Trapani non ci sta e dice no alla chiusura della biblioteca Fardelliana


Pubblicato il 20/04/2014                          
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La sala lettura della biblioteca

La sala lettura della biblioteca

TRAPANI – Che la Biblioteca Fardelliana a Trapani sia un’istituzione è facile capirlo. Trovarla, nascosta com’è a metà di uno stretto vicoletto, non è cosa semplice. Ma basta chiedere in giro e chiunque saprà darti le giuste indicazioni per arrivare.

Che la Biblioteca Fardelliana di Trapani – fondata nel 1830 da Giovan Battista Fardella, allora ministro della guerra del Regno delle due Sicilie – sia parte fondamentale della storia della città, anche questo è facile capirlo. E lo è perché non appena si è paventata la possibilità di una chiusura, tutti i trapanesi si sono mobilitati per impedirlo.

Chiusura dovuta all’insostenibilità dei costi della struttura: la legge 7/2013 della Regione Sicilia ha, di fatto, soppresso le province. Qual è stato il suo riverbero sulla situazione della Fardelliana? La biblioteca fino allo scorso anno si è retta grazie a fondi pubblici – 460.000 euro – provenienti per metà dal comune di Trapani, per metà dalla provincia. Con la legge voluta dal governo regionale di Rosario Crocetta quest’ultima parte viene meno, mutilando le disponibilità economiche della struttura.

“Ci sostentiamo – spiega Margherita Giacalone, direttrice della biblioteca – solo con finanziamenti pubblici, non otteniamo nessuna donazione da parte di privati. Ed è da quei fondi che dobbiamo attingere per il pagamento di qualsiasi tipologia di spesa”.

Senza denaro, la vita della biblioteca è in pericolo. 152.000 documenti tra manoscritti miniati, incunaboli, cinque centine, una raccolta di stampa e incisioni pregiate del Piranesi, oltre a migliaia di quotidiani storici che nel caso in cui la Fardelliana smettesse di esistere andrebbero perduti.

Ma sono altre le cifre che danno la dimensione della crisi. Negli ultimi cinque anni la biblioteca ha contratto notevolmente la sua capacità di spesa per gli acquisti. Nel 2013 solo 20.000 euro sono stati destinati al reperimento di nuove riviste e monografie. Somme ben lontane dalle possibilità passate stando alle parole della direttrice della biblioteca. E lo stesso vale per il numero di dipendenti della biblioteca: 17. Cifra che potrebbe sembrare elevata in confronto ad altre realtà italiane. Ma di questi solo 4 sono impiegati a tempo indeterminato. Gli altri 13 lavorano alla Fardelliana partime, cercando di coprire, attraverso un sistema di turni, tutto l’orario di apertura della biblioteca.

A fronte di queste criticità – che i numeri possono soltanto indicare sommariamente – c’è la forte attrazione che la biblioteca esercita sulla comunità dei trapanesi. Nel corso dello scorso anno la struttura ha registrato 17.000 presenze e un migliaio di prestiti. L’identikit del frequentatore della Fardelliana corrisponde a quello dello studente delle superiori o universitario. “Spesso quando i giovani trapanesi che studiano fuori dalla Sicilia – racconta la direttrice – tornano a casa per prepararsi agli esami, la sala di lettura, che ha circa 70 posti a sedere, si riempie così tanto che è difficile trovare spazio”.

E infatti quando i giovani della città hanno capito che esisteva il concreto rischio di perdere questo luogo importante per la propria formazione, si sono mobilitati in massa per scongiurare il pericolo. Attività frenetica di protesta in Rete – su Instagram, Twitter e Facebook – oltre a messaggi di solidarietà indirizzati alla biblioteca (tra cui spicca anche quello di Antonino Zichichi).

“Ci hanno scritto – racconta Giacalone – per dire che la Fardelliana è la memoria storica e collettiva della città e proprio per questo la chiusura va impedita. Ed è vero. Siamo abituati a pensare alle biblioteche come luoghi austeri e poco invitanti, invece queste istituzioni servono per promuovere la cultura nel territorio di appartenenza, devono essere aperte e coinvolgere l’intera comunità”.

 

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