il Ducato » Stefano Gattoni http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » Stefano Gattoni http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Caro acqua, bollette più pesanti per ‘colpa’ di investimenti e potabilizzatori http://ifg.uniurb.it/2015/04/03/ducato-online/caro-acqua-bollette-piu-pesanti-per-colpa-di-investimenti-e-potabilizzatori/69265/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/03/ducato-online/caro-acqua-bollette-piu-pesanti-per-colpa-di-investimenti-e-potabilizzatori/69265/#comments Fri, 03 Apr 2015 09:03:54 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=69265 LEGGI Servizio idrico, procedure Ue contro Urbino | Acquedotti: il 32% di acqua va persa
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Il depuratore di Gadana

Il depuratore di Gadana

URBINO – Se nella provincia di Pesaro e Urbino l’acqua è tra le più care d’Italia è perché arriva direttamente dai fiumi e non dalle falde sotterranee. I dati sono chiarissmi. Solo il 30 per cento dell’acqua arriva direttamente da sottoterra, dalle falde acquifere. Il resto, più del 70 per cento, proviene invece dai fiumi, soprattutto dal Metauro, ed è quindi acqua non pura che, per diventare potabile, deve essere ripulita. Deve cioè passare per una struttura, chiamata potabilizzatore, che elimina tutte le impurità presenti. E’ quindi questo passaggio obbligato, assieme all’aggiunta del cloro, la principale causa dell’aumento delle bollette nella provincia di Pesaro e Urbino.

Secondo l’indagine pubblicata pochi giorni fa dall’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva  la nostra provincia è nona a livello nazionale per il costo del servizio idrico. Martedì 25 marzo il Fatto Quotidiano, basandosi su dati di Federconsumatori, ha stilato la classifica delle 10 città in cui l’acqua è diventata un bene costoso. E anche stavolta Urbino e Pesaro rientrano fra le prime 10 città per costo annuo della bolletta.

FOCUS Acquedotti colabrodo: il 32% dell’acqua va persa

La potabilizzazione. Attualmente nella provincia di Pesaro e Urbino ci sono dieci potabilizzatori dei quali otto sono in quella che viene definita dall’Asur, Zona territoriale 2 di Urbino. L’acqua che esce dal rubinetto arriva per buona parte dai fiumi (come il Metauro e il Foglia) e per questa ragione i costi per la produzione di acqua potabile salgono.

“Il processo che rende potabile l’acqua che si preleva dai fiumi è una delle cause che incidono maggiormente sulla tariffa”, sottolinea il responsabile dell’area dell’Autorità di ambito territoriale 1 (Aato 1), Michele Ranocchi. “La maggior parte dell’acqua della provincia è di tipo superficiale che necessita di trattamenti a volte anche molto pesanti e solo un 30 per cento viene prelevata da falde. A livello nazionale le percentuali si invertono. È dimostrabile che in Italia, per comuni con stesso gestore, chi ha le tariffe più alte normalmente preleva più acqua dai fiumi”.

La soluzione per Stefano Gattoni, direttore dell’Aato 1, potrebbe essere quella di riequilibrare l’utilizzo delle risorse idriche “utilizzando maggiormente acqua di falda, il cui costo di potabilizzazione è minore. Così facendo si limiterebbero anche le crisi idriche che colpiscono il territorio quando si hanno periodi con scarse piogge”.

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Gli investimenti. A incidere sul costo della bolletta sono anche gli investimenti che le aziende (Marche Multiservizi e Aset sono le aziende che operano all’interno dell’Aato) effettuano per la manutenzione e l’ammodernamento dei sistemi. Il piano dell’Aato 1 prevede, per quanto riguarda Marche Multiservizi (che serve 55 comuni del territorio compresa Urbino), 30 milioni di investimenti dal 2014 al 2017 che vengono finanziati attraverso le bollette.

Di questi 30 milioni, 7 sono destinati alla bonifica dell’acquedotto ovvero alla riparazione delle falle e all’ammodernamento di strutture ormai vetuste. “Tempo fa una statistica – spiega Gattoni – parlava che in questa provincia sono presenti più di 400 acquedotti”. La lunghezza complessiva delle tubature, utilizzate da Marche Mutliservizi, arriva poco sotto ai 5000 chilometri  che si snodano dalla catena appenninica alla costa (la lunghezza complessiva è di 5600 chilometri considerando anche i 686 gestiti da Aset).

Per fare un confronto possiamo prendere in esame l’acquedotto più lungo d’Europa: l’acquedotto pugliese. La sua rete idrica si allunga per 22.500 chilometri (trenta volte l’estensione del Po) e serve l’intero bacino d’utenza pugliese: quattro milioni di abitanti. I cittadini dei 55 comuni serviti da Marche Multiservizi circa 280mila. Il calcolo è presto fatto: i pugliesi hanno cinque metri di acquedotto a testa. Gli abitanti della provincia di Pesaro e Urbino serviti da Mms, 17.

“Annualmente – racconta Ranocchi – circa la metà degli investimenti sono finalizzati al recupero e potenziamento di vecchi impianti. L’ammontare medio degli investimenti in questi ultimi anni si aggira sui 12 milioni di euro per tutti i comuni della provincia”. Anche se, come ammette il direttore Gattoni “servirebbero più di 100 milioni per sistemare al meglio l’intera rete”.

Dal 2014 e fino al 2017 solo nel comune di Urbino verranno investiti più di 1,6 milioni di euro tra bonifica della rete, depuratori (come quello costruito in località Braccone) e collegamenti fognari. Un esborso che non ha comunque frenato l’aumento di dispersione di acqua della rete arrivato al 32%.

“C’è da considerare che nelle perdite sono compresi anche volumi d’acqua che servono nei trattamenti di potabilizzazione (per esempio la pulizia dei filtri del potabilizzatore). Incide anche la presenza sul territorio ancora di tanti vecchi contatori che normalmente contabilizzano consumi inferiori e la presenza di alcune strutture pubbliche che ne sono ancora sprovviste”.

Quindi all’interno dell’indice di dispersione rientra tutta l’acqua che non viene fatturata. Ma non si tratta solo di tubi rotti o bulloni allentati. Ci sono edifici che hanno ancora contatori vecchi che ‘contano’ male o addirittura non ne hanno. In questi casi  per Marche Multiservizi è impossibile sapere chi ha utilizzato quell’acqua e, di conseguenza, farsela pagare.

Chi fa la tariffa? Secondo l’ingegner Ranocchi dell’Aato i rincari sono da attribuire al nuovo metodo di calcolo introdotto a livello nazionale dall’Autorità per l’energia elettrica, gas e servizi idrici (Aeegsi). L’autorità, contattata telefonicamente da il Ducato, ha risposto che i compiti di Aeegsi si limitano a valutare e verificare la necessità di adeguamento delle tariffe che è lo stesso Aato a proporre in ragione delle esigenze di bilancio, nell’ambito di un tetto massimo ai rincari prefissato.

È quindi l’Aato che in base ai costi che deve sostenere per erogare i servizi – gestione degli impianti, manutenzione, potabilizzazione e depurazione delle acque, previsioni di investimenti – propone un aumento delle tariffe dell’acqua, che viene approvata dall’Ageesi dopo aver verificato che i costi siano effettivamente necessari per la fornitura del servizio idrico.

In tutto questo processo Marche Multiservizi, monitorando la situazione delle strutture in collaborazione con i comuni, stila l’elenco degli interventi che vanno al vaglio dell’Aato per poi essere finanziati in base al criterio di urgenza.

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Esondazione del Foglia, Netti (Consorzio Bonifica): “Quella notte Regione e Provincia sapevano tutto” http://ifg.uniurb.it/2015/02/24/ducato-online/esondazione-del-foglia-netti-consorzio-bonifica-quella-notte-regione-e-provincia-sapevano-tutto/66246/ http://ifg.uniurb.it/2015/02/24/ducato-online/esondazione-del-foglia-netti-consorzio-bonifica-quella-notte-regione-e-provincia-sapevano-tutto/66246/#comments Tue, 24 Feb 2015 15:14:49 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=66246 LEGGI Gambini: "Denuncerò lo stato per danno all'erario" / Tutti i danni causati dal fiume Foglia / Fabbri (M5s): "Il territorio va tutelato" ]]> URBINO – Che il Foglia esondasse il 6 febbraio era inevitabile, questa pare l’unica conclusione condivisa tra Claudio Netti del Consorzio di Bonifica e il sindaco di Urbino Maurizio Gambini. Secondo i documenti mostrati da Netti, dal 4 febbraio fino alla fine dell’emergenza, il Consorzio ha informato la Regione sulla situazione della diga di Mercatale ogni sei ore smentendo quanto affermato da Gambini nella sua intervista al Ducato.

La polemica. Nella sala congressi di Montecalvo in Foglia, dove erano rimasti solo posti in piedi, gli amministratori della zona e l’ente gestore della diga hanno incontrato la comunità agricola locale. Quasi immediatamente l’incontro si è animato grazie agli interventi di una platea competente e coinvolta, dalla quale più d’uno si è alzato a indicare la diga come la causa principale dell’ultima esondazione. Gambini, che è anche vicepresidente della Provincia, ha ribadito che le autorità si sono mosse troppo tardi e la prima riunione per gestire l’emergenza si è svolta solo a mezzogiorno di venerdì: “A quell’ora c’era ancora personale provinciale che non sapeva dell’esondazione, non siamo stati avvisati in tempo”.

Una parte della località Miniera (Pu) devastata dall'esondazione del Foglia

Una parte della località Miniera (Pu) allagata dal Foglia

Secondo Netti invece tutte le amministrazioni locali erano state messe al corrente delle operazioni di contenimento che la diga di Mercatale stava effettuando.  “Siamo stati in continuo contatto sia con la Regione che con la Provincia – ha sostenuto Netti sventolando i fax che si è portato in sua difesa – e inoltre in questi casi informiamo ogni sei ore le autorità competenti circa la capienza dell’invaso”. A conferma di questa versione anche Stefano Gattoni, membro dell’ufficio Acque pubbliche e pronto intervento della Provincia che si occupa del monitoraggio delle stazioni di rilevamento a valle della diga. Cioè quelle che controllano il livello di piena del Foglia. Secondo Gattoni la notte fra il 5 e il 6 febbraio “c’è stata comunicazione con tutti, sia con Netti che con la Regione e la Provincia”; come da prassi in questi casi.

Monitoraggio e allerta: le proposte. Un avvicinamento fra Consorzio e Provincia c’è invece stato sul tema della prevenzione. Scopo dell’evento era infatti mettere al corrente le comunità colpite dall’esondazione sul ruolo effettivo svolto dalla diga di Mercatale e cercare soluzioni condivise per evitare nuove esondazioni. Attualmente l’esercizio della laminazione è a totale carico del Consorzio per la bonifica, ovvero degli agricoltori. “Comuni, provincia e regione – ha dichiarato Netti – non sborsano un euro per contribuire alle spese”. Sono necessari strumenti per monitorare il Foglia lungo il percorso e per controllare la sua capienza al fine di prevenire le piene e gestirle con più anticipo e sicurezza. “Non è possibile che il primo resoconto giornaliero sulla situazione della diga e del fiume arrivi dal fornaio di Sistino che si sveglia alle 3 di mattina”. Dello stesso avviso anche Gambini, secondo cui però il vero problema è “la mancanza di progetti pronti per usufruire dei fondi europei stanziati dalla Programmazione annuale 2014-2020 per il primario. E’ una nostra incapacità progettuale: ogni volta che escono i bandi ci troviamo impreparati, con poche idee per spendere i soldi che vengono impiegati magari in opere non necessarie o urgenti”.

Un’altra possibilità sarebbe quella di potenziare l’opera di laminazione effettuata dalla diga, svuotandola di più e più spesso. “Occorre però tenere presente le conseguenze di tale scelta – ha messo in guardia Netti – ci potrebbero essere effetti a livello idropotabile come accadde a Natale 2011, quando otto comuni della zona sono rimasti senza acqua potabile”. Inoltre aumenterebbe anche il costo dell’acqua per gli agricoltori, già fra i più alti in Italia.

La sala congressi stracolma di Montecalvo in Foglia

La sala congressi stracolma di Montecalvo in Foglia

L’umore del pubblico. L’auspicio di una maggiore collaborazione nella gestione delle emergenze non è abbastanza per soddisfare la platea. Chi ha avuto più danni nei campi spera di uscire dall’incontro con le idee più chiare sulle prossime iniziative di prevenzione da parte delle autorità. Per gli agricoltori a valle il problema è evidente: il fiume ha un letto stretto e gli argini sono deboli se non inesistenti, e alla confluenza tra Apsa e Foglia si formano isole che impediscono il normale deflusso dell’acqua, che poi si sversa su campi e strade. Dal tavolo degli intervenuti la reazione è unanime: assenso e comprensione. Ma, come lamentato già da Gambini, i soldi non ci sono. E senza soldi la prevenzione non è possibile.

Stop al commissariamento. In conclusione Netti ha annunciato la fine del suo periodo di commissariamento al Consorzio, che tornerà a essere gestito “democraticamente” dagli organi assembleari. In molti sembrano preoccupati, perché nonostante le divergenze sull’ultima alluvione, l’operato di Netti è apprezzato per la sua discontinuità con un passato di gestioni opache.

In questi giorni è però prevista una nuova perturbazione critica. Una eventualità temibile per chi ha già pagato care le conseguenze dell’acqua su campi e strutture. E nonostante il clima costruttivo di collaborazione tra i presenti, in platea c’è chi non resiste al fatalismo. “Le esondazioni qui da noi sono come la Pasqua: sai che arriverà ogni anno anche se non sai mai bene quando”.

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