il Ducato » monna lisa http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » monna lisa http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Michelangelo mangiava casciotta mentre dipingeva la Cappella Sistina. E i suoi terreni erano a Urbania http://ifg.uniurb.it/2015/05/06/ducato-online/michelangelo-mangiava-casciotta-mentre-dipingeva-la-cappella-sistina-i-suoi-terreni-erano-a-urbania/73530/ http://ifg.uniurb.it/2015/05/06/ducato-online/michelangelo-mangiava-casciotta-mentre-dipingeva-la-cappella-sistina-i-suoi-terreni-erano-a-urbania/73530/#comments Wed, 06 May 2015 04:07:20 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=73530 Urbania

Casteldurante ai tempi di Michelangelo (da Cipriano Piccolpasso)

URBINO – Lo avreste mai detto che il grande Michelangelo oltre ad essere appassionato di casciotta era anche proprietario di terreni da formaggio a Casteldurante (oggi Urbania)? Non è una ‘bufala’ che corre su internet, ma ad affermarlo è il geologo e paleontologo Rodolfo Coccioni, professore ordinario del dipartimento di Scienze della Terra, della Vita e dell’Ambiente dell’Università di Urbino “Carlo Bo”.

“Che Michelangelo fosse un appassionato di casciotta è storia nota – annuncia la sua scoperta Coccioni – ma che avesse i suoi terreni da formaggio a Casteldurante è assolutamente una novità”.

“Negli ultimi tempi mi diverto a studiare e analizzare il paesaggio, soprattuto quello rinascimentale. Far parte del corso post laurea ‘Geologia e gusto’, attivo da tre anni all’Università di Urbino, inoltre, mi ha spinto a cercare collegamenti tra notizie storiche curiose e personaggi famosi” dice Coccioni al Ducato.

gioconda-193x300Il geologo non è l’unico ad aver scelto il territorio della provincia urbinate per i sui studi rinascimentali; anche Olivia Nesci e Rosetta Borchia si sono divertite a esaminare questa zona dimostrando che il paesaggio che si nasconde dietro la Gioconda rappresenta proprio il Montefeltro.  Nel celebre dipinto infatti comparirebbero anche i due massi calcarei Sasso Simone e Simoncello.

È stata proprio la presenza di così tanti artisti famosi in un questi luoghi che lo ha spinto a continuare gli studi iniziati da don Corrado Leonardi, studioso di Urbania, appassionato di storia della sua città. “Michelangelo amava la casciotta urbinate ma mancava il link che collegasse l’artista a Urbania – ha detto Coccioni – così ho analizzato di nuovo i documenti ritrovati da Leonardi: una corrispondenza tra Michelangelo e la moglie di Francesco Amatori, il più affezionato domestico e aiutante dell’artista, che lo aveva seguito anche a Roma”. Cecconi ha spiegato che in queste lettere Madonna Cornelia, una volta morto il marito era tornata a Urbania e da qui si preoccupava di inviare sempre l’amato formaggio all’amico del marito, rimasto a completare la Cappella Sistina.

Essendo ghiotto di formaggio, inoltre, aveva chiesto all’Amatori di comprare dei terreni dove potessero pascolare pecore e mucche. Tra i documenti analizzati dal geologo c’è un atto notarile del 12 febbraio 1554, che testimonia questo acquisto. “L’atto è stato fondamentale – ha detto Cecconi- perché indica i terreni con nomi particolari. Questo era stato sottolineato anche da Leonardi ma gli mancava un passaggio fondamentale, il link tra carta e luogo fisico. Io ho riletto tutto, mi sono fatto un giro per Urbania e ho confrontato i terreni fisici con i vecchi toponimi indicati dal documento e tutto è risultato chiaro. Infatti i nomi non sono cambiati poi tanto perché Campi Resi e Colonnelli rimangono ancora oggi invariati, mentre La Ricciola si è trasformato in Ca’ la Ricciola. Dopo più di 500 anni quindi la toponimia è rimasta la stessa.”

I terreni di Michelangelo

I poderi di Michelangelo a Casteldurante

FOTO 3

Pecore al pascolo sui terreni di Michelangelo

Una volta trovati i terreni Cecconi li ha analizzati dal punto di vista geologico e ha scoperto che sono dei terreni perfetti per fare la casciotta. Infatti, ha spiegato: “Per fare un buon formaggio servono territori pendenti e sabbiosi perché l’acqua deve scendere. Qui nasce l’erba migliore, il guaime, quella nata dopo la prima falciatura e quindi quella che fa meglio allo stomaco delle pecore e delle mucche e che fa produrre loro il latte migliore”.

 

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Nuove scoperte sulla Gioconda, le “cacciatrici di paesaggi” lanciano crowdfunding http://ifg.uniurb.it/2015/01/28/ducato-online/nuove-scoperte-sulla-gioconda-le-cacciatrici-di-paesaggi-lanciano-crowdfunding/63855/ http://ifg.uniurb.it/2015/01/28/ducato-online/nuove-scoperte-sulla-gioconda-le-cacciatrici-di-paesaggi-lanciano-crowdfunding/63855/#comments Wed, 28 Jan 2015 12:26:42 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=63855 LEGGI La Gioconda? Una cortigiana di Urbino | Le prove del mistero sul dipinto di Leonardo]]> Olivia Nesci e Rosetta Borchia

Olivia Nesci e Rosetta Borchia

URBINO – Durante il suo ultimo viaggio in Valmarecchia Leonardo aveva con sé un carro carico di specchi. Li avrebbe usati per rappresentare i paesaggi del Ducato di Urbino nella prospettiva più ampia possibile, anche per il suo dipinto più celebre. Si aggiungono nuovi tasselli alla ricerca di Olivia Nesci e Rosetta Borchia, le due “cacciatrici di paesaggi” che hanno dimostrato che il paesaggio celato dietro la Gioconda rappresenta il Montefeltro. Secondo il loro studio, nel ritratto più famoso del mondo compaiono anche Sasso Simone e Simoncello, due enormi massi calcarei che dominano il territorio sopra Carpegna.

Per la pubblicazione di una nuova edizione del loro libro “Codice P – Atlante illustrato del paesaggio della Gioconda”, le due ricercatrici hanno deciso di avviare un crowdfunding, su consiglio dell’ingegner Giacomo Quaresima. L’iniziativa è nata non solo dalla necessità di rendere note le molte novità scoperte in questi ulteriori tre anni di ricerche, ma anche dalle numerose richieste di tradurre il volume in altre lingue: inglese, arabo, spagnolo e cinese.

Una delle novità riguarda proprio il codice geometrico utilizzato da Leonardo per “comprimere” il vasto territorio che voleva rappresentare, con un effetto ‘deformante’ delle sagome di monti e colline nel quadro. La scoperta riguarda l’uso degli specchi convessi per dipingere il paesaggio. Questa tecnica permette di avere una vista a 180 gradi ed era già stata usata nel ritratto dei coniugi Arnolfini del pittore fiammingo Jan Van Eyck (1434). Alle spalle dei due sposi il pittore aveva inserito uno specchio convesso che riproduce l’immagine della stanza più ampia di quella che appare nel dipinto.

Le due ricercatrici, inoltre, per far comprendere al meglio in cosa consista il volo d’uccello e scoprire ulteriori dettagli sul territorio, hanno deciso di utilizzare un drone. “Leonardo era un genio nelcomparazione colle di Bascio con la torre sulla cima riprodurre i paesaggi. Guardando la cartina di Imola da lui disegnata e sovrapponendola a un’immagine presa da google map si rimane di stucco” dice Olivia Nesci, e aggiunge “i droni, per noi che non abbiamo la sua genialità, sono un aiuto enorme: le immagini ottenute sono un’ottima imitazione dei paesaggi ritratti dal pittore”.

Per quanto riguarda il mistero sull’identità della Gioconda, Olivia Nesci e Rosetta Borchia non hanno più dubbi: “Si tratta di Pacifica Brandani”, dama del Ducato e amante di Giuliano de’ Medici. Nel libro verranno introdotte le nuove ricerche effettuate dalla professoressa Anna Falcioni, docente di storia all’Università di Urbino, che da anni studia la vita della Brandani e non mancheranno le sorprese.

La prossima edizione del “Codice P” sarà meno tecnica di quella già pubblicata, con l’obiettivo di renderla fruibile anche per il turismo culturale. “Vorremmo usare il dipinto per segnalare a chi visita il Montefeltro delle proposte di itinerari. Questi luoghi – dicono le autrici – non sono abbastanza conosciuti e si rischia di perdere una grande occasione di visibilità per il nostro territorio.

Insomma, un progetto importante per tutta la comunità urbinate e non solo. Le due ricercatrici hanno ricevuto molti ringraziamenti per il loro lavoro e la pagina web con il loro progetto di crowdfunding ha ricevuto nell’ultima settimana 350 visite dall’Italia e più di 500 dal resto del mondo. “Adesso dobbiamo chiedere uno sforzo in più, un grazie non basta. Abbiamo bisogno di raccogliere soldi”.

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La Gioconda era di Urbino. Le prove del mistero sul dipinto di Leonardo http://ifg.uniurb.it/2013/04/18/ducato-online/la-gioconda-era-di-urbino-le-prove-del-mistero-sul-dipinto-di-leonardo/43532/ http://ifg.uniurb.it/2013/04/18/ducato-online/la-gioconda-era-di-urbino-le-prove-del-mistero-sul-dipinto-di-leonardo/43532/#comments Thu, 18 Apr 2013 12:47:07 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=43532

La corrispondenza del paesaggio del Montefeltro con lo sfondo della Gioconda -Dal libro Codice P

URBINO – Pasqualino piangeva perché voleva sua madre e Leonardo da Vinci la dipinse per lui. Quel ritratto, nato dalle insistenze di un bambino, divenne il quadro più famoso del mondo. Oggi, alle 17.30 a palazzo ducale, Olivia Nesci, Rosetta Borchia e Roberto Zapperi racconteranno l’altra storia di Monna Lisa, quella che identifica la dama di Leonardo, non più con Lisa Gherardini del Giocondo (ipotizzata dal Vasari) bensì con Pacifica Brandani, donna di Urbino e amante di Giuliano de’ Medici. Due indagini, una stessa conclusione.

Due studi che sostengono l’identità urbinate della Gioconda, legano il dipinto di Leonardo al Montefeltro, percorrono due linee parallele e separate.

Il primo sentiero di indagine è sui documenti: a percorrerlo è stato lo storico romano Roberto Zapperi che, partendo dalla testimonianza di un chierico francese, ha ricostruito all’inverso la storia del dipinto.
Secondo le ricostruzioni di Zapperi, riunite nel volume edito nel 2012 “Monna Lisa addio“, Leonardo da Vinci avrebbe portato con sé il dipinto della Monna Lisa in Francia nel castello di Clos-Lucè, dove Antonio De Beatis lo vide 10 ottobre 1517  descrivendolo nel suo diario come realizzato per il “magnifico Iuliano de’ Medici”, morto da un anno. Accertato il rapporto tra Giuliano, il quadro e Leonardo, il secondo passo si compie nelle stanze sotterranee del fondo antico della biblioteca umanistica dell’università di Urbino.

Un codice manoscritto del diciottesimo secolo raccoglie  le testimonianze degli uomini illustri del territorio e, nella copia dell’istrumento di Santa Maria di Pian del Mercato (il registro che annoverava tutti i bambini esposti di Urbino), spunta il nome di Pasqualino, “uno mamolo” abbandonato la sera del sabato Santo  del 1511  che  poi fu riconosciuto come figlio illegittimo di Giuliano de’ Medici e donna Pacifica Brandani (morta durante il parto).

Pasqualino si trasferì alla corte romana e medicea di papa Leone X e, secondo le teorie di Zapperi,  fu proprio Giuliano de’ Medici a chiedere a Leonardo di dipingere il volto della madre “ideale” di Pasqualino, che  desiderava solo sapere dove fosse la sua mamma.
Nell’ultimo passaggio, il codice svela anche le sorti del piccolo  abbandonato:

Questo è al presente donno Ippolito Medici, reconosciuto per figliolo legittimo del magnifico Giuliano Medici e di madonna Pacifica de Giovanni Antonio Brandani, il primo di Fiorenza, che Dio li dia bona ventura.

La seconda teoria a sostegno di donna Pacifica è quella di tipo paesaggistico e artistico: Olivia Nesci è una docente di geomorfologia dell’università di Urbino mentre Rosetta Borchia è una naturalista e un’artista. Loro stesse si definiscono “cacciatrici di paesaggi“, le due ricercatrici hanno rintracciato nel paesaggio alle spalle della Gioconda molte corrispondenze con gli scorci del Montefeltro.

In particolare, la loro teoria afferma che Leonardo avrebbe racchiuso nella tela diverse parti della zona ora divisa tra Romagna e Marche con una tecnica di compressione. Le loro scoperte sono state raccolte nel volume  dal titolo Codice P, atlante illustrato del reale paesaggio della Gioconda, pubblicato lo scorso novembre.

Nel corso della conferenza interverranno anche la docente di storia dell’arte Silvia Cuppini, la soprintendente Maria Rosaria Valazzi, l’assessore alla cultura, beni culturali e pari opportunità del comune, Lucia Pretelli e la docente di storia dell’università di Urbino, Anna Falcioni.

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