la legge

L’anteprima della legge regionale approvata il 17 marzo:

Il provvedimento assorbe l’esito dei referendum di giugno 2011 e sancisce la natura pubblica dell’acqua. I punti che potrebbero far sperare nella risoluzione della “vertenza Peschiera” sono:

Il principio 3 dell’articolo 2, in cui si stabilisce che l’uso prioritario dell’acqua è la soddisfazione dei bisogni alimentari, igienici e sanitari. Solo a queste condizioni è ammesso l’uso ai fini commerciali delle risorse idriche .

Il principio 7 dell’art 2 che affida la gestione dell’acqua agli enti locali, suddivisi in bacini idrografici di competenza. In questo modo è aperta la strada alla partecipazione attiva di comuni e territori, che possono consociarsi come nel caso del Consorzio Media Sabina (esperimento partecipato del comune di Casperia) e decidere di rivendere l’acqua in eccesso ad altri gestori pubblici o privati.

L’articolo 3 (che disciplina anche le concessioni). Il fatto che la gestione resti in ambito locale ( e non regionale come nella bozza  40) mantiene il diritto al risarcimento per i territori reatini nei confronti del Comune di di Roma che, come titolare della ex società pubblica Acea, ha indebitamente continuato a gestire le sorgenti, nonostante la concessione sia scaduta nel 1996.

L’articolo 7, che stabilisce forme di finanziamento per i bacini idrografici, a cui è affidata la  responsabilità  del controllo, della qualità e della protezione delle risorse idriche, tenendo conto dell’impatto ambientale e del rischio idrogeologico.

La legge contiene anche limiti temporali precisi (6 mesi) per definire gli standard minimi di qualità dell’acqua e l’ambito territoriale dei bacini idrografici.

C’è ancora molto da fare, ma la strada è quella giusta. Questa volta lo affermano in pieno accordo le autorità regionali, i sindaci del reatino e i comitati dell’acqua. Acea invece continua a tacere.

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