La mappa delle biblioteche chiuse

Per cercare la biblioteca più vicina a casa propria basta collegarsi su Internet e consultare il sito dell’Anagrafe delle biblioteche italiane. Una banca dati poderosa dalla quale, però, spesso non emergono le realtà locali chiuse nel corso del tempo. Già, perché fotografare lo stato delle piccole biblioteche italiane a livello nazionale è molto difficile.

Proprio per mappare la situazione delle biblioteche di pubblica lettura gestite da enti locali il Centro per il libro e la lettura, l’Associazione biblioteche italiane e l’Istat hanno svolto nel corso del 2013 un’indagine statistica – sulla base di un questionario distribuito online – che raccoglieva i dati sulle strutture attive nell’anno precedente. Delle 6.890 biblioteche di ente locale registrate dall’anagrafe nel 2012, hanno partecipato all’indagine 3.807 biblioteche. La quota mancante è stata esclusa perché non in possesso di un indirizzo mail attivo. Di queste 3.807, 339 risultavano chiuse.

“È la prima volta che viene pubblicato un rapporto di questo tipo a livello nazionale – spiega Flavia Cristiano, direttrice del Centro per il libro e la lettura – e questa ricerca è rivelatrice delle grandi difficoltà che vivono queste istituzioni. Basta pensare che oggi nel 2014 una buona parte di queste non possiede un indirizzo mail. È segno di un mancato adeguamento ai tempi”.

Le difficoltà delle biblioteche comunali e provinciali – Ma quali sono gli elementi di disagio che emergono da questa ricerca? Sono sostanzialmente tre: le strutture ospitanti, che non sempre si trovano in condizioni  idonee, la mancanza di fondi per acquisti e servizi, il personale ridotto.

Tipologia di edificio – Il più delle volte le biblioteche di piccoli comuni vengono allestite all’interno di edifici “di risulta”, luoghi destinati ad altro in precedenza e risistemati  per l’occasione. Se da una parte questo è segno della necessità di avere una biblioteca nel proprio tessuto urbano, dall’altra è anche sintomo della scarsa considerazione che viene data all’istituzione.

Solo il 14,43% delle biblioteche è collocato all’interno di un edificio costruito appositamente per lo scopo. Il 26,16% è ospitato in un edificio storico-monumentale, mentre oltre il 50% si trova in ex-scuole o in locali del comune di appartenenza. Con le relative conseguenze: tetti che cedono, strutture di comodo, allestimenti che non invogliano i lettori a entrare. Ciononostante nella quasi totalità dei casi (78,48%) è garantita la piena accessibilità ai disabili.

Sempre meno acquisti – Il numero medio di libri posseduti dalle biblioteche che hanno risposto al questionario è di 21.247. La maggior parte delle strutture possiede tra i 10.000 e i 100.000 volumi. Chiaramente a comuni più piccoli corrisponde un patrimonio librario più esiguo.

Eppure molto spesso questo patrimonio è statico. Alle biblioteche mancano fondi per nuovi acquisti. “Col taglio delle province – spiega Cristiano – i fondi si ridurranno ancora e così la situazione di queste piccole realtà andrà a peggiorare. Per le biblioteche non esistono detrazioni fiscali per l’acquisto di libri, anche se in realtà un’istituzione di questo tipo dovrebbe garantire perlomeno i libri in commercio in un determinato momento. Soprattutto in questo periodo di crisi: se la gente non può comprare i libri è giusto che li trovi in biblioteca. Secondo i dati del rapporto Nielsen, il prestito bibliotecario è aumentato di due punti percentuali. Ma non bisogna sprecare questa occasione e dare all’utente ciò che cerca: libri, personale bibliotecario, orari di apertura congrui”.

Nel corso del 2012 le biblioteche hanno acquistato in media 603 libri. Virtuose Emilia-Romagna e Toscana che hanno comprato in media oltre 1.000 volumi. Ma l’altra faccia della medaglia sono regioni come la Basilicata o la Campania che hanno arricchito il proprio patrimonio librario rispettivamente con 84 e 91 libri. Per un’intera regione.

La spesa media per l’acquisto di libri è stata, inoltre, di 7.850 euro. A esporsi di meno i piccoli comuni. Ma non solo. Evidente è anche la differenza tra Nord e Sud del Paese: 8.281 euro spesi in media nelle regioni settentrionali, appena 2.857 in quelle meridionali. E nel bilancio previsionale per il 2013, l’11,75% delle biblioteche di ente locale prevedevano di non disporre di alcun budget di spesa.

In queste condizioni, quindi, sono pochissime le strutture in grado di rinnovare il proprio fondo e provvedere allo scarto dei volumi vecchi. A farlo il 49,74% delle biblioteche, con una grande concentrazione in Lombardia. Ma regioni come l’Abruzzo, la Basilicata, la Calabria, la Campania e il Molise non effettuano scarto di patrimonio. Né nuovi acquisti. Sintomo chiaro di mancanza di liquidità e di stasi.

Il personale bibliotecario e le ore di apertura – Se mancano soldi per rinnovare i fondi delle biblioteche, la situazione non cambia per il pagamento del personale. E infatti il 61,44% delle biblioteche dispone di massimo 3 impiegati. Soltanto nel 22,75% sono presenti fino a 10 dipendenti.

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Budget ridotti, personale ridotto vogliono dire anche orari di apertura ridotti. Le ore di apertura settimanale al pubblico ammontano in media a 22, con punte più alte in Lazio e Sicilia e più basse in Friuli Venezia Giulia e Piemonte. Il 38% delle strutture intervistate rimane aperte dalle 11 alle 25 ore, mentre il 34,43% dalle 26 alle 56 ore. Anche in questo caso, più piccolo è il comune di appartenenza, ancora più esiguo sarà il numero di ore di apertura al pubblico.

Visitatori – Nonostante questi dati allarmanti, però, gli utenti non mancano. Nel corso del 2012 il numero medio di visite nelle strutture bibliotecarie è stato di 14.032. Picchi più alti in Trentino Alto Adige, Emilia Romagna, Toscana e Lazio. Cifre più basse al Sud, a eccezione della Puglia.

E che le donne leggono più degli uomini è un dato confermato anche dal loro accesso alle biblioteche: a fronte del 38,5% di utenti maschi, le donne si impongono con un 61,5%.

Curiosi i motivi che spingono giovani e meno giovani a frequentare queste realtà. Andare in biblioteca per leggere il giornale potrebbe stupire? Forse. Ma tra le altre motivazioni emerse dall’indagine spiccano l’aiuto nella compilazione di un curriculum vitae e per lo svolgimento dei compiti scolastici o ancora semplicemente la curiosità. Magari si sbaglia a pensare che le biblioteche siano stanze austere, depositarie di libri vetusti. Lo dicono i dati.