Le montagne ridotte a cubetti, ai carrarini solo le briciole


Pubblicato il 8/04/2014                          
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Vicolo dell'Arancio

Vicolo dell’Arancio

CARRARA – Vicolo dell’Arancio è una viuzza stretta a pochi passi dal centro e dal Duomo, ma completamente nascosta al turista. È la tipica stradina di paese dove, insieme ai panni stesi alla finestra e ai vasi di fiori, si incontrano bambini che giocano a pallone. Da quasi un anno sotto alla volta, a tutta parete, è comparso un murales di 12 metri per 3, opera di Romeo Buffoni e Roberto Alessandroni.

Romeo e Roberto (in arte ‘Robo’), pittori dell’Atelier dell’Arancio, hanno pensato di riqualificare un angolo buio e pieno di scritte trasformandolo in un messaggio-denuncia rivolto agli abitanti di Carrara. Il murales, realizzato interamente a mano e con pittura acrilica, raffigura uno scenario grottesco che però gli autori definiscono “realistico”, un semplice ritratto della situazione attuale.

A partire da sinistra sono rappresentate le montagne incontaminate di Carrara, le Alpi Apuane, sulle quali però cominciano ad addensarsi dei nuvoloni neri e su cui pesa la mano di un padrone, raffigurata con un guanto giallo, alludendo a una sorta di Paperon de’ Paperoni che se ne approfitta. La mano aziona una specie di tritacarne che per l’occasione trita le montagne, ridotte a un mucchio di cubetti di marmo.

Il murales di 3 metri  x 12

Il murales di 12 metri x 3 in Vicolo dell’Arancio

Insieme al marmo escono anche delle gocce di sangue, simbolo delle montagne ferite e dei morti sul lavoro che le cave hanno prodotto. Nell’ultima parte, sulla destra, irrompe l’altra mano del padrone, intenta a distribuire una minima parte del suo guadagno a un gruppetto di piccioni. I piccioni, invischiati in una specie di melma e ignari del loro destino, rappresentano gli abitanti di Carrara, che di questa immensa macchina che è diventata l’escavazione del marmo, possono gustare nient’altro che le briciole.

Ascolta l’audio in cui Robo spiega il significato del murales

“È una provocazione – assicura Romeo – uno degli ennesimi guai che abbiamo combinato. Gli abitanti però l’hanno apprezzato molto, ogni volta che ci incontrano ci fanno i complimenti”.

L’occasione del murales è curiosa quanto i suoi autori. L’opera è stata commissionata niente meno che dagli industriali del marmo, che a tutto avrebbero pensato tranne che venisse dipinto un quadro di denuncia al sistema-cave.

Romeo e Robo davanti al murales

Romeo e Robo davanti al murales

“Ci ha contattati il direttore artistico della Marble Week – racconta Romeo – l’evento dedicato al rapporto tra marmo, arte, design e architettura, che coinvolge aziende ed espositori da tutto il mondo. L’anno scorso era alla sua seconda edizione e noi siamo stati coinvolti come artisti locali che avrebbero potuto dare un contributo a un momento di lustro per la città”.

Cosa hanno fatto Romeo e Robo? Naturalmente hanno accettato senza pensarci due volte, ma hanno escogitato un piano per non far scoprire le loro intenzioni. “Di norma chi partecipa deve consegnare un bozzetto dell’opera che verrà realizzata – continua Romeo – ma noi gli abbiamo detto che l’avremmo fatta lì per lì e che quindi si sarebbero dovuti accontentare di un progetto scritto. Nel progetto abbiamo semplicemente indicato che avremmo dipinto una rivisitazione dell’aspetto paesaggistico delle cave”.

Robo e RomeoE invece gli organizzatori hanno visto pian piano comparire l’opera di Romeo e Robo. “Mi sono divertito a vedere le facce che hanno fatto gli imprenditori del marmo quando nel corso della loro autocelebrazione si sono ritrovati davanti il nostro murales – ricorda Romeo – però devo dire che c’è stato molto rispetto, nessuno ci ha mai detto di rimuoverlo”.

Romeo ha un passato da cavatore, ha cominciato a lavorare in montagna quando aveva solo 16 anni e ci è rimasto per altri 27. “Il mestiere è durissimo – racconta Romeo – è l’uomo che combatte contro un monte. Oggi non è rimasto quasi più niente di quella professione, quella che si consuma sulle Apuane è una rapina, non un semplice furto. Nel nostro piccolo, da artisti, cerchiamo di porre interrogativi sulle questioni che ci riguardano più da vicino”.

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