il Ducato » pubblica amministrazione http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » pubblica amministrazione http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Spending review delle partecipate, A Urbino passeranno da 5 a 4 http://ifg.uniurb.it/2015/03/31/senza-categoria/altro-che-spending-review-urbino-e-fermignano-si-tengono-le-loro-societa/69576/ http://ifg.uniurb.it/2015/03/31/senza-categoria/altro-che-spending-review-urbino-e-fermignano-si-tengono-le-loro-societa/69576/#comments Tue, 31 Mar 2015 16:23:21 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=69576 urbino-soleURBINO – Le partecipate del Comune di Urbino passano da cinque a quattro, e il sindaco Maurizio Gambini incaricherà un membro della giunta di analizzare i conti e le spese di queste società. Fermignano invece si tiene le proprie azioni, anche perché il margine di manovra appariva assai limitato. Sono queste le decisioni prese delle due amministrazioni per  adeguarsi alle direttive del Piano Cottarelli, che prevede un pacchetto di interventi per gli enti locali, chiamati a ridurre il numero e soprattutto i costi delle società a partecipazione pubblica.

Entrambe le amministrazioni hanno però deciso di limitare al minimo la spending review, concedendosi la possibilità di valutare con più attenzione il da farsi. “Dobbiamo capire bene cosa succede dentro queste società determinanti per il bilancio – ha detto il sindaco di Urbino – Incaricherò un membro della giunta di occuparsi della questione”.

La razionalizzazione è una prima applicazione del cosidetto Piano Cottarelli, ideato nel 2014 dall’ex commissario alla spending review, il cui obiettivo è quello di tagliare in maniera decisa la spesa pubblica. Circa 300 miliardi di risparmio dovrebbero arrivare dai tagli imposti ai vari enti locali.

Più facile a dirsi che a farsi.  Il decreto che imponeva la revisone dei conti, infatti, risale al 25 gennaio e, fa notare Gambini, “in soli due mesi è estremamente difficile fare una analisi puntuale sui bilanci e sugli sprechi di queste aziende”. Il Comune, quindi, pur rispettando la scadenza del 31 marzo, ha mandato alla Corte dei Conti solo le linee guida delle razionalizzazioni. Agli enti proprietari che rispetteranno questo termine sarà però data la possibilità di sfruttare le agevolazioni fiscali (esenzioni Ires e Irap) messe in campo dalla manovra 2014 per le alienazioni di quote. Purché ci siano.

Il comune di Fermignano, ad esempio, possiede quote in due sole società, Marche Multiservizi e Megas.Net. Nella prima partecipa con lo 0,88% del capitale e vendendo tali quote la giunta si ritroverebbe un tesoretto di circa 800mila euro. Il sindaco Cancellieri, che avrebbe voluto usare quei soldi per ristrutturare piazza Garibaldi e “restituirla finalmente ai cittadini” (sostituendo l’asfalto con il pavè e vietando l’accesso alle auto, ndr), ha però dovuto scartare l’ipotesi in quanto, per statuto, almeno il 49% di Marche Multiservizi deve rimanere pubblica. Dopo le cessioni degli anni scorsi di parte delle quote possedute dalla Provincia e dai comuni di Pesaro e Urbino, tale soglia è già stata praticamente raggiunta. Anche il 5,64% di Megas.Net in mano al Comune è destinato a rimanere tale: l’amministrazione non ha nemmeno stimato il valore delle azioni, non vuole vendere e aspetterà la relazione della Corte dei conti per decidere se cambiare idea.

Diverso è il caso di Urbino. “Sono cinque le società in cui partecipiamo, alcune controllate, altre no”, sostiene Gambini. “Ne vogliamo mantenere quattro – aggiunge – anche se dobbiamo razionalizzare i conti interni”. A essere sacrificata sarà la Convention Bureau Terre Ducali, consorzio nato per promuovere il turismo congressuale e d’affari, tramite la cessione dell’1,14% di capitale posseduto dall’ente comunale. Si punterà invece alla razionalizzazione dei costi e non alla vendita delle quote per tutte le altre, cioè Ami (di proprietà del Comune al 42,19%), Megas.Net (18,39%), Marche Multiservizi (1,52%) e Urbino servizi (100%). “Si tratta infatti di imprese che forniscono servizi essenziali per il cittadino – fa notare il segretario del Pd di Urbino Federico Scaramucci – e cedere quote significherebbe perdere potere contrattuale con i vertici delle stesse, come accaduto l’anno scorso con Marche Multiservizi”.

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Rassegna stampa – 7/04/2014 http://ifg.uniurb.it/2014/04/07/radio-ducato/rassegna-stampa-7042014/60870/ http://ifg.uniurb.it/2014/04/07/radio-ducato/rassegna-stampa-7042014/60870/#comments Mon, 07 Apr 2014 09:05:34 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=60870 [continua a leggere]]]> Ascolta la rassegna stampa del 7 aprile 2014

In studio Tommaso Cherici

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“I cittadini chiedono, lo Stato non risponde”: rapporto sull’accesso all’informazione in Italia http://ifg.uniurb.it/2013/04/30/ducato-online/i-cittadini-chiedono-lo-stato-non-risponde-rapporto-sullaccesso-allinformazione-in-italia/45052/ http://ifg.uniurb.it/2013/04/30/ducato-online/i-cittadini-chiedono-lo-stato-non-risponde-rapporto-sullaccesso-allinformazione-in-italia/45052/#comments Tue, 30 Apr 2013 19:51:24 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=45052 LEGGI E GUARDA Yoani Sanchez contestata LEGGI Formazione per giornalisti: per l'Odg le aziende pagheranno anche per i non dipendenti LEGGI Articolo 36: testata salva-precari LEGGI Non è un paese per freelance]]>

Si chiama “The silent state” ed è il primo rapporto sullo stato dell’accesso all’informazione in Italia. Presentato lo scorso 25 aprile al Festival internazionale del giornalismo di Perugia, lo studio – realizzato (in inglese) dall’associazione Diritto di sapere - raccoglie i dati della prima rilevazione sul campo mai effettuata in Italia della capacità di cittadini e media di richiedere e ottenere informazioni da Comuni, Regioni, Ministeri e altre istituzioni pubbliche. Lo scopo del rapporto è mettere l’Italia a confronto con altri Paesi in cui sono in vigore leggi come il Freedom of information act (Foia).

Base del rapporto sono state 300 richieste di accesso agli atti della pubblica amministrazione inviate, tra il gennaio e il marzo 2013, da 33 persone a più di 100 enti e pubbliche autorità.  I risultati, sintetizzati nello slogan “I cittadini chiedono, lo Stato non risponde” sono allarmanti. Nel 73% dei casi le richieste di dati e informazioni -avanzate sulla base della legge italiana che regola l’accesso agli atti (numero 241 del 7 agosto 1990) – non sono soddisfatte e il 65% di queste non ha nemmeno ricevuto risposta entro i 30 giorni previsti dalla legge. Per quanto riguarda invece le risposte ottenute, solo nel 13% dei casi queste sono state valutate come “pienamente soddisfacenti”.

Il rapporto evidenza anche come il nuovo “Decreto Trasparenza”, in vigore dallo scorso 20 aprile e definito da alcuni il “Foia italiano”, non possa assolutamente essere considerato tale poiché – si legge nel rapporto – “prescrive solo misure per la comunicazione proattiva, lasciando intatta la regolamentazione corrente per l’accesso ai dati”.

SCHEDA Cos’è il Foia e cosa abbiamo in Italia di L. PELLEGRINI

Per tutti i cittadini e giornalisti italiani dovrebbe essere più semplice esercitare il proprio diritto di accesso il cui livello di applicazione è stato finora bassissimo: appena il 27%. Causa di questo dato, oltre alla mancanza di trasparenza e alle reticenze delle pubbliche amministrazioni, anche la scarsa abitudine di giornalisti e cittadini a far valere i propri diritti e, soprattutto, a usare i canali “legali” per ottenere informazioni.

In Italia, infatti, se sei un giornalista, o un semplice cittadino, e vuoi conoscere i dettagli delle spese per la ristrutturazione dell’ospedale della tua città o della modernizzazione della scuola che frequenta tuo figlio, invece di presentare una richiesta di accesso, generalmente, porti una scatola di cioccolatini all’impiegato di turno. Vanificando così il principio stesso su cui si fonda il diritto di accesso all’informazione: quello che le istituzioni rappresentano i cittadini e sono finanziate con i soldi dei contribuenti. I cittadini hanno perciò il diritto di conoscere come viene usato il potere che delegano e come viene speso il denaro che gli affidano.

Per sensibilizzare e aiutare giornalisti e cittadini nell’esercizio dei propri diritti l’associazione Diritto di sapere ha presentato, inoltre, la seconda edizione del manuale LegalLeaks. “Guida rapida all’accesso per cittadini e giornalisti indaffarati”, il manuale vuole essere un prontuario chiaro e dettagliato per chiunque voglia avanzare una richiesta alla pubblica amministrazione. Come redigerla, a chi inviarla, quanto aspettare, come fare ricorso: sono solo alcune delle domande a cui il manuale – disponibile gratuitamente nel sito dell’associazione (scarica il pdf) – risponde.

 

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Urbino2020, “volere è potere”: eccellenze e buone pratiche incontrano la città ducale http://ifg.uniurb.it/2013/04/06/ducato-online/urbino2020-volere-e-potere-eccellenze-e-buone-pratiche-incontrano-la-citta-ducale/41467/ http://ifg.uniurb.it/2013/04/06/ducato-online/urbino2020-volere-e-potere-eccellenze-e-buone-pratiche-incontrano-la-citta-ducale/41467/#comments Sat, 06 Apr 2013 22:08:21 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=41467

Stefano Epifani, docente università Carlo Bo

URBINO - Piergiorgio Iacobelli, giovane imprenditore, a Jesi ha realizzato il primo incubatore di imprese nelle Marche; Carlo Renzi (Carlo, non Matteo Renzi, il cui intervento tanto atteso alla fine non c’è stato) di Pesaro, laureato alla Bocconi di Milano, stufo di un lavoro alienante, qualche anno fa ha deciso di mettersi ‘in proprio’: oggi fa geo-marketing e insieme ad altre sessantuno persone (erano partiti in due), tutte under 30 e per l’80% donne, aiuta le aziende a trovare clienti in Italia e all’estero.

Solo sono due delle molte eccellenze che sabato mattina hanno portato la loro testimonianza al primo appuntamento di Urbino2020 sul palcoscenico del Teatro Sanzio, il progetto di alcuni giovani urbinati per portare innovazione, idee e un cambio di mentalità che guardi al futuro nel territorio. Attraverso la partecipazione dei cittadini (presenti oltre trecento persone) e una maggiore apertura della pubblica amministrazione al dialogo e alle proposte che vengono dal basso.

L’obiettivo dell’evento era proprio quello di risvegliare Urbino, di darle una spinta, sia per la candidatura a capitale europea della cultura del 2019, sia per il futuro. Ma anche quello di portare all’attenzione degli urbinati quelle ‘buone pratiche’ perseguibili anche nella città ducale.

Cinque minuti per intervento. Il timer sullo schermo che ‘suona’ lo scadere del tempo. C’è anche Enrico Loccioni, di Ancona, che ha fatto del fiume Esino una realtà imprenditoriale seguendo semplicemente la sua passione: l’amore per la natura e per la sua terra.

E c’è anche Mario Mariani, il musicista e compositore pesarese noto aver vissuto un mese nella grotta dei Prosciutti, sulla cima del monte Nerone, a Piobbico, in un periodo buio della sua carriera. Intervento bizzarro e originale il suo, fatto di musica e parole, accolto con entusiasmo dal pubblico, a dimostrazione che i cittadini di Urbino “vogliono testimonianze, passione e non chiacchiere” ha detto una cittadina.

Sul versante amministrativo si è parlato soprattutto di due idee chiave: l’apertura degli eletti all‘innovazione tecnologica e alle istanze che arrivano dal basso. Anche qui, testimonianze di alto livello che potrebbero essere ripetute a Urbino. Di ‘Open Municipio’ – lo stato economico-finanziario degli amministratori sul web e la possibilità per i cittadini di interagire virtualmente con gli eletti – si è parlato con il sindaco di Senigallia, Maurizio Mangialardi; di innovazione tecnologica nella pubblica amministrazione con Stefano Epifani, docente universitario; di raccolta differenziata porta a porta con Emanuele de Angeli, consigliere del comune; di metodo partecipato tra amministrazione e cittadino, con Paolo Polidori, docente e membro dell’associazione Insieme per Urbino.

Sul palco anche gli studenti, come Antonio Astolfi, che con emozione ha esordito: “Dopo quattro anni che sono qui è la prima volta che uno studente parla come cittadino di Urbino” e Piergiuseppe Gaballo per il quale “gli studenti sono gli urbinati del futuro”.

Paolo Ceccarelli, docente universitario alla Carlo Bo, ha proposto di portare le nuove idee di Urbino 2020 nel Piano Strategico Comunale che dovrebbe essere approvato entro l’estate 2013, “un documento politico-tecnico che valuta lo status quo, le possibilità future e fissa delle linee di indirizzo per la città”.

Non sono mancate le ‘note stonate’, che già scorrevano nei video proiettati sullo schermo di tanto in tanto con la vox populi degli urbinati. “Uscendo a Urbino ci si sente soli, preferisco uscire a San Angelo in Vado, almeno lì trovo amici” ha raccontato Piero Sestili, consigliere comunale e docente universitario, riportando le amare parole di un amico. Urbino 2020, nell’intento degli organizzatori, serve anche a questo: a dare speranza. Basta “crederci e cambiare prospettiva”, come suggerito da Carlo Renzi e chiedersi: “Questo è realmente un ostacolo o è un alibi che posso superare?”.

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Debiti della Pubblica Amministrazione: per le aziende della provincia la colpa è del Patto di stabilità http://ifg.uniurb.it/2013/04/05/ducato-online/debiti-della-pubblica-amministrazione-per-le-aziende-della-provincia-la-colpa-e-del-patto-di-stabilita/41278/ http://ifg.uniurb.it/2013/04/05/ducato-online/debiti-della-pubblica-amministrazione-per-le-aziende-della-provincia-la-colpa-e-del-patto-di-stabilita/41278/#comments Fri, 05 Apr 2013 16:43:10 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=41278

Una fabbrica di Fermignano

URBINO – La Carli 1979 Srl di Piobbico ha aspettato un anno prima di essere pagata dal comune di Arezzo. Le spettava oltre un milione di euro per un’opera di restauro. Nel frattempo i dipendenti sono in cassa integrazione.

La Nuova Cooperativa Selciatori di Pesaro realizza strade in tutto il centro Italia e aspetta 160.000 euro dal 2007. È in credito con un Comune italiano per alcuni lavori realizzati fuori bando e i dipendenti sono passati da 20 a 12, tutti in cassa integrazione. Per sopravvivere l’azienda ha dovuto bloccare i debiti con i creditori per evitare il fallimento: la cosiddetta procedura del concordato preventivo. Quest’inverno la società è stata ferma per tre mesi: il lavoro non si trova e quando capita di poter lavorare, è solo per commesse di pochi giorni per 2-3.000 euro e vengono pagati sempre dopo il tempo stabilito dal contratto.

Due storie di piccole imprese marchigiane che come molte altre fanno sempre più difficoltà a gestire la mancanza di liquidità provocata dalla crisi e aggravata dai mancati pagamenti della Pubblica Amministrazione. Proprio in queste settimane il Governo sta preparando un decreto per sbloccare 40 miliardi di euro destinati alle imprese creditrici dello Stato e degli enti locali.

Secondo l’Osservatorio Cerved nel 2012 i fallimenti nelle Marche sono aumentati del 7,7%. Pagate anche con 18-20 mesi di ritardo, a soffrire di più sono le imprese edili, che al 90% lavorano con appalti pubblici, seguono quelle della subfornitura e dei servizi (15 nella Provincia).

Secondo un’elaborazione Unioncamere sui dati del ministero dell’Interno la provincia di Pesaro e Urbino ha residui passivi, ovvero spese previste ma non ancora effettuate per 48 milioni di euro. Di questi, riferisce la Cna di Pesaro, più di 18 milioni sono destinati alle piccole e medie imprese, debito attutito solo in parte nel settembre 2012 da uno stanziamento regionale di 22 milioni di euro.

“La causa principale del debito delle Pa è il vincolo del patto di stabilità – afferma Giuseppe Lorenzi, funzionario della Cgil di Pesaro – perché i comuni hanno soldi in cassa ma non possono spenderli per mantenere sotto controllo il debito pubblico italiano”.
A questo si aggiunge una burocrazia eccessiva che allunga i tempi e provoca ulteriore ritardo. Se le imprese non vengono pagate non possono a loro volta pagare gli stipendi, i contributi ai dipendenti e i materiali ai fornitori: così la crisi si estende a macchia d’olio.

“Molte ditte usano il capitale patrimoniale per andare avanti. Attingono ai risparmi, ma alla fine quasi tutte licenziano o ricorrono agli ammortizzatori sociali”. Ad esempio la Pica di Pesaro, società edile, è passata da 400 dipendenti a 180 negli ultimi 5 anni. Sotto concordato sono la Lancia costruzioni di Pergola, la Icor Dorica di Apecchio e la Mulazzani Italino Spa di Pesaro.

“Prima si poteva lavorare con i comuni sotto i 5.000 abitanti e qualcosa si guadagnava – sostiene Senny Materni, nell’amministrazione dell’azienda Carli 1979 Srl – ma da quando anche loro sono vincolati dal nuovo patto di stabilità non si lavora proprio più”. A peggiorare la situazione è stata anche la direttiva 2011/7 dell’Unione Europea, che dal primo gennaio 2013 obbliga gli enti pubblici a pagare per beni e servizi entro 30 giorni dall’emissione della fattura.

Per Romina Barulli, responsabile amministrativo della Nuova Cooperativa Selciatori “oltre che contraddire il patto di stabilità, questa norma impedisce alle imprese di emettere fatture, poi detraibili dalle tasse.  Molti comuni ci fanno il contratto ma ci avvisano già prima che non pagheranno”.

La perdita di liquidità provoca sfiducia anche nelle banche, che non prestano più soldi e in alcuni casi hanno anche ritirato i fidi che tutelano il cliente quando il conto va in passivo.
“La situazione è tragica, siamo bloccati, non possiamo andare avanti e non basta un decreto, bisogna sbloccare il patto di stabilità e sostenere le imprese – afferma Barulli – il rigore da solo non funziona, è necessario fare degli investimenti”.

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Innovazione e pubblica amministrazione, la sfida di Urbino è diventare Smart City http://ifg.uniurb.it/2013/04/05/ducato-online/innovazione-e-pubblica-amministrazione-la-sfida-di-urbino-e-diventare-smart-city/41241/ http://ifg.uniurb.it/2013/04/05/ducato-online/innovazione-e-pubblica-amministrazione-la-sfida-di-urbino-e-diventare-smart-city/41241/#comments Fri, 05 Apr 2013 15:38:10 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=41241 URBINO – La sfida è quella di diventare smart city (una città sveglia, intelligente’) per una pubblica amministrazione ai tempi di internet e dei servizi telematici, nel  rapporto tra cittadini e imprese. Di questo si parlerà nel secondo convegno internazionale Eiburs- Taips di giovedì 18 e venerdì 19 aprile nel Dipartimento di Economia Società e Politica di palazzo Battiferri.

“Urbino per due giorni diventerà la capitale delle innovazioni tecnologiche utili alle istituzioni – ha detto Antonello Zanfei, docente di economia industriale e coordinatore del progetto Technology Adoption and Innovation in Public service (Taips) – l’Università urbinate è il leader di un importante progetto finanziato dalla Banca Europea degli Investimenti sullo sviluppo dei servizi pubblici in rete nel vecchio continente”.

Trenta tra economisti, ricercatori, esperti di innovazione e diffusione delle informazioni e rappresentanti della Banca Europea degli Investimenti interverranno all’incontro “Innovation in the public sector and the development of e-service” organizzato dall’Università di Urbino.

Da due anni il gruppo di lavoro coordinato dal professore Zanfei si avvale della collaborazione di esperti Istat, del Ministero dello sviluppo economico e di altre università italiane. Le loro ricerche hanno evidenziato che l’Italia è fanalino di coda rispetto alla media dei paesi europei per quanto riguarda le principali categorie di servizi pubblici elettronici: la diffusione dei sistemi informatizzati, la sanità in rete e i sistemi di trasporto intelligenti sono molto al di sotto della media europea.

I dati raccolti dal gruppo Taips consentono di confrontare il grado di sviluppo dei servizi in rete nelle diverse regioni italiane. Le Marche in questa speciale classifica stilata in base a quattro fattori ( servizi in rete per la salute, formazione, pubblica amministrazione e trasporto intelligente) si colloca a metà, al di sopra della Lombardia, regione decantata spesso per la sua efficienza e innovazione.

“La sfida anche per Urbino – continua Zanfei- è quella di diventare ‘Smart City‘ ovvero riuscire a mettere insieme l’impiego delle nuove tecnologie con la valorizzazione del suo enorme patrimonio culturale, storico e scientifico”.

Tra i partecipanti  nomi illustri del panorama europeo come Antony Arundel del Merit di Maastricht e Ian Miles della Manchester Business School, funzionari della Commissione Europea, dell’Ocse che si confronteranno sul tema della trasparenza e della circolazione delle informazioni con il gruppo di ricerca composto da docenti e ricercatori dell’Università di Urbino, Mario Pianta, Davide Arduini, Alessandra Cepparulo, Paolo Seri e Antonello Zanfei.  Quest’ultimo aprirà l’incontro dopo i saluti del Prorettore Giancarlo Ferrero e il direttore del Desp Ilario Favaretto, concentrando il suo intervento sul modo in cui le tecnologie dell’informazione stanno cambiando il ruolo della pubblica amministrazione nel mondo dell’economia.

 

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Cos’è il decreto trasparenza e perché non è un Foia / LA SCHEDA http://ifg.uniurb.it/2013/02/20/ducato-online/cose-il-decreto-trasparenza-e-perche-non-e-un-foia-la-scheda/35464/ http://ifg.uniurb.it/2013/02/20/ducato-online/cose-il-decreto-trasparenza-e-perche-non-e-un-foia-la-scheda/35464/#comments Wed, 20 Feb 2013 17:54:17 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=35464 [continua a leggere]]]>

Mario Monti

Lo scorso 15 febbraio il decreto trasparenza ha passato l’esame del Consiglio dei ministri. Il provvedimento sul riordino della disciplina in materia di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni è stato definito dal governo Monti un Freedom of information act (Foia – Legge sulla libertà d’informazione) italiano. Questa dichiarazione ha scatenato le critiche delle associazioni che si occupano di diritti digitali.  Secondo gli attivisti il provvedimento italiano non sarebbe un Foia perché il diritto d’accesso ai dati delle PA, previsto dal decreto, è limitato a quelli che già dovrebbero essere accessibili per legge. 

Ma cos’è un Foia? Il Freedom of Information Act è una legge statunitense sulla libertà di informazione, emanata nel 1966 ma che recentemente ha avuto un nuovo impulso grazie al presidente Obama. Questa legge consente a chiunque di conoscere e valutare l’operato del Governo federale attraverso l’accesso totale o parziale ai dati delle amministrazioni pubbliche. Norme che garantiscono una maggiore trasparenza e che, allo stesso tempo, rinvigoriscono la libertà di stampa.

Il ritardo italiano in materia di trasparenza è attribuito da alcuni addetti ai lavori a una certa reticenza nel divulgare il patrimonio informativo che circola nelle stanze dei bottoni. C’è anche un altro problema: trovare un giusto bilanciamento tra il diritto all’informazione e quello alla riservatezza. A tal proposito Ernesto Belisario, avvocato esperto in diritto amministrativo e delle nuove tecnologie, ricorda, parafrasandolo, il parere espresso nel 2010 dal Garante della privacy canadese risolto proprio alle amministrazioni: “In tema di trasparenza non utilizzate la privacy come scusa”.

LE NOVITÀ DEL DECRETO TRASPARENZA

Il diritto d’accesso civico. Il diritto di accesso civico, sancito dall’articolo 5 del decreto trasparenza, è un istituto che consente di richiedere, senza addurre motivazioni specifiche, documenti che dovrebbero già essere pubblicati per legge. Cosa cambia rispetto al passato? Questo nuovo strumento dovrebbe rendere effettivo il diritto alla conoscenza degli atti.

Verso gli open data. All’articolo 7 del decreto  si legge che i documenti, le informazioni e i dati oggetto di pubblicazione obbligatoria devono essere pubblicati in formato aperto. Cosa sono gli open data? Si tratta di dati, organizzati e indicizzati per essere facilmente fruibili, accessibili a tutti. L’unica restrizione al loro riutilizzo è, in alcuni casi, l’obbligo di citazione della fonte.

Informazione e riservatezza. Nel decreto trasparenza sono state introdotte alcune modifiche, su parere del Garante della privacy: viene espressamente esclusa la pubblicazione di dati identificativi delle persone fisiche che beneficiano di sussidi e ausili finanziari, se da questi si possono ricavare informazioni relative allo stato di salute o alla situazione di disagio economico-sociale degli interessati. Inoltre, su richiesta delle Regioni, verranno pubblicati, tra gli altri, i dati riguardanti: le situazioni patrimoniali di politici, e parenti entro il secondo grado; gli atti dei procedimenti di approvazione dei piani regolatori e delle varianti urbanistiche; quelli, in materia sanitaria, relativi alle nomine dei direttori generali e gli accreditamenti delle strutture cliniche.casi, l’obbligo di citare la fonte.

I PROBLEMI

Il sito Foia.it

Le critiche al Foia del governo. Negli ultimi mesi, in Rete si è sviluppato un movimento per l’adozione di un Freedom of information act nel nostro Paese: con Foia.it giornalisti, professori ed esperti come Giovanni Sartori, Roberto Natale, Pietro Ichino, Guido Scorza, Vittorio Roidi e Raffaele Fiengo si battono proprio per questo (per la trasparenza: alcuni dei nomi qui elencati hanno insegnato alla scuola di giornalismo di Urbino).

Va anche a loro il merito degli elementi innovativi del decreto. Ma alcune perplessità restano: “Il provvedimento – spiega Ernesto Belisario – rappresenta un grande passo avanti in tema di accesso ai dati, ma il decreto appena approvato ha abrogato le precedenti disposizioni e ancora non sappiamo come sia stato inserito all’interno del Testo Unico. Così si crea un un’assenza di trasparenza legalizzata”.

La trasparenza italiana: questione (anche) di soldi. Realizzare un Foia italiano è complesso e ha un suo prezzo. “In Italia il costo della corruzione – afferma Ernesto Belisario – si aggira intorno ai 60 miliardi di euro (Corte dei conti), cioè più di mille euro a cittadino, mentre quello del Foia statunitense è di 5 di soli dollari”. Se anche noi lo adottassimo il ritorno economico sarebbe considerevole e potrebbe convincere molti investitori esteri a puntare sul nostro Paese.

C’è anche un aspetto tecnico-organizzativo che coinvolge il problema della copertura finanziaria del progetto. In Italia, su un totale di 8101 Comuni, 5787 sono sotto i 5000 abitanti. La scarsità di fondi per tecnologia e formazione e un organico ridotto rischiano di diventare degli ostacoli insostenibili per gli enti locali.

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