La Liberazione delle Marche » pesaro http://ifg.uniurb.it/network/1944-guerra-marche a cura della redazione de Il Ducato, testata dell'Istituto per la formazione al giornalismo di Urbino Wed, 04 Jun 2014 09:01:16 +0000 en-US hourly 1 http://wordpress.org/?v=3.5.1 a cura della redazione de Il Ducato, testata dell'Istituto per la formazione al giornalismo di Urbino La Liberazione delle Marche no a cura della redazione de Il Ducato, testata dell'Istituto per la formazione al giornalismo di Urbino La Liberazione delle Marche » pesaro http://ifg.uniurb.it/network/1944-guerra-marche/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it/network/1944-guerra-marche Il calendario degli eventi, giorno per giorno e luogo per luogo http://ifg.uniurb.it/network/1944-guerra-marche/?p=406 http://ifg.uniurb.it/network/1944-guerra-marche/?p=406#comments Wed, 02 Apr 2014 09:00:25 +0000 Laura Morelli http://ifg.uniurb.it/network/1944-guerra-marche/?p=406 Ecco il calendario degli eventi commemorativi sulla liberazione e la resistenza.

Urbino

“Una mattina mi son svegliato”
Mercoledì 9 aprile – cinema Nuova Luce,
Ore 21.15 Cineforum “La bicicletta verde”, Germania/Arabia Saudita 2012

Sabato 12 aprile – sede A.N.P.I.,
ore 17.00 Crisi economica e nuovi fascismo
con Peter Kammerer e Federico Losurdo.

Domenica 13 aprile – Un punto macrobiotico,
ore 10.30 La mia vita: incontro con Marinelli Maffeo, Partigiano combattente,
a seguire un pranzo speciale al prezzo di 5,00 euro.

Mercoledì 16 aprile – cinema Nuova Luce,
Ore 21.15 Cineforum“Jin”, Turchia 2013

Martedì 22 aprile – locale Fuori Tema
Ore 18.00 – inaugurazione mostra Materiali della resistenza e letture tratte da “Lettere di condannati a morte della Resistenza europea”.

Mercoledì 23 aprile – cinema Nuova Luce
Ore 21.15 Cineforum “Va’ e vedi”, URSS 1985

Domenica 27 aprile – Un punto macrobiotico
ore 10.00 La tipografia clandestina. I caratteri nella resistenza italiana
Relatori: Andrea Vendetti, Miro Flamini e Giuseppe Scherpiani

Mercoledì 30 aprile – cinema Nuova Luce
Ore 21.15 Cineforum“Rosa Luxemburg”, Germania 1986

Sabato 3 maggio – sede A.N.P.I.
ore 17.00 Donne e militanza, da Rosa Luxemburg ad Adele Bei
con Monia Andreani e Giada Fiorucci.

Mercoledì 7 maggio – cinema Nuova Luce
Ore 21.15 Cineforum “A unfinished film” Germania/Israele 2010

Fermignano
Venerdì 25 aprile
Incontro e pranzo con i partigiani, festa “Fiore del Partigiano” e mostra ”Bromuro d’argento” II parte

Fano
Martedì 8 aprile – sede A.N.P.I. Leda Antinori
Ore 19.00 La notte dei corti resistenti: proiezione di cortometraggi sulla Resistenza Partigiana. Ingresso riservato ai tesserati A.N.P.I.

Venerdì 11 aprile – Turismo Rurale Santa Cristina – via Rosciano 4
ORE 21.00 Fame di resistenza, cena di autofinanziamento.
Per prenotazioni: 0721/862685 (specificare cena anpi)

Martedì 15 aprile – Memoteca
Ore 17.00 Passaggi di testimone
Gli studenti delle Scuole Medie Inferiori leggono le interviste fatte ai loro bisnonni.

Martedì 22 aprile – Memoteca
Ore 16.30 Entità resistenti. Presentazione del progetto e lectio brevis di Raffaele Mantegazza: “Metodi e istruzioni per resistere nel quotidiano”.

Giovedì 24 aprile – Archivio Franco Salomone Piazza Capuana 4
Ore 21.00 nell’ambito del progetto Entità Resistenti:
Libertarias proiezione del film sulla Resistenza al fascismo durante la guerra di Spagna. A cura dell’Associazione Alternativa Libertaria in collaborazione con Cineforum di Pesaro

Domenica 27 aprile – Mediateca Montanari
ore 16.00 – Nell’ambito del progetto Entità Resistenti:
Atti innaturali, pratiche ignobili: indignarsi (ancora) oggi per il Paragrafo 175. Proiezione del film-documentario Paragraph 175, Rob Epstein, 1999.
Interverrà Francesco Rocchetti (istituto storico della Resistenza e dell’Età contemporanea di Macerata)
A cura di Arcigay “Agorà” Pesaro Urbino e Agedo Pesaro Urbino

Martedì 29 aprile – Sede A.N.P.I. Leda Antinori
Ore 18.00 inaugurazione mostra Le riforme sociali economiche a Cuba. Conferenza: Cuba e l’alleanza dell’ALBA per il socialismo nel 21esimo secolo
Tenuta dal Professor Vasapollo Luciano – professore universitario a La Sapienza di Roma, delegato del rettore per le relazioni con i paesi dell’ALBA e Direttore di Nuestra America -.
Ingresso riservato ai tesserati A.N.P.I.

Giovedì 1 maggio – Parco del Fagiano di Fenile
Festeggiamenti del Primo Maggio.
Al Parco Miralfiore di Pesaro ore 16.00 arrivo della Staffetta della Memoria, in bicicletta lungo la Linea Gotica, organizzata da Costess New Media

Giovedì 8 maggio – sede A.N.P.I. Leda Antinori
Ore 18.00 Ribelle. Presentazione del libro di Gustavo Rovinelli (partigiano fanese) alla presenza dello scrittore e di Marcello Soro e Tania Belli coautori.

Sabato 10 maggio – Sala Polivalente Il Cubo, San Lazzaro
Ore 17.00 – nell’ambito del progetto Entità Resistenti:
Resistere ed esistere. Incontro con le Donne TerreMutate de L’Aquila
A cura delle Donne In Nero di Fano.

Pesaro

“Una mattina mi son svegliato”

Da sabato 19 aprile a sabato 26 aprile
Centro Arti Visive Fondazione Pescheria,
Rewind: Pesaro dalla rovina della ricostruzione alle rovine della guerra. Documenti fotografici

Venerdì 25 aprile – circolo Arci Villa Fastiggi,
ore 22.30 Havah + Paco Ramirez dj set. concerto live
in collaborazione con Circolo ARCI – Villa Fastiggi

Giovedì 1 maggio – Parco Miralfiore,
Festeggiamenti del Primo Maggio.
Al Parco Miralfiore di Pesaro ore 16.00 arrivo della Staffetta della Memoria, in bicicletta lungo la Linea Gotica, organizzata da Costess New Media

Tracce di Guerra
Domenica 9 marzo – ore 10
primo walkscape dalla Pescheria a piazza Garibaldi

Domenica 6 aprile
Ore 10
secondo walkscape dalla stazione a viale della Repubblica
Ore 17 chiesa di Santa Maria Maddalena, via Zacconi
Associazione Macula: Foto d’archivio-Storie e immagini di Pesaro

Venerdì 25 aprile – ore 10
terzo walkscape. Trekking dei bunker: alla scoperta dei bunker costruiti lungo la linea gotica.

25, 26, 27 aprile, 2 settembre – chiesa di Santa Maria Maddalena
Grado Zero, materiali per una riflessione su settanta anni di storia per il 70° della Liberazione di Pesaro

Festival della Liberazione
24 aprile – 1 maggio – Porto di Pesaro
Festival Nazionale della Liberazione

Cantiano
Domenica 23 marzoOre 12.30
Incontro con i partigiani e pranzo di autofinanziamento

Martedì 25 marzo – Vilano
ore 11.30 Cerimonia commemorativa della battaglia di Vilano 25.3.44
Incontro con i testimoni e gli studenti delle scuole medie di Cantiano

Pergola
Sabato 12 aprile – sala San Rocco
Ore 21.00 Sulla linea del fuoco – Storie partigiane fra il Catria e il Nerone film documentario di Gianfranco Boiani e Giorgio Bianconi.

San Lorenzo in Campo

Venerdì 11 aprile – sala Consiliare del Comune
Ore 21.00 Sulla linea del fuoco – Storie partigiane fra il Catria e il Nerone film documentario di Gianfranco Boiani e Giorgio Bianconi.

Gabicce Mare

Domenica 20 aprile – Centro Civico Creobicce
Ore 17.30 presentazione delle iniziative A.N.P.I. sulla salvaguardia della memoria nei territori di Gabicce Mare, Gradara, Tavullia
Ore 18.30 Aperitivo
Ore 19.00 Mirco Menna in concerto – “Attraversando Rivoluzioni. Note e (In)canti”

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Per non dimenticare la Liberazione: tutti gli eventi e le iniziative http://ifg.uniurb.it/network/1944-guerra-marche/?p=317 http://ifg.uniurb.it/network/1944-guerra-marche/?p=317#comments Wed, 02 Apr 2014 08:59:06 +0000 Laura Morelli http://ifg.uniurb.it/network/1944-guerra-marche/?p=317 URBINO – Sono tantissime le iniziative che i comuni e le associazioni della provincia di Pesaro-Urbino hanno organizzato in occasione del 70esimo anniversario della Liberazione, molte delle quali però sono ancora in forse a causa della mancanza di fondi.

LINK – Il calendario degli eventi

“Una mattina mi son svegliato…”
L’Anpi, Associazione Nazionale Partigiani d’Italia ha preparato, assieme a comuni e circoli Arci, una serie di incontri ed eventi in collaborazione con la manifestazione Una mattina mi son svegliato. Gli eventi sono in programma dal 19 marzo al 10 maggio in diverse località, da Urbino a Gabicce Mare, passando per Fermignano, Fano e Pesaro. “Il nostro obiettivo principale è di tenere viva la memoria di quei giorni, dei valori della resistenza e della Costituzione, soprattutto tra i giovani – afferma Cristiana Nasoni, presidente dell’Anpi di Urbino – ma non solo: con i partigiani che piano piano stanno morendo e i giovani che non studiano quasi più la Seconda guerra mondiale a scuola, è sempre più difficile mantenere il ricordo, ma è altrettanto importante che i ragazzi si avvicinino a questa realtà e ai sentimenti antifascisti, soprattutto ora che molti estremismi stanno tornando alla luce in particolari situazioni come in Grecia e in Francia”.

Oltre a cineforum, proiezioni e mostre fotografiche sono previsti anche pranzi sociali e dj set, per sensibilizzare le nuove generazioni. Al Punto Macrobiotico di Urbino ogni domenica fino al 27 aprile si tengono incontri sui temi della resistenza, la sovranità alimentare e la tipografia clandestina. Le donne, protagoniste nei loro compiti della resistenza, saranno soggetto di molti incontri, come ad esempio quello di sabato 3 maggio: Donne e militanza, da Rosa Luxemburg ad Adele Bei nella sede dell’Anpi di Urbino.

Per famiglie e studenti
Con Tracce di Guerra la rete di associazioni ‘Ortopolis arti in rete’ di Pesaro promuove, nei weekend dal 9 fino al 27 aprile e il 2 settembre 2014, una serie di attività dedicate a famiglie e studenti per ricordare gli spazi della quotidianità testimoni dei momenti tragici della Seconda Guerra. La formula è quella del walkscape, non visite guidate ma camminate sociali in cui il territorio viene riletto a partire dai reperti urbani, un archivio storico a grandezza originale.

Sempre a Pesaro la Festa della Liberazione si unisce alla festa del Lavoro del primo maggio e nasce il Festival Nazionale della Liberazione. Dal 24 aprile al 1. maggio, il porto ospiterà attività sportive, degustazioni e concerti a tema liberazione, organizzati dall’associazione Stile Libero.

Altri progetti
L’Istituto di storia delle Marche non manca nella lista degli enti che si vogliono distinguere per le attività commemorative: “Quest’anno ricorrono altri anniversari impegnativi oltre al settantesimo, come la Settimana rossa e la morte di Berlinguer – afferma Massimo Papini, direttore dell’Istituto – fra le altre cose stiamo organizzando un grosso convegno con l’Istituto storico dell’Umbria sulla Resistenza nell’Appennino umbro-marchigiano, ma ancora non è stata decisa la data”.

“Abbiamo molte idee in pentola ma finora abbiamo ricevuto tante pacche sulle spalle ma niente fondi – spiega Costantino Di Sante, direttore dell’Istituto di Pesaro – abbiamo presentato vari progetti, fra i quali uno spettacolo teatrale sulla strage di Fragheto, in collaborazione con l’Emilia-Romagna, una mostra ‘documentaria’ sui manifesti che hanno celebrato la resistenza nel dopoguerra e vari incontri sul tema del rapporto fra gli eserciti, la popolazione e i partigiani nella provincia. Sono progetti interessanti, speriamo di poterli realizzare”. Unica idea in cantiere che forse si realizzerà a maggio-giugno è la ripubblicazione, dopo 10 anni, di una rivista dedicata allo scoppio di Montecchio, alla luce di nuovi documenti scoperti al riguardo.

Gara ciclistica “Brigata Majella”
Dopo il successo dello scorso anno, i membri Anpi di Pescara stanno pensando di organizzare per la seconda volta il Giro ciclistico della Brigata Majella da Casoli (Chieti) a Bologna, una pedalata di 800 km in sei tappe che attraversa Abruzzo, Lazio, Marche ed Emilia-Romagna. “È stata un’esperienza meravigliosa e vorremmo rifarla perché quest’anno sarebbe ancora più significativa, visto che sono 70 anni – afferma Enzo Fimiani, presidente Anpi di Pescara – ma dobbiamo trovare i fondi necessari. L’anno scorso siamo stati aiutati dai comitati Anpi di tutte le regioni, fra i quali quello di Pesaro è stato fra i più generosi, ma comunque ci sono voluti 4.000 euro e non so se riusciremo a trovarli anche quest’anno”.

Il Premio Rotondi
In forse è anche uno dei premi più conosciuti e apprezzati sul tema della resistenza, quello dedicato a Pasquale Rotondi, storico dell’arte noto per aver salvato dalla distruzione circa 10 mila opere d’arte italiane durante la guerra . Il premio si tiene ogni anno, da 15 anni, a Sassocorvaro. “Purtroppo non possiamo dire con certezza se ci sarà anche quest’anno, a causa dei tagli ministeriali – ha detto Alice Ugolini, dell’ufficio cultura del comune di Sassocorvaro – gli unici soldi che potremmo usare sarebbero quelli del fondo comunale ma che sono pochi e non sufficienti. Purtroppo non possiamo garantire niente, anzi il sindaco attuale, Alessandrini, è scettico. Confidiamo nel bando regionale che da qualche fondo alle attività culturali, forse a giugno sapremo.”

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Rosina Frulla: la staffetta partigiana vestita di rosso / VIDEO http://ifg.uniurb.it/network/1944-guerra-marche/?p=531 http://ifg.uniurb.it/network/1944-guerra-marche/?p=531#comments Tue, 01 Apr 2014 17:10:43 +0000 pasqualotto http://ifg.uniurb.it/network/1944-guerra-marche/?p=531 Rosina Frulla è nata il 30 novembre 1926
A 17 anni ha iniziato a fare la staffetta partigiana
Antifascista e comunista convinta è rimasta una “ragazza del secolo scorso”
Racconta la sua guerra, quando aiutava la Resistenza tra Pesaro e Gallo

Nel 1944 lavoravo alla mensa della scuola a Pesaro e ogni quindici giorni dovevo andare a prendere la paga in un ufficio di via Passeri dove, appena si entrava, bisognava fare il saluto al duce. Un giorno entro nell’ufficio e trovo un comandante fascista con la faccia da maialone che mi dice: “Saluta il duce!” e io zitta. Allora lui ha ripetuto “Saluta il duce!” e io “Dov’è?”. “Lì” mi ha risposto lui, indicandomi una foto incorniciata di Mussolini appesa sopra la sua testa. Allora io ho preso la cornice e gliel’ho rotta in testa.

Lui si è arrabbiato molto e la segretaria si stava quasi facendo la pipì addosso dal ridere ma non mi hanno fatto nulla perché ero piccola: avevo 17 anni ma ne dimostravo meno.

E’ stato proprio il fatto di sembrare molto più giovane della mia età che mi ha salvata. I fascisti non pensavano che una ragazzina così piccola potesse fare la staffetta partigiana e quando mi vedevano fare su e giù con la mia bici sgangherata senza copertoni, mi lasciavano sempre passare.

Solo una volta quando stavo portando una pistola Beretta ai partigiani della brigata Bruno Lugli, sono stata fermata a un posto di blocco. La pistola era chiusa nel portapacchi della bici. Era la prima volta che ne trasportavo una e nemmeno sapevo che si chiamasse “beretta”. All’inizio quando mi hanno detto cosa dovevo trasportare avevo capito “berretto”. Comunque l’ho ficcata nel mio portapacchi, come facevo con le lettere e gli ordini, e l’ho coperta con gli attrezzi per riparare le biciclette che usava mio fratello che era meccanico. I fascisti, quando mi hanno fermata, per farmi un dispetto, hanno buttato la bici in un fosso e sono uscite tutte le cose dal portapacchi ma io ho fatto finta di niente. Ho raccolto tutto e me ne sono andata.

Ho sempre avuto una grande faccia tosta io. Ricordo che mi ero fatta un bastone con inciso sopra “viva il comunismo, viva i partigiani”. Lo portavo sempre con me e ne ero proprio orgogliosa. Un giorno però un fascista l’ha visto. Ricordo che si è avvicinato con fare minaccioso, me l’ha preso dalle mani e, senza dire una parola, l’ha spezzato. Poi mi ha chiesto: “ma ti rendi conto cosa c’è scritto su questo bastone?”. E io: “No, sono analfabeta!”. Poi sono tornata a casa e me ne sono fatta un altro uguale.

La mia lotta partigiana è cominciata portando il pane e la minestra che rimaneva dalla mensa ai soldati prigionieri dei tedeschi ad Alberghetti. Me li aveva fatti conoscere Luigi Fabi, il mio vicino di casa. In famiglia mia non si parlava né di fascismo né di comunismo: la lotta partigiana me l’ha insegnata Fabi con il suo esempio. Ogni sera usciva di casa, faceva un rutto enorme e poi urlava – perchè lo sentisse tutto il quartiere -  “Questo è per Mussolini, che gli venga un cancro!”.

Quella si che era una famiglia di antifascisti “quadrati”. Ci hanno insegnato tutto a me e a mio fratello. Noi eravamo piccoli ma non ci tiravamo mai indietro. Non avevamo paura perché stavamo lottando per la libertà e quando lotti per la libertà non puoi avere paura.

Facevamo la staffetta, portavamo in giro le copie de “l’Unità” e qualsiasi altra cosa servisse ai compagni. Le riunioni per decidere come e quando portare armi e messaggi ai partigiani le facevamo in chiesa. Fingevamo di pregare e intanto discutevamo. A casa invece non parlavamo mai di queste cose perché non volevamo che nostra mamma sapesse. Non le raccontavamo quello che facevamo e lei continuava a ripetere: “Sta fiola an è mei a chesa”.

Anche quando siamo stati sfollati al Gallo io ero sempre in giro per i partigiani. Una volta sono andata da Pesaro a Gallo con la bici attaccata al retro di un camion. Sono arrivata a casa così sporca che nessuno mi ha riconosciuta e mio fratello, quando mi ha vista, ha escalmato: “Rosi, sei più nera dei fascisti!”.

Ma io con i fascisti non c’ho avuto mai a che fare. Mai andata al sabato fascista. Mai andata ai loro raduni. Anzi si: una volta sono andata a una manifestazione a Pesaro dove parlava un prete fascista. Ricordo che mi sono fatta largo tra la folla e, essendo piccolina, sono riuscita a intrufolarmi nelle prime file. Sono stata buona per un po’ e poi, quando nessuno se l’aspettava, ho tirato il pepe in faccia ai fascisti e sono scappata via.

E’ stata dura. Tanto. Non lo nego; però se tornassi indietro rifarei tutto, dall’inizio alla fine. Io volevo lottare. Dovevo lottare perché ero e sono un’antifascita. Ed è per questo che ogni primo maggio continuo a mettere una bandiera rossa in quell’angolo lì del giardino.

Prima la issavo con mio marito Ferruccio che è stato anche lui un partigiano. Ci siamo sposati nel 1952 in Comune a Pesaro. Una volta non era come adesso che ti potevi sposare sia in chiesa che in comune e poco cambiava. Allora era uno scandalo ma noi abbiamo deciso così perché il prete mi aveva ricattata: “se non rinunci alla tessera del partito comunista non ti sposi in chiesa”. E io ho detto “senza la tessera mai!”. Così con Ferruccio abbiamo fatto una bella cerimonia in Comune. C’era il tappeto rosso, i fiori e tutto. E poi finita la celebrazione siamo saliti sulle nostre bici e siamo andati a fare festa grande con i parenti.

Ora che Ferruccio è morto e io non ci vedo più tanto bene, la bandiera la metto con i miei nipoti. Forse dovrei smetterla. Ogni anno mi dico “questo è l’ultimo”. Che senso ha oggi, con questa politica qui, quella bandiera sventolante? Che senso ha vestirsi sempre di rosso?

Io so solo che il rosso è il colore della mia passione, della mia lotta. Il colore della mia vita. E che anche quest’anno la mia bandiera rossa sarà lì, nell’angolo sinistro del mio giardino, perché tutta la via sappia che qui vive un’antifascista vera

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I numeri della linea Gotica: 320 chilometri e 72mila morti http://ifg.uniurb.it/network/1944-guerra-marche/?p=117 http://ifg.uniurb.it/network/1944-guerra-marche/?p=117#comments Tue, 01 Apr 2014 11:12:57 +0000 Tommaso Cherici http://ifg.uniurb.it/network/1944-guerra-marche/?p=117  

320 chilometri. È la lunghezza della linea Gotica, una catena di fortificazioni difensive voluta dai tedeschi nel 1943: lo scopo era di rallentare l’avanzata verso il nord Italia dell’esercito alleato, sbarcato in Sicilia il 9 luglio dello stesso anno. La linea Gotica tagliava la penisola da est a ovest e si estendeva dalla provincia di Massa e Carrara a quella di Pesaro e Urbino. Partendo dalle Alpi Apuane, proseguiva verso est lungo le colline della Garfagnana e poi sui monti dell’Appennino modenese e bolognese. Risaliva la valle dell’Arno e quella del Tevere fino ad arrivare all’Appennino forlivese. La linea scendeva infine lungo il versante adriatico fino a Pesaro, senza toccare la città ducale. Il progetto originario prevedeva la realizzazione di una fascia di fortificazioni larga circa 35 chilometri: sulla costa adriatica sarebbe dovuta partire dalla sponda sinistra del fiume Foglia per arrivare fino a Rimini, passando anche sulle valli dei fiumi Conca e Marecchia. I tedeschi, però, non riuscirono a completare l’opera e le fortificazioni si svilupparono esclusivamente lungo una linea di poche decine di metri di profondità.

10 mesi. I francesi impiegarono quasi 12 anni a costruire la linea Maginot, il complesso di fortificazioni che difendeva i confini orientali della Francia. I tedeschi, invece, ebbero a disposizione solo 10 mesi per dar vita alla linea Gotica. I lavori iniziarono nel settembre 1943, dopo la liberazione di Benito Mussolini per opera delle forze speciali tedesche e la proclamazione della Repubblica di Salò. Per la costruzione delle strutture difensive i nazisti reclutarono soldati e prigionieri italiani, che finirono così a lavorare per la Todt (una grande impresa di costruzioni creata in Germania da Fritz Todt). Tutti coloro che lavoravano alla creazione della linea Gotica non venivano pagati e avevano il compito di costruire bunker in cemento armato e campi minati, scavare fossi anticarro e posizionare tralicci di filo spinato. I lavori furono necessariamente interrotti nell’agosto del 1944, quando l’esercito alleato sferrò il primo attacco alla linea Gotica. A quella data erano stati realizzati 2375 nidi di mitragliatrici, 479 postazioni di cannoni e oltre 16.000 postazioni per tiratori scelti. I chilometri di fossati anticarro erano quasi 9.000 e quelli di filo spinato 117.


Visualizza I luoghi della Linea Gotica in una mappa di dimensioni maggiori

28 giorni. I combattimenti tra gli alleati e i nazifascisti, sul versante adriatico della linea Gotica, durarono dal 25 agosto al 21 settembre del 1944: 28 giorni di battaglie che si conclusero con la liberazione di Rimini. Il nome in codice dell’offensiva alleata alla linea Gotica era ‘Operazione Olive’: il piano di attacco era stato ideato dallo stato maggiore del generale Harold Alexander, comandante in capo delle forze armate alleate durante la Campagna d’Italia. L’obiettivo era sfondare le fortificazioni tedesche, in modo da poter occupare l’intera pianura Padana entro la fine del 1944. Il 3 settembre gli alleati travolsero tutte le linee di difesa tedesca nel territorio marchigiano e arrivarono in Romagna. Il 17 settembre i nazi-fascisti ricevettero l’ordine di ritirarsi e gli scontri si spostarono più a nord, nella zona di Rimini. La città fu conquistata da truppe greche e neozelandesi quattro giorni dopo. Sul versante tirrenico, invece, l’avanzata alleata fu più faticosa: nella parte centrale e occidentale la linea Gotica cedette solo nell’aprile del 1945.

72.000 morti. Dopo la prima fase dei combattimenti lungo la linea Gotica, i caduti nei due eserciti furono 72.000: secondo le stime redatte dal generale Harold Alexander, ci sarebbero state 42.000 morti tra le linee tedesche e 30.000 tra quelle degli alleati. Le cifre approssimative parlano di 60.000 morti tra i civili: molti morirono per i bombardamenti e, dopo la fine della guerra, per la presenza dei campi minati.

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Odoardo Barulli, sfollato da Pesaro: “Rifugiati nelle grotte aspettando la liberazione” http://ifg.uniurb.it/network/1944-guerra-marche/?p=68 http://ifg.uniurb.it/network/1944-guerra-marche/?p=68#comments Tue, 01 Apr 2014 10:30:52 +0000 Monica Generali http://ifg.uniurb.it/network/1944-guerra-marche/?p=68 “Nella grotta eravamo in trenta, stretti uno a fianco all’altro. Per 4-5 giorni siamo rimasti lì, mangiavamo pane e acqua senza sapere cosa stava succedendo all’esterno, sentivamo solo il rumore degli scoppi”. A distanza di 70 anni Odoardo Barulli ricorda così i momenti interminabili trascorsi nel paesino di Talacchio, in attesa della liberazione di Pesaro avvenuta i primi giorni del settembre 1944 grazie all’intervento del II corpo polacco e della Brigata Maiella. “Ogni tanto uscivamo dal rifugio per vedere che cosa succedeva ma gli spari e i bombardamenti ci impedivano di stare fuori. Una volta è esplosa una mina vicinissimo alla nostra caverna e una scheggia è entrata dentro, rompendo una tazza”.

Il 2 settembre, dopo l’attacco decisivo contro i tedeschi, arrivò la liberazione totale della città e i pesaresi nascosti nei rifugi poterono finalmente rientrare nelle loro abitazioni. “Non sapevamo se e in che condizioni avremmo ritrovato la nostra casa. Noi siamo stati fortunati, aveva soltanto qualche vetro rotto”. Ma chi per primo rientrò in città dopo il passaggio del fronte descrive Pesaro deserta e sventrata, tutto era da ricostruire. Anche la vita di chi aveva lasciato la propria casa per sfollare in campagna e che improvvisamente si ritrovò a ricominciare da zero. “Molte case erano state demolite e le vie principali distrutte. Pesaro era irriconoscibile”.

Una volta tornati in città si pensava che il periodo più brutto fosse alle spalle ma la realtà fu che la cittadinanza dovette fare i conti con la ricostruzione e soprattutto con la fame. “Non c’era cibo e il grano non si poteva macinare. Mia madre lo faceva di nascosto, andava a prendere il grano ogni giorno dai parenti che ci avevano ospitato durante i bombardamenti, lo nascondeva in una pancera e quando arrivava a casa lo tritava con un macinino da caffè. Con la farina ci cucinava delle cresce e, con quelle cresce, siamo tornati lentamente alla normalità”.

Nei primi tre anni di guerra (dal giugno ‘40 a settembre ‘43) Pesaro non subì grandi sconvolgimenti, non c’erano stati bombardamenti e il conflitto si svolgeva lontano dalle sue mura. Il 13 settembre del 1943 le cose cambiarono: i tedeschi occuparono la città senza incontrare resistenza. Da quel momento, con la costruzione della Linea Gotica, la città divenne uno dei fulcri della guerra. Due mesi dopo cominciarono i primi bombardamenti e di conseguenza iniziò l’esodo di molti pesaresi verso le campagna, un nuovo fenomeno rurale che la provincia non aveva mai visto in precedenza.

Odoardo Barulli nel 1944

Quando Odoardo Barulli lasciò per la prima volta Pesaro, aveva 14 anni. “Ci siamo rifugiati a Talacchio, a casa di una cugina di mio padre. Me lo ricorderò sempre, era il giorno del mio compleanno e io, mia sorella e i miei genitori siamo partiti portando con noi solo beni di prima necessità e un credenza”, la stessa che oggi mostra orgoglioso nella sua cucina. “Pesaro era vuota, la maggior parte di noi aveva lasciato anche il lavoro e quindi per sopravvivere ci siamo dovuti arrangiare. In quel periodo l’unico modo per guadagnare qualche soldo era lavorare per i tedeschi e scavare le fosse anticarro che servivano per ostacolare l’arrivo dei canadesi – continua il suo racconto Odoardo mentre disegna minuziosamente la forma che la fossa doveva avere – ogni mattina prendevo la mia bicicletta e da Talacchio arrivavo fino a Montecchio, lavoravo tutto il giorno e poi la sera tornavo a casa”.

Le giornate degli sfollati in campagna erano scandite dal lavoro e dal rumore dei bombardamenti. Ma il 21 gennaio 1944 ci fu “la più grande esplosione mai sentita” che causò la distruzione della borgata di Montecchio dove morì un numero indefinito di persone “Da quel giorno – continua Odoardo – ho smesso di lavorare alla costruzione delle fosse anticarro”. Abbandonato il lavoro a Montecchio, si dedicò insieme ad altri sfollati alla costruzione dei rifugi sotterranei che avrebbero ospitato le loro famiglie durante l’ultima fase del fronte: l’entrata in città degli alleati che liberarono Pesaro il 2 settembre 1944.

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