Unimar: “Si pesca meno ma non è colpa del rigassificatore di Porto Viro”


Pubblicato il 8/04/2014                          


A smentire la possibile responsabilità del Terminale GNL di Porto Levante sul calo della pesca è anche Unimar: il consorzio dei centri di ricerca del settore pesca e acquacoltura. “I pescatori dell’Emilia Romagna – racconta Enrico Casola, responsabile delle indagini – ci hanno scritto lamentandosi del calo della pesca e facendo presente che secondo loro poteva dipendere dal rigassificatore. L’indagine però ha evidenziato solo una sofferenza del settore della pesca”.

Secondo i dati Unimar, confermati anche da quelli sull’andamento della pesca forniti dal ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, dal 2006 al 2012 “la cattura” (cioè quanto pesce viene pescato) è diminuita dell’11%. “Oltre alla diminuzione del pescato – continua Casola – abbiamo evidenziato una sostituzione del tipo di pesci presenti nella zona”.

Dall’indagine Unimar emerge che specie come il calamaretto, il nasello e le canocchie, prima qui floridissime, sono diminuite drasticamente: “Per la canocchia – spiega Casola – si è passati dai 740.000 kg pescati nel 2009 ai soli 340.000 del 2012”. “Il fatturato delle cooperative è crollato; dal 2007 al 2011 c’è stato un decremento costante con un ulteriore calo nel 2012 che ha fatto raggiungere la cifra di -25%”.

Per capire se la responsabilità di questa situazione fosse da imputare al rigassificatore Unimar ha analizzato la qualità dell’acqua (ossigeno disciolto, salinità etc…) e fatto una stima della “produzione primaria” in quella zona cioè quella fitoplactonica. “Per semplificare – spiega Casola – abbiamo calcolato quanti “vegetali” ci sono nel mare e in che condizione sono. Questi organismi sono alla base del sistema e innescano la catena energetica. Se c’è un problema, deve essere a questo livello ma noi non l’abbiamo rilevato: non c’è alcuna discontinuità nell’andamento di questa produzione primaria”.

Secondo Unimar il problema riguarda la gestione complessiva dell’ecosistema: “Forse – ipotizza Casola – dipende dalla sovrapesca degli anni passati che ha impoverito il mare o forse dipende dalla qualità dell’acqua del fiume Po che non contiene più i nutrienti che portava un tempo”.

Per il momento però nessuna risposta certa. Unimar si è infatti limitata a rispondere alla domanda: è colpa del rigassificatore? La risposta è stata “no” e quindi pratica chiusa.

 

 

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