il Ducato » Simona Desole http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » Simona Desole http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Turismo culturale, l’Italia cresce, le Marche no. E Palazzo Ducale si riempie solo grazie a grandi mostre http://ifg.uniurb.it/2015/05/06/ducato-online/turismo-culturale-litalia-cresce-le-marche-no-e-palazzo-ducale-si-riempie-solo-grazie-a-grandi-mostre/73726/ http://ifg.uniurb.it/2015/05/06/ducato-online/turismo-culturale-litalia-cresce-le-marche-no-e-palazzo-ducale-si-riempie-solo-grazie-a-grandi-mostre/73726/#comments Wed, 06 May 2015 16:24:19 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=73726 DSC_0458

L’ingresso di Palazzo Ducale

URBINO – Vent’anni di alti e bassi, un saliscendi che però porta più spesso il segno meno. I grafici dei risultati di incassi e affluenza del Palazzo Ducale di Urbino negli ultimi due decenni tracciano la linea di una sostanziale decrescita, con pochi picchi isolati. La fotografia che emerge dai dati raccolti dall’Ufficio statistica del ministero dei Beni culturali, nell’ambito del Programma statistico nazionale, è infatti quella di un turismo stagnante. Ma per le Marche si può dire la stessa cosa: le due linee sono praticamente parallele.

Valori che non reggono il confronto con il trend nazionale, che invece è in continua ascesa, sia per quanto riguarda il numero di visitatori che per gli incassi annuali. Per Urbino, un record di introiti e visitatori nel 2001, poi il crollo costante fino al 2004. Da allora sono passati più dieci anni, ma la situazione non è migliorata. Al contrario, sono stati registrati i record negativi: nel 2010 319mila euro per Palazzo Ducale e 734mila nell’intera regione (valori indicizzati al 2014 per l’inflazione). E solo nello scorso anno si è avviata una leggera ripresa, ma sempre al di sotto dei risultati di inizio secolo.

Dati che tengono conto del valore dell’inflazione annuale

I dati, disponibili online, evidenziano anche il grande ruolo giocato da Palazzo Ducale nell’andamento delle Marche. Insieme alla rocca di Gradara, rappresentano quasi la totalità di incassi e ingressi regionali. Il loro andamento è quindi in grado di influire su quello dell’intera regione che, nel 2014, era ancora al di sotto dei valori del 1996 relativi agli introiti, nonostante un numero di visitatori maggiore.

Le eccezioni sono poche e i momenti di ripresa corrispondono sempre a grandi eventi, come le mostre temporanee organizzate nelle sale di Palazzo Ducale. Il 2001 è stato l’anno più fruttuoso per la Galleria nazionale delle Marche (Palazzo Ducale): oltre 600mila euro di incassi e 240mila visitatori in corrispondenza dell’esposizione contemporanea della Fornarina di Raffaello e del Dittico dei Duchi di Piero della Francesca. Una mostra che come ha raccontato al Ducato Lorenza Mochi Onori, soprintendente per il patrimonio storico e artistico delle Marche dal 2003 al 2009, “è stato un gesto per omaggiare Carlo Bo, che prima di morire aveva scritto una lettera in cui si auspicava il ritorno della Fornarina a Urbino”.  Nel 2009, altro successo di pubblico per la mostra Raffaello e Urbino, ma in questo caso gli incassi non hanno raggiunto i 400mila euro.

Dati che tengono conto del valore dell’inflazione annuale

“Le ragioni di questo andamento sono molteplici – ha detto Mochi Onori – bisogna tenere conto di numerose varianti”. Secondo la ex soprintendente le Marche sono una regione ‘isolata’, difficile da raggiungere, certamente non una regione di passaggio. È quindi necessario sapere richiamare i turisti con eventi ‘eccezionali’, come le mostre temporanee, nonostante le attrazioni marchigiane abbiano una buona base di visitatori anche per le mostre permanenti. “È necessario lanciare nuove iniziative – ha detto Mochi Onori – per esempio, ho suggerito di riaprire le case storiche dei centri cittadini, che sono una grande attrazione e dovrebbero rappresentare l’offerta peculiare della nostra regione”.

La motivazione delle basse entrata degli ultimi venti anni è data anche dall’altissimo numero di ingressi gratuiti, spesso più di quelli a pagamento. Fino all’anno scorso, infatti, gli over 65, che rappresentano una grossa fetta del turismo nazionale, avevano diritto all’ingresso gratuito nei musei. Con la riforma del ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini è scomparso questo ‘privilegio’ ed effettivamente nell’ultimo anno, a fronte di un numero di visitatori quasi uguale a quello del 2013, gli incassi sono aumentati di circa 40mila euro.

Dati che tengono conto del valore dell’inflazione annuale

Non è d’accordo con una visione pessimistica Agnese Vastano, della Soprintendenza per i Beni storici artistici ed etnoantropologici delle Marche. “Palazzo Ducale, così come gli altri musei delle Marche, hanno da sempre un andamento costante. Anzi nel 2014 e nei primi mesi del 2015 c’è stato un grande miglioramento”. A gennaio, febbraio e marzo si sono registrati 10mila ingressi in più rispetto all’anno precedente e, come ricorda la Vastano, “in quei mesi non abbiamo avuto nessuna mostra temporanea. Si tratta anche di un periodo di bassa stagione, quindi questo risultato è ancora più significativo”. E il primo week-end di maggio, beneficiando della mostra Lo studiolo del Duca, si è chiuso con circa 7mila ingressi. “Considerando il periodo di crisi che stiamo attraversando e la posizione scomoda delle Marche e di Urbino, la nostra situazione è buona. Dobbiamo essere positivi” ha concluso la Vastano.

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Ernesto Bassignano canta la Resistenza e ripercorre la sua carriera tra aneddoti e citazioni http://ifg.uniurb.it/2015/04/25/ducato-online/ernesto-bassignano-canta-la-resistenza-e-ripercorre-la-sua-carriera-tra-aneddoti-e-citazioni/72374/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/25/ducato-online/ernesto-bassignano-canta-la-resistenza-e-ripercorre-la-sua-carriera-tra-aneddoti-e-citazioni/72374/#comments Sat, 25 Apr 2015 21:52:58 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=72374 FANO – Eravamo io, De Gregori e Venditti… Una parentesi musicale tra storia personale, canzoni politiche e aneddoti succosi della Roma negli anni ’60 e 70. Nell’anniversario dei 70 anni dalla Liberazione, che coincide con la terza giornata del Festival del giornalismo culturale, Ernesto Bassignano non può non cantare “Bella ciao”. Ma il repertorio di pezzi del giornalista in pensione e cantautore è stato molto più ampio.


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Le parole “pazzesche” di Luca Mastrantonio: “Le usiamo per sentirci persone migliori” http://ifg.uniurb.it/2015/04/25/ducato-online/le-parole-pazzesche-di-luca-mastrantonio-le-usiamo-per-sentirci-persone-migliori/72032/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/25/ducato-online/le-parole-pazzesche-di-luca-mastrantonio-le-usiamo-per-sentirci-persone-migliori/72032/#comments Sat, 25 Apr 2015 08:59:46 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=72032 Paolo Di Paolo, Luca Mastrantonio e Marco Cubeddu presentano il libro Pazzesco! Dizionario ragionato dell'italiano esagerato

Paolo Di Paolo, Luca Mastrantonio e Marco Cubeddu presentano il libro Pazzesco! Dizionario ragionato dell’italiano esagerato

URBINO – Siamo circondati da “bimbiminkia”, “hipster” e “hashtag”. Bombardati da parole di cui abusiamo (e veniamo abusati) quotidianamente. L’unico modo per liberarcene è continuare a ripeterle, a patto di comprenderne il significato. La riflessione di Luca Mastrantonio, scrittore e giornalista del Corriere della Sera è partita proprio da qui.

Giocando con il pubblico del Festival del giornalismo culturale a una specie di ‘indovina la parola’ il giornalista ha spiegato alcune voci presenti nel suo ultimo libro Pazzesco!Dizionario ragionato dell’italiano esagerato. “Dito medio”, “hashtag”, “hipster” sono solo alcuni degli esempi di parole utilizzate forse senza troppa consapevolezza. Ma trova spazio anche il famigerato “stai sereno” rivolto in forma di tweet da Matteo Renzi a Enrico Letta. Il Ducato lo ha intervistato a margine dell’evento al teatro Sanzio.

Molte voci sono mutuate dalla politica: “rottamazione”, “scalabilità”, “a sua insaputa” ecc. Quanto il linguaggio politico influenza il discorso quotidiano? È la politica a imporre questi termini, o sono questi a essere abusati dalla popolazione?
La politica è il potere e il potere è interessato alle forme di controllo. La lingua è la migliore forma di controllo del pensiero, come ci insegnava George Orwell. Dall’Inghilterra viene una delle parole più ‘violentate’ che è meritocrazia. Meritocrazia è un romanzo distopico di Michael Young che negli anni ’50 presentava un mondo governato dal merito calcolato solo sulla base del Quoziente intellettivo, che non teneva conto delle diverse provenienze sociali e dell’impegno anche in base alla lotteria naturale dell’ingegno. In questo senso la meritocrazia è un incubo. Prima Tony Blair e poi anche in Italia, sia i partiti di sinistra che quelli di destra, hanno inteso la meritocrazia come un sogno, tanto che Young scrisse un articolo molto violento sul Guardian contro Blair, accusandolo di aver violentato e tradito il suo libro che paventava invece un incubo. Il potere per prima cosa cerca di agire sulle menti delle persone attraverso le parole.

Certi intellettuali, che lei ha definito “del piffero” nel suo penultimo libro, possono creare delle correnti di opinione che portano all’abuso di alcuni termini?
Molti intellettuali, soprattutto in una società post ideologica, hanno bisogno di funzionare bene sui mezzi di comunicazione. La parola è un mezzo di comunicazione e loro spesso la usano in modo provocatorio, desemantizzato, enfatico. Di questo sono responsabili i politici, gli intellettuali e i giornalisti. Ma la novità del “linguaggio pazzesco” è la gente che utilizza questo linguaggio, vuole esserne abusata pur di essere contemporanea, up to date. A volte serve anche per fare un make up della realtà. Quindi un’attività come una pizzeria viene definita una ‘start up nel settore del food’. Le parole pazzesche servono anche a sognare di essere migliori di quello che siamo.

Con l’espressione “intellettuali del piffero” lei ha indicato anche quegli intellettuali che pur di ritagliarsi uno spazio hanno assunto posizioni ideologiche e politiche di convenienza. C’è un ruolo per un nuovo tipo di intellettuale che superi i vari Eco, Vattimo, Saviano?
Roberto Saviano è bravissimo a riposizionarsi su vecchi e nuovi media, usa molto i social network ma non disdegna la tv generalista, il suo intervento da Maria de Filippi è abbastanza clamoroso ed epocale. Lui starà sempre avanti perché ha un grande istinto comunicativo e forse anche molte cose da dire. Credo che a cambiare non siano stati gli intellettuali, ma gli ambienti in cui gli intellettuali sono costretti a verificare quello che dicono, perché c’è un pubblico più attento grazie ai social network. Forse siamo tutti un po’ più attrezzati intellettualmente.

Esiste la cultura al di fuori della carta stampata?
Assolutamente si. Karl Kraus, un grande aforista, diceva sempre che si vede la cultura di una persona quando la applica in ambiti che non sono strettamente culturali. Bisogna sempre diffidare da chi parla di cultura ma non la fa.

Quali sono le potenzialità del giornalismo culturale con i nuovi mezzi, per esempio Twitter?
Le possibilità di Twitter sono quelle di brandizzare il proprio punto di vista, le proprie opinioni. L’aspetto importante è sempre fondarle su dei dati, dei numeri e dei fatti perché il controllo da parte dell’opinione pubblica è più alto. Sui social media c’è la possibilità di affermazione personale per chi vuole costruire un percorso critico, ragionato e aggiornato.

Qual è il consiglio per un giovane giornalista che vuole occuparsi di cultura?
Conoscere i contesti in cui viene fatta cultura, inventarsene di nuovi e pensare a cose innovative e originali, anche al di fuori dei giornali. L’importante è che ci siano delle comunità reali che si rispecchino nelle comunità online. Di spazio per iniziative personali ce n’è ancora perché siamo in un momento in cui specialmente le nuove generazioni devono riscrivere il futuro.

Foto di Jacopo Salvadori

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Università Carlo Bo, biblioteche umanistiche in difficoltà per carenza di personale http://ifg.uniurb.it/2015/04/21/ducato-online/universita-carlo-bo-biblioteche-umanistiche-in-difficolta-per-carenza-di-personale/70380/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/21/ducato-online/universita-carlo-bo-biblioteche-umanistiche-in-difficolta-per-carenza-di-personale/70380/#comments Tue, 21 Apr 2015 09:15:44 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=70380 san_girolamo

L’ex carcere – ed ex convento – di San Girolamo

URBINO – Carenza di personale e 350mila volumi da gestire. È la situazione delle biblioteche di area umanistica dell’Università Carlo Bo di Urbino. Un patrimonio inestimabile, fiore all’occhiello dell’Ateneo, che attira studiosi da tutto il mondo. Il blocco del turn-over da parte dei governi statali ha impedito che ai dipendenti in pensione subentrassero nuovi assunti, con il conseguente vuoto di personale che negli ultimi anni sta affliggendo le biblioteche di Palazzo Veterani, dell’Istituto di filologia classica e di Palazzo Albani.

“La situazione adesso è un po’ migliorata – ha detto al Ducato il professor Roberto Danese, docente di Filologia classica dell’Università di Urbino – ma fino a poco tempo fa gli studenti non avevano a disposizione nessuno che potesse consegnare loro i libri o che si occupasse della loro ricollocazione esatta. Senza contare che molti volumi, una volta presi in prestito, sparivano senza fare più ritorno negli scaffali della biblioteca. “Spesso i libri che inserivo nei programmi d’esame venivano sottratti a causa del mancato controllo da parte di un personale esperto” dice infatti Danese.

Il problema ha iniziato a manifestarsi quando nelle biblioteche è mancato il personale fisso. Da anni infatti, a causa dei tagli, i dipendenti si spostano da un istituto all’altro senza mai stabilirsi definitivamente nello stesso.  È difficile così che il bibliotecario impari a conoscere accuratamente il materiale che gestisce.

Per circa un anno inoltre a Palazzo Veterani non hanno lavorato professionisti ma solo duecentoristi, studenti che prestano collaborazione all’Ateneo per un periodo limitato. Durante queste fasi di “vuoto” erano i docenti dell’Università a prendersi cura del patrimonio librario. Grazie alla loro passione e al loro attaccamento a questo enorme capitale, le biblioteche erano tenute in ordine.

I libri sono una risorsa fondamentale per l’Università di Urbino. Specialmente per chi studia e lavora in campo umanistico. “Se gli studenti delle facoltà scientifiche hanno bisogno di laboratori – dice Danese – noi abbiamo la necessità di biblioteche efficienti. Il nostro lavoro si basa sui libri”. Non sono mancate quindi le lamentele degli studenti, soprattutto per l’impossibilità di muoversi autonomamente in mezzo a un patrimonio così vasto.

Una situazione che non fa onore all’Ateneo urbinate. Le biblioteche umanistiche cittadine sono conosciute infatti non soltanto in Italia, ma in tutta Europa e nel mondo. Non sono rari gli studiosi stranieri che scelgono di trascorrere un periodo di ricerche a Urbino, spesso arrivando in città per consultare anche un solo libro.

La soluzione c’è e dovrebbe essere pronta a breve. I volumi custoditi nei vari istituti universitari di area umanistica saranno infatti trasferiti all’ex carcere di San Girolamo. I lavori di ristrutturazione dell’edificio dovrebbero essere conclusi entro la fine di giugno. Inizialmente il trasferimento riguarderà il materiale custodito nei locali di Palazzo Veterani, dell’Istituto di Filologia classica e parte del fondo antico della Biblioteca centrale umanistica di Via Saffi. Nei prossimi anni il progetto coinvolgerà i volumi di tutte le biblioteche di area umanistica.

“Creare una struttura centralizzata, concentrando il personale delle singole biblioteche rappresenterà un vantaggio per tutti – ha detto al Ducato Marcella Peruzzi coordinatrice delle biblioteche di area scientifica dell’Università di Urbino, che si sta occupando del progetto – si avrà la possibilità di estendere l’orario di apertura al pubblico e fornire un servizio migliore”. Ancora non c’è una data precisa. “Ma – dice la dottoressa Peruzzi – ci stiamo lavorando da un anno e mezzo e siamo pronti. Non appena la sede sarà ultimata procederemo al trasferimento”.

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Incidenti stradali: rimosso il rimorchio del camion che questo pomeriggio si è ribaltato al Consorzio http://ifg.uniurb.it/2015/04/10/ducato-notizie-informazione/incidenti-stradali-rimosso-il-rimorchio-del-camion-che-questo-pomeriggio-si-e-ribaltato-al-consorzio/70469/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/10/ducato-notizie-informazione/incidenti-stradali-rimosso-il-rimorchio-del-camion-che-questo-pomeriggio-si-e-ribaltato-al-consorzio/70469/#comments Fri, 10 Apr 2015 15:57:16 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=70469 [continua a leggere]]]> URBINO – È stato rimosso intorno alle 17 il rimorchio del camion che questo pomeriggio si è ribaltato nella rotatoria all’altezza del Consorzio. Il traffico ha ripreso a scorrere normalmente.

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Cras a rischio chiusura, Tagliolini promette: “O con la Regione o con i privati, il Centro vivrà” http://ifg.uniurb.it/2015/03/14/ducato-online/cras-a-rischio-chiusura-tagliolini-aspettiamo-fondi-da-regione-ma-stiamo-gia-prendendo-contatti-con-privati/68196/ http://ifg.uniurb.it/2015/03/14/ducato-online/cras-a-rischio-chiusura-tagliolini-aspettiamo-fondi-da-regione-ma-stiamo-gia-prendendo-contatti-con-privati/68196/#comments Sat, 14 Mar 2015 07:34:26 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=68196 FOTOGALLERIA / Il Centro per il recupero animali selvatici rischia di chiudere tra una settimana per mancanza di fondi. In attesa degli stanziamenti regionali, il presidente della provincia al Ducato spiega: "Stiamo prendendo contatti con privati". In 150 al presidio organizzato a Ca' Girone]]> Un gheppio salvato dal Cras

Un gheppio salvato dal Cras

URBINO – La Provincia non lascerà morire il Cras. Il Centro di recupero animali selvatici rischia di chiudere il 20 marzo, ma il presidente della provincia di Pesaro-Urbino Daniele Tagliolini è deciso a salvarlo. “La regione Marche avrebbe già dovuto inviarci i fondi che noi avremmo poi destinato al Cras – dice Tagliolini al Ducato – sono tre mesi che aspettiamo. Tra una settimana scadrà il contratto di servizio per gli operatori del Centro, ma stiamo prendendo contatto con sponsor privati. In un modo o nell’altro l’attività del Cras deve continuare”. Indipendentemente dai ritardi, quindi, la provincia si sta muovendo. Perché sono in tanti a non volere la chiusura del Centro, un fiore all’occhiello del territorio che da sei anni si occupa del recupero della cura e della riabilitazione della fauna selvatica locale.

Per andare avanti sono necessari circa 120.000 euro, cifra che permetterebbe di coprire le spese per tutta l’annualità. Si tratta di 10.000 euro al mese. “Ora aspettiamo questi fondi – ha aggiunto Tagliolini – ma sono sicuro che la regione, a seguito delle nostre richieste, sbloccherà le risorse necessarie”.

Il presidio a Ca’ Girone. Questa mattina si è svolto davanti alla sede del Cras, in località Ca’ Girone, un presidio organizzato e promosso da diverse associazioni ambientaliste come Lupus in fabula, Legambiente Urbino e Enpa Pesaro. “È andata molto meglio del previsto – ha detto al Ducato Flavio Angelini, presidente di Lupus in fabula – eravamo circa 150 persone forse qualcuno in più”.

Una partecipazione che conferma l’importanza attribuita al Centro non soltanto dalle associazioni ambientaliste, ma anche dai cittadini. “Sono arrivati da tutte le parti della Provincia, non solo da Pesaro, nonostante la strada per raggiungere il Cras sia difficoltosa” ha aggiunto il presidente dell’associazione. Nei prossimi giorni le associazioni promotrici del presidio invieranno alla Regione un documento per sollecitare una soluzione. Non è escluso nemmeno, come riferisce Angelini, che nelle prossime settimane si organizzi una nuova manifestazione davanti agli uffici regionali. “Ma la speranza è che la situazione si sblocchi prima e che quest’azione non sia necessaria”.

L’importanza del Cras. Il Centro avrebbe dovuto chiudere già a fine febbraio, poi una proroga fino al 12 marzo e ora fino al 20. “Andare avanti così è impensabile – spiega Angelini – non si può programmare il lavoro di settimana in settimana. Ci vuole una precisa volontà politica perché non si tratta di cifre astronomiche. Il Cras è un piccolo centro, ma ha una grande importanza. Speriamo in un accordo tra Provincia e Regione che sblocchi la situazione fino a quando la regione non firmerà una legge ad hoc”.

In questo momento infatti il Centro si trova in una situazione di stallo. Per effetto della legge Delrio, la competenza è passata alla Regione che però non ha ancora convertito in legge il trasferimento delle funzioni. E la Provincia si ritrova senza fondi per finanziarlo. “Probabilmente una legge non arriverà prima di luglio – ha aggiunto Angelini – ma qui c’è in ballo la vita degli oltre cento animali attualmente ricoverati nella struttura”. Animali che in molti casi non possono essere reintrodotti in natura a causa di menomazioni e che dovranno trascorrere il resto della loro vita al Cras. Ma commenta Angelini “se il Centro dovesse chiudere questi animali sarebbero abbandonati a se stessi, in pratica condannati a morte”.

Gli animali attualmente ricoverati sono oltre un centinaio: poiane gheppi falchi e circa novanta tartarughe di mare e di terra. In particolare, la situazione di queste ultime è delicata. Si tratta, infatti, di esemplari di una specie protetta sotto sequestro.

 

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Lo Studiolo del Duca è tornato a splendere: gli uomini illustri sono di nuovo a casa http://ifg.uniurb.it/2015/03/12/ducato-online/lo-studiolo-del-duca-e-tornato-a-splendere-gli-uomini-illustri-sono-di-nuovo-a-casa/67873/ http://ifg.uniurb.it/2015/03/12/ducato-online/lo-studiolo-del-duca-e-tornato-a-splendere-gli-uomini-illustri-sono-di-nuovo-a-casa/67873/#comments Thu, 12 Mar 2015 13:31:06 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=67873 INTERATTIVO - Lo studiolo com'era 400 anni fa]]>

Lo Studiolo del Duca

URBINO – Gli uomini illustri sono tornati a casa. Dopo 4 secoli le 14 tavole, prestate dal Louvre, rientrano nella città ducale. Ora lo Studiolo è come Federico lo aveva voluto, un luogo intimo, in cui poter stare da solo a riflettere e instaurare un dialogo ideale con i sapienti del passato. È stata inaugurata la mostra Lo studiolo di Federico di Montefeltro. Il ritorno degli uomini illustri alla Corte di Urbino. A presentare quello che lei chiama “il piccolo miracolo” è stata la soprintendente Maria Rosaria Valazzi. Presenti a Palazzo Ducale anche il sindaco Maurizio Gambini, lo storico dell’arte e altro curatore della mostra Carlo Bertelli, Pietro Marcolini, assessore alla cultura della Regione Marche e Maurizio Cecconi, amministratore delegato di Villaggio Globale International, società che ha organizzato l’esposizione.

INTERATTIVO – I ritratti dello studiolo tornati dal Louvre

La visita, guidata dal professor Alessandro Marchi, specializzato in storia dell’arte medievale e moderna, si apre con Federico da Montefeltro con il figlio Guidobaldo bambino, un doppio ritratto di Pedro Berruguete, conservato alla Galleria Nazionale delle Marche, per presentare colui che ha voluto il magnifico palazzo “ideale”. Si pensava che questo quadro fosse tra le tavole dello Studiolo, ma lo spazio rimasto è troppo poco per ospitare anche quest’opera e si è quindi ipotizzato che fosse nella Biblioteca del duca. Rappresenta Federico all’apice del suo potere, appena ottenuto il titolo di duca. Ha infatti tutti gli attributi che simboleggiano questo stato: il mantello di ermellino e l’armatura, simbolo del suo essere un valoroso condottiero. L’artista però lo rappresenta anche nelle vesti di un uomo che occupava il tempo libero dalle battaglie per dedicarsi alla lettura. Proprio per questo motivo non ha nulla a coprirgli la testa; è quindi raffigurato nella situazione tra il pubblico e il privato.

Una porta intarsiata separa la Sala degli Angeli, dove ha inizio la mostra, da quella delle Udienze. Da qui, grazie a due installazioni touch screen, il visitatore potrà percorrere un viaggio multimediale per conoscere tutti i grandi personaggi che si troverà di fronte nello Studiolo. Proprio la multimedialità è uno dei punti cardine dell’esposizione come spiega la Valazzi: “Credo che la mostra possa avere una grande valenza per il pubblico, ma la comunicazione dovrà essere estremamente attenta perché l’argomento non è così noto al grande pubblico. L’esposizione, per questo, si avvale di sistemi multimediali e di una comunicazione sui social network. Spero che possa riunire insieme da una parte l’operazione di ricostruzione dello Studiolo e dall’altra la diffusione della conoscenza ai più alti livelli. Per esprimere questa doppia valenza ci siamo rifatti a Federico: grande condottiero e un grandissimo comunicatore”.

Una volta dentro ci troviamo ‘circondati’ da questi 28 uomini. La stanza del duca è un ambiente raffinatissimo ed è ricavato da un’irregolarità del palazzo che, come spiega il professore, “è dovuta al fatto che la vera facciata è all’interno dei due torricini perché doveva essere orientata verso la via più importante del tempo: quella che proveniva da Roma, attraversava le colline di Urbania, fino ad arrivare a Urbino. La facciata quindi era la prima cosa visibile; il palazzo diventa così la città, non è solo il simbolo ma è la città vera e propria”.

Originariamente i dipinti erano su unico tavolone che andava dall’alto in basso. Sotto alle figure c’erano delle “dediche personalissime” (oggi non ci sono più a causa della segatura del tavolone) che Federico volle per ognuno di questi personaggi.  Emblemi della letteratura, della scienza, della matematica, della religione e della filosofia, non sono solo modelli del passato come Dante, Aristotele e Tolomeo, ma anche molto vicini al Duca. Pio II e Vittorino da Feltre, maestro di Federico, ma primo tra tutti è Sisto IV che gli attribuì il titolo ducale.

I dipinti si trovano nella parte alta delle pareti mentre nella parte inferiore è coperta da tarsie lignee che con composizioni prospettiche esaltano l’attività intellettuale a cui il luogo era destinato. Nella parte superiore sono rappresentati sportelli semiaperti che mostrano armadi con gli oggetti simbolo delle Arti e delle Virtù (ad esempio la spada della Giustizia) e nicchie con statue, mentre nel registro in basso sono rappresentati altri oggetti come strumenti musicali, spartiti e armature.

Gli artisti ad aver dipinto i ritratti sono essenzialmente due: Giusto di Gand e Pedro Berruguete. Il primo fu fatto venire da Federico appositamente dalle Fiandre. “Voleva qualcosa di diverso dalla cultura prospettica in voga a quel tempo – ha spiegato  Marchi – aveva visto che i re di Napoli e gli Sforza collezionavano dipinti fiamminghi e scelse questa tendenza esotica. Voleva il pittore che coniugasse la civiltà del nord Europa con la civiltà italiana”. Il pittore però non finì i ritratti che furono completati da quello che i documenti attestano come Pedro Spagnolo, che Roberto Longhi identificò con Pedro Berruguete.

Parte del progetto della mostra è anche l’analisi scientifica che è stata condotta dalla Soprintendenza di Urbino con le Università di Urbino e Bologna, parallelamente ad analoghi studi diagnostici fatti dal Centre de Recherches des Musées de France. I risultati sono esposti su pannelli multimediali interattivi.

La mostra si conclude nella sala di partenza, la Sala degli Angeli, dove, al di là del pannello ligneo, sono esposti due quadri di Giovanni Santi, pittore di corte. Il primo è la riproduzione di un particolare della Comunione degli Apostoli di Giusto di Gand (anche questo in mostra, con la predella di Paolo Uccello) che testimonia la volontà di Giovanni di rifarsi al gusto esotico del fiammingo. La seconda opera invece mette in luce come ci sarà un netto cambiamento di stile dopo il passaggio di Pietro Perugino a Urbino.

Gli uomini illustri saranno ‘a casa’ dal 12 marzo al 4 luglio 2015. La mostra è promossa dalla Regione Marche con la Soprintendenza per i Beni Storici Artistici e Etnoantropologici delle Marche e la collaborazione del Comune di Urbino. È stata inoltre inserita nel programma Expo 2015 ed è uno degli appuntamenti espositivi di rilievo nella programmazione Distretto Culturale Evoluto della Regione Marche.

 

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Frana Canavaccio, avviato ripristino sulla statale 73bis. Lavori affidati a ditta Pretelli srl di Urbino http://ifg.uniurb.it/2015/03/11/ducato-online/frana-canavaccio-avviato-ripristino-sulla-statale-73bis-lavori-affidati-a-ditta-pretelli-srl-di-urbino/67874/ http://ifg.uniurb.it/2015/03/11/ducato-online/frana-canavaccio-avviato-ripristino-sulla-statale-73bis-lavori-affidati-a-ditta-pretelli-srl-di-urbino/67874/#comments Wed, 11 Mar 2015 16:10:21 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=67874 Il semaforo sul tratto della statale interessato dalla frana

Il semaforo sul tratto della statale interessato dalla frana

URBINO – Sono iniziati nella mattinata dell’11 marzo i lavori per il ripristino del tratto di strada statale 73 bis di Canavaccio, danneggiato dalla frana del maggio 2014. L’appalto, di circa 340mila euro, è stato assegnato all’impresa edile di Urbino Pretelli srl, che conta di concludere i lavori entro la fine di aprile. “È un tratto abbastanza ripido – ha detto al Ducato il titolare della ditta – lavoreremo con non poche difficoltà, anche a causa del traffico”. La strada infatti non sarà chiusa durante i lavori e le automobili continueranno a percorrerla a senso unico alternato. Impossibile quindi l’utilizzo di mezzi pesanti.

Sono dieci mesi che la circolazione è regolata da semafori provvisori. In via Bocca Trabaria dal km 75,230 al km 75,270 il restringimento della carreggiata causa code giornaliere e disagi agli automobilisti che cercano di raggiungere la superstrada per Fano.

L’assegnazione dell’appalto e l’inizio del lavoro di ripristino rappresentano la soluzione a una questione ampiamente dibattuta negli scorsi mesi. A luglio 2014 il Partito Democratico aveva presentato al sindaco di Urbino, Maurizio Gambini, un’interrogazione in Consiglio comunale chiedendo di stabilire una data certa per l’avvio dei lavori. Sollecitazione ripetuta lo scorso gennaio, affinché il sindaco premesse con l’Anas per sbloccare la situazione.

Il cantiere doveva partire già a febbraio, ma il ritardato arrivo dei finanziamenti concessi dalla società responsabile della viabilità nazionale ha fatto slittare l’inizio dei lavori a oggi.

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Impiegato Agenzia delle Entrate di Acqualagna accusato di abuso d’ufficio http://ifg.uniurb.it/2015/03/10/ducato-online/impiegato-agenzia-delle-entrate-di-acqualagna-accusato-di-abuso-dufficio/67657/ http://ifg.uniurb.it/2015/03/10/ducato-online/impiegato-agenzia-delle-entrate-di-acqualagna-accusato-di-abuso-dufficio/67657/#comments Tue, 10 Mar 2015 17:52:00 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=67657 LEGGI - Musica troppo alta e festa 'affollata', due denunce e tre diffide]]> URBINO – Aveva ordinato una costosa bottiglia di vino, ma non aveva intenzione di pagarla. Per questo aveva pensato bene di sventolare davanti al titolare del locale il suo tesserino di impiegato dell’Agenzia delle Entrate, minacciando un controllo fiscale. L’uomo, residente ad Acqualagna, impiegato dell’Agenzia delle Entrate, questa mattina si è visto recapitare un provvedimento di misura cautelare dalla Guardia di finanza e dai Carabinieri di Acqualagna per il reato di abuso d’ufficio: obbligo di dimora nel comune di residenza e divieto di allontanarsi dalla propria abitazione nelle ore notturne è la decisione del gip del Tribunale di Urbino, Egidio de Leone.

L’episodio risale allo scorso agosto. In quell’occasione l’uomo dopo avere simulato il controllo, aveva lasciato il locale senza saldare il conto. Ma non è stato l’unico caso in cui l’uomo ha abusato della sua qualifica. In un’altra occasione, sempre ad agosto,  infatti l’impiegato aveva tentato di ostacolare l’attività della Guardia di Finanza, impegnata in un controllo fiscale nei confronti di un ristoratore della zona. L’uomo aveva incontrato i militari delle Fiamme Gialle fuori dal locale. Per evitare il controllo, probabilmente per coprire il titolare, si era inventato di averlo effettuato lui stesso poco prima, senza riscontrare irregolarità. Ma i militari, insospettiti, lo avevano scoperto. A quel punto l’uomo li aveva irrisi, mentre compilavano il verbale per denunciare il fatto. “Compilatelo pure – avrebbe detto – tanto passa prima da me”, per poi rivolgere ai due minacce di ritorsione.

Il Capitano Antonio Dima, comandante della compagnia della Guardia di Finanza di Urbino, ricorda come l’uomo non fosse sconosciuto alle forze dell’ordine. Nel 2014 era infatti stato denunciato per minacce a pubblico ufficiale e ingiuria aggravata.

Le indagini della polizia giudiziaria sono partite alla fine della scorsa estate. Questa mattina due perquisizioni da parte delle Fiamme Gialle, una nella casa dell’uomo e una nel suo ufficio. Poi la decisione del gip per la misura cautelare.

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Maltempo, Gambini: “Almeno 300mila euro di danni a Urbino. Aziende agricole aiutino la prevenzione” http://ifg.uniurb.it/2015/03/09/ducato-online/maltempo-gambini-almeno-300mila-euro-di-danni-a-urbino-aziende-agricole-aiutino-la-prevenzione/67556/ http://ifg.uniurb.it/2015/03/09/ducato-online/maltempo-gambini-almeno-300mila-euro-di-danni-a-urbino-aziende-agricole-aiutino-la-prevenzione/67556/#comments Mon, 09 Mar 2015 16:57:21 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=67556 LEGGI - Riapre martedì l'asilo Valerio]]> albero 2

Il ramo caduto in via Cappuccini responsabile della morte di Rita Bucarini

URBINO – Ammontano ad almeno 300mila euro i danni che il maltempo ha causato nell’ultima settimana nel comune di Urbino. È la stima approssimativa del sindaco Maurizio Gambini, raggiunto al telefono dal Ducato. Una cifra che tiene conto dei danni provocati dal crollo di cornicioni, da frane, smottamenti e piante divelte, come quella che ha causato la morte di Rita Bucarini, la donna di 48 anni di Urbania che lo scorso giovedì è rimasta schiacciata sotto un ramo staccatosi per le forti raffiche di vento. Per quanto riguarda la provincia di Pesaro e Urbino, invece, i danni non sono ancora quantificabili.

“Il nostro territorio è a forte rischio idrogeologico – ha detto il sindaco – la situazione è delicata e la mappatura non è completa. Si tratta di situazioni che si è tentato di arginare, ma le risorse economiche disponibili sono scarse. Il problema è che si interviene sempre per risolvere e mai per prevenire”. Importante nel quadro di prevenzione è il coinvolgimento del settore primario, quello agricolo, deputato alla salvaguardia del territorio. Proprio pochi giorni fa, il 3 marzo, la regione Marche ha approvato una deliberazione legislativa con la quale le imprese agricole sono riconosciute come “custodi dell’ambiente e del territorio”, dedite “alla manutenzione del territorio attraverso attività di sistemazione volte alla salvaguardia del paesaggio agrario e forestale, alla cura e mantenimento dell’assetto idraulico e idrogeologico e alla difesa da avversità atmosferiche e incendi boschivi specie nei territori montani”.

Il nuovo piano di sviluppo rurale (2014-2020, poi slittato di un anno) prevede importanti risorse economiche per le imprese agricole che possono realizzare investimenti strutturali interamente finanziati con i fondi provenienti dalla Comunità europea. “È necessario – ha detto Gambini – incentivare la conoscenza di questo piano, che rappresenta un’occasione per mettere in sicurezza le singole aziende, ma anche la viabilità pubblica e il bene comune”.

Finora, lamenta Gambini, non c’è infatti stata un’adesione adeguata da parte delle imprese agricole: “Bisogna quindi che le associazioni di categoria sensibilizzino le aziende affinché adottino queste misure. Già il vecchio piano rurale prevedeva questa possibilità”. Ma le risorse non sono state utilizzate e sono ancora a disposizione nelle casse del Comune. “Se la tendenza è questa, ovviamente i fondi verranno diminuiti”.

Intanto in città continuano gli interventi per mettere in sicurezza le aree a rischio. In questi giorni sono stati circa quaranta quelli dei Vigili del Fuoco, tutti per evitare che gli alberi causassero ulteriori danni. Le situazioni più critiche ai Collegi, dove la donna ha perso la vita e a Santa Lucia, dove sempre giovedì due pini sono caduti su alcune macchine. “Non c’era un rischio prevedibile – ha detto Gambini – l’eccezionalità degli eventi ha fatto sì che fossero danneggiate anche le piante sane. Stiamo intervenendo dove c’è un pericolo, anche nei casi di piante secolari, come è successo, per esempio, a Mercatale”. Ma, ricorda il sindaco, “non si può radere al suolo tutto”. Per questo è stato incaricato un tecnico esperto di Modena che farà un sopralluogo per valutare le situazioni più a rischio.

Due alberi saranno abbattuti lunedì pomeriggio al convento di San Francesco. I due abeti, danneggiati dal forte vento dei giorni scorsi, erano già inclinati da giovedì. Inizialmente sono stati fissati al terreno dai Vigili del Fuoco con una corda, sostituita questa mattina da un cavo d’acciaio. Ma le piante, come racconta frate Andrea, rappresentano un pericolo per gli abitanti delle case vicine. Per questo una ditta privata è stata incaricata della loro rimozione.

Per evitare possibili incidenti le scuole e le università di Urbino sono rimaste chiuse venerdì 6 e sabato 7 marzo. Soltanto l’asilo Valerio di via Ubaldini ha preferito sospendere le attività anche per la giornata di lunedì. I bambini torneranno a scuola martedì 10 marzo. L’edificio, chiuso da giovedì mattina, a causa delle raffiche di vento ha subito danni alla parete posteriore esterna.

I danni creati dal maltempo sfiorano ormai il milione di euro. Agli ultimi 300.000 euro vanno sommati gli oltre seicentomila causati dalle forti piogge che a inizio febbraio avevano portato ad allagamenti e frane in tutta la provincia.

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