il Ducato » Niccolò Gaetani http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » Niccolò Gaetani http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it “Il treno che non c’è” nei racconti di chi lo ha vissuto http://ifg.uniurb.it/2015/05/04/ducato-online/il-treno-che-non-ce-rivive-nei-racconti-di-chi-lo-ha-vissuto/72928/ http://ifg.uniurb.it/2015/05/04/ducato-online/il-treno-che-non-ce-rivive-nei-racconti-di-chi-lo-ha-vissuto/72928/#comments Sun, 03 May 2015 23:46:34 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=72928 TIMELINE I racconti della littorina]]> La stazione di Urbino in una foto d'epoca

La stazione di Urbino in una foto d’epoca

URBINO – I binari lungo la tratta Urbino-Fano ormai si notano a malapena. Lì dove un tempo c’erano passaggi a livello e stazioni, littorine e prima ancora locomotive a vapore, ora ci sono rotatorie, strade e bar. Quel treno che tagliava a metà la valle del Metauro i più giovani non lo hanno mai visto passare, mentre le istituzioni, nonostante il chiacchiericcio, fingono che non sia mai esistito. Eppure sono tante le persone che il 31 gennaio del 1987 pensano di aver perso qualcosa di importante. Quella sera gli urbinati hanno sentito per l’ultima volta il fischio che ha scandito tanti momenti della loro giovinezza.

Ecco i ricordi degli uomini e delle donne che su quel treno hanno viaggiato per anni.

LA TIMELINE

“La bomba inesplosa”. Massimo Biagiotti, 75 anni, saldatore in pensione.

“Lavoravo a Pesaro e per sei anni ho preso la littorina tutti i giorni. Mi ricordo come fosse ieri il periodo della guerra, proprio negli anni in cui è stata inaugurata la tratta Fano-Urbino. Nel ’44 c’era ancora il fronte e nella stazione di Fermignano c’era un enorme deposito di treni. Prima della ritirata i tedeschi l’hanno fatta saltare in aria, ma non con le mine. Hanno legato delle funi di acciaio alle colonne portanti della struttura, poi con dei trattori hanno fatto crollare tutto. Finito il fronte sono venuti degli artificieri da Torino per controllare la situazione, visto che si temeva che dentro ci fossero delle bombe. E infatti ce n’era una inesplosa, incastrata tra le macerie. Hanno rimosso l’ordigno, rischiando grosso perché nell’operazione hanno sfiorato il detonatore. Poi hanno tagliato i treni pezzo per pezzo per portarli via. Ma prima, noi ragazzi del luogo, dato che i soldi non c’erano, abbiamo smontato tutti gli oleatori dei bronzi per rivenderli. Finito il conflitto, tutto tornò alla normalità. Prendevamo il treno a vapore per andare a Cagli o a Urbania. Era stupendo, meraviglioso: attraversavi tutta la campagna perdendoti tra i suoi colori, con un tale panorama la stanchezza sembrava svanire. C’era sempre un sacco di gente, fin dalle prime corse. Le tre o quattro littorine, partite da Urbino, andavano via via riempiendosi e da Fermignano in giù spesso si stava in piedi.

L'ex stazione di Fermignano com'è oggi

L’ex stazione di Fermignano com’è oggi

Io partivo per Pesaro alle 5.30 del mattino e riprendevo il treno delle 18.30. Se lo perdevi eri costretto ad aspettare l’ultima corsa serale, verso le 22.30. Così tutti i giorni. Fino a quando, una mattina, aspetto invano la littorina. ‘Sarà in ritardo’ mi dice il capostazione. Poco dopo da Fano gli comunicano che la tratta era stata soppressa. Incredibile, nessun capostazione ne sapeva nulla, fu uno shock anche per loro. La colpa? Credo che tutto sia precipitato in seguito alle pressioni di Bucci, proprietario delle linee di autobus. Ha fatto di tutto per togliere il treno e avere così il monopolio dei trasporti lungo questa tratta. Infatti, il giorno dopo la chiusura, a Urbino e Fano sono spuntati numerosi pullman”.

“Al mare con la littorina”. Doriana Berretta, casalinga.

“Con i miei tre figli d’estate facevamo la tratta Fermignano-Fano per andare al mare. Il viaggio durava circa quaranta minuti. Dal ‘67 al ’75 li ho accompagnati io, poi i ragazzi hanno cominciato ad andare da soli. Facevo l’abbonamento mensile che costava circa duemila lire. Ricordo che, partendo all’alba, trovavamo sempre posto a sedere. Al ritorno invece, lungo il percorso che dalla spiaggia portava alla stazione, dicevo ai figli di affrettarsi a raggiungere il vagone, altrimenti si rischiava seriamente di stare in piedi. Custodisco gelosamente questi ricordi: il treno ha rappresentato molto per noi, scandiva le nostre estati. E i miei figli me lo ricordano quasi ogni volta che ci incontriamo”.

“Conosco ogni suo segreto”. Piergiorgio Sartori, 73 anni, ex capostazione di Urbino.

“Ho lavorato lì dal 1961 all’85, posso dire di conoscere ogni segreto della littorina. Anche per questo, due anni dopo, mi hanno chiamato per far partire l’ultimo treno. Era il 31 gennaio 1987. L’allora ministro dei trasporti, il socialista Claudio Signorile, firmò il decreto di chiusura della tratta per poi dimettersi il giorno dopo. Da quel momento nella zona è entrato in scena l’autotrasportatore Bucci che, essendo amico del vicepresidente del Consiglio Arnaldo Forlani, aveva avuto il via libera per sostituire con i suoi pullman le varie corse del treno, diventato, ormai, di secondaria importanza. La ferrovia è infatti stata bistrattata a tutti i livelli, politico in primis, e sono state prese decisioni difficili da capire. Come la ristrutturazione di tutte le stazioni – da Fermignano a Fano – compiuta nell’86, a pochi mesi dalla dismissione, per un costo complessivo di circa venti milioni di lire. Meglio la superstrada, si diceva, ma il progetto non fu mai portato a termine.

Piergiorgio Sartori insieme ad alcuni colleghi nel '61

Piergiorgio Sartori insieme ad alcuni colleghi nel ’61

Il prezzo del biglietto? Dipendeva dalla tratta. Partiva da 100 lire se da Urbino si scendeva a Fermignano, 120 se la destinazione era Canavaccio, e così via fino ad arrivare a Fano. All’inizio il treno era sempre pieno, poi con il passare degli anni cominciò a svuotarsi. Il motivo? La velocità lungo il percorso era stata abbassata, rendendo più conveniente lo spostamento in pullman o in macchina, e le coincidenze saltavano troppo spesso perché si tendeva a dare la precedenza alla tratta adriatica, al ‘direttissimo’, all’epoca si chiamava così. Un aneddoto? Quando c’era la neve usavamo la locomotiva a vapore come spazzaneve. A volte, quando nevicava tanto, si stava lì tutta la notte, sia nelle carrozze che nelle stazioni. E non era piacevole: la nuova stazione di Urbino è stata costruita nel ‘75, prima era una catapecchia situata ancora più a valle, verso Fermignano.

“L’ho guidato anche io”. Paolo Piergiovanni, 60 anni, ingegnere.

“Dalla primavera dell’81 fino all’inverno dell’’83 l’ho presa tutte le settimane perché facevo pratica professionale in uno studio di ingegneria a Bologna. In questo studio si lavorava anche di sabato e il pomeriggio da Pesaro non c’erano altri mezzi più comodi e veloci per tornare a Urbino, quindi ero costretto a prendere la littorina. E qui iniziava la tragedia (ride, ndr), perché il viaggio durava un’ ora e 45 min. Tanti, forse troppi. Proprio per questo, non sapendo come ingannare il tempo, una volta mi sono messo a guardare il manovratore all’opera. Arrivati a Fossombrone mi chiede: ‘Vuoi guidare?’. Anche se un po’ spaventato rispondo di sì, e subito dopo mi siedo alla guida di questo strano aggeggio. Provando subito un grande disagio: il volante non c’è, al suo posto un manettino che serviva per aumentare o ridurre la velocità. Arrivati a un casello ferroviario tra Fossombrone e Fermignano, sulla strada ferrata vedo delle galline. Non sapevo cosa fare. ”Procedi come nulla fosse, abbiamo un orario da rispettare” mi dice il macchinista. Superato il punto si affaccia dal finestrino, guarda indietro e poi, girandosi verso di me, esclama quasi soddisfatto: “Ne abbiamo fatte fuori tre!”. Pochi minuti dopo siamo entrati nella stazione di Fermignano, dove solitamente il treno faceva una lunga sosta perché il macchinista doveva scendere a manovrare lo scambio, all’epoca non automatico. Poi si ripartiva. Arrivati a Urbino, non sapendo bene come funzionava la littorina, mi sono fermato troppo presto. Ma almeno ho portato i passeggeri a destinazione, sani e salvi. È stata un’esperienza unica.

“Galline nei vagoni”. Maria Ferretti, 80 anni, pensionata.

“La littorina era importante: o si prendeva quella o si andava a piedi. Per la fiera del due maggio permetteva ai contadini di venire a Fossombrone a vendere gli animali appena nati, li vendevano ai pussident, i padroni terrieri perché poi quei cuccioli venivano ammazzati per la mietitura. A maggio e a giugno si tagliava il grano e si chiamavano i braccianti a lavorare. La paga per i braccianti consisteva nel dargli da mangiare a colazione e a pranzo, poi la sera ricevevano qualche cento lire. Poi, il percorso della littorina è cambiato: prima della guerra collegava tutti i paesi dell’entroterra, poi molti tratti vennero bloccati e mai più aperti”.

“C’era solo il treno”. Irma Cadieracci, 77 anni, casalinga.

“La littorina era comodissima. Da casa mia andavo alla stazione di Canavaccio a piedi. Era un servizio utile soprattutto per noi donne perché negli anni Cinquanta e Sessanta non avevamo la macchina, i mariti lavoravano e l’unico modo per spostarsi era prendere la littorina. Per andare a Fossombrone partivo alle 9 e tornavo a casa alle 13, non è che avessi tante commissioni da fare, però ci voleva molto tempo.

Irma Cadieracci, a destra, insieme alla figlia e alla nipote

Irma Cadieracci, a destra, insieme alla figlia e alla nipote

C’era una stazione ogni quattro o cinque chilometri, spesso il treno si fermava per aspettare le coincidenze con gli altri treni. Quando avevo mio figlio piccolo partivo insieme alle mie vicine di casa e andavamo al consultorio, dal dottore, a Fossombrone: io tenevo il bambino in braccio, invece la Lena, una mia vicina, che abita ancora vicino a me, aveva il passeggino per tenere il figlio. La littorina era comoda perché potevamo andare al mercato: il lunedì a Fossombrone e il venerdì a Fermignano, invece andare a Urbino era scomodo perché la stazione era in basso e per arrivare in centro bisognava prendere il pullman”.


“Comoda ma lenta”. Loredana Ugolini, 54 anni, professoressa universitaria.

“Ricordo la prima volta che andai in treno a Urbino. Dopo essere stati fermi per più di mezz’ora alla stazione di Fermignano il treno ripartì nel verso contrario. Io dovevo andare all’università e per un momento ebbi paura di aver sbagliato qualcosa. Invece, quando tornai a casa mio padre mi prese in giro perché ‘si sa che cambia il verso a Fermignano’. Era scontato per lui che faceva il macchinista, ma non per me che ero studentessa.

L'abbonamento del treno di Loredana Ugolini

L’abbonamento del treno di Loredana Ugolini

Andare all’università con la littorina aveva dei pro e dei contro: era comodo perché il servizio di corriere, alla fine degli anni ’70, non era molto efficiente. Con la littorina però ci voleva molto tempo per arrivare. Io partivo alle 7 da Pesaro e arrivavo a Urbino verso le 9 o le 9,30 e una volta arrivati alla stazione dovevamo prendere l’autobus per arrivare in centro. La littorina era comoda per chi viveva nell’entroterra: da Pesaro partivano poche persone, però a Fossombrone, Fermignano, Canavaccio e negli altri paesini salivano moltissimi studenti e lavoratori. A me è sempre piaciuto quel treno:si potevano vedere i paesaggi e quello della Valle del Matauro è veramente bellissimo”.

“Il treno dei cornuti”. Luciano Ugolini, 82 anni, macchinista in pensione.

“Io, della tratta Fano-Urbino, ho guidato solo i treni a vapore nei primi anni ‘50. Trasportavamo soprattutto carichi merci e bestiami.

Il treno a vapore esposto durante l'ultimo carnevale a Fano

Il treno a vapore esposto all’ultimo carnevale di Fano

Mi ricordo che per il carnevale di Fano c’era un sacco di gente da trasportare durante tutta la giornata, arrivavano da tutte le parti, anche dalla Romagna venivano giù. Poi d’estate portavamo le persone al mare: facevamo il giro dell’entroterra, tra noi ferrovieri e macchinisti lo chiamavamo il treno dei cornuti perché salivano solo donne che andavano al mare mentre i mariti restavano a casa o andavano a lavorare”.

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Urbino, il 2 maggio uffici comunali chiusi http://ifg.uniurb.it/2015/04/27/ducato-notizie-informazione/urbino-il-2-maggio-chiusi-gli-uffici-comunali/72616/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/27/ducato-notizie-informazione/urbino-il-2-maggio-chiusi-gli-uffici-comunali/72616/#comments Mon, 27 Apr 2015 09:45:58 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=72616 [continua a leggere]]]> URBINO, 27 APR – Sabato 2 maggio gli uffici comunali di Urbino resteranno chiusi. Per eventuali comunicazioni urgenti i cittadini potranno rivolgersi alla polizia municipale telefonando al numero 0722-309300

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Corso Garibaldi chiuso al traffico dalle 13 alle 17 del 28 aprile http://ifg.uniurb.it/2015/04/27/ducato-notizie-informazione/corso-garibaldi-chiuso-al-traffico-dalle-13-alle-17-del-28-aprile/72613/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/27/ducato-notizie-informazione/corso-garibaldi-chiuso-al-traffico-dalle-13-alle-17-del-28-aprile/72613/#comments Mon, 27 Apr 2015 09:37:25 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=72613 [continua a leggere]]]> URBINO, 27 APR – Martedì 28 aprile, dalle 13 alle 17, corso Garibaldi verrà chiuso al traffico per permettere la rimozione delle recinzioni di un cantiere. L’ordinanza riguarda tutti i tipi di veicoli, compresi quelli al servizio di invalidi muniti di contrassegno.

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Fermata Urbino per “Metronovela”, il nuovo libro di Stefano Bartezzaghi http://ifg.uniurb.it/2015/04/23/ducato-online/fermata-urbino-per-metronovela-il-nuovo-libro-di-stefano-bartezzaghi/71716/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/23/ducato-online/fermata-urbino-per-metronovela-il-nuovo-libro-di-stefano-bartezzaghi/71716/#comments Thu, 23 Apr 2015 20:44:30 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=71716 Un momento dell'intervista a Bartezzaghi

Un momento dell’intervista a Bartezzaghi

URBINO – Dal Duomo a Porta Venezia, passando per Loreto e Moscova, la linea rossa, verde, gialla o lilla. Il viaggio nella metropolitana milanese di Stefano Bartezzaghi si è concluso con la pubblicazione del suo libro, intitolato M. Una metronovela. L’ultima fermata, però, è stata a Urbino, dove la metro non c’è. E, dopo la chiusura della ferrovia nel 1987, nemmeno una stazione. “Qui a Urbino però avete il portico, o la piazza, è lì che ci si rende conto di non essere in un eremo” ha commentato l’autore al Ducato.

Come dargli torto: l’evento che ha aperto la terza edizione del Festival del giornalismo culturale – con la partecipazione dei due direttori della rassegna, Lella Mazzoli e Giorgio Zanchini – si è tenuto nel cortile rinascimentale del collegio Raffaello, a due passi dal palazzo ducale e dalle principali attività commerciali. Tra salite impervie e vicoli stretti a Urbino la vita si svolge solo in superficie. Per descrivere le mille sfaccettature di una grande città, invece, l’autore ha usato la metafora della metropolitana, il luogo che secondo lui meglio rappresenta “l’ordinamento, la teoria di una città”. La sua anima, insomma.

“La metro è il luogo in cui ci rendiamo conto di essere concittadini, di appartenere a uno stesso contesto” spiega lo scrittore. Da qui l’idea di inventare una metronovela, vista come lo storytelling da usare come antidoto contro la pubblicità, presente ormai in tutte le stazioni metro, e il rumore “assordante” che limita i rapporti interpersonali. Bartezzaghi la considera una fiction, in cui ognuno dei ventisette capitoli – a sua volta diviso in paragrafi – riporta incontri ed esperienze frammentate, proprio come quelle che scandiscono quotidianamente la nostra vita.

“La Milano di sopra si lascia semplificare da quella di sotto, che è ordinata, ergonomica, quasi priva di dispersione… Per perdersi davvero basta salire le rampe e tornare al livello del suolo, sulla terra e non più nella terra. I veri pasticci si combinano lassù”. Viaggiare in metro per lo scrittore non significa quindi sprofondare nei meandri dell’inconscio, ma ritrovarsi, raccogliersi, dare finalmente alla città una sintesi, un ordine possibile.

“Eppure anche questo è un modo per scoprire Milano”, prosegue Bartezzaghi. Che nel suo libro, tra sopra e sotto, partenze e arrivi, ricordi e occasioni perse, invita le persone a vivere la metro e la città col piacere di perdersi nella folla. Con leggerezza.

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Insultò un Carabiniere, assolta Patrizia Gamba: “Aveva subito un’ingiustizia” http://ifg.uniurb.it/2015/04/21/ducato-online/insulto-un-carabiniere-assolta-patrizia-gamba-aveva-subito-uningiustizia/71365/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/21/ducato-online/insulto-un-carabiniere-assolta-patrizia-gamba-aveva-subito-uningiustizia/71365/#comments Tue, 21 Apr 2015 16:37:28 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=71365 URBINO – “Sono solo una donna che vuole giustizia”, ripeteva da più di cinque anni Patrizia Gamba. E con la sentenza d’appello emessa oggi dal tribunale di Urbino l’ha finalmente ottenuta, ponendo fine a un calvario che andava avanti da anni. Il giudice Paolo Cigliola l’ha assolta dall’accusa di minaccia a pubblico ufficiale basandosi sull’articolo 599 del codice penale, secondo cui “non è punibile chi commette ingiuria o diffamazione nello stato d’ira determinato da un fatto ingiusto altrui”. Nel 2010 era stato infatti ritenuto illegittimo il Tso cui la donna era stata sottoposta.

La vicenda. Nel maggio del 2009, subito dopo un alterco nella piazza centrale di Cantiano, dove si era da poco trasferita, fu trasportata in ambulanza a Urbino, sottoposta a Tso (trattamento sanitario obbligatorio) e poi rinchiusa nel reparto di Psichiatria dell’Ospedale. Il referto medico parlava di “esaurimento mentale e scompenso psichico”, ma per la diretta interessata, intervistata dal Ducato all’uscita del tribunale, la verità era un’altra: “Sono stata vittima di un sequestro di persona”.

Uscita dall’ospedale, l’ex assistente dell’Università di Urbino ha iniziato la battaglia per il riconoscimento dei suoi diritti contro i trattamenti psichiatrici obbligatori a cui è stata sottoposta. “Voglio denunciare pubblicamente quanto mi è successo”, ha ammesso senza esitazioni. Come? Pubblicando su Youtube una video-intervista in cui ripercorreva le tappe principali della vicenda, quella di “una donna che non ha paura”; partecipando a seminari in giro per l’Italia o semplicemente raccontando la sua storia a chiunque incontrasse mentre passeggiava con i suoi adorati cani. Al suo fianco si sono schierati gli studenti, soprattutto quelli riuniti nel collettivo dell’università Carlo Bo di Urbino, e poche altre persone.

La prima sentenza. Una prima, importante vittoria Patrizia Gamba l’ha ottenuta un anno dopo il ricovero. È stato infatti il Tribunale di Urbino a restituire la verità dei fatti, annullando il Tso a cui era stata sottoposta in quanto “l’alterazione psichica è stata desunta da informazioni e non direttamente constatata”, si legge nel verbale. “Pensai che con il decreto – racconta Patrizia – l’incubo fosse finito. La mia sete di giustizia voleva sanzioni per tutti i prepotenti ignoranti coinvolti nel sequestro, ma soprattutto maturavo la convinzione di una azione collettiva alla Corte di Strasburgo perché a nessun altro potesse accadere quello che era capitato a me”.

La seconda sentenza. Ma la sua vicenda giudiziaria non finisce qui. La donna nel 2012 incontra per strada il maresciallo Contini, uno dei responsabili – a suo modo di vedere – del ricovero in Psichiatria, aggredendolo verbalmente. “Sequestratore”, “calunniatore”, queste le parole che hanno spinto il Carabiniere a denunciare la signora, condannata in primo grado dal giudice di pace di Urbino. La sentenza è stata poi ribaltata in secondo grado.

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Quando il data journalism spiega l’informazione italiana http://ifg.uniurb.it/2015/04/17/ducato-online/hackathon-quando-il-data-journalism-spiega-linformazione-italiana/70854/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/17/ducato-online/hackathon-quando-il-data-journalism-spiega-linformazione-italiana/70854/#comments Fri, 17 Apr 2015 11:09:58 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=70854 hackathonPERUGIA – Al Festival internazionale del giornalismo di Perugia capita anche di passare al di là della cattedra ed essere parte attiva dell’evento. È quello che può succedere durante una maratona di informatici e giornalisti, in gergo “hackathon”.

Come si fa informazione con i dati? Quali domande si pongono gli esperti di informatica prestati al giornalismo? Cercano i loro “fatti” in tabelle, database, archivi in giro per l’universo web. Leggono i dati, li organizzano e li rendono accessibili a tutti i lettori attraverso infografiche. Il passaggio in più è nella mente del giornalista, che anche da una serie di numeri o un grafico di Twitter sa cogliere la “notizia”.

DataMediaHub ha organizzato il primo hackathon dedicato ai media italiani. Un evento in due giornate, la prima il 16 aprile dalle 9.30 alle 20 con il laboratorio e il 17 aprile con una presentazione in un pitch pubblico.

Un appuntamento aperto a tutti. Basta scegliere il tema e inserirsi in uno dei gruppi di lavoro. A gestire le fila della giornata alcuni dei giornalisti che lavorano nei principali giornali online di datajournalism: Alessio Cimarelli, cofondatore di Dataninja, Mara Cinquepalmi, coordinatrice GiUliA Emilia Romagna, Francesca Clementoni, Radio Città Fujiko, Andrea Nelson Mauro, cofondatore Dataninjia, Pier Luca Santoro, DataMediaHub e Lelio Simi, cofondatore di DataMediaHub.

I quattro team sono nati intorno ad alcune tematiche calde del giornalismo italiano: bilanci dei gruppi editoriali, audience web, media e genere e social.

Follow the money. Il primo gruppo analizza i bilanci dei sei principali gruppi editoriali italiani: che dati emergono dai rendiconto di chi dell’informazione oggi è padrone? A partire da un lavoro già pubblicato da DataMediaHub a metà 2014 si è provato a rispondere.

“Tutto inizia con una buona domanda” spiega Lelio Simi, cofondatore del sito. E l’interrogativo che si è posto il giornalista nei mesi che hanno preceduto il festival è stato: “Qual è lo stato di salute dei quotidiani italiani?”. Da qui nasce l’idea di fotografare l’andamento economico dei sei maggiori gruppi editoriali (Rcs, Mondadori, 24Ore, Poligrafici, Espresso e Caltagirone Editore) attraverso grafici che permettano ai lettori di capire immediatamente e senza sforzo la situazione. Il tutto basato su tre parametri: fatturato, spese operative e ricavi da pubblicità.

Il quadro che emerge dall’indagine è impietoso: i ricavi complessivi dei quo­ti­diani e dei perio­dici in Italia, per quanto attiene l’advertising, è pas­sato dai 1.588 milioni di euro del 2012 ai 1.252 milioni del 2013 con una fles­sione in un solo anno di 306 milioni, che per­cen­tual­mente cor­ri­sponde a un meno 21,2. Gli investimenti pubblicitari tra il 2009 e il 2013 sono calati del 31%, per un mancato introito di circa 600 milioni, fattore che ha spinto i sei gruppi a fare ingenti tagli al personale, diminuito complessivamente negli anni in questione del 25%.

Quanti lettori? La seconda track butta l’occhio sull’audience in costante crescita: coloro che s’informano sul web. DataMediaHub si è già occupata dell’argomento analizzando i dati fino ad aprile 2014. La fonte di riferimento è il sito Audiweb, che mette a disposizione di tutti, basta registrarsi, alcune rilevazioni sulle testate online: media di ingressi giornalieri, mensili, da dove arrivano le entrate – pc, mobile, totale – in homepage e sui siti collegati al principale e che spesso trattano questioni non per forza inerenti all’informazione.

Degli 820 brand presenti su Audiweb DataMediaHub ne ha selezionati 50, di cui 15 all digital (nati e cresciuti sul web), e 35 che hanno la versione cartacea. Il periodo analizzato durante l’hackathon va da maggio 2014 a febbraio 2015.

L’homepage? Superata. Un altro elemento di analisi riguarda l’accesso homepage, in questo caso il campione di riferimento è stato di 15 siti pure players: quanto pesa l’homepage sul totale degli utenti unici? I dati confermano la tendenza: l’homepage ha sempre meno importanza per arrivare  a una notizia. Siamo intorno al 20%. Gli utenti quindi non arrivano passando per l’entrata principale, e quindi in base al brand, ma da canali diversi, in primis i social.

Oggi le notizie sono sempre più unbranded. Interessante anche la differenza tra quotidiani puramente online e cartacei/online: nel primo caso gli ingressi unici in homepage sono sempre inferiori ai secondi. Nelle testate all digital si attestano in media intorno al 10%: segno che i lettori sono meno fedeli e spesso queste non hanno raggiunto, perché nate da pochi anni, il grande pubblico, ancora legato ai principali quotidiani.

Quante donne? La terza track ha riguardato media e genere: quanto valgono le donne nel mondo dell’informazione italiana? Mara Cinquepalmi e Francesca Clementoni hanno cercato di capirlo individuando chi dirige quotidiani e riviste, proseguendo un lavoro già cominciato su DataMediaHub: dei 65 censiti solo quattro donne sono risultate a comando di una redazione e di queste una è a capo di quattro testate (Pierangela Fiorani direttore del Mattino di Padova, La Nuova di Venezia e Mestre, La Tribuna di Treviso e Corriere delle Alpi, tutti del Gruppo Espresso).

Pur essendo – numericamente – in parità o quasi, i direttori donna spesso gestiscono testate e redazioni di minore importanza nel panorama dell’informazione italiane. Altre volte invece riviste prettamente femminili sono capeggiate da uomini, ma con un team di donne al loro seguito.

I dati sono stati presi dall’Osservatorio di Pavia, dalla Federazione internazionale giornalisti e da Global media project. Alcuni importanti trend: la stampa continua a essere il mezzo più “maschile”, anche se le giornaliste sono in costante aumento e predominano in scienza, salute, cultura e sport.

I numeri del festival. L’ultimo gruppo invece ha affrontato il tema social: Twitter e Facebook tra i principali. Analisi che sono applicate anche a questi giorni di festival, con un focus che verrà pubblicato ogni giorno sul sito di DataMediaHub. Capire come circola sui social e che spazio ha in questi giorni il festival, grazie numero di tweet, i luoghi dove si addensano e gli articoli prodotti sull’argomento.

Al centro di tutto c’è la social media analysis. I primi dati raccolti: in 14 giorni #ijf15 ha ottenuto 90 articoli, una media di oltre 6 articoli al giorno, 15.000 tweet in tre giorni e che hanno come protagonisti gli utenti maggiormente attivi, detti influencer.

I dati spesso sono analizzati da agenzie specializzate come Waypress e The Fool Social Monitor. Ma chiunque può provare ad essere data-journalist. Esistono alcune risorse, i più conosciuti sono Infogr.am (open source) e Illustrator (a pagamento), capaci di dar vita a grafici di ogni tipo. Basta aver la voglia di cimentarsi con i numeri.

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Finestra spalancata, Vigili del Fuoco intervengono nella Chiesa di San Sebastiano http://ifg.uniurb.it/2015/04/01/ducato-notizie-informazione/finestra-spalancata-vigili-del-fuoco-intervengono-nella-chiesa-di-san-silvestro/69874/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/01/ducato-notizie-informazione/finestra-spalancata-vigili-del-fuoco-intervengono-nella-chiesa-di-san-silvestro/69874/#comments Wed, 01 Apr 2015 15:18:15 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=69874 [continua a leggere]]]> IMG_0752URBINO, 1 APR – I Vigili del Fuoco di Urbino sono intervenuti questo pomeriggio nella Chiesa di San Sebastiano, in Via Francesco Budassi, per bloccare la finestra sopra l’altare spalancata dal vento. Una parrocchiana, temendo si rompessero i vetri, ha avvisato le forze dell’ordine che hanno rimediato con viti e fil di ferro.

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Spending review delle partecipate, A Urbino passeranno da 5 a 4 http://ifg.uniurb.it/2015/03/31/senza-categoria/altro-che-spending-review-urbino-e-fermignano-si-tengono-le-loro-societa/69576/ http://ifg.uniurb.it/2015/03/31/senza-categoria/altro-che-spending-review-urbino-e-fermignano-si-tengono-le-loro-societa/69576/#comments Tue, 31 Mar 2015 16:23:21 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=69576 urbino-soleURBINO – Le partecipate del Comune di Urbino passano da cinque a quattro, e il sindaco Maurizio Gambini incaricherà un membro della giunta di analizzare i conti e le spese di queste società. Fermignano invece si tiene le proprie azioni, anche perché il margine di manovra appariva assai limitato. Sono queste le decisioni prese delle due amministrazioni per  adeguarsi alle direttive del Piano Cottarelli, che prevede un pacchetto di interventi per gli enti locali, chiamati a ridurre il numero e soprattutto i costi delle società a partecipazione pubblica.

Entrambe le amministrazioni hanno però deciso di limitare al minimo la spending review, concedendosi la possibilità di valutare con più attenzione il da farsi. “Dobbiamo capire bene cosa succede dentro queste società determinanti per il bilancio – ha detto il sindaco di Urbino – Incaricherò un membro della giunta di occuparsi della questione”.

La razionalizzazione è una prima applicazione del cosidetto Piano Cottarelli, ideato nel 2014 dall’ex commissario alla spending review, il cui obiettivo è quello di tagliare in maniera decisa la spesa pubblica. Circa 300 miliardi di risparmio dovrebbero arrivare dai tagli imposti ai vari enti locali.

Più facile a dirsi che a farsi.  Il decreto che imponeva la revisone dei conti, infatti, risale al 25 gennaio e, fa notare Gambini, “in soli due mesi è estremamente difficile fare una analisi puntuale sui bilanci e sugli sprechi di queste aziende”. Il Comune, quindi, pur rispettando la scadenza del 31 marzo, ha mandato alla Corte dei Conti solo le linee guida delle razionalizzazioni. Agli enti proprietari che rispetteranno questo termine sarà però data la possibilità di sfruttare le agevolazioni fiscali (esenzioni Ires e Irap) messe in campo dalla manovra 2014 per le alienazioni di quote. Purché ci siano.

Il comune di Fermignano, ad esempio, possiede quote in due sole società, Marche Multiservizi e Megas.Net. Nella prima partecipa con lo 0,88% del capitale e vendendo tali quote la giunta si ritroverebbe un tesoretto di circa 800mila euro. Il sindaco Cancellieri, che avrebbe voluto usare quei soldi per ristrutturare piazza Garibaldi e “restituirla finalmente ai cittadini” (sostituendo l’asfalto con il pavè e vietando l’accesso alle auto, ndr), ha però dovuto scartare l’ipotesi in quanto, per statuto, almeno il 49% di Marche Multiservizi deve rimanere pubblica. Dopo le cessioni degli anni scorsi di parte delle quote possedute dalla Provincia e dai comuni di Pesaro e Urbino, tale soglia è già stata praticamente raggiunta. Anche il 5,64% di Megas.Net in mano al Comune è destinato a rimanere tale: l’amministrazione non ha nemmeno stimato il valore delle azioni, non vuole vendere e aspetterà la relazione della Corte dei conti per decidere se cambiare idea.

Diverso è il caso di Urbino. “Sono cinque le società in cui partecipiamo, alcune controllate, altre no”, sostiene Gambini. “Ne vogliamo mantenere quattro – aggiunge – anche se dobbiamo razionalizzare i conti interni”. A essere sacrificata sarà la Convention Bureau Terre Ducali, consorzio nato per promuovere il turismo congressuale e d’affari, tramite la cessione dell’1,14% di capitale posseduto dall’ente comunale. Si punterà invece alla razionalizzazione dei costi e non alla vendita delle quote per tutte le altre, cioè Ami (di proprietà del Comune al 42,19%), Megas.Net (18,39%), Marche Multiservizi (1,52%) e Urbino servizi (100%). “Si tratta infatti di imprese che forniscono servizi essenziali per il cittadino – fa notare il segretario del Pd di Urbino Federico Scaramucci – e cedere quote significherebbe perdere potere contrattuale con i vertici delle stesse, come accaduto l’anno scorso con Marche Multiservizi”.

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Giornata mondiale contro l’autismo, bandiere e palloncini blu a vetrine e finestre delle scuole http://ifg.uniurb.it/2015/03/31/ducato-notizie-informazione/giornata-mondiale-contro-lautismo-bandiere-e-palloncini-blu-a-vetrine-e-finestre-delle-scuole/69557/ http://ifg.uniurb.it/2015/03/31/ducato-notizie-informazione/giornata-mondiale-contro-lautismo-bandiere-e-palloncini-blu-a-vetrine-e-finestre-delle-scuole/69557/#comments Tue, 31 Mar 2015 14:07:38 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=69557 [continua a leggere]]]> URBINO, 31 MAR – Giovedì 2 aprile anche Urbino celebrerà la “giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo”. L’amministrazione comunale, in collaborazione con il centro socio-educativo “Francesca”, ha deciso di aderire alla manifestazione attraverso la realizzazione di semplici iniziative che possono richiamare l’attenzione e sensibilizzare l’opinione pubblica su questo disturbo. In particolare, grazie alla collaborazione dei commercianti, saranno colorate con dei palloncini blu – colore simbolo dell’autismo – tutte le vetrine del centro, mentre le scuole esporranno una bandiera blu alle finestre e gli insegnanti stimoleranno discussioni sul tema con gli alunni. L’obiettivo dell’iniziativa è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica, favorendo la promozione della ricerca scientifica in tutto il mondo e la solidarietà verso le persone colpite dalla malattia.

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Fermignano, maxivariante al Prg, centro storico più piccolo e meno edilizia http://ifg.uniurb.it/2015/03/08/ducato-online/fermignano-maxivariante-al-prg-centro-storico-piu-piccolo-e-meno-edilizia/66681/ http://ifg.uniurb.it/2015/03/08/ducato-online/fermignano-maxivariante-al-prg-centro-storico-piu-piccolo-e-meno-edilizia/66681/#comments Sun, 08 Mar 2015 06:30:15 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=66681 MAPPA INTERATTIVA - Approvata la maxi variante al Piano regolatore. Le principali novità riguarderanno la retrocessione delle aree che torneranno agricole, la riperimetrazione del nucleo centrale, che tornerà ai confini segnati sulle mappe di inizio '800 e l'individuazione di nuove aree di sviluppo LEGGI - Proprietari in fuga dall’Imu: “Declassate i terreni” / SFOGLIA - IL NUOVO DUCATO IN EDICOLA]]> Consiglio Comunale FermignanoFERMIGNANO – Il centro storico di Fermignano si restringe, almeno sulla carta, tornando ai confini disegnati sulle planimetrie del 1815. Le varianti al Piano regolatore approvate in Consiglio comunale il 26 febbraio hanno infatti ridisegnato il futuro edilizio di Fermignano, non solo del suo nucleo centrale, ma di tutto il territorio comunale. Sono previste meno costruzioni rispetto al precedente Prg, lo stralcio di zone edificabili e cambio di destinazione per quei terreni senza una vera ‘vocazione’ edificatoria e i cui proprietari erano costretti a pagare una Imu elevata. Un unico polo industriale si svilupperà tra Bivio Borzaga e Zaccagna.

Retrocessioni. Un fenomeno nuovo, legato alle pressanti richieste dei tanti cittadini sfiniti dall’imposizione tributaria che grava su quei beni. E, soprattutto, alla mancanza di prospettive di utilizzo di alcune aree, come confermato dal vice sindaco Andrea Guidarelli: “Abbiamo agito per accogliere le continue istanze degli abitanti di zone che non avevano alcuna vocazione edificatoria, come per esempio Villa Furlo, dove in dieci anni è stata portata avanti una sola pratica”. La variante, quindi, coglie l’occasione per restituire alla sua antica vocazione naturalistica tutta la zona di Pagino. Ma non solo, perché tutte e 19 le richieste di retrocessioni avanzate da privati – la prima arrivata addirittura nel 2005 – sono state accettate, comprese quelle riguardanti le aree di Cà Vanzino, Bivio Borzaga, San Silvestro e via Piave. Anche in questi casi l’obiettivo del cambio di destinazione è lo stesso: far tornare quei terreni agricoli per non dover più pagare l’Imu.

La mappa interattiva del nuovo Prg di Fermignano

“Lo stralcio della zona di San Silvestro è stata invece una scelta politica – ha detto Guidarelli – abbiamo tolto circa dieci ettari di terreno che in passato era destinato allo sviluppo artigianale”. Su questo punto è intervenuto anche Cancellieri dicendo che “vicino ai centri residenziali non possono più essere costruite delle fabbriche che inquinano. Già in passato sono stati predisposti gli impianti fotovoltaici che rovinano il paesaggio della piana”.

Fermignano nel 1810

Fermignano nel 1810

Centro storico. Il Prg prevede anche la riperimetrazione del centro storico, oggi poco definita. Per stabilire i confini l’ufficio tecnico ha preso le carte del 1815: il centro includerà il ponte romano, via Leopardi e piazza Santa Veneranda e dalle due case a schiera in corso Bramante. Così saranno confermati i vincoli e le tutele per gli edifici antichi e quelli realizzati nei primi decenni del ‘900. Le costruzioni del dopoguerra, potranno essere ristrutturate con più facilità grazie al Piano casa.

Aree di nuova edificazione. Bivio Borzaga diventerà la sede di uffici e sarà realizzata una rotonda per la circolazione del traffico. La località di Zaccagna verrà potenziata come zona industriale, anche in questo caso saranno necessarie delle rotonde: una all’altezza dell’intersezione con via Benjamin Franklin e l’altra in corrispondenza di via Galileo Galilei. Cambierà l’area di Serra Alta dove, per potenziare l’attività turistico ricettiva, saranno previsti interventi per attività terziarie.

Saranno costruite nuovi appartamenti nelle zone di Cà Veneziano, Via Piave, Via Mascagni, Via Benedetto Croce, Ca’ Vanzino, Ca’ L’Agostina, Ca’ La Vittoria, Ca’ Paino e San Silvestro. L’amministrazione comunale, per questi ultimi casi, potrà decidere di destinare una quota, non superiore al 20% del volume residenziale, a gruppi particolari di popolazione (studenti, anziani, giovani coppie).

Negli oltre 5 ettari residenziali rientra anche la zona del Consorzio. Nella strada che da Fermignano conduce a Urbania verranno costruite delle villette familiari: quattro dal lato del cimitero e tre dal lato del fiume. “Abbiamo pensato alle famiglie che potranno costruirsi una casa e vivere vicini, le abitazioni avranno la distanza garantita dalla strada” ha detto il vice sindaco.

Dati alla mano, è ora possibile confermare la compensazione al ribasso prevista da questa maxi variante al Prg: lo stralcio di terreni edificabili, per una superficie complessiva di 16 ettari (di cui 5 residenziale e 11 produttiva), supera infatti i 10 ettari delle nuove aree destinate alla costruzione (4 residenziale e 6 produttiva).

Nel Prg del 2014 il 20% di questo campo sarà destinata alla costruzione di un edificio

Il Prg del 2014 prevede che il 20% di questo campo venga destinato alla costruzione di un edificio

Piani di recupero. “L’ex campo sportivo è, e rimarrà il polmone verde del centro” ha dichiarato Guidarelli. Anche se il 20% della sua superficie verrà destinata per una nuova costruzione. Avviare nuove attività vicine al futuro Conad, darà vita ad un nuovo centro commerciale, poco lontano da via Bramante, la via principale di Fermignano. Secondo Cancellieri questa scelta nel breve periodo darà lavoro alle imprese edili e nel lungo periodo risulterà essere una fonte di liquidità importante per le casse del comune.
Questo è stato uno dei punti di scontro con l’opposizione che non voleva nessun edificio nel vecchio campo sportivo. Inoltre nel progetto è prevista la costruzione di parcheggi e depositi sotterranei. Emanuele Feduzi, rappresentante della minoranza teme quindi l’effetto Santa Lucia: tanto denaro pubblico investito in un parcheggio sempre vuoto.

Il nuovo documento urbanistico, curato dal Presidente dell’ordine provinciale degli architetti Luca Storoni, andrà a sostituire il precedente “Piano Secchi”, le cui previsioni risalgono al lontano 1997, e le sue successive modifiche.

Il progetto di variante, curato dal Presidente dell’ordine provinciale degli architetti Luca Storoni, verrà ora messo a disposizione del pubblico, per sessanta giorni, presso la Segreteria del Comune. In questo arco di tempo chiunque potrà fare delle osservazioni, e spetterà poi al Consiglio comunale decidere se approvarle o meno. Nei 30 giorni successivi alla delibera di adozione definitiva il PRG verrà trasmesso alla Giunta provinciale, la quale si esprimerà sulla sua conformità alla normativa sovraordinata.

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