il Ducato » rai http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » rai http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Cultura e divulgazione: la tv generalista ha perso la sfida http://ifg.uniurb.it/2015/04/26/ducato-online/i-programmi-culturali-sono-quelli-fatti-bene-le-sfide-dei-palinsesti-tv/72238/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/26/ducato-online/i-programmi-culturali-sono-quelli-fatti-bene-le-sfide-dei-palinsesti-tv/72238/#comments Sun, 26 Apr 2015 20:25:12 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=72238 RADIO Pubbliche e private]]> Foto tv 2FANO – La televisione durante gli anni ’50 ha insegnato l’italiano agli italiani, ha unificato il linguaggio di un popolo diviso. Dopo 60 anni ha ancora questo ruolo educativo e culturale? Nella terza giornata del Festival del giornalismo culturale si è parlato anche di questo.

La televisione mantiene un ruolo predominante nella dieta informativa italiana. Questo mezzo, proprio perché è il più fruito, ha il compito d’interrogarsi e di riflettere sul suo modo di fare cultura. Perché la cultura c’è, sul piccolo schermo, ma “in trasmissioni nascoste, curate da pochi canali di nicchia”, ha spiegato Piero Dorfles.

Molto simile l’opinione di Saverio Simonelli, di TV2000, secondo il quale i programmi di storia, arte, letteratura vengono marginalizzati in fasce orarie e in pochi canali specializzati. “Meglio così, visti gli effetti che ha la cultura quando entra nei programmi generalisti: si danno un tono culturale quando non c’entra nulla. La preoccupazione è quella di mostrarsi all’altezza”. Allora, la televisione promuove la cultura? “Come diceva Groucho Marx: “La televisione fa ottimo servizio alla cultura, perché ogni volta che qualcuno la accende io vado nell’altra stanza a leggere un libro”.

Nei canali Rai i telegiornali sono i momenti in cui si registrano il maggior numero di ascolti. Ma le informazioni che riceviamo sono notizie secche, dirette e non approfondite. Karima Moual, giornalista marocchina in Italia dal 1992, ha fatto l’esempio di come i tg parlino dell’immigrazione. “Si parla più dell’altro che con l’altro, c’è stata una progressiva depersonalizzazione. All’inizio erano uomini donne e bambini, poi persone e adesso sono barconi. Sappiamo che queste persone scappano dai loro Paesi di origine, ma chi ci ha mai mostrato le immagini dei Paesi da cui fuggono, quale giornalista ha raccontato le storie degli immigrati che intraprendono il viaggio della speranza, perché vedono l’Italia come un Paese di passaggio e non di destinazione?” Sono queste alcune delle questioni che Moual ha sollevato durante la tavola rotonda.

Seguendo quest’idea di giornalismo, Vittorio di Trapani ha aggiunto che “la televisione deve portarci dove non sappiamo, mostrarci le cose che non avremmo occasione di conoscere altrimenti”. Il cambiamento deve partire dai giovani giornalisti e ha proposto agli studenti delle scuole di giornalismo di analizzare, da qui al prossimo anno, la missione culturale dei programmi visti in tv.

La televisione ha un ampio pubblico, ma la cultura è poco presente e le trasmissioni si danno un tono alto senza approfondire i temi veramente culturali. Axel Fiacco ha portato l’esempio di una trasmissione fatta in occasione della Giornata del libro su Rai3: “Un fallimento. Se prima di quella trasmissione leggevano in pochi, adesso quelle persone che hanno visto la trasmissione non entreranno più nemmeno in una libreria”.

Alla conclusione della tavola rotonda tutti si sono trovati d’accordo con la giornalista di Radio Rai, Anna Longo: “I programmi culturali sono quelli fatti bene”.

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Rai e la cultura nel servizio pubblico: l’opinione degli spettatori del Festival a Fano http://ifg.uniurb.it/2015/04/26/ducato-online/rai-e-la-cultura-nel-servizio-pubblico-lopinione-degli-spettatori-del-festival-a-fano/72370/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/26/ducato-online/rai-e-la-cultura-nel-servizio-pubblico-lopinione-degli-spettatori-del-festival-a-fano/72370/#comments Sun, 26 Apr 2015 09:05:07 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=72370 FANO – Produttori e conduttori di programmi televisivi e radiofonici sono alla ricerca di nuove strade per fondere i piani e creare nuove forme di comunicazione dei contenuti, che non si limitino a incontrare il gusto di audience limitate. Abbiamo chiesto l’opinione del pubblico fuori dal Teatro della Fortuna per  sulla qualità del servizio pubblico e se le piattaforme private sono in grado di proporre dei palinsesti più adeguati alle esigenze degli spettatori.


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Camurri: “La televisione non deve formare le persone” VIDEO http://ifg.uniurb.it/2015/04/25/ducato-online/camurri-la-televisione-non-deve-formare-le-persone-video/72261/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/25/ducato-online/camurri-la-televisione-non-deve-formare-le-persone-video/72261/#comments Sat, 25 Apr 2015 21:34:21 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=72261 VIDEO Il giornalista e conduttore racconta ai microfoni del Ducato la sua esperienza di giornalismo culturale in televisione, citando alcuni grandi esempi della tv generalista: da Lucentini a Fruttero, fino ad arrivare a Zatterin, Soldati e Berselli]]> Edoardo Camurri, giornalista e conduttore Rai

Edoardo Camurri, giornalista e conduttore Rai

FANO – “La televisione non dovrebbe formare le persone, e infatti non le forma”. Edoardo Camurri, giornalista e conduttore Rai, non ama giri di parole. Intervistato ai microfoni del Ducato, il giornalista spiega il ruolo della televisione a margine del convegno “Dov’è la cultura oggi”, panel conclusivo della terza giornata del Festival del giornalismo di Urbino e Fano.

Molti gli argomenti trattati, con un occhio sempre rivolto alla cultura: dal programma “Viaggio nell’Italia che cambia” da lui condotto e tutt’ora in palinsesto su Rai Storia, alla tv generalista e al suo ruolo nella società, citando alcuni esempi di grandi maestri della Rai: dal duo Franco Lucentini e Carlo Fruttero a Ugo Zatterin, Mario Soldati ed Edmondo Berselli. Camurri ha raccolto oggi la loro eredità, raccontando con divertimento, stupore e anche un po’ di sregolatezza il nostro paese.

Intervista di Vincenzo Guarcello e Mauro Torresi
Foto di Libero Dolce e Mauro Torresi


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Di Trapani (Usigrai): “Nostra proposta: centro unico di produzione per le news Rai” http://ifg.uniurb.it/2015/04/25/ducato-online/di-trapani-usigrai-nostra-proposta-centro-unico-di-produzione-per-le-news-rai/72326/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/25/ducato-online/di-trapani-usigrai-nostra-proposta-centro-unico-di-produzione-per-le-news-rai/72326/#comments Sat, 25 Apr 2015 21:31:34 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=72326 STORIFY Il racconto social della terza giornata]]> FANO – “Trovo che la televisione sia molto educativa. Ogni volta che qualcuno l’accende, vado in un’altra stanza a leggere un libro”. È una delle freddure più celebri di Groucho Marx, e durante il panel “Dov’è la cultura oggi: la televisione” che oggi ha animato il Teatro della Fortuna di Fano, nell’ambito della terza giornata del Festival del giornalismo Culturale 2015, si è cercato di capire quanto la tv italiana sia effettivamente educativa e dove e come la cultura viene trasmessa.

Vittorio Di Trapani, oltre ad essere segretario generale dell’Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai, è prima ancora un giornalista lui stesso. Gli abbiamo chiesto quale compito assolve la cultura nel servizio pubblico.

“La cultura deve educare, deve servire a creare spirito critico. In tv non può essere intesa come un prodotto specifico, un prodotto a parte, relegato a programmi ad hoc. Tutti i prodotti devono avere funzione culturale, devono sviluppare lo spirito critico degli spettatori. Che non sono dei consumatori, almeno per il servizio pubblico, ma dei cittadini. Deve contribuire alla maturazione della democrazia e alla crescita culturale del Paese. Non per forza tramite trasmissioni dedicate, ma a partire dai telegiornali, dai grandi programmi di prima serata. Per arrivare alle nicchie delle reti secondarie”.

Sempre meno, ma la cultura passa anche per i telegiornali. È da un pezzo che si parla della riforma dei sistemi di informazione del servizio pubblico. Alla fine cambieranno davvero i telegiornali Rai?
“Cambieranno eccome. Il Consiglio di amministrazione ha approvato un progetto su proposta del direttore generale basato su due newsroom, che inglobino Tg1 e Tg2 la prima, Tg3, TgR e Rainews la seconda.  L’Usigrai ha proposto un proprio progetto di riforma che si chiama Rai Più, basato su un newsgathering unico, con una struttura unica di produzione. Questa proposta è stata sottoposta al voto di tutte le giornaliste e i giornalisti della Rai, che con un referendum si sono detti favorevoli alla nostra proposta. Ora ci sarà un confronto con l’azienda sulla nostra proposta di riforma, e siamo convinti che questa sia di maggior sviluppo per l’azienda. Specie su tre punti fondamentali: l’informazione di rete deve tornare sotto la titolarità dei telegiornali; lo sviluppo del web e della crossmedialità; la presenza sui territori, ovvero la copertura di tutti i territori in ogni singola regione ma anche la copertura all’estero, giacché il servizio pubblico deve raccontarlo meglio, e per farlo deve essere più presente nelle realtà internazionali”.

La proposta di Gubitosi non rischia di limitare il pluralismo dell’informazione?
“Ma a noi la proposta Gubitosi non piace perchè è una operazione meramente contabile, che non parte dal prodotto, quindi senza una idea di rilancio e sviluppo della Rai Servizio Pubblico. Il problema della sua proposta non è la riduzione del numero delle testate, ma l’obiettivo di ridurre l’informazione, il rischio grave di tagli che colpiscano la qualità del prodotto e non i veri sprechi. Poi dobbiamo intenderci su che cos’è il pluralismo. Non può e non deve essere una somma di parzialità. Anche la nostra proposta allora andrebbe a limitarlo, il pluralismo, con un newsgathering unico e con un unico direttore delle news. Deve essere pluralismo di racconto, di format, di linguaggi. Oggi pluralismo è raccontare tutte le diverse sfaccettature di una realtà. Immaginare che sia quello di 30 anni fa, per cui la Rai era tenuta a fare un tg democristiano, uno socialista e uno comunista è un residuato del secolo scorso. Oggi dobbiamo partire dal prodotto, che deve essere più ricco e più adatto al pubblico che cambia. Così da fare servizio pubblico proprio nella logica di capire qual è l’esigenza del nostro pubblico e rispondere a quell’esigenza”.

Da giornalista Rai, mi dà un esempio di giornalismo culturale da cui è rimasto favorevolmente colpito, di recente?
“Fare esempi è sempre difficile. Fare cultura significa scavare e andare in profondità. È tutto ciò che va a svelare i perché dei fatti che accadono, tutto ciò che racconta storie. Servendomi di un’espressione di Papa Francesco, fare cultura significa ‘andare a illuminare le periferie’. Quelle geografiche, quelle sociali, quelle economiche. Tutto ciò che non viene abbastanza raccontato: tutto ciò che è buio e il servizio pubblico illumina”.

Ma l’esempio non me l’ha dato.
“E allora, visto che insisti, te ne faccio due, di esempi: le inchieste fatte di recente per trovare finalmente, dopo 20 anni, la verità sull’omicidio di Ilaria Alpi e di Milan Hrovatin. E anche La neve la prima volta, il reportage di Valerio Cataldi realizzato per Tg2 Dossier con il patrocinio dell’UNHCR che racconta la storia di quattro migranti sopravvissuti al naufragio sulle coste di Lampedusa il 3 ottobre scorso”.

Versione modificata in data 26/04/2015, ore 10.00

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Raiuno sceglie il Montelfeltro, Easy driver a Urbino per tre giorni http://ifg.uniurb.it/2015/03/10/ducato-online/raiuno-sceglie-il-montelfeltro-easy-driver-a-urbino-per-tre-giorni/67622/ http://ifg.uniurb.it/2015/03/10/ducato-online/raiuno-sceglie-il-montelfeltro-easy-driver-a-urbino-per-tre-giorni/67622/#comments Tue, 10 Mar 2015 14:50:21 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=67622 URBINO – Cassonetti rimossi, niente auto in sosta e tavolini davanti a palazzo Ducale fino a venerdì. In città è arrivato Easy driver, il programma di Rai1 dedicato al mondo dei motori. Le conduttrici, ogni puntata alla guida di vetture diverse, raccontano quello che vedono dentro, ma anche fuori dal finestrino. Due troupe televisive sono arrivate a Urbino per tre giorni di riprese e si fermeranno nella zona del Montefeltro per circa una settimana.

La puntata andrà in onda il 18 aprile e oltre alla città del Duca vedrà protagoniste Urbania e Sant’Angelo in Vado. Sullo sfondo la bellezza della zona del Montefeltro, che le conduttrici Roberta Morise e Veronica Gatto percorreranno a bordo di una Porsche Cayenne e di una Kia Soul. Il viaggio comincerà da Urbino, da piazza Rinascimento e piazza del Duca Federico, dove nella mattinata di martedì sono state girate le prime scene. Poi le due auto seguiranno due percorsi diversi e si ritroveranno solo alla fine della puntata.

Altre scene sono state girate a piazza della Repubblica e in via Raffaello, mentre nel pomeriggio, tra le 16 e le 17, sarà la volta della fortezza Albornoz. “Per queste riprese potremmo servirci di un drone” – ha detto Massimiliano Arbuti, organizzatore di produzione Rai.

Il Comune di Urbino non ha ricevuto alcun compenso dalla Rai, come ha detto al Ducato Gabriele Cavalera, addetto stampa del Comune: “La città si è impegnata solamente a garantire l’ordine e la pulizia nelle strade. Si tratta di un’occasione per avere visibilità”.

Per permettere le riprese, il comune ha infatti disposto un’ordinanza che vieta la sosta alle auto, dalle 7.30 alle 13.00,  e ordina la rimozione di cassonetti, sedie e tavolini dei bar nelle vie interessate: in via dei Maceri, via Puccinotti, via Raffaello, piazza Duca Federico e piazza Rinascimento. Il divieto è valido anche per i veicoli autorizzati.

“Abbiamo avuto notizia ordinanza ieri. Senza i tavolini una piccola diminuzione degli incassi c’è, gli studenti si siedono fuori anche se è freddo – commenta il titolare del Caffè 400 – l’aspetto positivo è che la trasmissione porterà pubblicità per Urbino e quindi turisti”. “Con questa occasione si vede finalmente Urbino senza macchine parcheggiate – commenta il barista di Bar Raffaello – ed è bellissima”. Insomma, nessun problema se a guadagnarci è l’immagine della città.

 

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Arabo, cinese, francese e inglese. Radio1 ‘parla’ tutte le lingue del mondo http://ifg.uniurb.it/2015/01/21/ducato-online/radio1-parla-anche-arabo-e-cinese/63006/ http://ifg.uniurb.it/2015/01/21/ducato-online/radio1-parla-anche-arabo-e-cinese/63006/#comments Wed, 21 Jan 2015 10:44:29 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=63006 Paolo Salerno, conduttore Voci del Mattino

Paolo Salerno, conduttore Voci del Mattino

URBINO – Le voci del mondo si aggiungono alle Voci del Mattino. Dal 19 gennaio i sommari dei tg internazionali sono entrati nella programmazione regolare di Radio1 Rai, dopo due settimane di sperimentazione. Aperture in cinese, arabo, inglese e francese riproposte e tradotte in studio dai giornalisti della trasmissione Voci del Mattino, l’appuntamento con le rassegne stampa italiane e internazionali.

Dalle 7.36 alle 8 l’ascoltatore radio può sintonizzarsi per conoscere i temi caldi trattati dai media esteri. Grazie a questa novità si “possono scoprire notizie che non trovano spazio sui media italiani”. A raccontarlo a Il Ducato è Paolo Salerno, che conduce  il programma tutti i giorni fino al venerdì.

Per portare nelle case degli italiani notizie dal mondo ancora inedite, in redazione si inizia a lavorare alle 4.40 del mattino selezionando i file audio dei tg internazionali. Le registrazioni vengono poi tradotte e affiancate dai testi in italiano letti in studio dal giornalista.

I microfoni si accendono alle 6.05, con l’attualità internazionale, seguita alle 6.39 dalle notizie dall’Italia. Le aperture dei telegiornali stranieri vengono inserite nella terza parte del programma, alle 7.36, e le testate scelte cambiano ogni giorno in base all’interesse delle notizie. Per l’universo arabo si possono ascoltare al-Mayadeen, al-Alam, al-Arabiya e al-Jazeera. Per la Cina, Voci del Mattino propone l’apertura del tg del canale 13 della Cctv. Ci sono poi Russia Today e Abc (Australia). Non mancano network europei e statunitensi. Il lavoro della redazione porta ad avere una “fotografia in movimento” dei fatti, come la definisce Paolo Salerno. Quelle selezionate sono fonti “molto utili” e servono a far capire come uno stesso fatto venga analizzato da altri Paesi e culture, da Canberra a San Francisco.

La scaletta si intreccia ai fusi orari. Dall’America arriva l’ultimo tg disponibile. Il notiziario cinese è della sera precedente ed è accompagnato da una traduzione scritta in francese. La redazione deve quindi rendere tutto in italiano.

Alla rassegna dei telegiornali stranieri si lavora in squadra: “Insieme a me, ci sono un assistente, il regista, e due collaboratrici che si occupano, rispettivamente, dei tg in lingua anglofona e di quelli arabi” spiega il conduttore. Lui stesso pensa alla conversione di alcuni dei file audio in testo italiano. Il risultato finale è una rassegna in lingua straniera: qualche secondo di lancio dell’audio originale e subito la traduzione del conduttore. Ecco un esempio tratto dalla puntata del 19 gennaio:

Gli ascoltatori stanno reagendo bene alla proposta. “Anche se è troppo presto per fare una valutazione di questo genere – dice Paolo Salerno – l’accoglienza sembra positiva, almeno a giudicare dalla crescita del seguito della pagina Facebook della trasmissione“.

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David Riondino: “L’ascoltatore non deve mai sentirsi preso in giro” http://ifg.uniurb.it/2014/04/27/ducato-online/david-riondino-lascoltatore-non-deve-mai-sentirsi-preso-in-giro/62056/ http://ifg.uniurb.it/2014/04/27/ducato-online/david-riondino-lascoltatore-non-deve-mai-sentirsi-preso-in-giro/62056/#comments Sun, 27 Apr 2014 08:19:18 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=62056 riondinoURBINO – La comunicazione orale e il ruolo dell’intellettuale moderno, la comunicazione come anarchia che si contrappone all’autorità dei media. L’attore, cantautore e autore radiofonico David Riondino ha affrontato soprattutto questi temi al Teatro Sanzio di Urbino in occasione dell’appuntamento “Da Boccaccio a Dottor Djembé” del Festival del giornalismo culturale.

Per spiegarlo Riondino ha imbracciato la chitarra arrangiando una canzone nata ai tempi della trasmissione di Rai Radio3 Dottor Djémbe” che racconta la storia di come Boccaccio rispose a chi lo accusava di occuparsi di temi troppo bassi: “Scrisse che non era lui a dover salire nel Parnaso, ma che erano le Muse a dover scendere per suggerirgli come raccontar delle donne”.

Riondino ha dato la stessa risposta sostenendo una comunicazione dal basso, non più prerogativa dei sapienti, ma eredità da tramandare ai posteri attraverso i racconti e la poesia. “Ormai l’autorità ce l’hanno i media, è lì che si esercita la coercizione del vero. Invece la comunicazione, diffusa e alla portata di tutti, dà modo al popolo di creare la propria realtà e verità. È un’anarchica forma di fioritura poetica che dà vita all’universo delle persone”.

E la radio si inserisce in questo contesto, poiché è il mezzo di diffusione più immediato e più “semplice” da decifrare per l’ascoltatore con cui si instaura un rapporto di convivialità. “Quello che colpisce della radio è che la credibilità si ottiene attraverso la condivisione e l’affidabilità. In un momento in cui non esistono più certezze e mancano le risposte, la cosa che conta di più è la fiducia dell’ascoltatore che non deve mai sentirsi preso in giro”.

Spesso durante l’incontro viene citato Socrate, riformatore della comunicazione e punto di passaggio dalla verticalità del sapere al dialogo orizzontale. Partendo dal filosofo ateniese e passando attraverso il mito della caverna, si rivendica il dovere dell’intellettuale a uscir fuori e, come Boccaccio, mischiarsi con mondo, conoscerlo. Ma la personalità eclettica di Riondino esce fuori. Interrompe la riflessione e racconta di quando Socrate, durante la battaglia di Potidea, fu colpito da atopia, l’impossibilità di muoversi e la sensazione di spaesamento. “ Quando ho saputo di questo fatto- dice – ho pensato agli alpini”. A quel punto prende la chitarra e intona “il Disguido”, una canzone che narra le disavventure di un gruppo di alpini mandati per sbaglio a Copacabana e morti disidratati perché, nonostante il caldo e gli inviti delle belle donne, si rifiutarono, com’era stato imposto dal loro comandante, di togliersi il cappotto.

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La Rai e il modello Bbc: cultura, canone pagato da (quasi) tutti e niente pubblicità http://ifg.uniurb.it/2014/03/19/ducato-online/la-rai-e-il-modello-bbc-cultura-canone-pagato-da-quasi-tutti-e-niente-pubblicita/59865/ http://ifg.uniurb.it/2014/03/19/ducato-online/la-rai-e-il-modello-bbc-cultura-canone-pagato-da-quasi-tutti-e-niente-pubblicita/59865/#comments Wed, 19 Mar 2014 16:27:41 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=59865 rai_cavalloInformazione culturale di qualità, ascolti e canone. Pagato da tutti (o quasi). Non è un’utopia, ma il modello Bbc. E magari una possibilità di crescita per il servizio pubblico italiano, la Rai, all’alba della scadenza della concessione statale fissata nel 2016. Quando forse sarà scritta una nuova convenzione. Secondo molti osservatori, la rivoluzione della Rai sarebbe possibile prendendo come riferimento il servizio pubblico inglese, in cui la pubblicità è vietata e che viene finanziato dai contribuenti britannici. Una televisione che si basa su cultura, informazione, documentari e approfondimenti: un’ampia offerta che non trasmette programmi spazzatura, ma che allo stesso tempo attrae milioni di telespettatori. Il modello inglese ha infatti  il sostengo del pubblico: il 70% dei cittadini britannici si dichiara soddisfatto di pagare la tassa sul televisore, mentre l’evasione è la più bassa d’Europa (4%). Fino a qui tutto bene, se non fosse che la Bbc è in rosso e molto probabilmente manderà in onda solo su internet il suo terzo canale per risparmiare 100 milioni di sterline all’anno.

Ma se la Bbc fatica ad andare avanti senza pubblicità, la Rai non è messa meglio: viale Mazzini stima che circa 5 milioni di famiglie, il 26%, evadano il canone causando al servizio pubblico un mancato gettito di circa 560 milioni di euro. “Anche se tutti pagassero la tassa sul televisore – dice il giornalista Loris Mazzetti – non ci sarebbero comunque abbastanza fondi per fare andare avanti la Rai così com’è adesso”. La pubblicità, infatti, garantisce 700 milioni all’anno ai quattordici canali del servizio pubblico. Difficile farne a meno. Ma essere dipendenti dal mercato ha spinto la Rai a cercare il consenso del pubblico generalista. Per Renato Parascandolo, ex direttore di Rai Educational, a causa dell’incalzare delle televisioni commerciali “i programmi culturali del servizio pubblico hanno subìto una progressiva marginalizzazione che si è tentato di arginare esasperando l’aspetto della divulgazione a buon mercato”. Qualche anno fa Micromega, La rivista diretta da Paolo Flores d’Arcais, si è scagliata contro  Voyager, il format che la Rai inserisce nella sezione ‘Programmi di promozione culturale”. In un articolo del 1 ottobre del 2009, Chiara Ceci e Stefano Moriggi, prendendo spunto da un saggio edito da Rizzoli del filosofo Harry Frankfurt, esprimevano “l’amarezza di vedere una televisione di Stato ridotta a divulgare stronzate in prima serata”.

Secondo molti, però, la situazione odierna della Rai non è solo dovuta alle richieste del pubblico. Per il giornalista Piero Dorfles “quello radiotelevisivo, come tutti i prodotti, non si basa solo sulla domanda, ma anche sull’offerta: se esiste una forte offerta in una certa direzione, spesso il pubblico l’accetta e modifica i propri desideri”. E continua: “Per fare un esempio, se sugli scaffali del supermercato non c’è la crema di marroni, è difficile che i clienti la chiedano. Ma se il supermercato offre molte creme di marroni è probabile che qualcuno inizi a comprarle e magari a consumarle tutti i giorni. Questa considerazione deve però tener conto del fatto che nel nostro Paese solo il 5% della popolazione legge abitualmente, quindi il prodotto culturale è difficile da smerciare”.

Come sostiene lo scrittore e giornalista Corrado Augias, infatti, “la cultura non è una necessità basilare per l’uomo. Serve un modo, una scintilla che faccia interessare le persone alla cultura. E non è facile”. A riuscire nell’impresa sono stati alcuni dei programmi  più visti della storia di Rai, come la Divina Commedia letta da Roberto Benigni o ‘Vieni via con me’. Il programma, condotto da Fabio Fazio e Roberto Saviano, è riuscito a catalizzare l’attenzione di oltre 9 milioni di spettatori sfruttando le caratteristiche del teatro per fare informazione. “Per offrire programmi di qualità che piacciano al pubblico basta lasciar fare la televisione ai professionisti del settore” dice ancora Mazzetti. E avverte: ”Se a decidere quali programmi possono andare in onda sono i politici non ci può essere una rivoluzione del servizio pubblico”.

Anche per Giorgio Simonelli, docente di storia della televisione all’Università cattolica di Milano, il problema è come i programmi vengono fatti. “Il servizio pubblico non ha bisogno dell’Isola dei Famosi: quella è tv fatta male. Però i programmi di divulgazione non bastano, bisogna offrire anche  informazione e fiction di qualità”. Sulla vendita delle reti Simonelli pensa che un solo canale Rai finanziato dal canone significherebbe “la marginalizzazione del  servizio pubblico, che non sarebbe più in grado di fare un offerta culturale degna”. La pubblicità però porta soldi e non è il male assoluto.“I programmi vanno ideati con i criteri di qualità – continua Simonelli – la pubblicità va collocata dopo e in modo che non stravolga il prodotto. Quello che è sbagliato è creare enormi contenitori di consigli per gli acquisti”.

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Concorso Rai, pubblicato il bando: cento giornalisti da assumere nei prossimi tre anni http://ifg.uniurb.it/2014/02/24/ducato-online/concorso-rai-pubblicato-il-bando-cento-giornalisti-da-assumere-nei-prossimi-tre-anni/57568/ http://ifg.uniurb.it/2014/02/24/ducato-online/concorso-rai-pubblicato-il-bando-cento-giornalisti-da-assumere-nei-prossimi-tre-anni/57568/#comments Mon, 24 Feb 2014 15:44:13 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=57568 URBINO – È uscito il bando Rai per selezionare 100 giornalisti professionisti. Chi supererà le Forche Caudine del concorso entrerà nel nuovo bacino dal quale l’azienda dovrà attingere, se ne avrà l’esigenza, per i prossimi tre anni. In caso di chiamata, verrà firmato un contratto a tempo determinato. Le iscrizioni saranno aperte fino al 24 aprile e la graduatoria finale verrà stilata in base al punteggio assegnato per titoli e ai risultati ottenuti durante le prove, scritte e orali, che dovrebbero svolgersi tra la fine di questo anno e il primo semestre del 2015.

Può partecipare alla selezione solo chi risulta già iscritto (prima del 24 aprile 2014) all’Albo dei giornalisti professionisti.  Ci si può candidare solo online, compilando un modulo che si trova nella sezione “selezione giornalisti professionisti 2014” del sito www.lavoraconnoi.rai.it. Una volta compilata la domanda, il candidato riceverà un messaggio di posta elettronica a conferma della sua candidatura.

Le prove da superare saranno tre e a giudicare le performance dei candidati sarà una Commissione esaminatrice nominata dalla Rai. La prima prova consisterà in un test scritto, a risposta multipla, su: cultura generale e attualità, ordinamento dello Stato, norme sulla stampa e sistema radiotelevisivo, tutela della privacy, contratto nazionale di lavoro giornalistico, giornalismo radiotelevisivo e cross mediale, nozioni di lingua inglese. Il punteggio ottenuto in questa prova non verrà valutato per la graduatoria finale e solo i primi 400 classificati passeranno alla fase successiva che consisterà in:

1. redazione e lettura di un testo giornalistico destinato alla TV su un argomento scelto dal candidato tra due opzioni (fino a 25 punti);
2. redazione e lettura di un testo giornalistico destinato alla radio sullo stesso argomento (fino a 25 punti);
3. scrittura di un “tweet” di 140 caratteri sullo stesso tema (fino a 5 punti);
4. improvvisazione video su un argomento di attualità scelto dal candidato tra due opzioni, con supporto di flusso di immagini (fino a 10 punti);
5. prova pratica per verificare la capacità di utilizzo da parte dei candidati degli strumenti informatici utili all’elaborazione di contenuti audio e video (fino a 5 punti);
6. prova per valutare la capacità di utilizzo del web (fino a 5 punti)

Durante la terza e ultima prova, invece, il candidato dovrà sostenere un test e un colloquio per valutare la sua conoscenza della lingua inglese (fino a 10 punti) ed eventualmente anche di un’altra lingua (massimo 3 punti); un test e un colloquio conoscitivo e di orientamento, con valutazione anche del curriculum vitae presentato nel formato standard europeo (fino a 5 punti).

Ai punti ottenuti durante queste prove se ne potranno aggiungere altri (massimo 10) se il candidato dimostrerà di essere in possesso dei seguenti titoli:

1. Laurea Triennale (2 punti);
2. Laurea Magistrale/ Laurea Specialistica/ Laurea Vecchio Ordinamento (3 punti);
3. Voto di laurea superiore a 105 (1 punto);
4. Master e/o Scuole di specializzazione giornalistiche riconosciute dall’Ordine dei Giornalisti (3 punti);
5. Conoscenza di una lingua diversa dalla lingua inglese almeno ad un livello intermedio-superiore verificata attraverso un colloquio di valutazione (3 punti).

La graduatoria finale sarà stilata tenendo conto del punteggio finale ottenuto sommando il punteggio ottenuto alla seconda prova (max 75 punti), il punteggio conseguito alla terza prova (max 15 punti) e i punteggi aggiuntivi derivanti dal possesso dei titoli (max 10 punti). I “vincitori” saranno i cento giornalisti che avranno ottenuto il punteggio più alto.

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Assunzioni in Rai, da giugno ancora nessuna traccia del bando http://ifg.uniurb.it/2014/01/14/ducato-online/assunzioni-in-rai-concorso-annunciato-a-giugno-ma-nessuna-traccia-del-bando/54442/ http://ifg.uniurb.it/2014/01/14/ducato-online/assunzioni-in-rai-concorso-annunciato-a-giugno-ma-nessuna-traccia-del-bando/54442/#comments Tue, 14 Jan 2014 16:34:32 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=54442 rai_cavalloTempi duri per gli aspiranti giornalisti. Tra crisi economica e editoria a picco, trovare un lavoro in una redazione è diventata un’utopia e il massimo che si possa sperare sono collaborazioni risicate e saltuarie. Per questo motivo la notizia dell’accordo stipulato lo scorso 28 giugno tra la Rai, il sindacato nazionale della Rai Usigrai e la Fnsi (Federazione Nazionale della Stampa) poteva sembrare una boccata d’ossigeno per tutti i precari e i disoccupati.

Nel  contratto si parlava di stabilizzazione degli interni all’azienda e di nuove assunzioni di giornalisti, sia provenienti “dalle scuole”, sia attraverso un concorso pubblico. In particolare, si legge nell’accordo, “l’Azienda avvierà entro settembre un’iniziativa di selezione pubblica per future esigenze di nuovo personale giornalistico”.

Lo stesso segretario nazionale del Usigrai Vittorio Di Trapani aveva confermato la scadenza a settembre su Facebook mentre il presidente dell’Ordine dei Giornalisti Enzo Iacopino aveva scritto sulla stessa piattaforma: “A qualcosa l’incontro con Gubitosi (a.d. della Rai ndr) è servito. Il bando del concorso interno sarà diffuso entro il 15 ottobre (ci sono circa 100 domande) e quello per il concorso generale prima della fine dell’anno”.  Iacopino aggiungeva poi alcune informazioni non ufficiali sul concorso, che dovrebbe essere senza limite di età e destinato al reclutamento di 100 giornalisti da inserire in un bacino al quale la Rai attingerà nei prossimi tre anni.

Purtroppo però settembre è passato già da un pezzo e sul bando Rai ancora nessuna novità. “È in corso una trattativa tra la Rai e l’Usigrai per definire tempi, criteri e modalità – ha detto Di Trapani al Ducato – sono fiducioso che la situazione si risolverà in tempi brevi“.

Come mai dopo sette mesi non si è ancora riusciti a trovare un accordo? “In passato abbiamo avuto esperienza di selezioni bloccate – ha risposto il segretario nazionale – stavolta vogliamo essere sicuri di non incappare in situazioni analoghe e quindi di creare un bando di selezione che rispetti tutti i giusti criteri”.  Di Trapani si riferisce al bando pubblico aperto nel 2010 attraverso il quale l’azienda avrebbe assunto dei giornalisti professionisti residenti nelle 19 sedi regionali Rai e province autonome con contratto a tempo determinato. La selezione però escludeva i residenti nel Lazio perché in quella regione le “eventuali esigenze di personale” sarebbero state soddisfatte “tramite il ricorso a tutte le risorse già utilizzate a tempo determinato a Roma”, si leggeva nell’avviso. Il ricorso al Tar e al Consiglio di Stato da parte di due giornalisti, poi bocciato perché non di competenza di questi due tribunali, ha fatto sospendere il concorso. I lavori per stabilire le caratteristiche del nuovo bando, assicura Di Trapani, sono “intensi” e a un “buon punto”.

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