti-morti-durante-la-grande-guerra/65562/#comments Tue, 17 Feb 2015 11:43:22 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=65562 La lapide con impressi i nomi degli 83 giornalisti morti durante i combattimenti della prima Guerra Mondiale

La lapide con impressi i nomi degli 83 giornalisti morti durante i combattimenti della prima Guerra Mondiale

URBINO – “Ciascuno è pronto a compiere il sacrificio della propria vita pur di scrivere quest’altra fulgida pagina del garibaldinismo”. Così scriveva sul proprio taccuino il soldato Lamberto Duranti, il primo giornalista italiano caduto durante la prima Guerra Mondiale di cui il 5 gennaio scorso si è celebrato, ad Ancona, il centenario della morte. Esempio di coesione nazionale e passione professionale, Duranti è considerato uno dei più importanti rappresentanti del garibaldinismo post-risorgimentale.

Nato ad Ancona il 21 gennaio 1890, fu redattore della Ragione di Roma e collaborò con vari giornali del Partito Repubblicano tra cui La Luce Repubblicana, La Libertà, Il Popolo e La Provincia Romana. La sua missione giornalistica lo portò fin dalla maggiore età a fare il corrispondente nelle zone più pericolose: partì per prestare soccorso in Sicilia dopo il terremoto di Messina nel 1908 e fu volontario garibaldino nel 1911 in Albania e durante la guerra greco turca del 1912.

Allo scoppio della Grande Guerra si arruolò in Francia nel Corpo volontari italiani garibaldini operante nella regione dell’Argonne e fu ucciso nelle trincea di Four-de-Paris il 15 gennaio 1915, circa 4 mesi prima dell’ingresso dell’Italia in guerra. La sua tomba si trova nel cimitero di Tavernelle di Ancona, accanto a quella di tanti patrioti risorgimentali.

Duranti è stato il primo dei tanti giornalisti morti  in combattimento durante la prima Guerra Mondiale. Nel maggio del 2011 alcuni dirigenti dell’Inpgi hanno ritrovato casualmente nello scantinato dell’edificio in cui lavoravano una lapide in marmo con impressi i nomi di 83 giornalisti arruolati nell’esercito italiano uccisi mentre combattevano nelle trincee. Una scoperta di grande valore, perché si tratta di un’epigrafe di cui si erano del tutto perse le tracce. Sulla targa marmorea sono presenti, oltre ai nomi dei giornalisti, le onorificenze militari concesse loro in vita o alla memoria e le testate giornalistiche con le quali collaboravano. La lapide risale probabilmente al 1916, anno in cui il Consiglio Direttivo del’Aspi (Associazione della Stampa Periodica Italiana) decise di incidere in una lastra i nomi di tutti i giornalisti uccisi in guerra fino a quel momento e di esporla nel grande salone di Palazzo Marignoli, nel cuore di Roma.

Dal 2011 il dirigente dell’Inpgi Pierluigi Franz ha svolto numerose ricerche che hanno portato oggi all’individuazione di altri 67 giornalisti caduti che erano rimasti nel dimenticatoio. “In 3 anni e mezzo di appassionanti e faticosi studi – ha raccontato Franz – sono riuscito non solo a ricostruire la biografia essenziale di 81 degli 83 giornalisti Eroi, ma ho potuto individuarne altri 67. Pertanto il totale dei colleghi caduti nella Grande Guerra è diventato di 150”.

I 150 giornalisti rappresentano tutte le regioni italiane e numerose testate giornalistiche, molte delle quali sono tuttora in attività. “Scorrendo la lista ci si può rendere conto della varietà e della qualità dei profili biografici – ha continuato il ricercatore – che consentono uno sguardo profondo sul clima generazionale di rinnovamento e sulla trasformazione stessa del giornalismo italiano”. Tra i caduti figurano direttori, vice direttori, redattori,corrispondenti e inviati: “Questo è un dato che dovrebbe far riflettere, soprattutto le giovani generazioni, perché fa capire come un secolo fa questi giornalisti si siano eroicamente sacrificati per la Patria, mantenendo fede ai loro ideali, in cui credevano fermamente”.

Tante anche le onorificenze ottenute: “Ben 9 medaglie d’oro, 63 medaglie d’argento, 29 di bronzo, 4 Croci di Guerra, 5 Promozioni per merito di guerra, una Menzione dell’Ordine Militare francese e una Croce inglese. In media 2 giornalisti su 3 hanno ottenuto un riconoscimento militare per le loro gesta eroiche al fronte”.

La lapide rappresenta, in questo senso, una parte fondamentale di storia italiana pressoché sconosciuta. Il suo ritrovamento ha permesso di ricostruire la vita dei giornalisti uccisi nella prima Guerra Mondiale, molti dei quali esclusi, paradossalmente, dall’Albo d’Oro dei Caduti della Grande Guerra. Un gruppo di storici del Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, guidati dal professor Luciano Zani, si sta occupando di completare il lavoro di ricostruzione biografica per riuscire a produrre una nuova lastra marmorea aggiornata e corretta con i nomi dei 150 giornalisti caduti. “Sarebbe questo il giusto riconoscimento del sacrificio di questi giovani giornalisti – ha concluso Franz -, non come semplice blasone di categoria o come esaltazione del momento bellico, ma come espressione di unità nazionale e di  dedizione al proprio lavoro. Verrebbe così finalmente riabilitata anche la memoria di quei colleghi che hanno immolato la loro vita per la Patria e sono stati poi ingiustamente dimenticati da tutti”.

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“La storia è l’eroina di un cronista”. Addio a David Carr, editorialista del NY Times http://ifg.uniurb.it/2015/02/16/ducato-online/la-storia-e-leroina-di-un-cronista-addio-a-david-carr-editorialista-del-ny-times/65501/ http://ifg.uniurb.it/2015/02/16/ducato-online/la-storia-e-leroina-di-un-cronista-addio-a-david-carr-editorialista-del-ny-times/65501/#comments Mon, 16 Feb 2015 14:24:21 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=65501 (New York Times)

David Carr (New York Times)

“Il cronista è un eroinomane che si sveglia e sente l’impulso di uscire alla ricerca della droga, poi torna a casa e se le inietta, o inala. Il cronista esce alla ricerca di una storia, poi torna a casa e la scrive, la mette online”. E lui è stato un cronista fino alla fine, all’insegna di questa convinzione: David Carr è morto la sera del 12 febbraio nel suo ufficio del New York Times, dove lavorava dal 2002.

Poco prima aveva partecipato ad un dibattito sul futuro del giornalismo. Poi, tornato nella sua stanza, è caduto a terra, dove lo hanno trovato i colleghi. E’ stato portato al St. Luke’s-Roosevelt Hospital, dove però i medici hanno potuto solo constatare la sua morte, all’età di 58 anni, si ipotizza per un collasso cardiaco.

Le colonne dello storico giornale newyorkese hanno ospitato la sua visione chiara e cristallina di quello che era, e doveva essere il mondo dei mass media. La sua rubrica “The Media Equation” non aveva alcuna pretesa di moralismo, semplicemente raccontava i legami tra l’universo dell’informazione americana e la società, la politica, e l’economia.

Carr ha fatto del suo passato l’inchiesta più bella che potesse scrivere. Nel libro The night of gun, pubblicato nel 2008, il giornalista da intervistatore si è trasformato in intervistato. Nel suo libro, Carr discende nel buio dei suoi ricordi come se raccontasse la storia di una persona estranea, un ‘viaggio’ che lo porta di commissariato in commissariato, tra spacciatori e vittime. La ricerca della verità è il filo conduttore della storia: ha intervistato i suoi pusher, la gente con cui aveva litigato e le donne che aveva picchiato.

La vita privata e quella lavorativa hanno sempre viaggiato sui binari  della ricerca della verità, senza che il treno deragliasse mai verso la presunzione di dire cosa è giusto. David Carr esprimeva la sua opinione sul giornalismo con ironia e con sarcasmo: “Per quel che ne so, il futuro del giornalismo indossa un cartellino e parla su un palco” ha dichiarato poche ore prima di morire durante l’incontro “Citizenfour” con Glenn Greenwald, Laura Poitras, Edward Snowden.

David Carr nasce come cronista in quotidiani locali come il Twin City Reader, o il Washington City Paper. Una propensione innata per le questioni economiche e del mondo dei mass media, che lo portano a trattare di questi temi prima sul The Atlantic Monthly, e poi sul New York Magazine, per poi approdare in pianta stabile nel New York Times dove è diventato un punto di riferimento letto e studiato per chiunque si occupi di media e Internet.

Le immagini di “Page One”, documentario del Times sulla trasformazione delle notizie dalla carta al web, la cui voce narrante era proprio dello stesso Carr, mostrano i segni visibili di malattie e abusi di droga di questo fragile ed esile cinquantenne diventato tuttavia una colonna portante del giornale.

“Questo suo essere schietto a volte lo rendeva brusco, ma era allo stesso tempo spietatamente sincero riguardo se stesso” scrive il New York Times in suo ricordo.

Aveva uno stile spiccio e diretto: famosa la scena in cui, nel documentario, David Carr risponde duramente a Shane Smith, il fondatore di Vice, che aveva parlato superficialmente del lavoro giornalistico del New York Times in Africa. “Prima che a te venisse in mente di andare in Africa quelli del Times erano lì raccontando genocidio dopo genocidio. Metterti un elmetto da safari e filmare un po’ di cacca per terra non ti dà il diritto di insultarci”.

Una penna brillante e un uomo straordinario: così lo ricorda il direttore del Nyt Dean Baquet. “Ci mancherà la sua infinita passione per il giornalismo e per la verità, mancherà ai suoi lettori di tutto il mondo e alle persone che amano il giornalismo”.

In un mondo in continua apnea come quello dell’informazione digitale, le sue riflessioni sul giornalismo erano una boccata d’aria presa a pieni polmoni. Fino al capitolo conclusivo della sua vita.

“Ha capito meglio di chiunque altro quanto il lavoro può essere difficile, solitario, confuso, pieno di tentazioni di cinismo e compromesso”
- Dean Baquet

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Arianna Ciccone: “Contro i giornali per amore del giornalismo”. La lectio a Urbino http://ifg.uniurb.it/2015/01/29/scuola/arianna-ciccone-contro-i-giornali-per-amore-del-giornalismo-la-lectio-a-urbino/64044/ http://ifg.uniurb.it/2015/01/29/scuola/arianna-ciccone-contro-i-giornali-per-amore-del-giornalismo-la-lectio-a-urbino/64044/#comments Thu, 29 Jan 2015 08:46:48 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=64044 [continua a leggere]]]> URBINO – La lectio della giornalista co-fondatrice dell’International Journalism Festival ed ex allieva della Scuola di giornalismo di Urbino, in occasione della consegna del sigillo d’Ateneo all’Università ducale il 28 ottobre 2014.

Potete leggere il testo integrale del discorso sul sito del Festival del giornalismo di Perugia

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Whoosnap, l’app che recluta fotogiornalisti low-cost http://ifg.uniurb.it/2015/01/27/ducato-online/whoosnap-lapp-che-recluta-fotogiornalisti-low-cost/63825/ http://ifg.uniurb.it/2015/01/27/ducato-online/whoosnap-lapp-che-recluta-fotogiornalisti-low-cost/63825/#comments Tue, 27 Jan 2015 15:14:57 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=63825 whoosnaplogoVuole conquistare gli Usa l’app italiana che promette di rivoluzionare il mondo dell’informazione: Whoosnap. Il servizio permette ai giornalisti di reperire foto in real time risparmiando tempo e denaro e agli appassionati di guadagnare grazie al loro hobby.

In che modo? Lo abbiamo chiesto direttamente al suo ideatore, Enrico Scianaro: “Il mondo del giornalismo ricerca continuamente foto e testimonianze di quello che accade, momento per momento, ma spesso le agenzie fotografiche e i reporter professionisti hanno costi considerevoli e impiegano molto tempo per consegnare gli scatti”. Con questa applicazione, quindi, le testate potrebbero disporre di foto-reporter a qualsiasi ora e luogo, pronti a soddisfare le loro richieste.

Whoosnap potrebbe presto sbarcare in alcune redazioni italiane: “Stiamo stringendo accordi con testate nazionali ma non possiamo ancora divulgare i nomi. Presto lo leggerete sulla nostra pagina web e sulle pagine delle diverse testate”.

Come funziona. “Richiedere una foto è molto semplice e intuitivo”, afferma Sciarano. Una volta registrati basta indicare il luogo dal quale si desidera che arrivi lo scatto, aggiungere una breve descrizione e stabilire un’offerta. La richiesta arriverà in tempo reale a tutti i reporter nelle vicinanze del posto o evento richiesto e se interessati scatteranno la fotografia. Se il richiedente è soddisfatto, troverà la foto mancante per il proprio articolo o il proprio album da collezione mentre il reporter incasserà la somma pattuita.

Il valore della ricompensa è espresso in gettoni – coin – che i reporter possono riscuotere convertendoli in premi, buoni acquisto dei principali negozi online oppure in valuta corrente al raggiungimento di determinate soglie. “I coin guadagnati possono anche essere utilizzati, a loro volta, per effettuare nuove richieste”, continua l’ideatore.

Su ogni transazione Whoosnap trattiene una percentuale minima del 30%, che aumenta nel caso di acquisto degli scatti dall’archivio o per l’utilizzo in esclusiva delle immagini.

info_whoosnap

A grandi passi verso il futuro. Lanciata nella versione 1.0 per iOs (il sistema operativo per dispositivi Apple) a metà dicembre, ha raggiunto in breve tempo risultati interessanti tanto da portare alla decisione di tradurre l’app anche in inglese e di testarla in California. Ad oggi la community di Whoosnap conta circa 3.500 utenti attivi, oltre 4.500 download e più di 1.500 richieste che hanno generato circa 2000 scatti.

Next step. Entro la fine di gennaio 2015 sarà disponibile la versione definitiva della piattaforma web mentre a marzo è previsto il rilascio della versione per il sistema operativo Android, oltre all’integrazione di nuove funzioni come:

  • un alert che consentirà agli utenti di effettuare la segnalazione di un fatto o un evento di cui sono testimoni per candidarsi a fornire la relativa immagine;
  • la possibilità di rispondere alle richieste anche con brevi video della durata di 10 secondi.

Entro giugno 2015 sarà online anche l’applicazione per Windows Phone.

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Arabo, cinese, francese e inglese. Radio1 ‘parla’ tutte le lingue del mondo http://ifg.uniurb.it/2015/01/21/ducato-online/radio1-parla-anche-arabo-e-cinese/63006/ http://ifg.uniurb.it/2015/01/21/ducato-online/radio1-parla-anche-arabo-e-cinese/63006/#comments Wed, 21 Jan 2015 10:44:29 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=63006 Paolo Salerno, conduttore Voci del Mattino

Paolo Salerno, conduttore Voci del Mattino

URBINO – Le voci del mondo si aggiungono alle Voci del Mattino. Dal 19 gennaio i sommari dei tg internazionali sono entrati nella programmazione regolare di Radio1 Rai, dopo due settimane di sperimentazione. Aperture in cinese, arabo, inglese e francese riproposte e tradotte in studio dai giornalisti della trasmissione Voci del Mattino, l’appuntamento con le rassegne stampa italiane e internazionali.

Dalle 7.36 alle 8 l’ascoltatore radio può sintonizzarsi per conoscere i temi caldi trattati dai media esteri. Grazie a questa novità si “possono scoprire notizie che non trovano spazio sui media italiani”. A raccontarlo a Il Ducato è Paolo Salerno, che conduce  il programma tutti i giorni fino al venerdì.

Per portare nelle case degli italiani notizie dal mondo ancora inedite, in redazione si inizia a lavorare alle 4.40 del mattino selezionando i file audio dei tg internazionali. Le registrazioni vengono poi tradotte e affiancate dai testi in italiano letti in studio dal giornalista.

I microfoni si accendono alle 6.05, con l’attualità internazionale, seguita alle 6.39 dalle notizie dall’Italia. Le aperture dei telegiornali stranieri vengono inserite nella terza parte del programma, alle 7.36, e le testate scelte cambiano ogni giorno in base all’interesse delle notizie. Per l’universo arabo si possono ascoltare al-Mayadeen, al-Alam, al-Arabiya e al-Jazeera. Per la Cina, Voci del Mattino propone l’apertura del tg del canale 13 della Cctv. Ci sono poi Russia Today e Abc (Australia). Non mancano network europei e statunitensi. Il lavoro della redazione porta ad avere una “fotografia in movimento” dei fatti, come la definisce Paolo Salerno. Quelle selezionate sono fonti “molto utili” e servono a far capire come uno stesso fatto venga analizzato da altri Paesi e culture, da Canberra a San Francisco.

La scaletta si intreccia ai fusi orari. Dall’America arriva l’ultimo tg disponibile. Il notiziario cinese è della sera precedente ed è accompagnato da una traduzione scritta in francese. La redazione deve quindi rendere tutto in italiano.

Alla rassegna dei telegiornali stranieri si lavora in squadra: “Insieme a me, ci sono un assistente, il regista, e due collaboratrici che si occupano, rispettivamente, dei tg in lingua anglofona e di quelli arabi” spiega il conduttore. Lui stesso pensa alla conversione di alcuni dei file audio in testo italiano. Il risultato finale è una rassegna in lingua straniera: qualche secondo di lancio dell’audio originale e subito la traduzione del conduttore. Ecco un esempio tratto dalla puntata del 19 gennaio:

Gli ascoltatori stanno reagendo bene alla proposta. “Anche se è troppo presto per fare una valutazione di questo genere – dice Paolo Salerno – l’accoglienza sembra positiva, almeno a giudicare dalla crescita del seguito della pagina Facebook della trasmissione“.

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