il Ducato » Lucia Gabani http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » Lucia Gabani http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Niente padiglione Expo per il Montefeltro, sfuma il ‘sogno’ di Sgarbi http://ifg.uniurb.it/2015/05/04/ducato-online/lecuador-scippa-il-padiglione-expo-al-montefeltro/73225/ http://ifg.uniurb.it/2015/05/04/ducato-online/lecuador-scippa-il-padiglione-expo-al-montefeltro/73225/#comments Mon, 04 May 2015 14:41:43 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=73225 Vittorio_SgarbiURBINO – All’Expo il Montefeltro non avrà un padiglione dedicato, ma uno spazio all’interno del Padiglione Italia o del Padiglione Zero. Lo ha dichiarato Vittorio Sgarbi a Il Ducato spiegando che:”L’ Ecuador si è ripreso il suo spazio un mese prima dell’inaugurazione”. Svanisce così, ‘scippato’ dal dietrofront di Quito, il sogno dell’assessore alla rivoluzione di Urbino. Doveva essere l’occasione che avrebbe fatto conoscere la Cittaà Ducale e il territorio circostante a tutto il mondo. Incerto, ora, anche lo spazio dedicato all’interno del Padiglione Italia. A quattro giorni dall’inizio dell’Esposizione Universale, del Montefeltro non c’è ancora traccia.

ASCOLTA L’INTERVISTA AUDIO A SGARBI NEL GR DELLE 17.45 (al minuto 5.35)

Solo dieci giorni fa Maurizio Gambini, Sindaco di Urbino, si esprimeva fiducioso sulla fattibilità del progetto: “Ci stiamo lavorando, spero che possa essere una grande occasione di incontro e promozione per tutto il territorio. Negli ultimi giorni sono stato negli Usa (per la consegna dell’Urbino press Award ndr) e spero che Sgarbi e gli altri assessori abbiano continuato a lavorarci”. Più scettico, invece, si è mostrato, due giorni più tardi, l’assessore regionale al bilancio e alla cultura Pietro Marcolini: “L’intenzione ci è stata dichiarata dagli amministratori. Mi pare una buona idea, ma non so se tardiva. Non so se ci saranno i tempi materiali per organizzarla”.

Che fosse una corsa contro il tempo lo si sapeva dall’inizio. Lo stesso Gambini, anticipando la proposta di Sgarbi a Il Ducato, lo aveva definito un ‘progetto last minute’, mentre poche ore più tardi l’assessore, perentorio, dichiarava: “Stiamo trattando, bisogna farlo rapidamente”.

La proposta. L’ idea era quella di occupare gli spazi rimasti disponibili dopo la rinuncia di alcuni Stati esteri. Si trattava di un’area di circa 1200 metri quadrati da riempire, in parte, con un capannone semplice e funzionale per accogliere testimonianze di varia natura, dall’arte alla produzione locale. L’intento principale: presentare il Montefeltro compatto, come se fosse uno “Stato”. Se c’erano dubbi sulla possibilità che uno spazio pensato per uno stato straniero potesse essere occupato da un ente dai confini giuridicamente sfumati, alla fine uno stato, questo sì compatto e reale, l’ha occupato. Insieme all’Ecuador, l’area è stata assegnata anche alla Nigeria e alla Lettonia.

Arrendersi, mai. Per far conoscere Urbino e il territorio, il critico d’arte continuerà a puntare sul turismo culturale. Con l’estate alle porte, l’obiettivo è mantenere gli standard già molto positivi registrati con le diverse mostre ospitate dalla città. Prossimo fiore all’occhiello sarà ‘Rinascimento Segreto’: “È la mostra più importante tra tutte quelle programma, l’ho concepita il 15 agosto dell’anno scorso. Ho pensato sarebbe stato utile, oltre a mangiare porchetta, far vedere opere d’arte sul tema della Festa del Duca. Un’altra esposizione sarà dedicata all’astrattismo. Corrente molto lontana dal Rinascimento, ma il cui spirito è comunque vicino al razionalismo e alla visione logica e matematica, tipica di Piero della Francesca”

 

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Expo: Sgarbi, “padiglione Montefeltro non ci sarà” http://ifg.uniurb.it/2015/05/04/ducato-notizie-informazione/expo-sgarbi-padiglione-montefeltro-non-ci-sara/73209/ http://ifg.uniurb.it/2015/05/04/ducato-notizie-informazione/expo-sgarbi-padiglione-montefeltro-non-ci-sara/73209/#comments Mon, 04 May 2015 14:18:09 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=73209 [continua a leggere]]]> URBINO, 4 MAG – Il Montefeltro non avrà un padiglione ad Expo, lo ha dichiarato Vittorio Sgarbi al Ducato: “L’Ecuador si è ripreso il suo spazio un mese prima dell’inaugurazione. Il nostro progetto sul Montefeltro farà parte di uno dei padiglioni principali di Padiglione Italia o Padiglione 0″.

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“Il treno che non c’è” nei racconti di chi lo ha vissuto http://ifg.uniurb.it/2015/05/04/ducato-online/il-treno-che-non-ce-rivive-nei-racconti-di-chi-lo-ha-vissuto/72928/ http://ifg.uniurb.it/2015/05/04/ducato-online/il-treno-che-non-ce-rivive-nei-racconti-di-chi-lo-ha-vissuto/72928/#comments Sun, 03 May 2015 23:46:34 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=72928 TIMELINE I racconti della littorina]]> La stazione di Urbino in una foto d'epoca

La stazione di Urbino in una foto d’epoca

URBINO – I binari lungo la tratta Urbino-Fano ormai si notano a malapena. Lì dove un tempo c’erano passaggi a livello e stazioni, littorine e prima ancora locomotive a vapore, ora ci sono rotatorie, strade e bar. Quel treno che tagliava a metà la valle del Metauro i più giovani non lo hanno mai visto passare, mentre le istituzioni, nonostante il chiacchiericcio, fingono che non sia mai esistito. Eppure sono tante le persone che il 31 gennaio del 1987 pensano di aver perso qualcosa di importante. Quella sera gli urbinati hanno sentito per l’ultima volta il fischio che ha scandito tanti momenti della loro giovinezza.

Ecco i ricordi degli uomini e delle donne che su quel treno hanno viaggiato per anni.

LA TIMELINE

“La bomba inesplosa”. Massimo Biagiotti, 75 anni, saldatore in pensione.

“Lavoravo a Pesaro e per sei anni ho preso la littorina tutti i giorni. Mi ricordo come fosse ieri il periodo della guerra, proprio negli anni in cui è stata inaugurata la tratta Fano-Urbino. Nel ’44 c’era ancora il fronte e nella stazione di Fermignano c’era un enorme deposito di treni. Prima della ritirata i tedeschi l’hanno fatta saltare in aria, ma non con le mine. Hanno legato delle funi di acciaio alle colonne portanti della struttura, poi con dei trattori hanno fatto crollare tutto. Finito il fronte sono venuti degli artificieri da Torino per controllare la situazione, visto che si temeva che dentro ci fossero delle bombe. E infatti ce n’era una inesplosa, incastrata tra le macerie. Hanno rimosso l’ordigno, rischiando grosso perché nell’operazione hanno sfiorato il detonatore. Poi hanno tagliato i treni pezzo per pezzo per portarli via. Ma prima, noi ragazzi del luogo, dato che i soldi non c’erano, abbiamo smontato tutti gli oleatori dei bronzi per rivenderli. Finito il conflitto, tutto tornò alla normalità. Prendevamo il treno a vapore per andare a Cagli o a Urbania. Era stupendo, meraviglioso: attraversavi tutta la campagna perdendoti tra i suoi colori, con un tale panorama la stanchezza sembrava svanire. C’era sempre un sacco di gente, fin dalle prime corse. Le tre o quattro littorine, partite da Urbino, andavano via via riempiendosi e da Fermignano in giù spesso si stava in piedi.

L'ex stazione di Fermignano com'è oggi

L’ex stazione di Fermignano com’è oggi

Io partivo per Pesaro alle 5.30 del mattino e riprendevo il treno delle 18.30. Se lo perdevi eri costretto ad aspettare l’ultima corsa serale, verso le 22.30. Così tutti i giorni. Fino a quando, una mattina, aspetto invano la littorina. ‘Sarà in ritardo’ mi dice il capostazione. Poco dopo da Fano gli comunicano che la tratta era stata soppressa. Incredibile, nessun capostazione ne sapeva nulla, fu uno shock anche per loro. La colpa? Credo che tutto sia precipitato in seguito alle pressioni di Bucci, proprietario delle linee di autobus. Ha fatto di tutto per togliere il treno e avere così il monopolio dei trasporti lungo questa tratta. Infatti, il giorno dopo la chiusura, a Urbino e Fano sono spuntati numerosi pullman”.

“Al mare con la littorina”. Doriana Berretta, casalinga.

“Con i miei tre figli d’estate facevamo la tratta Fermignano-Fano per andare al mare. Il viaggio durava circa quaranta minuti. Dal ‘67 al ’75 li ho accompagnati io, poi i ragazzi hanno cominciato ad andare da soli. Facevo l’abbonamento mensile che costava circa duemila lire. Ricordo che, partendo all’alba, trovavamo sempre posto a sedere. Al ritorno invece, lungo il percorso che dalla spiaggia portava alla stazione, dicevo ai figli di affrettarsi a raggiungere il vagone, altrimenti si rischiava seriamente di stare in piedi. Custodisco gelosamente questi ricordi: il treno ha rappresentato molto per noi, scandiva le nostre estati. E i miei figli me lo ricordano quasi ogni volta che ci incontriamo”.

“Conosco ogni suo segreto”. Piergiorgio Sartori, 73 anni, ex capostazione di Urbino.

“Ho lavorato lì dal 1961 all’85, posso dire di conoscere ogni segreto della littorina. Anche per questo, due anni dopo, mi hanno chiamato per far partire l’ultimo treno. Era il 31 gennaio 1987. L’allora ministro dei trasporti, il socialista Claudio Signorile, firmò il decreto di chiusura della tratta per poi dimettersi il giorno dopo. Da quel momento nella zona è entrato in scena l’autotrasportatore Bucci che, essendo amico del vicepresidente del Consiglio Arnaldo Forlani, aveva avuto il via libera per sostituire con i suoi pullman le varie corse del treno, diventato, ormai, di secondaria importanza. La ferrovia è infatti stata bistrattata a tutti i livelli, politico in primis, e sono state prese decisioni difficili da capire. Come la ristrutturazione di tutte le stazioni – da Fermignano a Fano – compiuta nell’86, a pochi mesi dalla dismissione, per un costo complessivo di circa venti milioni di lire. Meglio la superstrada, si diceva, ma il progetto non fu mai portato a termine.

Piergiorgio Sartori insieme ad alcuni colleghi nel '61

Piergiorgio Sartori insieme ad alcuni colleghi nel ’61

Il prezzo del biglietto? Dipendeva dalla tratta. Partiva da 100 lire se da Urbino si scendeva a Fermignano, 120 se la destinazione era Canavaccio, e così via fino ad arrivare a Fano. All’inizio il treno era sempre pieno, poi con il passare degli anni cominciò a svuotarsi. Il motivo? La velocità lungo il percorso era stata abbassata, rendendo più conveniente lo spostamento in pullman o in macchina, e le coincidenze saltavano troppo spesso perché si tendeva a dare la precedenza alla tratta adriatica, al ‘direttissimo’, all’epoca si chiamava così. Un aneddoto? Quando c’era la neve usavamo la locomotiva a vapore come spazzaneve. A volte, quando nevicava tanto, si stava lì tutta la notte, sia nelle carrozze che nelle stazioni. E non era piacevole: la nuova stazione di Urbino è stata costruita nel ‘75, prima era una catapecchia situata ancora più a valle, verso Fermignano.

“L’ho guidato anche io”. Paolo Piergiovanni, 60 anni, ingegnere.

“Dalla primavera dell’81 fino all’inverno dell’’83 l’ho presa tutte le settimane perché facevo pratica professionale in uno studio di ingegneria a Bologna. In questo studio si lavorava anche di sabato e il pomeriggio da Pesaro non c’erano altri mezzi più comodi e veloci per tornare a Urbino, quindi ero costretto a prendere la littorina. E qui iniziava la tragedia (ride, ndr), perché il viaggio durava un’ ora e 45 min. Tanti, forse troppi. Proprio per questo, non sapendo come ingannare il tempo, una volta mi sono messo a guardare il manovratore all’opera. Arrivati a Fossombrone mi chiede: ‘Vuoi guidare?’. Anche se un po’ spaventato rispondo di sì, e subito dopo mi siedo alla guida di questo strano aggeggio. Provando subito un grande disagio: il volante non c’è, al suo posto un manettino che serviva per aumentare o ridurre la velocità. Arrivati a un casello ferroviario tra Fossombrone e Fermignano, sulla strada ferrata vedo delle galline. Non sapevo cosa fare. ”Procedi come nulla fosse, abbiamo un orario da rispettare” mi dice il macchinista. Superato il punto si affaccia dal finestrino, guarda indietro e poi, girandosi verso di me, esclama quasi soddisfatto: “Ne abbiamo fatte fuori tre!”. Pochi minuti dopo siamo entrati nella stazione di Fermignano, dove solitamente il treno faceva una lunga sosta perché il macchinista doveva scendere a manovrare lo scambio, all’epoca non automatico. Poi si ripartiva. Arrivati a Urbino, non sapendo bene come funzionava la littorina, mi sono fermato troppo presto. Ma almeno ho portato i passeggeri a destinazione, sani e salvi. È stata un’esperienza unica.

“Galline nei vagoni”. Maria Ferretti, 80 anni, pensionata.

“La littorina era importante: o si prendeva quella o si andava a piedi. Per la fiera del due maggio permetteva ai contadini di venire a Fossombrone a vendere gli animali appena nati, li vendevano ai pussident, i padroni terrieri perché poi quei cuccioli venivano ammazzati per la mietitura. A maggio e a giugno si tagliava il grano e si chiamavano i braccianti a lavorare. La paga per i braccianti consisteva nel dargli da mangiare a colazione e a pranzo, poi la sera ricevevano qualche cento lire. Poi, il percorso della littorina è cambiato: prima della guerra collegava tutti i paesi dell’entroterra, poi molti tratti vennero bloccati e mai più aperti”.

“C’era solo il treno”. Irma Cadieracci, 77 anni, casalinga.

“La littorina era comodissima. Da casa mia andavo alla stazione di Canavaccio a piedi. Era un servizio utile soprattutto per noi donne perché negli anni Cinquanta e Sessanta non avevamo la macchina, i mariti lavoravano e l’unico modo per spostarsi era prendere la littorina. Per andare a Fossombrone partivo alle 9 e tornavo a casa alle 13, non è che avessi tante commissioni da fare, però ci voleva molto tempo.

Irma Cadieracci, a destra, insieme alla figlia e alla nipote

Irma Cadieracci, a destra, insieme alla figlia e alla nipote

C’era una stazione ogni quattro o cinque chilometri, spesso il treno si fermava per aspettare le coincidenze con gli altri treni. Quando avevo mio figlio piccolo partivo insieme alle mie vicine di casa e andavamo al consultorio, dal dottore, a Fossombrone: io tenevo il bambino in braccio, invece la Lena, una mia vicina, che abita ancora vicino a me, aveva il passeggino per tenere il figlio. La littorina era comoda perché potevamo andare al mercato: il lunedì a Fossombrone e il venerdì a Fermignano, invece andare a Urbino era scomodo perché la stazione era in basso e per arrivare in centro bisognava prendere il pullman”.


“Comoda ma lenta”. Loredana Ugolini, 54 anni, professoressa universitaria.

“Ricordo la prima volta che andai in treno a Urbino. Dopo essere stati fermi per più di mezz’ora alla stazione di Fermignano il treno ripartì nel verso contrario. Io dovevo andare all’università e per un momento ebbi paura di aver sbagliato qualcosa. Invece, quando tornai a casa mio padre mi prese in giro perché ‘si sa che cambia il verso a Fermignano’. Era scontato per lui che faceva il macchinista, ma non per me che ero studentessa.

L'abbonamento del treno di Loredana Ugolini

L’abbonamento del treno di Loredana Ugolini

Andare all’università con la littorina aveva dei pro e dei contro: era comodo perché il servizio di corriere, alla fine degli anni ’70, non era molto efficiente. Con la littorina però ci voleva molto tempo per arrivare. Io partivo alle 7 da Pesaro e arrivavo a Urbino verso le 9 o le 9,30 e una volta arrivati alla stazione dovevamo prendere l’autobus per arrivare in centro. La littorina era comoda per chi viveva nell’entroterra: da Pesaro partivano poche persone, però a Fossombrone, Fermignano, Canavaccio e negli altri paesini salivano moltissimi studenti e lavoratori. A me è sempre piaciuto quel treno:si potevano vedere i paesaggi e quello della Valle del Matauro è veramente bellissimo”.

“Il treno dei cornuti”. Luciano Ugolini, 82 anni, macchinista in pensione.

“Io, della tratta Fano-Urbino, ho guidato solo i treni a vapore nei primi anni ‘50. Trasportavamo soprattutto carichi merci e bestiami.

Il treno a vapore esposto durante l'ultimo carnevale a Fano

Il treno a vapore esposto all’ultimo carnevale di Fano

Mi ricordo che per il carnevale di Fano c’era un sacco di gente da trasportare durante tutta la giornata, arrivavano da tutte le parti, anche dalla Romagna venivano giù. Poi d’estate portavamo le persone al mare: facevamo il giro dell’entroterra, tra noi ferrovieri e macchinisti lo chiamavamo il treno dei cornuti perché salivano solo donne che andavano al mare mentre i mariti restavano a casa o andavano a lavorare”.

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Cultura e divulgazione: la tv generalista ha perso la sfida http://ifg.uniurb.it/2015/04/26/ducato-online/i-programmi-culturali-sono-quelli-fatti-bene-le-sfide-dei-palinsesti-tv/72238/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/26/ducato-online/i-programmi-culturali-sono-quelli-fatti-bene-le-sfide-dei-palinsesti-tv/72238/#comments Sun, 26 Apr 2015 20:25:12 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=72238 RADIO Pubbliche e private]]> Foto tv 2FANO – La televisione durante gli anni ’50 ha insegnato l’italiano agli italiani, ha unificato il linguaggio di un popolo diviso. Dopo 60 anni ha ancora questo ruolo educativo e culturale? Nella terza giornata del Festival del giornalismo culturale si è parlato anche di questo.

La televisione mantiene un ruolo predominante nella dieta informativa italiana. Questo mezzo, proprio perché è il più fruito, ha il compito d’interrogarsi e di riflettere sul suo modo di fare cultura. Perché la cultura c’è, sul piccolo schermo, ma “in trasmissioni nascoste, curate da pochi canali di nicchia”, ha spiegato Piero Dorfles.

Molto simile l’opinione di Saverio Simonelli, di TV2000, secondo il quale i programmi di storia, arte, letteratura vengono marginalizzati in fasce orarie e in pochi canali specializzati. “Meglio così, visti gli effetti che ha la cultura quando entra nei programmi generalisti: si danno un tono culturale quando non c’entra nulla. La preoccupazione è quella di mostrarsi all’altezza”. Allora, la televisione promuove la cultura? “Come diceva Groucho Marx: “La televisione fa ottimo servizio alla cultura, perché ogni volta che qualcuno la accende io vado nell’altra stanza a leggere un libro”.

Nei canali Rai i telegiornali sono i momenti in cui si registrano il maggior numero di ascolti. Ma le informazioni che riceviamo sono notizie secche, dirette e non approfondite. Karima Moual, giornalista marocchina in Italia dal 1992, ha fatto l’esempio di come i tg parlino dell’immigrazione. “Si parla più dell’altro che con l’altro, c’è stata una progressiva depersonalizzazione. All’inizio erano uomini donne e bambini, poi persone e adesso sono barconi. Sappiamo che queste persone scappano dai loro Paesi di origine, ma chi ci ha mai mostrato le immagini dei Paesi da cui fuggono, quale giornalista ha raccontato le storie degli immigrati che intraprendono il viaggio della speranza, perché vedono l’Italia come un Paese di passaggio e non di destinazione?” Sono queste alcune delle questioni che Moual ha sollevato durante la tavola rotonda.

Seguendo quest’idea di giornalismo, Vittorio di Trapani ha aggiunto che “la televisione deve portarci dove non sappiamo, mostrarci le cose che non avremmo occasione di conoscere altrimenti”. Il cambiamento deve partire dai giovani giornalisti e ha proposto agli studenti delle scuole di giornalismo di analizzare, da qui al prossimo anno, la missione culturale dei programmi visti in tv.

La televisione ha un ampio pubblico, ma la cultura è poco presente e le trasmissioni si danno un tono alto senza approfondire i temi veramente culturali. Axel Fiacco ha portato l’esempio di una trasmissione fatta in occasione della Giornata del libro su Rai3: “Un fallimento. Se prima di quella trasmissione leggevano in pochi, adesso quelle persone che hanno visto la trasmissione non entreranno più nemmeno in una libreria”.

Alla conclusione della tavola rotonda tutti si sono trovati d’accordo con la giornalista di Radio Rai, Anna Longo: “I programmi culturali sono quelli fatti bene”.

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Fermata Urbino per “Metronovela”, il nuovo libro di Stefano Bartezzaghi http://ifg.uniurb.it/2015/04/23/ducato-online/fermata-urbino-per-metronovela-il-nuovo-libro-di-stefano-bartezzaghi/71716/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/23/ducato-online/fermata-urbino-per-metronovela-il-nuovo-libro-di-stefano-bartezzaghi/71716/#comments Thu, 23 Apr 2015 20:44:30 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=71716 Un momento dell'intervista a Bartezzaghi

Un momento dell’intervista a Bartezzaghi

URBINO – Dal Duomo a Porta Venezia, passando per Loreto e Moscova, la linea rossa, verde, gialla o lilla. Il viaggio nella metropolitana milanese di Stefano Bartezzaghi si è concluso con la pubblicazione del suo libro, intitolato M. Una metronovela. L’ultima fermata, però, è stata a Urbino, dove la metro non c’è. E, dopo la chiusura della ferrovia nel 1987, nemmeno una stazione. “Qui a Urbino però avete il portico, o la piazza, è lì che ci si rende conto di non essere in un eremo” ha commentato l’autore al Ducato.

Come dargli torto: l’evento che ha aperto la terza edizione del Festival del giornalismo culturale – con la partecipazione dei due direttori della rassegna, Lella Mazzoli e Giorgio Zanchini – si è tenuto nel cortile rinascimentale del collegio Raffaello, a due passi dal palazzo ducale e dalle principali attività commerciali. Tra salite impervie e vicoli stretti a Urbino la vita si svolge solo in superficie. Per descrivere le mille sfaccettature di una grande città, invece, l’autore ha usato la metafora della metropolitana, il luogo che secondo lui meglio rappresenta “l’ordinamento, la teoria di una città”. La sua anima, insomma.

“La metro è il luogo in cui ci rendiamo conto di essere concittadini, di appartenere a uno stesso contesto” spiega lo scrittore. Da qui l’idea di inventare una metronovela, vista come lo storytelling da usare come antidoto contro la pubblicità, presente ormai in tutte le stazioni metro, e il rumore “assordante” che limita i rapporti interpersonali. Bartezzaghi la considera una fiction, in cui ognuno dei ventisette capitoli – a sua volta diviso in paragrafi – riporta incontri ed esperienze frammentate, proprio come quelle che scandiscono quotidianamente la nostra vita.

“La Milano di sopra si lascia semplificare da quella di sotto, che è ordinata, ergonomica, quasi priva di dispersione… Per perdersi davvero basta salire le rampe e tornare al livello del suolo, sulla terra e non più nella terra. I veri pasticci si combinano lassù”. Viaggiare in metro per lo scrittore non significa quindi sprofondare nei meandri dell’inconscio, ma ritrovarsi, raccogliersi, dare finalmente alla città una sintesi, un ordine possibile.

“Eppure anche questo è un modo per scoprire Milano”, prosegue Bartezzaghi. Che nel suo libro, tra sopra e sotto, partenze e arrivi, ricordi e occasioni perse, invita le persone a vivere la metro e la città col piacere di perdersi nella folla. Con leggerezza.

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Fermignano, sportello gratuito per i consulti medici http://ifg.uniurb.it/2015/04/22/ducato-online/fermignano-sportello-gratuito-per-i-consulti-medici/71431/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/22/ducato-online/fermignano-sportello-gratuito-per-i-consulti-medici/71431/#comments Wed, 22 Apr 2015 13:42:23 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=71431 Dottoressa Rosaria Pignataro, una delle volontarie del nuovo sportello di ascolto e orientamento sanitario di Fermignano

Dottoressa Rosaria Pignataro, una delle volontarie del nuovo sportello di ascolto e orientamento sanitario di Fermignano

FERMIGNANO – Nella sede della Croce Rossa di Fermignano quattro medici volontari hanno unito forze e conoscenze per aprire uno sportello di ascolto e orientamento sanitario.

La scorsa estate si è iniziato a parlare del progetto e il sette aprile lo sportello è stato aperto. La dottoressa Rosaria Pignataro ha raccontato al Ducato com’è nata questa realtà: “Lo scopo è quello di creare un luogo dove fare cultura sanitaria. Le persone possono venire qui gratuitamente per consulti medici o per essere aiutati a leggere i risultati dei loro esami”.

Per ricevere le cure i cittadini del comune di Fermignano sono costretti a rivolgersi all’ospedale di Urbino. Il nuovo sportello rappresenta quindi un punto di riferimento sul territorio per il dialogo tra medici e cittadinanza. “Quando si fa volontariato si dimentica tutto il resto – ha detto la dottoressa Pignataro – ci si dedica totalmente a quello che si sta facendo. Quando arrivo qui spengo il cellulare perché la cosa importante è ascoltare e parlare con la persona che ho davanti. Ho anche notato che le donne che vengono qui si sentono più a loro agio: sanno di non avere i minuti contati come con il medico di base, possono parlare dei loro problemi, dei loro dubbi e sono anche più libere dai pregiudizi”.

Il team è composto da volontari di quattro associazioni del territorio: l’Aditi di Urbino, la Caritas, la Croce Rossa Italiana e l’Associazione Il Vascello di Fermignano. Ci sono quattro medici: le ginecologhe Pignataro e Anna Caporaletti, il radiologo Franco Bevilacqua e il dottor Piero Benedetti, primario di medicina all’ospedale di Cagli.

Lo sportello è aperto lunedì e martedì dalle 17 alle 19, mercoledì dalle 10 alle 12.30. È possibile prenotare al numero 3405469476.

“In queste prime giornate abbiamo già avuto una decina di consulti, ma ci aspettiamo di aumentare il numero delle visite – ha detto la dottoressa Pignataro – abbiamo visto una reazione positiva da parte della popolazione. Ci conoscono e sanno che ci siamo”.

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Indipendenti, scomodi e di successo: i giornalisti spagnoli che si auto-finanziano http://ifg.uniurb.it/2015/04/20/ducato-online/verso-il-giornalismo-indipendente-il-caso-della-spagna/71141/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/20/ducato-online/verso-il-giornalismo-indipendente-il-caso-della-spagna/71141/#comments Mon, 20 Apr 2015 20:26:31 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=71141 giornalismo-thumbPERUGIA – Dal 2008 ad oggi in Spagna sono nate 500 testate giornalistiche. Nonostante la grave crisi economica che ha investito il Paese, di queste solo 50 hanno chiuso. Molte di queste realtà emergenti nascono dal crowdfunding o da startup che offrono ai lettori un’informazione indipendente.

“Spiego sempre la differenza tra creatività e innovazione. La creatività è pensare le cose, l’innovazione è realizzarle”, così Juan Luis Manfredi, professore all’università di Castilla-La Mancia ha introdotto il dibattito sull’evoluzione del giornalismo spagnolo nell’ultima giornata del Festival di Perugia.

Fino al 1985 i giornalisti erano i proprietari dei giornali, poi dalla seconda metà degli anni ’80 le testate sono state quotate in borsa e con la crisi sono state comprate da creditori o investitori. “Per un lettore sapere che un giornale è stato comprato da una banca o da Telefonica (la principale azienda iberica di comunicazione e telefonia ndr) mette in discussione la credibilità di quello che c’è scritto nel giornale stesso” ha spiegato Manfredi. “Con i progetti degli ultimi anni – ha continuato – l’editoria spagnola sta tornando al vecchio modello di gestione dove i giornalisti sono proprietari della testata”.

Al festival di Perugia sono state presentate alcune delle realtà più significative del panorama spagnolo, come Eldiario.es, nata nel 2012, è una testata che si sostiene con gli investimenti dei giornalisti, con gli abbonamenti dei lettori e una parte di pubblicità; El Espanol, ha raggiunto il record di crowdfunding ricevendo tre milioni di euro in 40 giorni; ElConfidencial.es un quotidiano la cui versione web ha investito soldi ed energie nella gestione e analisi dei dati, pubblicando diversi scoop.

Ignacio Escolar è un noto giornalista spagnolo che nel 2012 ha fondato il sito d’informazione Eldiario.es. “La gente è disposta a pagare l’abbonamento a Eldiario perché siamo una redazione indipendente dai poteri politici e finanziari”, ha spiegato. Sono possibili diversi tipi di abbonamento. I più diffusi sono quello da cinque euro al mese o quello da 100 euro all’anno. I soci hanno dei servizi esclusivi: approfondimenti sulle notizie, un’edizione monografica ogni due settimane, una mail che ogni sera viene spedita intorno alle 20 per anticipare ai lettori quali notizie troveranno il giorno successivo nei giornali, infine, i soci non hanno interruzioni pubblicitarie.

Il progetto di Escolar è partito senza richiedere nessun finanziamento alla banche: i giornalisti hanno iniziato con un capitale iniziale di un milione di euro, di cui solo 400 mila erano disponibili. Lo scorso anno El Diario ha chiuso il bilancio in attivo di 300 mila euro, i proventi sono stati reinvestiti all’interno della testata.

Ignacio EscolarLa presenza nelle reti sociali è fondamentale, ha spiegato Escolar, parte del loro successo viene dalla popolarità che i redattori hanno nei social network. Eldiario.es è il settimo sito più visitato in Spagna, ha una media di 4 milioni di visitatori mensili, ma su Twitter è più ritwittato di tanti altri giornali più noti.

Jordi Perez è un giornalista economico finanziario del El Espanol. “Lo scopo dei giornalisti dev’essere la chiarezza – ha detto Perez al Festival – la corruzione che ha invaso le grandi testate ha sviluppato un desiderio di informazione trasparente, per questo sono gli stessi lettori a finanziare i progetti d’informazione indipendente”.

Secondo Perez in Italia e Spagna, la stampa indipendente ha davanti a sé una sfida maggiore. “Un inglese che legge The Economist sa che quel giornale gli ha detto tutto quello che poteva dire è che non c’è altro da sapere sul quell’argomento. In Spagna, come in Italia, il giornalismo indipendente non è ancora affermato: il lettore ha sempre il sospetto che ci sia qualcos’altro da aggiungere, pensa che quelle informazioni siano condizionate o non siano complete. Noi vogliamo seguire il modello inglese: creare una sorta di patto tacito con i lettori: loro ci danno fiducia e ci permettono di essere indipendenti e noi gli proponiamo inchieste e informazioni libere da ogni condizionamento”.

Daniele Grasso ha lasciato l’Italia nel 2009 da neolaureato, poi dopo uno stage al sito de El Confidencial è stato assunto. “Non mi piaceva il giornale dove lavoravo: il digitale era considerato solo un testo con la foto. Potevo scegliere se cercare un altro giornale in cui lavorare o affrontare il direttore e proporgli un vero prodotto digitale. Ho scelto la seconda ed è andata alla grande”.

Un capo permissivo e lungimirante ha permesso a Grosso e ad altri due colleghi di ristrutturare il sito senza imporre condizioni. Anche la versione cartacea ha cambiato volto e oggi ha una delle versioni grafiche più apprezzate in Spagna.

“Sono molto importanti le collaborazioni con altri media e giornalisti – ha continuato Grosso – una grande soddisfazione l’abbiamo avuta di recente: con la Lista Falciani. I giornali come El Mundo ed El País hanno scritto che i documenti di queste due inchieste erano state pubblicate da un sito d’informazione spagnolo. Eravamo noi e il fatto che non ci abbiano citati è stata una soddisfazione: significa che ci temono”.

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Gif, video ‘muti’ e poco testo: così i giornali conquistano gli adolescenti http://ifg.uniurb.it/2015/04/18/ducato-online/gif-video-muti-e-poco-testo-cosi-i-giornali-conquistano-gli-adolescenti/71071/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/18/ducato-online/gif-video-muti-e-poco-testo-cosi-i-giornali-conquistano-gli-adolescenti/71071/#comments Sat, 18 Apr 2015 18:32:38 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=71071 PERUGIA – Per conquistare i millennial non basta andarli a cercare su social network e app di messaggistica. Alcuni grandi gruppi editoriali – Channel 4 nel Regno Unito e la Repubblica in Italia – stanno sviluppando piattaforme dedicate ai lettori più giovani nati intorno all’anno 2000. La televisione britannica ha creato 4newswallla homepage, pensata per essere fruita da mobile, è totalmente priva di testo: composta da Gif animate nelle quali le parole del titolo si succedono una dopo l’altra. Cliccando sulla Gif si accede a una breve notizia, che spiega il fatto in poco più di dieci righe. I temi coperti sono i più disparati: esteri, politica, alimentazione, curiosità.

Chris Hamiltonil direttore social media della Bbc News , tra gli speaker al Festival internazionale del giornalismo di Perugia per il dibattito “Mobile e Millennial: Chat Apps, Emoji, nuovi format video”, ha parlato anche di Instafax: l’esperimento short video della Bbc. L’idea è quella di produrre video-notizie che possono essere fruite anche in momenti e luoghi ufficialmente “vietati” come le lezioni scolastiche. Cioè senza audio. “È stata una buona idea perché non sempre gli utenti possono ascoltare l’audio – ha commentato – quindi è il testo a illustrare il contesto delle immagini. Non ero convinto della riuscita di questo progetto, al contrario ha riscosso un grande successo”. Attualmente la BBC News produce in media 20 video di questo genere ogni giorno.

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Uno dei post di 3nz.it

A raccontare l’esperimento italiano c’era Alessio Balbi, coordinatore dell’are social del gruppo Espresso. “Nel 2013 un articolo sull’incidente mortale di Paul Walker – l’attore protagonista del film Fast and Furious ndr – condiviso sui social ha generato, da solo, più traffico rispetto a tutta la home page del sito Repubblica.it, abbiamo capito che avremmo dovuto sperimentare nuovi linguaggi. Così abbiamo pensato un nuovo sito web, destinato al mondo virale, trasmesso principalmente tramite Facebook”.

3ndz è nato così: il sito che contiene notizie ed elementi virali. Il 90% dei contenuti è video, il resto è composto da quiz, notizie di costume e classifiche. La piattaforma è nata il primo ottobre del 2014 e su Facebook è seguito da 80mila utenti. Repubblica.it è anche l’unico sito di informazione in Italia, ad ora, a inviare le notizie via Whatsapp. I lettori possono iscriversi scegliendo quali tipi di notizie vogliono ricevere, ma si deve memorizzare il numero della redazione altrimenti la notizia finisce nello spam.

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Il disegno di Chérif Kouachi pubblicato su L’Obs

Il settimanale francese L’Obs ha puntato invece sulle curiosità, così sia la redazione web che cartacea collaborano per trovare storie esclusive. “Su Facebook abbiamo 2,4 milioni di followers, ha Aurelien Viers, direttore digital news – il segreto per avere successo sta in un buon titolo e in una buona preview”. I social network sono importanti, ma non sono tutto. Ciò che più conta è l’integrazione tra cartaceo, sito, social e mobile. Una delle storie più condivise è quella di Chérif Kouachi che tre giorni prima di compiere l’attentato a Charlie Hebdo con suo fratello, ha fatto un viaggio in BlaBlaCar da Remis a Parigi. Le Plusla sezione video del giornale, al momento formata da otto redattori, già conta due milioni di visitatori al giorno.

Nonostante le diverse scelte editoriali e gli esperimenti digitali, tutti i giornalisti presenti al panel hanno infine sostenuto la stessa tesi: “La tecnologia non fa il contenuto editoriale. Se hai una buona storia, hai il 90% del lavoro”.

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Pioggia, tir e risparmi sui materiali: così si sfalda la provinciale Metaurense http://ifg.uniurb.it/2015/04/02/ducato-online/pioggia-tir-e-risparmi-sui-materiali-cosi-si-sfalda-la-provinciale-metaurense/69691/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/02/ducato-online/pioggia-tir-e-risparmi-sui-materiali-cosi-si-sfalda-la-provinciale-metaurense/69691/#comments Thu, 02 Apr 2015 15:37:45 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=69691 VIDEO Secondo il sindaco di Fermignano Cancellieri l'asfalto è scadente rispetto agli anni passati. Ma ci sono anche il maltempo e i mezzi pesanti a rendere difficile la manutenzione della strada. Intanto i lavori per la Fano-Grosseto, il percorso alternativo mai realizzato, sono fermi da 25 anni alla galleria della Guinza
MAPPA Lavori e frane sulle strade verso Urbino | INCHIESTA Fano-Grosseto: un'utopia lunga due mari]]>
URBINO – “Le asfaltature non sono più fatte come un tempo: sia i materiali che lo spessore dei bandi stradali sono stati ridotti per risparmiare sui costi”. L’accusa del sindaco di Fermignano, Giorgio Cancellieri, è precisa e riguarda gli ultimi interventi sulla strada provinciale Metaurense. Secondo Cancellieri le abbondanti piogge e l’elevato traffico di tir hanno aggravato ulteriormente la situazione. E una manutenzione fatta con materiali non adeguati, come quelli utilizzati fino a ora, è del tutto inutile.

MAPPA – I cantieri sulle strade che portano a Urbino

Intanto a rimetterci sono i cittadini che passano per la provinciale Metaurense, una strada piena di buche e non adatta a una circolazione scorrevole. Questa, però, è anche l’unica che attraversa tutta la Valle del Metauro. Negli scorsi anni sono stati eseguiti alcuni interventi di manutenzione sulla strada nei punti veramente critici ma il manto d’asfalto regolare termina poco dopo Fermignano.

Fondi tagliati. A complicare la situazione sono stati i tagli di fondi che hanno subito le Province nel 2014 con la legge Delrio che prevedeva la loro abolizione. Il provvedimento, però, è stato attuato solo in parte: questi enti territoriali sono stati depotenziati, ma è rimasta a loro la competenza d’intervento sulle strade provinciali. In questo stato di precarietà le Province non possono intervenire direttamente per le manutenzioni. Secondo il sindaco di Urbania, Marco Ciccolini, un parziale rimedio al problema potrebbe essere il passaggio di tutta la strada sotto la gestione dell’Anas: infatti, il tratto che collega Urbania a Mercatello sul Metauro lo è già.

È una strada trascurata ma indispensabile: la Metaurense è il solo collegamento diretto tra i paesi della Valle del Metauro e il traffico industriale e quello cittadino coesistono sulla stessa strada. E questo è stato spesso causa di incidenti. I più gravi degli ultimi anni si sono verificati alle porte di Urbania. Dal 2012 a oggi ci sono state due vittime: un motociclista di 28 anni e un operaio dell’Anas di 55 anni che stava chiudendo alcune buche della strada.

Da anni le diverse amministrazioni del comune di Urbania parlano della costruzione di una rotatoria in una delle zone più trafficate, Via Mazzini, la strada di raccordo tra la Metaurense e la circonvallazione, ma anche questo è un progetto non ancora realizzato. Nel frattempo il sindaco Ciccolini farà installare qui un velo-box per scoraggiare l’eccesso di velocità.

La Fano-Grosseto. L’unica soluzione per alleggerire la Metaurense sarebbe la realizzazione della superstrada Fano-Grosseto. Un progetto ormai entrato nella leggenda. Si iniziò a parlare di questa infrastruttura negli anni ‘60 come “collegamento tra i due mari”, l’Adriatico e il Tirreno. I Comuni della provincia di Pesaro e Urbino hanno approvato nei loro piani regolatori le varianti necessarie per la costruzione della E78, ma non c’è ancora una data per l’inizio dei lavori.

A cinquant’anni di distanza dall’approvazione, il progetto è ancora fermo alla costruzione della galleria della Guinza. Dal 1990, data della sua inaugurazione, non è mai stata aperta alla circolazione perché manca la strada. La galleria è lunga 6 chilometri e attraversa l’Alpe della Luna.

Nel progetto iniziale della Fano-Grosseto era prevista la realizzazione di una superstrada da Mercatello sul Metauro a Canavaccio dove termina il tratto già esistente. La strada doveva essere parallela alla Metaurense attraversando la valle senza però passare per i centri abitati. In questo modo tir e auto avrebbero avuto un percorso alternativo più veloce e sicuro da seguire.

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Urbino in festa per la vittoria di Rossi. Il nonno: “Lo aspettiamo” http://ifg.uniurb.it/2015/03/30/ducato-online/sport/urbino-in-festa-per-la-vittoria-di-rossi-il-nonno-lo-aspettiamo/69422/ http://ifg.uniurb.it/2015/03/30/ducato-online/sport/urbino-in-festa-per-la-vittoria-di-rossi-il-nonno-lo-aspettiamo/69422/#comments Mon, 30 Mar 2015 09:13:48 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=69422 URBINO – “Siamo stati molto contenti per la vittoria di Vale. Ora aspettiamo che torni”. Mentre i tifosi di Valentino Rossi sono in delirio per la vittoria di domenica scorsa in Qatar, nonno Learco Palma non si scompone e aspetta nella sua casa di Urbino il ritorno del nipote. “Guardo sempre le gare con mia moglie qui a casa e ieri è stato bello vederlo vincere. Questa mattina abbiamo parlato con Stefania (la figlia e mamma di Valentino ndr) adesso aspettiamo solo che Vale torni. Mi piace vederlo correre perché è padrone della moto quando guida, sa capire quali modifiche bisogna fare, insomma, sa fare il suo mestiere”.


È stata una vittoria inaspettata quella di domenica: il Dottore partiva dall’ottava casella e davanti a lui c’erano tutti i più forti. Al primo giro Marc Marquez è andato largo in una curva e ha ripreso la gara dall’ultima posizione, mentre i piloti delle Ducati ufficiali Andrea Dovizioso e Andrea Iannone, hanno combattuto con Jorge Lorenzo e Dani Pedrosa per gran parte della gara. A due giri dalla fine Valentino ha iniziato la rimonta per finire il testa al gruppo, dopo due giri di duello con Dovizioso, Rossi ha tagliato il traguardo in impennata.

Rossi Qatar 2015Valentino è nato a Urbino e gran parte della sua famiglia vive ancora qui. E in città sono tanti i tifosi che hanno gioito per la vittoria del pilota Yamaha.

Il signor Marchionni dell’agenzia viaggi è un grande appassionato di moto e tifoso di Valentino. “Ha vinto anche perché Marquez si è autoeliminato, ma siamo solo alla prima gara. Comunque a me Valentino piace sempre e quando sono a Tavullia vado a mangiare al suo ristorante. Secondo me sbagliò ad andare in Ducati, non c’era la moto, per quanto sia forte i miracoli non può farli nemmeno lui. Ma si è ripreso perché è bravo, ha tecnica, intelligenza e per quanto sia dura combattere con i giovanotti come Marquez, Pedrosa, Lorenzo, ancora può farcela”.

Bar RaffaelloFuori dal bar Raffaello ci sono due bandiere: una della Ferrari e una gialla col 46. I proprietari sono ancora elettrizzati: “Sono felicissimo, domenica è stata una giornata indimenticabile! Alla mattina la Ferrari ha vinto e poi ieri sera anche Vale! Spero che continui così”. Con orgoglio mostrano le foto e gli autografi di Valentino che tengono esposti vicino nel bancone. “Quando ha ricevuto la laurea ad honorem dall’Università di Urbino io gli ho organizzato il rinfresco, è stato bellissimo”.

Silvia e Giacomo L Aquilone Silvia e Giacomo hanno una piadineria in centro e su una parte del negozio c’è un poster di Valentino e una foto autografata. “Ho sempre seguito le corse – ci dice Silvia – e da quando c’è Valentino mi piacciono ancora di più. Per me lui è un mito! Quando era passato alla Ducati avevo anche pensato di dipingere le pareti del negozio di rosso perché una moto italiana con un campione italiano era il massimo, ma per fortuna ho lasciato i muri così com’erano. Sono riuscita ad avere il cappellino e una sua foto originale autografati grazie a suo nonno Learco che passa spesso qui”.

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