il Ducato » smartphone http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » smartphone http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Code’s Cool: i corsi della Carlo Bo per programmare app a undici anni http://ifg.uniurb.it/2014/01/28/ducato-online/codes-cool-i-corsi-della-carlo-bo-per-programmare-app-a-undici-anni/55753/ http://ifg.uniurb.it/2014/01/28/ducato-online/codes-cool-i-corsi-della-carlo-bo-per-programmare-app-a-undici-anni/55753/#comments Tue, 28 Jan 2014 08:30:24 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=55753 Code'scoolURBINO – Come appassionare i ragazzi al linguaggio della programmazione? La Scuola di Scienze e tecnologie dell’informazione dell’università di Urbino c’è riuscita con un nuovo metodo di insegnamento. Si chiama “Code’s Cool – programmare è forte!” l’iniziativa che mette insieme in modo informale e in una grande community docenti, studenti universitari, ragazzi delle scuole secondarie di primo e secondo grado e i genitori per offrire un “luogo” in cui imparare insieme a programmare.

Insegnare ai ragazzi è piuttosto semplice. Tra novembre e dicembre 2013, quando l’iniziativa è partita, in meno di un’ora i piccoli programmatori hanno imparato a creare un’applicazione basilare per smartphone, che riusciva a far pronunciare parole al telefono attraverso il semplice movimento del dispositivo.

“L’iniziativa – spiega Alessandro Bogliolo, coordinatore del corso di laurea in Informatica applicata – nasce dagli stimoli della Commissione Europea e dei programmi americani volti all’insegnamento della programmazione. Come Scuola di scienze e tecnologie ci siamo messi a disposizione per fare da tramite tra insegnanti, studenti e famiglie”.

Lo stupore di poter vedere subito la propria applicazione all’opera è la chiave per avvicinare i ragazzi alla materia. I più piccoli hanno undici anni. “Per il primo livello– continua Bogliolo – utilizziamo strumenti di approccio visuale messi a punto dal Mit (Massachusetts Institute of Technology, ndr) di Boston: non scriviamo direttamente in codice, per quello ci vuole la conoscenza di una sintassi base. È come per le lingue: chi si ‘butta’ e prova subito a parlarle le apprende prima rispetto a chi parte dalla grammatica”.

La comunità è aperta e rivolta a tutti coloro che sono quantomeno curiosi. E per favorire la massima partecipazione sono stati creati alcuni canali: un forum di Google, un canale Youtube, una pagina Facebook e un hashtag ufficiale di Twitter, #codesCool. “Nelle prime lezioni – spiega ancora Bogliolo – hanno partecipato circa 500 ragazzi. Alcuni erano presenti in aula, altri collegati in gruppo d’ascolto da tutta Italia”. Alla community, infatti, hanno già aderito ragazzi – in maniera autonoma – e scuole da tutta Italia: da Foligno ad Ascoli Piceno, da Eboli a Firenze, a Urbino. Della città ducale ha già aderito l’Itis e informalmente anche il liceo scientifico Laurana. Oggi il turno dell’Istituto comprensivo Pascoli.

Sullo stesso argomento:

]]>
http://ifg.uniurb.it/2014/01/28/ducato-online/codes-cool-i-corsi-della-carlo-bo-per-programmare-app-a-undici-anni/55753/feed/ 0
“L’informazione è schierata” gli italiani non si fidano dei giornalisti http://ifg.uniurb.it/2013/04/22/ducato-online/linformazione-e-schierata-gli-italiani-non-credono-ai-giornalisti/43994/ http://ifg.uniurb.it/2013/04/22/ducato-online/linformazione-e-schierata-gli-italiani-non-credono-ai-giornalisti/43994/#comments Mon, 22 Apr 2013 21:49:53 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=43994 LEGGI Crisi delle edicole, ma a Urbino boom di copie lette nel 2012]]>

la professoressa Lella Mazzoli e il dottor Fabio Giglietto alla presentazione della ricerca

L’informazione in Italia è schierata politicamente. Lo pensano tre italiani su quattro. Questo è uno dei dati che emerge dalla ricerca News-Italia 2013, un progetto, iniziato nel 2011, sui cambiamenti del consumo di informazione nel nostro paese, a cura del dipartimento di Comunicazione dell’università degli studi di Urbino.

I dati del terzo rapporto sono stati presentati in anteprima nazionale a Jesi, sabato 22 aprile, dalla professoressa Lella Mazzoli, direttrice della ricerca nonché direttore dell’Ifg di Urbino, e da Fabio Giglietto, coordinatore del progetto, in occasione del convegno sui giornalisti minacciati dalle mafie di Ossigeno per l’informazione.

LEGGI “Già 122 giornalisti minacciati nel 2013: nei piccoli centri e tra i precari i più colpiti”

Come si informano gli italiani e su quali argomenti. I risultati della ricerca mostrano come il 73% degli intervistati, su un campione di 1.000, non ha una buona opinione del nostro sistema informativo. La maggior parte delle persone reputa il mondo dell’informazione italiana poco obiettivo. Il 66% del campione, invece, ritiene che i maggiori organi di informazione facciano un buon lavoro, coprendo tutte le notizie importanti, e gli argomenti più interessanti. Il 64% delle persone pensa che la quantità di notizie sia eccessiva per le capacità disponibili e che quindi ci sia un problema di information overload.

Se è un dato di fatto che la rivoluzione digitale abbia permesso a internet di trasformarsi, in pochissimo tempo, in uno dei mezzi più utilizzati dagli italiani per acquisire informazione, è altrettanto vero che la lettura dei quotidiani è crollata drasticamente. Nel 2011 il quotidiano nazionale era la seconda fonte d’informazione dei lettori, subito dopo la televisione. Nel 2012 è sceso in terza posizione, superato dai canali all news, mentre nel 2013 è passato al terzultimo posto, sorpassato anche da internet.

“Questo quadro– dice la professoressa Lella Mazzoli – fotografa perfettamente un trend difficile per i quotidiani. Tutti i mezzi tradizionali perdono terreno nei confronti dei nuovi media. L’unico mezzo che aumenta sono le televisioni all news come ad esempio Rai News24 o Sky TG 24”.

Su internet gli utenti cercano di tutto, ma la ricerca evidenzia come sul podio dei temi maggiormente ricercati ci siano al primo posto le notizie di carattere nazionale, poi il meteo e le informazioni che riguardano la salute. Il 50% del campione cerca notizie su ognuno di questi argomenti. Le ultime posizioni, invece, sono relegate alla finanza. Solo il 27% degli utenti ricerca informazioni di questo genere. All’ultimo posto fra i temi ricercati ci sono le informazioni sul traffico con il 26% delle ricerche.

Perché ci si informa? La maggioranza delle persone intervistate (l’81%) sente un dovere sociale o civico di essere informato. Il 77% delle persone, invece, si informa per parlare con amici, famigliari e colleghi di quello che succede nel mondo, mentre il 61% del campione trova spesso informazioni utili per migliorare la propria vita. Il 43% trova nelle news una forma di intrattenimento e di distrazione rilassante. Solo il 26% del campione ha risposto che informarsi è necessario per il proprio lavoro.

I giovani si informano in maniera differente rispetto agli adulti. L’età è un fattore importante nell’influenzare gli stili di consumo. Il 97% dei giovani dichiara di informarsi solo su internet, mentre solo il 62% degli adulti ha questa abitudine. Un altro dato interessante mostra come i giovani tendono a imbattersi nelle notizie e a consultarle rapidamente, quando hanno tempo libero. Se i più piccoli tendono a incontrare le notizie, gli adulti seguono con più frequenza il flusso di informazioni. “La percentuale – afferma Fabio Giglietto – che si informa attraverso i portali, come ad esempio Msn, Virgilio Notizie o Libero Notizie, è maggiore tra i giovani rispetto gli adulti. È un modo diverso, meno sistematico, di recepire le informazioni”.

Le persone che sono in mobilità sono più esposte al flusso di informazioni, ma sono comunque in grado di leggerle tutte. Una parte della ricerca è dedicata ai mobile news consumers e cioè le persone che si informano in mobilità attraverso iPad e smartphone. Al contrario di ciò che si potrebbe pensare, gli intervistati non sentono di informarsi in maniera eccessiva e non soffrono quindi di un surplus informativo. Sembra infatti che la possibilità di utilizzare i tempi morti degli spostamenti, come ad esempio in treno o sui mezzi pubblici, per consultare le informazioni, compensi il fatto che questi utenti siano esposti ad una quantità maggiore di impulsi a ricevere notizie rispetto agli altri utenti che si informano in rete.

Una ricerca dedicata ai cittadini, ai lettori e alle giovani generazioni di giornalisti. I dati completi saranno presentati al Festival del giornalismo di Perugia il prossimo 24 aprile, “ma – dice il presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti Enzo Iacopino– questi primi dati devono farci riflettere. Il 73% degli intervistati ritiene che l’informazione italiana sia schierata. Questo dato mi spaventa. Per guardare avanti il nostro paese ha bisogno di avere un’informazione assolutamente obiettiva. Penso che questa battaglia si debba intraprendere rinnovando l’ordine dei giornalisti”.

Sullo stesso argomento:

]]>
http://ifg.uniurb.it/2013/04/22/ducato-online/linformazione-e-schierata-gli-italiani-non-credono-ai-giornalisti/43994/feed/ 1
Frontiere del giornalismo digitale: riviste e quotidiani diventano negozi http://ifg.uniurb.it/2013/03/21/ducato-online/frontiere-del-giornalismo-digitale-riviste-e-quotidiani-diventano-negozi/39576/ http://ifg.uniurb.it/2013/03/21/ducato-online/frontiere-del-giornalismo-digitale-riviste-e-quotidiani-diventano-negozi/39576/#comments Thu, 21 Mar 2013 14:30:51 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=39576 Glamour, che potrebbe far aumentare gli introiti integrandoli con quelli provenienti da vendite e pubblicità]]> Trasformare le riviste e i quotidiani online in una sorta di negozio interattivo: questa l’ultima trovata escogitata da editori ed esperti di marketing per restituire nuove speranze e maggiori possibilità di guadagno alle testate web.

I neo proprietari di France Soir, lo storico giornale francese nato nel 1944, hanno deciso di percorrere questo sentiero. Dal 29 marzo verrà lanciata sul mercato la rivista “l’e-mag de ‘France Soir’, inizialmente disponibile solo per iPad, al prezzo di 1,89 euro.

Ma come funzionerà? Mentre Philippe Mendil, presidente di Cards Off, azienda francese che solo cinque mesi fa ha acquistato quello che per anni è stato uno dei quotidiani simbolo di  Francia, si riserva di parlare solo a lancio di prodotto avvenuto, la formula pensata ha lo scopo di far arrivare maggiori introiti senza basarsi esclusivamente sulla pubblicità. I lettori non saranno più dirottati sui siti web dei prodotti sponsorizzati, ma potranno acquistare direttamente sul giornale. L’utente potrà così sbizzarrirsi tra la lettura delle ultime notizie e l’acquisto di oggetti che in qualche modo rievocano i contenuti giornalistici.

L’iniziativa, di cui ha parlato qualche giorno fa anche Lsdi.it e che ha suscitato la curiosità della stampa francese, si basa su un concetto economico innovativo: il lettore comprerà il prodotto pagando direttamente al giornale e sarà quest’ultimo a girare i soldi all’azienda, trattenendo per sé una quota compresa tra il 3 e il 15%.

I rischi etici e deontologici sono evidenti: chi scriverà gli articoli? Ma soprattutto, che tipo di notizie si potranno trovare sulla rivista? Esisterà una vera e propria redazione che sarà coordinata dal giornalista Dominique de Montvalon, nota firma politica ed ex colonna di riferimento della vecchia edizione di France Soir. La rivista si occuperà soprattutto delle “buone notizie” e diversi approfondimenti saranno dedicati a temi poco trattati dai giornali tradizionali.

La redazione dovrebbe rimanere autonoma rispetto alla squadra che si occuperà di costruire questa sorta di vetrina intorno agli articoli, ma viene comunque da chiedersi se non ci sia il rischio che i contenuti possano essere in qualche modo ‘adattati’ ai prodotti che si vogliono vendere. Secondo Pier Luca Santoro, esperto di marketing e comunicazione e collaboratore dell’Osservatorio europeo di giornalismo “in realtà questo avviene già per l’online, con la corsa ai volumi di traffico per monetizzare. I ‘boxini morbosi’, ad esempio, ne sono la più diretta e concreta evidenza”.

Se è davvero questa la nuova frontiera del giornalismo digitale, è difficile immaginare quale tipo di prodotti potranno essere accostati a notizie ben più serie. Lo stesso France Soir ha l’ambizione di ampliare il progetto: già si parla, per fine anno, di far seguire un quotidiano alla rivista, impostato sulla stessa concezione, ma con contenuti diversi. E chissà che, nel giro di poco tempo, ogni quotidiano e ogni notizia sarà affiancata dal proprio prodotto pensato ad hoc e direttamente ‘shoppable’. Secondo Santoro questo è auspicabile, oltre che fattibile: “Invece di profumi, accessori moda o abbigliamento, si proporranno prodotti e servizi in sintonia con il pubblico di riferimento della testata”.

L’idea della ‘rivista-negozio’ ha già avuto i suoi primi riscontri positivi: altre testate hanno sperimentato o stanno cominciando a investire su questa opportunità. L’obiettivo comune è quello di fidelizzare il lettore offrendogli la possibilità di interagire e mettendogli immediatamente a disposizione un tipo di prodotto che in qualche modo è attinente all’articolo che ha appena letto.

Pionieri in questo senso sono state diverse riviste Europee e Statunitensi. Il Times, ad esempio, nei giorni natalizi ha realizzato un’applicazione che accanto a contenuti editoriali dava la possibilità di far scegliere e acquistare i regali. Stessa idea per il WSJ Select pensato dal Wall Street Journal e per l’Harper’s Bazaar del periodico appartenente al gruppo Hearst.

In Italia la strada è stata aperta dalla rivista Glamour che, con Glamour Personal Shopper, ha creato un’applicazione per smartphone che oltre a dar modo agli utenti di fare shopping, consente loro di restare aggiornati su contenuti curati da un’apposita redazione.

Sullo stesso argomento:

]]>
http://ifg.uniurb.it/2013/03/21/ducato-online/frontiere-del-giornalismo-digitale-riviste-e-quotidiani-diventano-negozi/39576/feed/ 0
L’Agcom ci ripensa: stop ai sondaggi elettorali sugli smartphone http://ifg.uniurb.it/2013/02/07/ducato-online/lagcom-ci-ripensa-stop-ai-sondaggi-elettorali-sugli-smartphone/33792/ http://ifg.uniurb.it/2013/02/07/ducato-online/lagcom-ci-ripensa-stop-ai-sondaggi-elettorali-sugli-smartphone/33792/#comments Thu, 07 Feb 2013 13:16:47 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=33792

Angelo Marcello Cardani, presidente Agcom

Dietrofront dell’Agcom sulla decisione di dare il via libera all’applicazione per smartphone messa in commercio nei giorni scorsi dalla Swg, società che si occupa dei sondaggi elettorali in Italia.

La ‘politicapp’ rischiava infatti di trasformarsi in uno strumento a doppio taglio: pagando 9,99 euro gli utenti avrebbero potuto sapere l’esito dei sondaggi elettorali fino al momento del voto.

L’Agcom ne aveva autorizzato la vendita in quanto pensata per singoli acquirenti, niente vietava però ai privati cittadini di diffondere le stime e le proiezioni ritwittandole o condividendole sui social network. Dalla mezzanotte dell’8 febbraio infatti, scatta il divieto di pubblicare “sondaggi politici ed elettorali” sui mass media.

Facebook e twitter non sono attualmente riconosciuti come mezzi di comunicazione di massa e, a differenza di giornali, radio e tv, non devono sottostare al divieto di pubblicazione.

Le polemiche, suscitate dal paradosso di avere a disposizione i numeri dei sondaggi senza che questi fossero diffusi dai normali canali di informazione, devono aver contribuito a far cambiare idea all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.

In una nota, pubblicata al termine di una lunga riunione del consiglio presieduto dal numero uno dell’Agcom Angelo Marcello Cardani, si legge: “L’applicazione della Swg rende accessibile, previo il pagamento di un prezzo contenuto, il risultato dei sondaggi ad un pubblico potenzialmente molto vasto, con inevitabili effetti di diffusione incontrollata dell’informazione. Questa circostanza configura quindi un’oggettiva violazione del divieto imposto dalla legge sulla par condicio”.

A partire dalla mezzanotte dell’8 febbraio e fino a elezioni concluse, né giornali, né tv, né app per smarphone, potranno quindi diffondere sondaggi: una marcia indietro un po’ tardiva che torna a far riflettere sull’efficacia di una legge che non tiene conto delle nuove tecnologie.

Sullo stesso argomento:

]]>
http://ifg.uniurb.it/2013/02/07/ducato-online/lagcom-ci-ripensa-stop-ai-sondaggi-elettorali-sugli-smartphone/33792/feed/ 0
Sondaggi elettorali, il paradosso 2013 del divieto di pubblicazione http://ifg.uniurb.it/2013/02/05/ducato-online/sondaggi-elettorali-questanno-li-potremo-conoscere/33460/ http://ifg.uniurb.it/2013/02/05/ducato-online/sondaggi-elettorali-questanno-li-potremo-conoscere/33460/#comments Tue, 05 Feb 2013 16:23:00 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=33460 Mancano pochi giorni al voto e a partire dal prossimo 9 febbraio fino alla fatidica data del 25 scatterà per tutta la stampa italiana il divieto di pubblicare sondaggi elettorali. Un bavaglio che quest’anno – complici app per smartphone e social network – potrebbe non bastare per impedire alla gente di conoscere le ultime stime di percentuali, proiezioni, seggi.

Un’ipotesi impensabile pochi anni fa. Primo elemento: i sondaggi non possono essere diffusi dai media ma, grazie ad un’applicazione per telefonini approvata  dall’Agcom, finiranno direttamente nelle mani dei singoli. Secondo elemento: la capillare diffusione dei social network – non limitati dalle norme di legge – farà sì che i dati circoleranno come mai prima al di fuori delle ristrette cerchie di partiti e redazioni giornalistiche.

Un paradosso: quelle informazioni che non possono essere date dai mezzi di comunicazione di massa, gli utenti le verranno a sapere da… loro stessi.

Lo conferma l’Agcom: “I social network (trovandosi ancora in quel limbo di indeterminatezza che non li classifica né come strumenti ufficiali di informazione, né come risorse limitate a un uso privato o ristretto, ndr) non devono sottostare ai controlli sui mass media” dell’autorità.

L’idea di una app è della  Swg, società che si occupa di sondaggi elettorali in Italia. Basta che un normalissimo utente in possesso di uno smartphone o di un tablet acquisti al costo di 9,99 euro l’applicazione, pensata per Apple e Android, e il gioco è fatto. E il privato cittadino a quel punto è libero di utilizzare i numeri dei sondaggi come meglio crede: può dimostrarsi politically correct tenendoseli per sé, oppure può ‘altruisticamente’ twittarli o condividerli su Facebook.

Attualmente non esiste nessuna norma che disciplini la diffusione di notizie su blog e social network e il problema si pone più che mai quando si parla di sondaggi che per legge dovrebbero rimanere segreti. Il via libera all’app di Swg, come detto, arriva dalla stessa Agcom. La motivazione data dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni è che si tratta di un canale privato, ristretto a un certo numero di fruitori che scelgono di acquistare il prodotto.

Ma i limiti della normativa sono evidenti in un contesto sociale che ormai è ovunque. Se i dati acquisiti dai singoli vengono estesi all’intero network di conoscenze non si avrebbe alcuna violazione di legge. Nessuno si occupa di fare controlli e anche se venissero riscontrate pubblicazioni non autorizzate sui social, non si tratterebbe comunque di reato.

La già farraginosa norma che disciplina la ‘par condicio’ in clima di elezioni, con questi presupposti appare ancor più contraddittoria. Tra le competenze di controllo dell’Agcom ci sono soltanto i mezzi di comunicazione di massa cosiddetti ufficiali: televisioni, giornali cartacei e giornali online con una testata registrata in tribunale. Blog e social network restano quindi fuori dalla loro sfera di competenza e dal controllo di chiunque.

Il presidente Agcom Angelo Marcello Cardani ha già manifestato l’intenzione di fare un bilancio a fine campagna elettorale. Quel che è certo è che quest’anno, senza che sia cambiato niente in termini di “divieto di pubblicazione o diffusione dei sondaggi politici ed elettorali”, avremo la possibilità di essere informati come mai prima d’ora, solo che le news non arriveranno né dai giornali né da radio e tv.

Sullo stesso argomento:

]]>
http://ifg.uniurb.it/2013/02/05/ducato-online/sondaggi-elettorali-questanno-li-potremo-conoscere/33460/feed/ 0