Il mare vuoto http://ifgnetwork.uniurb.it/pasqualotto Arriva l'energia e se ne vanno i pesci: il caso del rigassificatore di Porto Viro Sat, 26 Apr 2014 21:22:42 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=3.8.1 Arriva l'energia e se ne vanno i pesci: il caso del rigassificatore di Porto Viro Il mare vuoto no Arriva l'energia e se ne vanno i pesci: il caso del rigassificatore di Porto Viro Il mare vuoto http://ifgnetwork.uniurb.it/pasqualotto/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifgnetwork.uniurb.it/pasqualotto Dalla costruzione ai processi: la storia del rigassificatore http://ifgnetwork.uniurb.it/pasqualotto/2014/04/16/timeline/ http://ifgnetwork.uniurb.it/pasqualotto/2014/04/16/timeline/#comments Wed, 16 Apr 2014 09:19:50 +0000 http://ifgnetwork.uniurb.it/pasqualotto/?p=162

]]>
http://ifgnetwork.uniurb.it/pasqualotto/2014/04/16/timeline/feed/ 0
timeline http://ifgnetwork.uniurb.it/pasqualotto/2014/04/09/82/ http://ifgnetwork.uniurb.it/pasqualotto/2014/04/09/82/#comments Wed, 09 Apr 2014 16:45:35 +0000 http://ifgnetwork.uniurb.it/pasqualotto/?p=82

]]>
http://ifgnetwork.uniurb.it/pasqualotto/2014/04/09/82/feed/ 0
I pescatori emiliani accusano i veneti: “State zitti perché prendete i soldi” http://ifgnetwork.uniurb.it/pasqualotto/2014/04/08/la-guerra-dei-pescatori-stanno-zitti-perche-hanno-preso-i-soldi/ http://ifgnetwork.uniurb.it/pasqualotto/2014/04/08/la-guerra-dei-pescatori-stanno-zitti-perche-hanno-preso-i-soldi/#comments Tue, 08 Apr 2014 08:47:47 +0000 http://ifgnetwork.uniurb.it/pasqualotto/?p=44 In Veneto, dove il terminale GNL ha ufficialmente “residenza” c’è un altro clima completamente diverso da quello dell’Emilia Romagna. Anche qui i pescatori lamentano una diminuzione delle catture, solo che i veneti non lo imputano al rigassificatore. Su tutte le banchine del Polesine, da Porto Viro fino a Scardovari, nessuno protesta, nessuno parla del terminal GNL come di un nemico della pesca e tutti assicurano che il pesce c’è. Certo, un po’ meno che in passato ma, si sa, il mare ha le sue fasi: se il pesce non c’è oggi ci sarà domani.

I pescatori del Veneto e quelli dell’alta Emilia Romagna lavorano nello stesso tratto di mare ma non potrebbero avere opinioni più diverse. Come mai? “I veneti non protestano perché hanno preso i soldi” è la frase che si sente pronunciare più di frequente nei porti dell’Emilia Romagna, da Goro fino a Cesenatico.

I soldi a cui i pescatori emiliani fanno riferimento sono quelli dell’accordo firmato il 20 febbraio 2008 con il quale Adriatic LNG si impegnava a erogare a favore del territorio una somma a “titolo di compensazione ambientale, riequilibrio ambientale e contributo allo sviluppo del territorio”.

L’importo, pari a poco più di 12 milioni di euro, è gestito dal Consorzio per lo sviluppo del Polesine (composto da Comuni, associazioni di categoria ed enti) che ha destinato, come stabiliva l’accordo, 2.450.000 euro al settore della pesca professionale del Polesine. “Un sacco di soldi” secondo le cooperative dell’Emilia Romagna, briciole secondo i diretti interessati.

Angelo Zanellato, presidente del Consvipo, spiega come vengono gestiti i fondi delle compensazioni e come sono stati investiti quelli destinati alla pesca.

 

 

 

]]>
http://ifgnetwork.uniurb.it/pasqualotto/2014/04/08/la-guerra-dei-pescatori-stanno-zitti-perche-hanno-preso-i-soldi/feed/ 0
Le biologhe: “C’è una diminuzione nel numero delle analisi e alcuni valori preoccupanti sono stati trascurati dall’Ispra” http://ifgnetwork.uniurb.it/pasqualotto/2014/04/08/le-analisi-ipra-ricci-di-mare-tossici-e-bromoformio-oltre-i-livelli/ http://ifgnetwork.uniurb.it/pasqualotto/2014/04/08/le-analisi-ipra-ricci-di-mare-tossici-e-bromoformio-oltre-i-livelli/#comments Tue, 08 Apr 2014 08:47:38 +0000 http://ifgnetwork.uniurb.it/pasqualotto/?p=47 Analisi sempre meno precise, valori anomali trascurati e dati insufficienti per verificare il reale impatto ambientale del rigassificatore di Porto Viro. E’ quello che emerge dai monitoraggi Ispra secondo Maria Gabriella Marin e Carlotta Mazzoldi, due biologhe marine dell’Università degli studi di Padova.

L’attività del rigassificatore può davvero aver provocato un calo del pescato?
Mazzoldi: La pesca in quella zona è in crisi da anni perché in passato si è pescato troppo. Inoltre gli organismi marini hanno normalmente variazioni: ci sono specie che naturalmente diminuiscono per anni e poi ricompaiono in grande quantità senza alcuna ragione evidente. Capire quanto pesa l’impatto del rigassificatore in una zona così complessa è, perciò, molto difficile. Tuttavia, proprio per queste ragioni, sarebbe sconsigliabile introdurre un altro fattore di alterazione – come ad esempio un rigassificatore a circuito aperto – in un’area già così critica.

E’ vero che un rigassificatore a circuito aperto “sterilizza” l’acqua di mare?
Marin: Se nell’acqua si mette del cloro si. Questa sostanza ha una funzione “biocida”: significa che elimina qualunque organismo vivente.

Quanto è pericolosa per il mare questa operazione?
Marin: I derivati del cloro sono persistenti, tossici, bioaccumulabili e potenzialmente trasmissibili all’uomo. Tutti i composti organoalogenati sono molto pericolosi e per questo sono stati vietati o sono al momento sotto indagine per verificarne la pericolosità. Insomma: non stiamo parlando di sostanze innocue.

Che cosa emerge dai monitoraggi ambientali realizzati da Ispra?
Mazzoldi: Ispra effettua le analisi una, massimo due volte l’anno e i campioni che vengono prelevati sono sempre ridotti. I monitoraggi realizzati fino ad ora non possono perciò dare una risposta definitiva.

Marin: Una cosa che si può notare è che in quasi tutti i monitoraggi il bromoformio, una sostanza tossica e cancerogena, è molto alto; soprattutto nella stazione TE138 che è quella a sud del Terminale dove esce l’acqua usata per il processo di rigassificazione.

Inoltre abbiamo notato che per alcuni sottoprodotti della disinfezione (quei composti che si formano dall’unione del cloro con la sostanza organica) come, ad esempio, il TBAA (Tribromoacetil acid), il valore oltre al quale la sua concentrazione è considerata pericolosa è più alto del normale.

E per quanto riguarda i pesci e le altre forme di vita presenti in quell’area di mare?
Marin: nel monitoraggio luglio-dicembre 2011 le analisi sulle vongole erano, secondo noi, preoccupanti. Questo tipo di analisi viene fatta trasportando, per un certo periodo, alcuni esemplari di vongole vicino al terminale e confrontandole, successivamente, con altre vongole tenute invece in aree lontane dal rigassificatore, nelle cosiddette stazioni di controllo. Nel rapporto si legge che “rispetto agli organismi di Portonovo (l’area di controllo) quelli traslocati in prossimità del terminale hanno evidenziato un livello di alterazioni biologiche rispettivamente lieve e moderato durante le prime due campagne di traslocazione, mentre è risultato elevato nelle ultime due”. Ispra conclude dicendo che le alterazioni sono dovute alle caratteristiche ambientali dell’alto Adriatico. Noi pensiamo che ciò non si possa escludere, tuttavia questi risultati indicano anche altre evidenze che andrebbero approfondite.

Mazzoldi: Nelle indagini della campagna di monitoraggio febbraio 2014 ci sono, inoltre, delle fotografie preoccupanti che mostrano una schiuma bianca depositata sulle cozze. Nel commento si legge “i mitili hanno una ridotta reattività agli stimoli meccanici”.

I “saggi di tossicità” sono delle analisi che vengono fatte per valutare se l’acqua è tossica, cioè contiene delle sostanze inquinanti. Che indicazioni ricaviamo da queste analisi?
Marin: nel monitoraggio luglio dicembre 2011 c’è un dato che, personalmente, mi ha fatto molto preoccupare: sia il riccio di mare (paracentrotus lividus) che un piccolo crostaceo chiamato tigriopus fulvus presentano un “valore di tossicità”. Nel caso del riccio di mare questo è addirittura “elevato”.

Ispra sostiene però che questo non dipende dall’attività del rigassificatore perché vicino alla struttura il valore è entro i limiti. In realtà anche nelle stazioni vicine al terminale c’è un livello molto alto di tossicità e tuttavia il test non la rileva perché appena sotto la soglia limite. Secondo noi, in un caso del genere, sarebbero stati necessari ulteriori approfondimenti.

Che cosa possiamo perciò concludere?
Mazzoldi: I dati che abbiamo non sono riconducibili a effetti del rigassificatore, tuttavia potrebbero comunque esserlo. Per stabilirlo sarebbero necessarie ulteriori analisi e più repliche per eliminare l’effetto delle variazioni naturali che possono influire sulle oscillazioni dei valori. In progressione c’è stata una diminuzione del numero di analisi effettuate e alcuni valori importanti che avevano destato preoccupazione sono stati invece trascurati.

Certo è che ci sono indicazioni che chiamerebbero in causa il principio di precauzione. A livello mondiale si è affermato il principio per cui se ho dei dubbi sull’impatto di una struttura, prima di iniziare a utilizzarla, dovrei sapere come gestire quell’impatto.

 

 

 

 

]]>
http://ifgnetwork.uniurb.it/pasqualotto/2014/04/08/le-analisi-ipra-ricci-di-mare-tossici-e-bromoformio-oltre-i-livelli/feed/ 0
Unimar: “Si pesca meno ma non è colpa del rigassificatore di Porto Viro” http://ifgnetwork.uniurb.it/pasqualotto/2014/04/08/i-dati-unimar/ http://ifgnetwork.uniurb.it/pasqualotto/2014/04/08/i-dati-unimar/#comments Tue, 08 Apr 2014 08:47:28 +0000 http://ifgnetwork.uniurb.it/pasqualotto/?p=51 A smentire la possibile responsabilità del Terminale GNL di Porto Levante sul calo della pesca è anche Unimar: il consorzio dei centri di ricerca del settore pesca e acquacoltura. “I pescatori dell’Emilia Romagna – racconta Enrico Casola, responsabile delle indagini – ci hanno scritto lamentandosi del calo della pesca e facendo presente che secondo loro poteva dipendere dal rigassificatore. L’indagine però ha evidenziato solo una sofferenza del settore della pesca”.

Secondo i dati Unimar, confermati anche da quelli sull’andamento della pesca forniti dal ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, dal 2006 al 2012 “la cattura” (cioè quanto pesce viene pescato) è diminuita dell’11%. “Oltre alla diminuzione del pescato – continua Casola – abbiamo evidenziato una sostituzione del tipo di pesci presenti nella zona”.

Dall’indagine Unimar emerge che specie come il calamaretto, il nasello e le canocchie, prima qui floridissime, sono diminuite drasticamente: “Per la canocchia – spiega Casola – si è passati dai 740.000 kg pescati nel 2009 ai soli 340.000 del 2012”. “Il fatturato delle cooperative è crollato; dal 2007 al 2011 c’è stato un decremento costante con un ulteriore calo nel 2012 che ha fatto raggiungere la cifra di -25%”.

Per capire se la responsabilità di questa situazione fosse da imputare al rigassificatore Unimar ha analizzato la qualità dell’acqua (ossigeno disciolto, salinità etc…) e fatto una stima della “produzione primaria” in quella zona cioè quella fitoplactonica. “Per semplificare – spiega Casola – abbiamo calcolato quanti “vegetali” ci sono nel mare e in che condizione sono. Questi organismi sono alla base del sistema e innescano la catena energetica. Se c’è un problema, deve essere a questo livello ma noi non l’abbiamo rilevato: non c’è alcuna discontinuità nell’andamento di questa produzione primaria”.

Secondo Unimar il problema riguarda la gestione complessiva dell’ecosistema: “Forse – ipotizza Casola – dipende dalla sovrapesca degli anni passati che ha impoverito il mare o forse dipende dalla qualità dell’acqua del fiume Po che non contiene più i nutrienti che portava un tempo”.

Per il momento però nessuna risposta certa. Unimar si è infatti limitata a rispondere alla domanda: è colpa del rigassificatore? La risposta è stata “no” e quindi pratica chiusa.

 

 

]]>
http://ifgnetwork.uniurb.it/pasqualotto/2014/04/08/i-dati-unimar/feed/ 0
Autorizzazioni veloci e guadagni sicuri: i rigassificatori in Italia http://ifgnetwork.uniurb.it/pasqualotto/2014/04/08/la-strategia-energetica-nazionale/ http://ifgnetwork.uniurb.it/pasqualotto/2014/04/08/la-strategia-energetica-nazionale/#comments Tue, 08 Apr 2014 08:47:18 +0000 http://ifgnetwork.uniurb.it/pasqualotto/?p=53 Salutato da tutti come un miracolo della tecnologia in grado di liberare l’Italia dalla dipendenza dal gas russo e algerino, il rigassificatore di Porto Levante si inserisce nella Strategia Energetica Nazionale che dal 2006 punta molto sul gas. L’Italia – secondo questi progetti – deve diventare non solo un mercato competitivo del gas, ma deve essere un vero e proprio “hub sud europeo”, cioè il crocevia dell’ingresso del gas dal sud del mondo verso l’Europa.

L’Italia – si legge nella “Strategia Energetica Nazionale” (marzo 2013) (Pdf) – vuole ridurre dall’84% al 67% la sua dipendenza energetica dall’esterno e vuole farlo “mantenendo un ruolo chiave del gas”.

La nostra nazione soffre di una “limitata capacità di risposta del sistema gas in condizioni di emergenza”. Significa che quando fa molto freddo e c’è un picco della domanda il gas che attualmente importiamo non ci basta.  O meglio: ci basta per scaldarci ma non per ricavarne un profitto rivendendolo o usandolo per produrre energia elettrica.

Il governo Monti (così come quello Berlusconi nel 2006) ha pensato di risolvere il problema prevedendo “nuove infrastrutture di stoccaggio” tra cui anche terminali GNL. Questi impianti, poiché “strategicamente necessari”, “beneficeranno di iter autorizzativi accelerati”. Non solo: per favorire l’iniziativa privata alla costruzione di nuovi rigassificatori il governo Monti ha assicurato “un sistema regolatorio che consenta un meccanismo di recupero garantito dei costi di investimento a carico del sistema, anche in caso di non pieno utilizzo della capacità, in modo da favorire la bancabilità e quindi la realizzazione anche in un contesto di riduzione dei consumi”. Cioè, se anche  i rigassificatori dovessero rimanere inutilizzati, lo Stato italiano garantirebbe loro il guadagno minimo prestabilito.

 

]]>
http://ifgnetwork.uniurb.it/pasqualotto/2014/04/08/la-strategia-energetica-nazionale/feed/ 0
Rigassificatori a ciclo aperto: funzionano così http://ifgnetwork.uniurb.it/pasqualotto/2014/04/08/come-funziona-il-ciclo-aperto/ http://ifgnetwork.uniurb.it/pasqualotto/2014/04/08/come-funziona-il-ciclo-aperto/#comments Tue, 08 Apr 2014 08:47:08 +0000 http://ifgnetwork.uniurb.it/pasqualotto/?p=55 Un rigassificatore a circuito aperto utilizza come fonte di calore l’acqua del mare. Il metano allo stato liquido ha infatti una temperatura di -162 gradi: molto più bassa di quella di un mare chiuso come l’Adriatico (temperatura che in media si attesta su quanti gradi?). L’acqua viene aspirata e fatta scorrere dentro delle specie di “enormi termosifoni” che scaldano così il gas liquido e lo riportano al suo stato originale.

Il terminale GNL di Porto Levante utilizza tra i 23.000 e i 29.000 metri cubi di acqua all’ora (l’equivalente di 2 grattacieli da 19 piani) che prima  viene trattata con un sistema antivegetativo (per impedire che i microorganismi contenuti normalmente in quella marina rovinino e intasino le tubature) come l’ipoclorito di sodio o più comunemente candeggina che nel suo agire sprigiona cloro (se pur in quantità prevista dai limiti di legge). Quest’acqua, clorata e raffreddata (di circa 5 gradi) dalla cessione di calore per la trasformazione del gas, viene poi rigettata in mare.

VIDEO Ecco come funziona il circuito aperto

 

 

 

L’immagine del circuito aperto è di proprietà di Adriatic LNG

]]>
http://ifgnetwork.uniurb.it/pasqualotto/2014/04/08/come-funziona-il-ciclo-aperto/feed/ 0
Ciao mondo!! http://ifgnetwork.uniurb.it/pasqualotto/2014/04/06/ciao-mondo/ http://ifgnetwork.uniurb.it/pasqualotto/2014/04/06/ciao-mondo/#comments Sun, 06 Apr 2014 20:41:09 +0000 http://ifgnetwork.uniurb.it/pasqualotto/?p=1 Benvenuti a Ifg Network Siti. Questo è il primo articolo. Modificalo o eliminalo e poi comincia a fare il tuo blog!

]]>
http://ifgnetwork.uniurb.it/pasqualotto/2014/04/06/ciao-mondo/feed/ 0
Italia e Croazia: valutazioni ambientali a confronto http://ifgnetwork.uniurb.it/pasqualotto/2014/03/23/confronto-italiacroazia/ http://ifgnetwork.uniurb.it/pasqualotto/2014/03/23/confronto-italiacroazia/#comments Sun, 23 Mar 2014 20:13:10 +0000 http://ifgnetwork.uniurb.it/pasqualotto/?p=120 Il parlamento croato aveva approvato nel 2009 un impianto simile a quello di Porto Levante nell’isola di Castelmuschio a Velia. Nel 2012 però, al momento della proroga dell’autorizzazione di impatto ambientale, il ministero dell’Ambiente croato negò la proroga perché, a suo parere, gli studi di impatto ambientale avevano trascurato di analizzare la tecnologia di raffreddamento e le conseguenze per la flora e la fauna marina dovute ai composti del cloro.

Le preoccupazioni espresse dal ministero dell’Ambiente croato trovano un riscontro solo parziale nelle valutazioni di impatto ambientale per il rigassificatore di Porto Viro.

]]>
http://ifgnetwork.uniurb.it/pasqualotto/2014/03/23/confronto-italiacroazia/feed/ 0
Poco pesce, tanto gas: il prezzo dell’energia http://ifgnetwork.uniurb.it/pasqualotto/2014/03/08/il-mare-vuoto/ http://ifgnetwork.uniurb.it/pasqualotto/2014/03/08/il-mare-vuoto/#comments Sat, 08 Mar 2014 09:47:57 +0000 http://ifgnetwork.uniurb.it/pasqualotto/?p=42 Una cassetta di pesce misto, quindici cassette di pannocchie e una e mezza di seppie. E´ il risultato di un’intera notte di pesca. Sono impilate sul pavimento della barca ancora incrostato di stelle marine e alghe. I pescatori le coprono veloci con del ghiaccio per conservarle mentre la barca rientra lenta verso il porto. Durante la notte Ariberto e Mario hanno lavorato molto ma il risultato non è stato proporzionato allo sforzo. Un “magro bottino” identico a quello di molti altri pescherecci appena attraccati alla banchina di Porto Garibaldi, una frazione di Comacchio in provincia di Ferrara.

“Prima – spiega Ariberto Feletti, presidente della cooperativa “Piccola grande pesca”- qui si trovava qualsiasi tipo di pesce: sogliole, seppie, triglie, scampi a volontà. Ora non c’è più niente. Fino a tre anni fa, le barche le acquistavamo, ora siamo costretti a farle demolire perché non conviene più. Mi si vuol dire che non sappiamo più pescare?”

La sua cooperativa, come tante altre dell’Emilia Romagna, è in crisi perché nel mare manca il pesce e il mercato della zona si regge, al momento, solo con la pesca delle pannocchie. “Dal 2009 – dice Ariberto carte alla mano – il mercato ha perso un milione di fatturato all’anno e nel 2012 abbiamo pescato la metà di quanto facevamo nel 2008: siamo passati da 800 tonnellate ad appena 400″.

immagine cassette selezione pesce

Da quando c’è lui il nostro mare è cambiato”. Ariberto si sporge dalla barca e indica con il dito un punto lontano all’orizzonte: “Lo vedi quel coso lì in mezzo al mare? Si chiama terminale GNL ma tutti lo chiamano rigassificatore perché trasforma il metano liquido in gas. E’ in acque venete ma la corrente va verso sud e quindi tutta l’acqua con il cloro che sputa fuori arriva da noi e fa morire i pesci e le alghe”.

 

L’energia che viene dal mare: il rigassificatore di Porto Viro
immagine terminaleIl rigassificatore di Porto Viro è il più grande d’Italia. E’ una vera e propria isola di cemento armato e acciaio adagiata sul fondo del mare Adriatico a 15 chilometri dalla costa di Porto Viro, piccolo comune in provincia di Rovigo.

Dal 2009 il suo compito è quello di trasformare il metano (che arriva su grandi navi metaniere provenienti dal Qatar) dallo stato liquido a quello gassoso con una tecnologia a “circuito aperto”: significa che sfrutta il calore dell’acqua di mare per riscaldare il metano e farlo tornare gas. L’acqua usata per questo processo, l’equivalente di 2 grattacieli da 19 piani all’ora, viene poi riversata in mare con l’aggiunta di cloro.

Il rigassificatore di Porto Viro si inserisce nella Strategia Energetica Nazionale che dal 2006 punta molto sul gas per liberare l’Italia dalla dipendenza dal gas russo e algerino.

 

Il Wwf: “Acqua sterile, pesca a rischio”
Il Wwf di Trieste dà ragione ai pescatori dell’Emilia Romagna. In una ricerca realizzata nel 2011, il comitato scientifico dell’associazione ambientalista, analizza, infatti, i possibili danni provocati dai rigassificatori a circuito aperto sulla flora e sulla fauna marina. Carlo Franzosini, biologo dell’oasi marina di Miramare è uno degli autori del saggio e secondo lui “la responsabilità è del cloro che viene unito all’acqua per la pulizia degli impianti. Questa sostanza oltre a creare dei composti tossici potenzialmente trasmissibili all’uomo, “sterilizza” l’acqua di mare togliendole tutte le sostanze nutrienti e le condizioni ambientali adatte alla vita di flora e fauna marina”.

 

La schiuma
Tra i possibili danni di un rigassificatore elencati nella ricerca del Wwf c’è anche la formazione di schiume. In effetti, a partire dal 2010, il terminale GNL di Porto Viro ha iniziato a produrre una strana schiuma bianca, alta quasi trenta centimentri, che, a più riprese, è andata a depositarsi sulle spiagge di fronte al terminale GNL. Per questo motivo la procura di Rovigo ha aperto un’indagine e iscritto nel registro degli indagati il direttore tecnico di Adriatic LNG Carlo Mangia e l’amministratore delegato della società, il canadese Graham Routledge, con l’accusa di danneggiamento aggravato e continuato dell’ambiente marino.

schiuma tagliata2Nella schiuma però, secondo la perizia realizzata dal dottor Giuseppe Perin dell’università di Venezia, non sono presenti sostanze inquinanti. La sua formazione dipende solo dal forte rimescolamento dell’acqua in uscita dal terminale GNL che provocherebbe un’alterazione della clorofilla e del fitoplacton marino contenuti nell’acqua di mare.

 

Ispra e Unimar: il rigassificatore è ok
Per capire se il rigassificatore c’entra qualcosa nel calo del pescato, sono intervenuti due importanti istituti di ricerca: Ispra e Unimar. L’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) è l’ente che si occupa anche, per conto del ministero dell’Ambiente, di realizzare monitoraggi per verificare la salute dell’habitat marino intorno al terminale GNL.

Secondo i rapporti Ispra l’impatto del rigassificatore è minimo. Tuttavia, secondo Maria Gabriella Marin e Carlotta Mazzoldi, biologhe e docenti dell’Università degli studi di Padova “non ci sono dati schiaccianti né per negare né per  affermare una responsabilità del terminale GNL nel calo del pescato o nell’alterazione dell’ambiente marino” perché “i campioni prelevati sono pochi e le repliche insufficienti”.

Secondo Marin e Mazzoldi gli studi sulla qualità dell’acqua sono diventati via via sempre più sintetici e alcuni valori che avrebbero dovuto far suonare l’allarme, sono stati trascurati. A preoccupare di più le biologhe sono stati i dati sui ricci di mare, che presentano un’alta concentrazione di sostanze tossiche.

Anche Unimar – il consorzio che riunisce i centri di ricerca del settore della pesca e acquacoltura – ha cercato di capire se il calo della pesca nell’alto Adriatico sia dovuto al rigassificatore. Spiega Enrico Casola, responsabile della ricerca: “L’indagine ha evidenziato solo una forte sofferenza economica del settore della pesca ma nessuna responsabilità del terminale GNL di Porto Levante”.

 

La scelta della Croazia
lettera croaziaNonostante le rassicurazioni dei vari istituti di ricerca, il dubbio sull’effettivo impatto ambientale di un terminale GNL a circuito aperto è rimasto ai nostri vicini di casa. Il parlamento croato aveva approvato nel 2009 un impianto simile a quello di Porto Levante nell’isola di Castelmuschio a Velia. Nel 2012 però, al momento della proroga dell’autorizzazione di impatto ambientale, l’allora ministra dell’ambiente Mirela Holy negò il rinnovo. Secondo il ministero dell’Ambiente croato “gli studi di impatto ambientale hanno trascurato di analizzare la tecnologia di raffreddamento che oggi non può essere considerata la soluzione più accettabile per l’ambiente marino”. “L’acqua di mare – si legge ancora nel documento – che entra nell’impianto ai fini del raffreddamento e alla quale si aggiungono composti di cloro, crea, in uscita, composti chimici in forma di schiuma che influenzano direttamente la flora e la fauna e soprattutto, distruggono il plancton”.

Per tutte queste ragioni e per “l’impossibilità di quantificare accuratamente in anticipo l’impatto” il ministero dell’Ambiente e della protezione della natura croato ha ritenuto “inaccettabile” la richiesta di proroga. Come a dire: “Se volete il rigassificatore vi accontentate di un impianto a circuito chiuso perché  non siamo disposti a mettere a rischio il nostro mare”.

 

 

L’immagine del rigassificatore è di proprietà di Adriatic LNG

]]>
http://ifgnetwork.uniurb.it/pasqualotto/2014/03/08/il-mare-vuoto/feed/ 0