il Ducato » qr code http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » qr code http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it I segreti di Urbino racchiusi in trenta codici a barre: l’idea degli studenti dell’Isia http://ifg.uniurb.it/2015/05/06/ducato-online/i-segreti-di-urbino-racchiusi-in-trenta-codici-a-barre-lidea-degli-studenti-dellisia/73636/ http://ifg.uniurb.it/2015/05/06/ducato-online/i-segreti-di-urbino-racchiusi-in-trenta-codici-a-barre-lidea-degli-studenti-dellisia/73636/#comments Wed, 06 May 2015 13:09:52 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=73636 URBINO – Chi lo avrebbe mai detto che Via dei Debitori avesse davvero a che fare con un giro di debiti? Eppure quella strada era proprio la preferita dagli urbinati con qualche conto da saldare: sceglieva il “giro lungo” chi per arrivare in centro non voleva passare per via Mazzini, abitata dalle persone benestanti, di solito creditori.

Via Barocci invece era famosa per i suoi orologi, tanto apprezzati da finire nella corte reale a Vienna. Attraversando Piazza Rinascimento si scopre poi che, dove ora passeggiano i turisti, un tempo i cavalieri giocavano a fare la lotta con i gatti: un tipo di “duello” nato in occasione del matrimonio di Guidobaldo, figlio di Federico, con Elisabetta Gonzaga. La vittoria sul temibile sfidante sarebbe valsa dieci monete d’oro.

A volte i racconti più interessanti non si trovano sui libri di storia. In questo caso sono a portata di cellulare. Con il progetto “Imprint Urbino” quattro studenti dell’Isia (Alessandra Smiderle, Giovanni Murolo, Augustina Cocco Canuda e Cecilia Negri) sono riusciti a memorizzare in trenta Qr Code gli aneddoti più curiosi legati alla città, da oggi e per due settimane consultabili tramite il proprio smartphone.

Il Qr Code è un codice a barre bidimensionale che al suo interno riesce a “nascondere” testi da più di 4mila caratteri. È quella piccola immagine in bianco e nero che spesso troviamo nelle etichette dei prodotti o nelle carte d’imbarco che presentiamo al gate dell’aeroporto. La quantità di dati che riesce a contenere ha fatto di questo quadratino lo strumento ideale per trasmettere informazioni senza spreco di carta.

I quattro studenti del corso di Comunicazione e design per l’editoria hanno pensato, ad esempio, di infilarci dentro delle storie. Ma non dei racconti qualsiasi: fatti e curiosità appartenenti al passato di Urbino, che pochi conoscono, e legati a precisi luoghi della città. Se li sono fatti narrare dai cittadini, dagli assessori comunali, dai residenti più anziani. E poi li hanno fatti entrare in trenta Qr code rossi, che da oggi tappezzeranno mura e monumenti in giro per la città.

Per decifrare i trenta codici a barre sparsi per Urbino (la mappa si può consultare su questa pagina) basterà avere con sé uno smartphone e scaricare un lettore di Qr Code. Scansionando il codice si verrà automaticamente indirizzati al sito internet www.imprinturbino.tk (navigabile solo da dispositivi mobili), dove sono contenute le storie.

Ma il gioco non finisce con la lettura della storia. In fondo ad ogni racconto gli studenti dell’Isia hanno pensato di chiedere ai visitatori un aneddoto tutto loro. Perché nel ricostruire la vita di una città un po’ di partecipazione non guasta. Così, se in via Bramante qualcuno ha dato il suo primo bacio, o se a piazza San Francesco è legato un fatto storico che ancora nessuno conosce, non si deve fare altro che aggiungerlo. “Anonimato assicurato”, dicono i ragazzi.

Quella che sembra una semplice caccia al tesoro, è un tentativo intelligente di creare una più profonda memoria collettiva, di dare al presente un nuovo passato.

I ragazzi stanno inoltre lavorando a un evento in cui poter “restituire” le storie alla città: in quell’occasione gli aneddoti digitali si “materializzeranno” su tanti scontrini di carta e chiunque potrà prendere il suo.

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Come si legge un QR-Code http://ifg.uniurb.it/2010/04/13/ducato-online/come-si-legge-un-qr-code/2416/ http://ifg.uniurb.it/2010/04/13/ducato-online/come-si-legge-un-qr-code/2416/#comments Tue, 13 Apr 2010 16:58:57 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=2416 [continua a leggere]]]> Un cellulare con fotocamera e un programma di lettura. Per scoprire il contenuto di un Qr-Code, basta inquadrarlo con l’obiettivo del telefonino e il suo contenuto apparirà sul display. Il cellulare, però, deve essere abilitato alla navigazione in rete e, per questo motivo, è uno strumento ancora costoso e di nicchia.

Molti cellulari di nuova generazione, come i Nokia o i Blackberry, hanno già al loro interno le applicazioni per leggere i codici. Per iPhone, Android o altri si possono scaricare dalla rete e istallare sul telefonino i software necessari. Come i.nigma, ma se si cerca con google se ne trovano tanti altri. Una volta installato il programma, non resta che inquadrare il Qr-Code e vedere il suo contenuto.

Altrettanto facile è creare un Qr-Code e tutti possono farlo. Per esempio, con www.quirify.com si può codificare un messaggio. Usando programmi come http://zxing.appspot.com/generator (o altri che si possono trovare digitando su google Qr-code generator) si può codificare l’indirizzo di una pagina web. (gt)

Guida alla rete:

Quirify

Qr-Code generator

I.nigma

Qr-Code

Un link dalla carta al digitale

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Un link dalla carta al digitale http://ifg.uniurb.it/2010/04/13/ducato-online/un-link-dalla-carta-al-digitale/2397/ http://ifg.uniurb.it/2010/04/13/ducato-online/un-link-dalla-carta-al-digitale/2397/#comments Tue, 13 Apr 2010 16:29:38 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=2397

Avete mai visto questo simbolo?

No? Allora è bene sapere che questo strano disegnino – conosciuto come codice QR – nei prossimi anni potrebbe apparire più o meno ovunque.

In Italia quasi nessuno li ha mai sentiti nominare. In Giappone invece si possono vedere nelle facciate dei grattacieli, la Pepsi in Danimarca li mette sul fondo delle lattine e qualche temerario all’avanguardia li ha impressi pure sulle tombe dei parenti. Attenzione: non si tratta dell’ennesima diavoleria per smanettoni ossessionati dalla tecnologia, ma di qualcosa che in certi casi può essere utile oltre che divertente. Si tratta di una specie di codici a barre a due dimensioni: basta fotografarli con un telefonino, dotato di un opportuno programma e collegato a internet, per avere accesso a qualunque tipo di contenuti.

Da qualche anno sono spuntati come funghi un po’ ovunque, al punto che nelle ultime settimane sono apparsi anche in giornali e riviste italiane. Colossi come la Gazzetta dello Sport prima, PanoramaMilano Finanza poi e ora anche Repubblica e L’espresso, hanno deciso di sperimentare i codici QR (sigla che sta per quick response, risposta rapida) per allungare la vita dei propri prodotti cartacei, da tempo in crisi di vendite.

L’innovazione è un modo per dare al lettore una serie di contenuti che non possono apparire nel giornale di carta, realizzando un vero e proprio quotidiano multimediale da acquistare in edicola.

“Proviamo a pensare alla notizia di un treno che deraglia e si schianta contro un edificio in un centro abitato”, spiega Alessio Sgherza, vicecaposervizio di Kataweb. “Sul quotidiano un fatto simile lo si può raccontare fin nei minimi particolari, ma nulla come un video dell’incidente in questo caso può soddisfare il bisogno di informazione del lettore. Le immagini possono essere meglio di mille parole”.

I codici QR sono stati inventati oltre 15 anni fa da Denso-Wave, una multinazionale giapponese. All’inizio erano impiegati nel settore automobilistico per identificare i pezzi dei veicoli. Poi hanno finito per accompagnare centinaia di prodotti, dalle t-shirt ai biglietti da visita.

A chi prende in mano un giornale recentemente sarà capitato di vedere in fondo ad alcuni articoli il simbolo quadrato. Fotografando questa specie di disegnino con uno smartphone dotato di connessione a internet e applicazione per leggere il codice (si installa in pochi minuti), è possibile accedere ad un universo multimediale di video, fotografie e suoni che fanno da approfondimento alla notizia.

“Così da mezzo statico la carta diventa dinamico”, spiega Elia Blei di Rcs Mediagroup. “E’ un modo per aumentare la diffusione dei contenuti. L’utente medio è un po’ pigro, ma con un tocco sul proprio iPhone può scoprire qualcosa che gli interessa sul serio”.

Il codice QR è un esempio di quella “realtà aumentata” di cui i media parlano da qualche tempo e con la quale ci si troverà a fare i conti in futuro. Ovvero un flusso di informazioni digitali destinato a seguire l’utente ovunque, in giro per la strada come davanti a un Caravaggio durante una mostra. In futuro probabilmente tutti faremo i conti con innovazioni del genere. D’altra parte se nei McDonald’s di Tokyo si trovano nelle confezioni di cheeseburger per conoscerne gli ingredienti, se Roberto Formigoni li ha usati sui manifesti della campagna elettorale, se Giovanni Rana li ha voluti sui pacchetti di tortellini al cioccolato, se Baci e Abbracci ci ha infarcito i cataloghi della propria linea di abbigliamento per giovani, vorrà pur dire che i codici QR servono a qualcosa. E che fanno girare quattrini, anche perché l’utilità commerciale di questi simboli è evidente: una volta fotografato il codice basta ad esempio far partire uno spot pubblicitario prima del video richiesto dall’utente.

Forse anche per questo motivo qualche giornale si limita a guardare il fenomeno da lontano. Marco Pratellesi del Corriere della Sera ne parla con distacco: “Non abbiamo mai parlato di introdurli in nessuna riunione. Per ora è solo una nicchia: staremo a vedere”. Anna Masera della Stampa spiega che il suo quotidiano ha altre priorità: “Sono cose che hanno uno scopo pubblicitario fortissimo. In futuro non escludiamo nulla, ma per il momento puntiamo a realizzare edizioni del giornale per qualsiasi piattaforma”. Poi aggiunge: “Se l’obiettivo è far vedere un contenuto multimediale pazzesco, allora questi codici ci possono stare. Ma molto spesso danno poco valore aggiunto e servono solo ad attirare pubblicità”.

Che si tratti di un prodotto destinato per ora a una nicchia di utenti è evidente. Non tutti hanno uno smartphone e soprattutto non tutti hanno il traffico internet incluso nel piano tariffario per accedere al web con il cellulare. Però è anche vero che i codici QR in Giappone e negli Stati Uniti hanno sfondato. “Nel 1997 – conclude Sgherza – anche internet era destinato a una cerchia di eletti. Poi abbiamo visto come sono andate le cose”.

Guida alla rete:

Quirify

Qr-Code generator

I.nigma

Qr-Code

Come si legge un QR-Code

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