il Ducato » maria rosaria valazzi http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » maria rosaria valazzi http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Restaurata la Muta di Raffaello: un anno dopo, il capolavoro torna a Urbino http://ifg.uniurb.it/2015/03/26/ducato-online/restaurata-la-muta-di-raffaello-un-anno-dopo-il-capolavoro-torna-a-urbino/69236/ http://ifg.uniurb.it/2015/03/26/ducato-online/restaurata-la-muta-di-raffaello-un-anno-dopo-il-capolavoro-torna-a-urbino/69236/#comments Thu, 26 Mar 2015 12:11:20 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=69236 URBINO, 26 MAR – Dopo oltre un anno la Muta di Raffaello è tornata a Palazzo Ducale. Il dipinto, un olio su tavola di 64×48 centimetri, è stato restaurato dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze grazie al cofinanziamento della tv nazionale giapponese Yomiuri Shimbun. L’intervento principale è stato fatto sul supporto ligneo dell’opera, eliminando il pericolo maggiore, quello dei tarli.

La Muta di Raffaello

La Muta di Raffaello

Durante un incontro di presentazione dell’evento la soprintendente per i beni storici, artistici ed etnoantropologici  delle Marche Maria Rosaria Valazzi ha spiegato che fino al 5 maggio la Muta sarà esposta in una mostra nella Sala dei Banchetti di Palazzo Ducale, per poi essere ricollocata nell’appartamento della Duchessa. Ad accompagnare la Valazzi anche il soprintendente dell’Opificio Marco Ciatti, Patrizia Riitano, che ha fatto parte del team di restauratori, e Claudia Caldari, della soprintendenza di Urbino.

Nel 1976 la Muta è stato uno dei quadri rubati, insieme alla “Flagellazione di Cristo”e alla “Madonna di Senigallia”, in quello che è noto come il furto del secolo.

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Giornate Fai a Urbino, visite agli oratori S. Giovanni e S. Giuseppe http://ifg.uniurb.it/2015/03/20/ducato-online/giornate-fai-a-urbino-visite-agli-oratori-s-giovanni-e-s-giuseppe/68821/ http://ifg.uniurb.it/2015/03/20/ducato-online/giornate-fai-a-urbino-visite-agli-oratori-s-giovanni-e-s-giuseppe/68821/#comments Fri, 20 Mar 2015 14:27:34 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=68821 Il presepe di Federico Brandani, Oratorio S. Giuseppe

Il presepe di Federico Brandani, Oratorio S. Giuseppe

URBINO – Le stile gotico quattrocentesco dei fratelli Salimbeni e la Natività rappresentata dall’urbinate Federico Brandani. Alle Giornate FAI di Primavera 2015 Urbino parteciperà con le opere conservate negli oratori di San Giovanni e di San Giuseppe. Dal 20 al 22 marzo i due monumenti nel centro storico della città ospiteranno una serie di eventi, dal concerto musicale alle visite guidate.

La manifestazione del Fai, Fondo Ambiente Italiano, arrivata alla ventitreesima edizione, propone visite ai luoghi che rendono unico il patrimonio culturale del Paese. Sono 340 le località italiane presenti nel programma 2015, con più di 780 punti da visitare tra sabato 21 e domenica 22. Chiese, borghi, castelli, archivi musicali e altri luoghi di interesse, aperti con visite a contributo libero. Tramite questi eventi, il Fai, fondazione senza scopo di lucro, ha l’obiettivo di “far conoscere e amare i tesori d’arte e natura” dell’Italia.

A Urbino le iniziative inizieranno venerdì 20. All’Oratorio di San Giuseppe, in via Barocci 40, si parlerà degli interventi di restauro compiuti di recente, con la relazione di Agnese Vastano e delle restauratrici. L’appuntamento è alle ore 17. Aprirà l’incontro Maria Rosaria Valazzi, soprintendente ai beni storico artistici ed etnoantropologici delle Marche. La chiusura dell’evento sarà affidata all’associazione Cappella Musicale di Urbino. All’interno dell’Oratorio si trova il Presepe di Federico Brandani, realizzato tra il 1545 e il 1550 in scagliola, una tipologia di gesso che rende le sculture simili al marmo. Il tufo che ricopre le pareti della stanza dove si trova l’opera dà al visitatore l’idea di trovarsi realmente nella grotta della Natività. Sabato alle ore 16 e domenica alle 11 e alle 16 sono previste visite con Vastano e le autrici dell’intervento, insieme ad Alessandro Marchi e Anna Falcioni. Nei due giorni l’Oratorio sarà comunque aperto dalle 10 alle 12,30 e dalle 15 alle 18,30.

Gli affreschi nell'Oratorio S. Giovanni

Gli affreschi nell’Oratorio S. Giovanni

L’Oratorio di San Giovanni (via Barocci, 31) dedicherà la giornata di venerdì ad un’inaugurazione più conferenza fissate per le 17, ma aperte ai soli iscritti Fai (e a quelli che si iscriveranno al momento). Il pubblico potrà partecipare alle conferenze di sabato (alle 16) e di domenica (alle 11 e alle 16). Entrando nell’Oratorio si possono ammirare gli affreschi, datati 1416, dei fratelli Lorenzo e Jacopo Salimbeni da San Severino Marche. Fu scelto lo stile gotico per rappresentare le storie della vita di San Giovanni e la Crocifissione di Cristo. L’orario di apertura segue lo stesso dell’Oratorio San Giuseppe: sabato e domenica, 10-12,30 e 15-18,30.

In tutti e due i luoghi gli studenti del liceo classico ‘Raffaello’ di Urbino presteranno servizio come guide turistiche. Saranno ‘Apprendisti Ciceroni’, così li chiama il Fai, e si aggiungeranno ai ragazzi delle scuole che, in tutta Italia, durante questo weekend di cultura, guideranno i visitatori nella riscoperta del nostro patrimonio.

LEGGI L’INCHIESTA del Ducato sul turismo a Urbino: dall’introduzione della tassa di soggiorno alle difficoltà che si trova ad affrontare il turista che arriva in città.

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Lo Studiolo del Duca è tornato a splendere: gli uomini illustri sono di nuovo a casa http://ifg.uniurb.it/2015/03/12/ducato-online/lo-studiolo-del-duca-e-tornato-a-splendere-gli-uomini-illustri-sono-di-nuovo-a-casa/67873/ http://ifg.uniurb.it/2015/03/12/ducato-online/lo-studiolo-del-duca-e-tornato-a-splendere-gli-uomini-illustri-sono-di-nuovo-a-casa/67873/#comments Thu, 12 Mar 2015 13:31:06 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=67873 INTERATTIVO - Lo studiolo com'era 400 anni fa]]>

Lo Studiolo del Duca

URBINO – Gli uomini illustri sono tornati a casa. Dopo 4 secoli le 14 tavole, prestate dal Louvre, rientrano nella città ducale. Ora lo Studiolo è come Federico lo aveva voluto, un luogo intimo, in cui poter stare da solo a riflettere e instaurare un dialogo ideale con i sapienti del passato. È stata inaugurata la mostra Lo studiolo di Federico di Montefeltro. Il ritorno degli uomini illustri alla Corte di Urbino. A presentare quello che lei chiama “il piccolo miracolo” è stata la soprintendente Maria Rosaria Valazzi. Presenti a Palazzo Ducale anche il sindaco Maurizio Gambini, lo storico dell’arte e altro curatore della mostra Carlo Bertelli, Pietro Marcolini, assessore alla cultura della Regione Marche e Maurizio Cecconi, amministratore delegato di Villaggio Globale International, società che ha organizzato l’esposizione.

INTERATTIVO – I ritratti dello studiolo tornati dal Louvre

La visita, guidata dal professor Alessandro Marchi, specializzato in storia dell’arte medievale e moderna, si apre con Federico da Montefeltro con il figlio Guidobaldo bambino, un doppio ritratto di Pedro Berruguete, conservato alla Galleria Nazionale delle Marche, per presentare colui che ha voluto il magnifico palazzo “ideale”. Si pensava che questo quadro fosse tra le tavole dello Studiolo, ma lo spazio rimasto è troppo poco per ospitare anche quest’opera e si è quindi ipotizzato che fosse nella Biblioteca del duca. Rappresenta Federico all’apice del suo potere, appena ottenuto il titolo di duca. Ha infatti tutti gli attributi che simboleggiano questo stato: il mantello di ermellino e l’armatura, simbolo del suo essere un valoroso condottiero. L’artista però lo rappresenta anche nelle vesti di un uomo che occupava il tempo libero dalle battaglie per dedicarsi alla lettura. Proprio per questo motivo non ha nulla a coprirgli la testa; è quindi raffigurato nella situazione tra il pubblico e il privato.

Una porta intarsiata separa la Sala degli Angeli, dove ha inizio la mostra, da quella delle Udienze. Da qui, grazie a due installazioni touch screen, il visitatore potrà percorrere un viaggio multimediale per conoscere tutti i grandi personaggi che si troverà di fronte nello Studiolo. Proprio la multimedialità è uno dei punti cardine dell’esposizione come spiega la Valazzi: “Credo che la mostra possa avere una grande valenza per il pubblico, ma la comunicazione dovrà essere estremamente attenta perché l’argomento non è così noto al grande pubblico. L’esposizione, per questo, si avvale di sistemi multimediali e di una comunicazione sui social network. Spero che possa riunire insieme da una parte l’operazione di ricostruzione dello Studiolo e dall’altra la diffusione della conoscenza ai più alti livelli. Per esprimere questa doppia valenza ci siamo rifatti a Federico: grande condottiero e un grandissimo comunicatore”.

Una volta dentro ci troviamo ‘circondati’ da questi 28 uomini. La stanza del duca è un ambiente raffinatissimo ed è ricavato da un’irregolarità del palazzo che, come spiega il professore, “è dovuta al fatto che la vera facciata è all’interno dei due torricini perché doveva essere orientata verso la via più importante del tempo: quella che proveniva da Roma, attraversava le colline di Urbania, fino ad arrivare a Urbino. La facciata quindi era la prima cosa visibile; il palazzo diventa così la città, non è solo il simbolo ma è la città vera e propria”.

Originariamente i dipinti erano su unico tavolone che andava dall’alto in basso. Sotto alle figure c’erano delle “dediche personalissime” (oggi non ci sono più a causa della segatura del tavolone) che Federico volle per ognuno di questi personaggi.  Emblemi della letteratura, della scienza, della matematica, della religione e della filosofia, non sono solo modelli del passato come Dante, Aristotele e Tolomeo, ma anche molto vicini al Duca. Pio II e Vittorino da Feltre, maestro di Federico, ma primo tra tutti è Sisto IV che gli attribuì il titolo ducale.

I dipinti si trovano nella parte alta delle pareti mentre nella parte inferiore è coperta da tarsie lignee che con composizioni prospettiche esaltano l’attività intellettuale a cui il luogo era destinato. Nella parte superiore sono rappresentati sportelli semiaperti che mostrano armadi con gli oggetti simbolo delle Arti e delle Virtù (ad esempio la spada della Giustizia) e nicchie con statue, mentre nel registro in basso sono rappresentati altri oggetti come strumenti musicali, spartiti e armature.

Gli artisti ad aver dipinto i ritratti sono essenzialmente due: Giusto di Gand e Pedro Berruguete. Il primo fu fatto venire da Federico appositamente dalle Fiandre. “Voleva qualcosa di diverso dalla cultura prospettica in voga a quel tempo – ha spiegato  Marchi – aveva visto che i re di Napoli e gli Sforza collezionavano dipinti fiamminghi e scelse questa tendenza esotica. Voleva il pittore che coniugasse la civiltà del nord Europa con la civiltà italiana”. Il pittore però non finì i ritratti che furono completati da quello che i documenti attestano come Pedro Spagnolo, che Roberto Longhi identificò con Pedro Berruguete.

Parte del progetto della mostra è anche l’analisi scientifica che è stata condotta dalla Soprintendenza di Urbino con le Università di Urbino e Bologna, parallelamente ad analoghi studi diagnostici fatti dal Centre de Recherches des Musées de France. I risultati sono esposti su pannelli multimediali interattivi.

La mostra si conclude nella sala di partenza, la Sala degli Angeli, dove, al di là del pannello ligneo, sono esposti due quadri di Giovanni Santi, pittore di corte. Il primo è la riproduzione di un particolare della Comunione degli Apostoli di Giusto di Gand (anche questo in mostra, con la predella di Paolo Uccello) che testimonia la volontà di Giovanni di rifarsi al gusto esotico del fiammingo. La seconda opera invece mette in luce come ci sarà un netto cambiamento di stile dopo il passaggio di Pietro Perugino a Urbino.

Gli uomini illustri saranno ‘a casa’ dal 12 marzo al 4 luglio 2015. La mostra è promossa dalla Regione Marche con la Soprintendenza per i Beni Storici Artistici e Etnoantropologici delle Marche e la collaborazione del Comune di Urbino. È stata inoltre inserita nel programma Expo 2015 ed è uno degli appuntamenti espositivi di rilievo nella programmazione Distretto Culturale Evoluto della Regione Marche.

 

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Cultura: un libro per salvare le opere d’arte http://ifg.uniurb.it/2015/02/19/ducato-notizie-informazione/cultura-un-libro-per-salvare-le-opere-darte/65806/ http://ifg.uniurb.it/2015/02/19/ducato-notizie-informazione/cultura-un-libro-per-salvare-le-opere-darte/65806/#comments Thu, 19 Feb 2015 00:18:19 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=65806 [continua a leggere]]]> URBINO, 20 FEB – “I beni artistici vanno protetti. Oggi c’è la consapevolezza che il patrimonio può essere il motore della ricrescita economica dell’Italia. Non è vero che con l’arte non si mangia”. Con queste parole Carlo Hruby, il vicepresidente della Fondazione Enzo Hruby, ha aperto a Palazzo Ducale la presentazione del libro Un capolavoro chiamato Italia. 

All’evento, moderato da Armando Torno, editorialista del Sole 24 Ore, hanno partecipato il sindaco Maurizio Gambini, la soprintendente Maria Rosaria Valazzi e l’assessore alla rivoluzione Vittorio Sgarbi.

La Valazzi ha sottolineato come “il patrimonio sia fragile e indifeso. L’operazione di messa in sicurezza delle opere d’arte deve essere sistematica e non sporadica”. Dello stesso avviso è anche Sgarbi, secondo cui sarebbe più utile spendere i soldi pubblici per i sistemi di sicurezza e la salvaguardia, piuttosto che usarli per recuperare opere rubate.

Il volume è un racconto a più voci sulla tutela, la protezione e la valorizzazione dei beni culturali del nostro Paese. È stato pubblicato dalla fondazione Enzo Hruby, nata 7 anni fa da una azienda familiare con l’obiettivo di contribuire alla sicurezza del patrimonio artistico, fornendo sistemi di allarme alle strutture culturali.

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Ancora ponteggi sui Torricini: 50 giorni di ritardo. E i lavori non sono finiti http://ifg.uniurb.it/2015/02/18/ducato-online/ancora-ponteggi-sui-torricini-50-giorni-di-ritardo-e-i-lavori-non-sono-finiti/65774/ http://ifg.uniurb.it/2015/02/18/ducato-online/ancora-ponteggi-sui-torricini-50-giorni-di-ritardo-e-i-lavori-non-sono-finiti/65774/#comments Wed, 18 Feb 2015 16:52:32 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=65774 I ponteggi sui Torricini

I ponteggi sui Torricini

URBINO – I Torricini sono ancora nascosti dietro ponteggi e impalcature. I lavori dovevano finire il 29 dicembre 2014: il restauro era cominciato dopo il nevone del 2012 per intervenire su sicurezza e antisismica. Un lavoro complicato che la Soprintendente di Urbino Maria Rosaria Valazzi garantisce sia finito: “Devono solo tirare giù i ponteggi, ho parlato con la soprintendenza di Ancona e in un mese tutto sarà pronto”.

Ma in cantiere l’ottimismo non è condiviso: sicuramente i ponteggi del torricino con l’ascensore staranno in piedi più a lungo del previsto, per l’altra torre l’operazione dovrebbe essere più rapida.

Cercata dal Ducato la Soprintendenza di Ancona, responsabile dei lavori, non si è resa disponibile a un commento.

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La soprintendente Valazzi: “La conoscenza prima azione di tutela” http://ifg.uniurb.it/2013/04/13/ducato-online/intervista-a-maria-rosaria-valazzi-soprintendente-delle-marche-la-conoscenza-prima-azione-di-tutela/42585/ http://ifg.uniurb.it/2013/04/13/ducato-online/intervista-a-maria-rosaria-valazzi-soprintendente-delle-marche-la-conoscenza-prima-azione-di-tutela/42585/#comments Sat, 13 Apr 2013 12:19:06 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=42585

Complesso scultoreo Palazzo Ducale

URBINO – L’Italia è uno dei Paesi che investe meno in cultura (1,1% del Pil secondo gli ultimi dati Eurostat). Come si tutela l’immensa ricchezza del patrimonio italiano con i pochi fondi a disposizione? Lo abbiamo chiesto alla soprintendente per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici delle Marche, Maria Rosaria Valazzi, che ci ha concesso un’intervista in esclusiva per il nuovo numero del Ducato, tutto sulla cultura.

“Non ci occupiamo solo di patrimonio artistico, ma tocchiamo un campo culturale molto più vasto, che riguarda tutta l’immensa produzione del passato e del presente, in relazione alla catalogazione e alla valorizzazione. Per noi, tutela ha un significato specifico:ci interessa particolarmente l’aspetto della conservazione, che riguarda tutto il ciclo di vita dell’opera d’arte”.

Come Soprintendenza delle Marche, quali sono i vostri compiti?
“La prima azione di tutela è la conoscenza: ricerca, ispezione, territorio. I passi successivi sono il restauro, la manutenzione e la fruizione. La tutela dell’opera d’arte non deve essere concepita come un’azione sterile. E’un altissimo servizio che svolgiamo per conto della comunità, che può essere fatto attraverso canali più tradizionali o inaspettati”.

Quali sono le mostre attualmente in corso?
“Abbiamo restaurato con i nostri fondi la Visitazione di Giovanni Santi, padre di Raffaello, attualmente esposta a Fano: il lavoro è stato realizzato in collaborazione con le facoltà di Scienze Ambientali e di Restauro. E’ stata utilizzata una tipologia d’indagine scientifica non distruttiva, ovvero il rilevamento tramite riflettografia a raggi infrarossi che, superando il livello del colore, ha riportato alla luce uno dei pochissimi disegni preparatori di questo artista”.

Progetti futuri?
“Stiamo preparando un’esposizione sul Settecento marchigiano. Lo stesso Palazzo Ducale in questo momento è un cantiere aperto, sono previsti lavori per un costo di tre milioni. La conseguenza negativa di questa grande campagna di restauro sarà la chiusura di alcune parti dell’edificio, specialmente nella facciata dei Torricini. Non possiamo rinunciare all’agibilità del palazzo, per cui le parti più importanti rimarranno visibili e ospiteranno piccole esposizioni. Ma, prima della chiusura, dal 23 aprile fino al 5 maggio, sarà possibile visitare l’appartamento del duca, dove abbiamo appena terminato alcuni lavori preliminari. Già in questa prima fase sono venute alla luce opere bellissime. Il repertorio scultoreo del Palazzo Ducale credo sia il più ricco del Rinascimento italiano: nel giro di qualche anno realizzeremo un volume fotografico su questo tema”.

Come vi state preparando alla sfida per il titolo di capitale europea del 2019?
“Quello che abbiamo realizzato e quello che realizzeremo a breve è frutto dei fondi stanziati per la mostra su Lorenzo Lotto nelle Marche, alla Venaria Reale di Torino, ma possiamo dire che Palazzo Ducale sarà il fulcro artistico dei progetti che presenteremo per la competizione, da ultimare entro il 2015. Per quanto riguarda lo spazio museale avremo un ampliamento della Galleria Nazionale e una risistemazione del percorso espositivo. Inoltre integreremo le opere d’arte con contenuti multimediali e sistemi informatici all’avanguardia”.

Proprio in questo numero del Ducato abbiamo scoperto che gli oratori della città necessitano di essere restaurati
“Abbiamo previsto a breve un intervento sull’oratorio di San Giovanni. La dottoressa Vasano ha curato il monitoraggio degli affreschi dei Salimbeni. In questo caso sono le confraternite che devono far partire i lavori, noi svolgiamo funzione di controllo e abbiamo una deroga speciale per autorizzare casi urgenti di ristrutturazioni. Anche per San Bernardino sono previsti lavori, soprattutto di natura architettonica”.

Le sembra che si sia fatto abbastanza per valorizzare il patrimonio della città ducale?
“E’ un problema di giusta promozione. Per tanto tempo Urbino non si è resa conto, o meglio, ci si è accorti tardi del patrimonio che si aveva fra le mani. Fino a dieci, quindici anni fa, non si riteneva che il Palazzo Ducale fosse una delle risorse più importanti della città. Sulla cultura s’investe veramente poco e la crisi ha fatto il resto: nel nostro territorio, per esempio, hanno chiuso molte ditte di restauro con cui abbiamo lavorato per anni. D’altra parte, Urbino, che a livello istituzionale sta ricevendo più attenzione rispetto a qualche anno fa, sembra alla ricerca di un modo per riemergere. Un’altra mia impressione è che la città sia più considerata all’estero che in Italia”.

A testimoniarlo è anche il successo della mostra di Barocci alla National Gallery di Londra
“Da quando è partita, i musei di tutto il mondo sembrano molto interessati ad ospitare l’esposizione, ma per il momento dobbiamo fermarci per mancanza di fondi”.

 

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La Galleria nazionale delle Marche spegne 100 candeline http://ifg.uniurb.it/2012/03/06/ducato-online/la-galleria-nazionale-delle-marche-spegne-100-candeline/27419/ http://ifg.uniurb.it/2012/03/06/ducato-online/la-galleria-nazionale-delle-marche-spegne-100-candeline/27419/#comments Tue, 06 Mar 2012 20:23:52 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=27419 URBINO – Il lontano 7 marzo del 1912 nelle prestigiose stanze del Palazzo Ducale venne istituita con regio decreto la Galleria Nazionale delle Marche.  Più che un gioiello del Montefeltro, uno scrigno. Il palazzo, costruito nel XV secolo da Federico da Montefeltro, custodisce nelle sue splendide sale una collezione di inestimabili tesori. La Flagellazione di Cristo e la Madonna di Senigallia di Piero della Francesca, considerata il capolavoro del grande artista rinascimentale e restaurata di recente e laProfanazione dell’Ostia di Paolo Uccello, solo per citarne alcuni tra i più conosciuti al grande pubblico. Come la Città ideale, il dipinto su tavola, splendido esempio di studio prospettico, tra i simboli del Rinascimento, la cui attribuzione è tuttora incerta. E poi dipinti su tavola e su tela, affreschi, sculture in pietra e in terracotta, sculture lignee policrome e dorate, legni intarsiati, mobili, arazzi, disegni e incisioni.

Per celebrare il centenario di uno dei musei più visitati della regione, la Galleria spalanca le porte e chiama a raccolta la cittadinanza: mercoledì 7 marzo il Palazzo Ducale sarà aperto gratuitamente. Fresca di nomina, Maria Rosaria Valazzi è la nuova soprintendente per i Beni storici artistici ed etnoantropologici delle Marche, incaricata della gestione della Galleria. Prima di lei hanno ricoperto il prestigioso incarico nomi illustri: Pasquale Rotondi, noto per aver salvato dalla distruzione e dal saccheggio delle truppe naziate oltre 10 mila opere d’arte italiane, lo storico Pietro Torriti e il pittore bolognese Luigi Serra.

“Conosco bene la realtà della Galleria, sono stata una funzionaria per tanti anni. L’idea di celebrare i 100 anni dalla fondazione è mia: mi sembra un modo adeguato per spostare l’attenzione su una realtà prestigiosa” commenta Valazzi. Domani alle 17 ci sarà un incontro con le autorità organizzato dalla soprintendenza di Urbino. “Una bellissima occasione per affrontare insieme un excursus storico sulla storia del museo, con una bella raccolta di fotografie d’epoca che siamo orgogliosi di poter mostrare. E per finire, faremo un bel brindisi”.

I cento anni della Galleria Nazionale delle Marche

http://www.youtube.com/watch?v=S6PyzjCMLJw&feature=youtu.be

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Al sicuro “Madonna della neve”. La soprintendente: “Al lavoro per salvare le opere d’arte” http://ifg.uniurb.it/2012/02/15/ducato-online/al-sicuro-la-madonna-della-neve-la-soprintendente-al-lavoro-per-salvare-le-opere-darte/24752/ http://ifg.uniurb.it/2012/02/15/ducato-online/al-sicuro-la-madonna-della-neve-la-soprintendente-al-lavoro-per-salvare-le-opere-darte/24752/#comments Wed, 15 Feb 2012 07:07:54 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=24752 di Antonio Siragusa

La nuova soprintendente Maria Rosaria Valazzi

Sono in corso verifiche statiche e interventi di messa in sicurezza dei tetti di diversi palazzi storici e chiese di tutta la provincia, dopo che il peso della neve ha causato due giorni fa a Urbino il crollo della volta della chiesa dei Cappuccini e il cedimento di una trave del convento di san Francesco. Il soccorso alpino è da ieri al lavoro sui tetti del Palazzo Ducale e sono state segnalate infiltrazioni d’acqua anche nel Duomo. Qui i tecnici andranno oggi a fare un sopralluogo.

La nuova soprintendente per i beni storici, artistici ed etnoantropologici delle Marche, Maria Rosaria Valazzi, ci ha parlato dei lavori sui tetti di palazzo Ducale e del pericolo che corrono anche le opere mobili, come la “Madonna della neve” di Federico Barocci, portata via dalla chiesa del Santissimo Crocifisso a Urbania, dove c’è  stato uno squarcio nella campata.  Un’opera d’arte che, evidentemente, portava nel nome un destino.

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