Le ‘anime salve’ della Montedison: elemosina e prostituzione per sopravvivere


Pubblicato il 28/04/2014                          
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Una delle strutture occupate dai rom

FALCONARA MARITTIMA – In alcuni periodo sono trenta, in altri quaranta, sotto Pasqua arrivano anche a superare la cinquantina. Tra loro ci sono donne incinte e ragazzi poco più che maggiorenni. Si tratta degli abitanti’ della ex Montedison che ormai da molti anni trovano rifugio dentro la vecchia fabbrica vivendo in una specie di discarica a cielo aperto e calpestando ogni giorno quei terreni contaminati, senza contare il rischio che la struttura gli cada addosso.

La loro vita in Italia è perfettamente organizzata: si svegliano, escono e rincasano la sera; durante il giorno, dentro la Montedison, non si trova nessuno. Hanno l’abbonamento dell’autobus per spostarsi nella provincia e raggiungere il loro luogo di ‘lavoro’, ossia qualche chiesa o centro commerciale per elemosinare o i bagni di qualche stazione ferroviaria per prostituirsi. La sera tornano nelle loro baracche, dormono su un letto fatto di coperte ammassate e si fanno luce con delle candele perché non hanno elettricità. Questo quando non fa troppo freddo o quando non sopraggiungono problemi di salute. In caso contrario, si rivolgono alle case d’accoglienza della città e della provincia e almeno per qualche giorno si sistemano così. Ogni tanto, in piena notte o all’alba, arriva un raid della polizia o dei carabinieri (l’ultimo recente il 19 marzo): li portano via, li schedano e li minacciano di rimpatrio. Ma dopo pochi giorni, inevitabilmente, tutto torna come prima.

All’interno della vecchia fabbrica c’è un grande via vai di persone perché si tratta più di un punto d’appoggio temporaneo che di un vero e proprio campo rom, per questo è ancora più difficile tenere sotto controllo la situazione. Alla Montedison passano coloro che arrivano dalla Romania in questa zona, molti  sono imparentati, si fermano per periodi brevi e poi ritornano a casa per portare quello che hanno guadagnato ai loro famigliari. La Caritas di Falconara Marittima, insieme al Comune, cerca da anni di coinvolgerli in progetti lavoro e conoscerli meglio, cosa assolutamente non facile. Dagli approcci (timidi) avuti con loro è uscito questo identikit inserito all’interno di una relazione del Comune:

I rom rumeni che abitano la Montedison provengono quasi tutti da tradizioni fortemente legate alla musica e hanno spesso abilità nel lavori artigianali. Per vivere in Italia chiedono l’elemosina ma nella loro vita precedente hanno quasi tutti avuto esperienze di lavoro. Molti di loro hanno lasciato casa e famiglia in Romania dove tornano per brevi periodi dell’anno. Qui non hanno nulla e necessitano di tutti i beni primari. In Italia vivono di stenti ma per mandare i soldi ai loro figli, che lasciano nella terra natìa con i nonni, hanno bisogno delle elemosina di noi italiani. 

Molti di loro in Romania hanno una casa e tutti lasciano una famiglia, ma hanno bisogno di venire in Italia per mantenere i propri figli. Le nostre elemosina, da loro, valgono uno stipendio. E in ogni caso ”là vivono anche peggio – spiega un’operatrice del Comune di Falconara Marittima – è vero che hanno delle case ma spesso sono baracche in zone periferiche delle città. Con quello che guadagnano qua riescono a sistemare un po’ le cose e aiutare i figli che spesso restano coi nonni. Mi è capitato di incontrare una ragazza incinta che viveva alla Montedison: è rimasta a lavorare per un po’ e se ne è andata al settimo mese di gravidanza. Voleva partorire in Romania, a casa sua”.

Lei ha conosciuto da vicino molte persone che abitavano alla Montedison: la maggior parte di loro sta pochi mesi e non fa più ritorno in Italia ma ci sono anche degli ‘ospiti fissi’. E anche per questo qualcuno sospetta che ci possa essere qualcuno che organizza e non si tratti di semplici nomadi di passaggio. Per esempio Don Giuliano, il prete della parrocchia di Santa Maria della neve e San Rocco che sta proprio lì di fronte: “Io vedo persone diverse ogni giorno – racconta – cambiano in continuazione e li riconosco perché chiedono le elemosina proprio davanti alla mia chiesa. Però vedo anche dei personaggi fissi, sempre gli stessi, che arrivano parlano con gli altri e poi se ne vanno. Le zone del territorio sono coperte in modo meticoloso, è tutto perfettamente organizzato”.

Non ci sono bambini (o almeno nessuno li ha mai visti) e i cittadini che abitano la zona circostante quasi non si accorgono della presenza dei Rom perché sono invisibili, quasi delle ombre. “Li vediamo ogni tanto rincasare la sera – racconta Francesco – ma non ci danno fastidio. A volte sentiamo dei rumori provenire dall’interno, degli schiamazzi ma a noi non hanno mai dato fastidio”. Stessa cosa racconta Paolo, che ha un negozio di frutta e verdura proprio lì davanti: “So che ci sono, penso che alcuni siano delinquenti altri brave persone. Comunque a noi non danno fastidio”.

 

 

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