Piccoli Adulti Crescono http://ifg.uniurb.it/network/bagnariol A dodici chilometri dal Campidoglio c'è un altro sindaco, molto più giovane di Alemanno Wed, 26 Mar 2014 13:53:19 +0000 en-US hourly 1 http://wordpress.org/?v=3.5.1 A dodici chilometri dal Campidoglio c'è un altro sindaco, molto più giovane di Alemanno Piccoli Adulti Crescono no A dodici chilometri dal Campidoglio c'è un altro sindaco, molto più giovane di Alemanno Piccoli Adulti Crescono http://ifg.uniurb.it/network/bagnariol/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it/network/bagnariol Il racconto di Zerai http://ifg.uniurb.it/network/bagnariol/2012/04/17/il-racconto-di-zerai/ http://ifg.uniurb.it/network/bagnariol/2012/04/17/il-racconto-di-zerai/#comments Tue, 17 Apr 2012 02:10:16 +0000 bagnariol http://ifg.uniurb.it/network/bagnariol/?p=66 Maikonnen Zerai arriva nel 1983 dall’Eritrea. Nonostante una laurea in statistica, conquistata grazie alla Città, decide di rimanere per lavorare come operatore

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Zerai arriva nel 1983 dall’Eritrea. Nonostante una laurea in statistica, conquistata grazie alla Città, decide di rimanere per lavorare come operatore

 

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Nozze d’oro con la Città dei Ragazzi http://ifg.uniurb.it/network/bagnariol/2012/04/16/centro/ http://ifg.uniurb.it/network/bagnariol/2012/04/16/centro/#comments Mon, 16 Apr 2012 16:30:51 +0000 bagnariol http://ifg.uniurb.it/network/bagnariol/?p=50 Porfirio Grazioli è il secondo Presidente della Città dei Ragazzi. Nel 2001 ha preso il posto del Fondatore, Monsignor Caroll - Abbing, ma è arrivato molto prima, nel 1962.
Racconta i cambiamenti della comunità

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Porfirio Grazioli

ROMA – “Tutto è rimasto come prima, non è cambiato niente. Quello che vedete è un tavolo di tante lacrime”. Porfirio Grazioli, il Preisidente della Città dei Ragazzi, apre la porta del suo studio: lo stesso del fondatore, Monsignor Caroll-Abbing

Da quanto tempo lavora qui?

Ho festeggiato proprio quest’anno i miei 50 anni. Sono arrivato nell’ottobre del 1962 e sono Presidente dal 2001, prima lavoravo come Direttore Responsabile ed educatore.

Qual è il ruolo dell’educatore nella Città?

Non sono una guida ideale che aiuta gli altri, non sono dei modelli, sono solo delle persone che mettono la buona volontà e devono scegliere di voler bene, il segreto è tutto nell’amore. Soprattutto non devono avere paura che i ragazzi possano sbagliare. Quando un ragazzo è pronto a consegnarti le chiavi del suo cuore bisogna dargli fiducia, ma anche sfidarlo: tirargli fuori le sue risorse personali e dargli la possibilità di realizzarsi autonomamente. La Città è una palestra di responsabilizzazione, partecipazione, cittadinanza.

Questa palestra di quanto ha bisogno per stare in piedi?

Fortunatamente esiste una fondazione italo-americana che ci aiuta. Dagli Stati Uniti arrivano ogni anno un milione di dollari, per stare bene la Città ha bisogno di due milioni, due milioni e mezzo di euro. Altri soldi arrivano anche dall’Italia: tramite donazioni o con il cinque per mille. Poi ci sono le rette dei comuni. Il Comune di Roma, per esempio, dà per ogni ragazzo poco meno 70 € al giorno, ma non bastano neanche per le stringhe. Ne servirebbero almeno 150, 200. Le rette poi sono giornaliere, quindi se il ragazzo non è presente quel giorno, i soldi ci vengono tolti. Anche se il cuoco, il pranzo, lo ha cucinato anche per lui. Riusciamo a cavarcela perché siamo ben avviati, quindi ammortizziamo con le risorse economiche che abbiamo investito in 50 anni.

Dal Vaticano non arriva nulla?

No, niente fondi, si limitano a controllare che i conti siano in ordine per non avere problemi, Verzè docet.
La Città è un ente morale di diritto privato ed è considerata un’opera di religione perché protetta dalla Congregazione dell’educazione cattolica. Questa formula è stata scelta da Monsignor Abbing e ha portato ad avere oggi nel nostro statuto due condizioni: se la Città dovesse sciogliersi tutto il capitale andrebbe al Vaticano, che ora è proprietario del suolo, in più, ogni anno, dobbiamo presentare il rendiconto delle nostre spese.

Monsignor Abbing ha fondato la città nel 1953. Quante cose sono cambiate in questi anni?

Dalla nascita ad oggi è cambiato il mondo e sono cambiate le condizioni nelle quali lavoriamo. Prima di tutto in Italia non ci sono più ragazzi abbandonati per la strada come nel dopo guerra, oggi la popolazione della città è fatta soprattutto di stranieri che arrivano quando hanno 16, 17, 20 anni. Riescono ad avere un pezzo di carta in cui dicono che ne hanno 16, ma la parte formativa della loro personalità è stata superata ed è più difficile a quel punto inserirsi in una comunità, fare un’azione pedagogica importante. Poi i nostri cari governanti si sono inventati anche il reato di clandestinità e la legge ci obbliga a mandare via i ragazzi stranieri quando diventano maggiorenni.

Quali rischi corre se tiene un ragazzo straniero che ha più di 18 anni?

La legge Maroni sostiene che potrei avere i miei interessi a tenerlo oltre i 18 anni. Sono connivente, passibile di denuncia. Con i ragazzi italiani non è molto diverso, loro possono rimanere almeno fino ai 21 anni, ma i fondi dell’assistenza sociale si riducono drasticamente: mi sembra che l’ultima cifra si aggirasse sui 10 € giornalieri. Quindi se rimangono è praticamente tutto a nostre spese. Può immaginare quanto livore ho coltivato nei confronti di questa legislazione negli ultimi 50 anni. E pensare che in Italia a 18 anni non si finiscono neanche le scuole superiori!

C’è qualcuno che riesce ad essere adottato?

L’istituto dell’adozione è un’illusione. La percentuale di ragazzi che vengono adottati, sopratutto quando sono così grandi da arrivare da noi, è scarsissima. Possiamo contare i casi sulle dita di una mano. Tutti gli adolescenti sperimentano una normale “centrifugazione”, per i nostri ragazzi è tutto più complicato e quindi l’inserimento in una famiglia si fa difficile. La Città cerca di essere quella famiglia, di dar loro non solo un tetto e un pasto caldo, ma un posto dove sentirsi sicuri e realizzarsi. E quando raggiunge i suoi obiettivi fa anche un grande lavoro di prevenzione della microcriminalità. I ragazzi se lasciati soli, corrono il rischio di perdersi. Anche lo Stato ci guadagnerebbe: per un ragazzo qui dentro spende 70€, a Casal del Marmo almeno dieci volte di più..

 

 

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Parla il Primo Cittadino http://ifg.uniurb.it/network/bagnariol/2012/04/05/prova-sx/ http://ifg.uniurb.it/network/bagnariol/2012/04/05/prova-sx/#comments Thu, 05 Apr 2012 17:31:02 +0000 bagnariol http://ifg.uniurb.it/network/bagnariol/?p=12 Yeabsira ha 18 anni e arriva dall'Etiopia. A marzo è stato eletto primo cittadino, si è candidato per aiutare gli altri ragazzi

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Yeabsira ha 18 anni e arriva dall’Etiopia. A marzo è stato eletto primo cittadino, si è candidato per aiutare gli altri ragazzi

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La Città dei Ragazzi http://ifg.uniurb.it/network/bagnariol/2012/04/05/la-citta/ http://ifg.uniurb.it/network/bagnariol/2012/04/05/la-citta/#comments Thu, 05 Apr 2012 16:39:41 +0000 bagnariol http://ifg.uniurb.it/network/bagnariol/?p=6 A poca distanza dal centro di Roma un grande cancello e un viale alberato segnano l'ingresso in un'altra città, con il suo sindaco, i suoi assessori e una banca che rilascia monete proprie. La giunta ha competenze particolari, il primo cittadino cede il suo incarico ogni due mesi e gli euro si cambiano in scudi. Non è uno strano principato con pretese di indipendenza, ma una comunità che esiste da quasi sessanta anni

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L'ingresso della Città dei Ragazzi

ROMA – A poca distanza dal centro di Roma un grande cancello e un viale alberato segnano l’ingresso in un’altra città, con il suo sindaco, i suoi assessori e una banca che rilascia monete uniche. La giunta ha competenze particolari, il primo cittadino cede il suo incarico ogni due mesi e gli euro si cambiano in scudi. Non è uno strano principato con pretese di indipendenza, ma un luogo che esiste da quasi sessanta anni. Via della Pisana, una strada della periferia romana, si interrompe tra il numero 1207 e 1301 per lasciare il posto alle strade, i prati e i palazzi che disegnano la Città dei Ragazzi: una delle strutture della capitale che ospitano i ragazzi fuori famiglia. I Cittadini sono 70 e vengono da tutte le parti del mondo. Capire quanti sono i ragazzi fuori famiglia in tutta Italia è invece più difficile: l’ultimo censimento è stato fatto nel 2008, i numeri qualche anno fa parlavano di almeno 30.000 minori, 15.000 in affidamento, l’altra metà in quelle che la vulgata ora chiama “case famiglia” e la legge “strutture residenziali di riferimento”.

Filippo è arrivato alla Città dei Ragazzi quando l’Italia ha vinto il mondiale, nel 2006. Fabio Grosso e Alessandro Del Piero ci portavano a Berlino e lui arrivava a Roma, da Palermo. Oggi ha 20 anni e come quasi tutti i ragazzi della sua età ha un impegno imprescindibile la domenica: guardare la sua squadra di calcio, il Palermo, battersi sul campo. A differenza degli altri ragazzi della sua età, sono sei anni che vive lontano dai genitori, difficilmente passa le feste in famiglia e tutte le mattine si prepara la colazione da solo. E’ stato lui a scegliere di arrivare nella capitale: “le cose a casa si sono fatte complicate, i soldi non erano abbastanza..” e così sono intervenuti gli assistenti sociali che lo hanno messo di fronte ad una scelta: una nuova famiglia o la città dei ragazzi, e lui ha scelto la comunità perché “una famiglia già ce l’ho, non ne voglio una nuova”. Presto dovrà andarsene anche da qui, si è diplomato l’anno scorso e ora cerca lavoro, ma non potrà rimanere più di un altro anno. Vorrebbe fare le revisioni alle macchine, quello per cui ha studiato, per cui ha un diploma, ma fuori dalla città dei piccoli adulti c’è la crisi e non è facile trovare qualcosa, per ora non sembra aver fretta di andarsene: “Mi trovo bene, capisco la scelta dei miei genitori, hanno fatto il possibile per darmi un futuro che loro non potevano assicurarmi.”

La città nei suoi 60 anni di attività ha cercato di dare un “futuro diverso” a più di 1.500 ragazzi. La struttura è divisa in due grandi complessi “città giardino” e “città industriale”, nella prima ci sono i ragazzi dai 10 ai 14 anni, nella seconda dai 15 ai 20, ma le regole non sono uguali per tutti. Il Presidente Porfirio Grazioli spiega che l’introduzione del reato di clandestinità ha cambiato anche la città: “Al compimento del diciottesimo anno di età, i ragazzi stranieri sono obbligati ad andare via. Io potrei essere denunciato come complice e la struttura potrebbe chiudere se si scopre che ospito dei maggiorenni”. Con gli italiani, tre su settanta attualmente, ci si può permettere un po’ più di tolleranza, ma non si può andare oltre ai 21 anni, secondo Grazioli queste sono norme che danneggiano immensamente il lavoro che si prova a fare all’interno della struttura: “Non può essere un dato anagrafico a dirci se un ragazzo è pronto, noi proviamo a trovare un lavoro a tutti per garantire una sicurezza anche fuori, ma la crisi è arrivata anche qui e ultimamente fatichiamo di più”

Filippo è assessore alle finanze, per un po’ ha avuto le chiavi del bazar, ma sindaco mai, non gli piace “essere al centro dell’attenzione”. Nel bazar i ragazzi della città possono fare qualche acquisto extra: dalla Coca cola ai cellulari, ma si paga tutto rigorosamente in scudi. Cento scudi valgono dieci euro, una volta al mese si possono cambiare alla banca, ma non più di venti euro al mese. I cittadini conquistano i soldi con la partecipazione alle attività, tra cui le pulizie. Il massimo esperto in merito di igiene è l’assessore, a completare la giunta poi c’è chi si occupa delle attività ricreative. Le cariche però non finiscono qui, ci sono anche: giudice, questore, banchiere, capo ristorante e cameriere

L’autogoverno è alla base del nostro sistema pedagogico, è stata un’intuizione del fondatore, Monsignor Caroll-Abbing e noi la portiamo avanti” spiega Carmine Pisacane, responsabile educativo, raccontando come funziona l’organizzazione quotidiana della città: tre volte a settimana, martedì, giovedì e sabato si riunisce l’assemblea, presieduta dal sindaco e giunta, dove vengono dibattute le questioni organizzative e si discutono gli eventuali problemi che sorgono tra i cittadini. Chiedo a Filippo se sono utili: “molto, ma quando è festa farle di mattina è una cattiveria!” Ci saranno molte cose diverse alla città dei ragazzi, ma il calendario è uguale a quello di tutti gli adolescenti: quando non si va a scuola, ci si sveglia tardi.

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Ritratto di Monsignor Caroll-Abbing

ROMA – “La morte del fondatore è stato uno dei miei dolori più grandi, a volte mi azzardo a dire che è il mio primo padre perché mi ha cresciuto e mi ha dato tutto”
Questo è il racconto che Zerai, un ragazzo eritreo arrivato alla Città nel 1983, fa di Monsignor Caroll Abbing. Le parole sono le sue, ma potrebbero essere state pronunciate da molte delle persone che hanno lo hanno conosciuto. Tra le strade della Città dei ragazzi si sente il profondo legame che quest’uomo ha instaurato con il villaggio dei piccoli adulti. Un villaggio che ha voluto fortemente e nel quale ha scelto di rimanere. Chi ha vissuto con lui ci tiene a sottolineare che la tomba è proprio lì, fuori dalla Chiesa, a pochi passi da quella che oggi è Città Giardino e 60 anni fa era solo una pietra, la prima.

La nascita della città è strettamente legata alla vita del suo fondatore.
Abbing nasce nel 1912 vicino a Manchester, ma guai a chiamarlo inglese “gli ha sempre dato fastidio” confessa l’attuale presidente Grazioli, riferendosi alle origini irlandesi. A 18 anni arriva a Roma per intraprendere la carriera ecclesiastica e diventa presto un minutante di segreteria, un impiegato del Papa, Pio XII al tempo. E’ il 1936, l’Italia sarà presto una nazione in guerra e Caroll Abbing cambierà idea sul suo futuro: prima in Sicilia, poi a Salerno, organizza i soccorsi per le popolazioni, ed è in Campania, a Pozzuoli, che salva il primo ragazzo di strada: Michelangelo.

Anche Roma diventa presto teatro di battaglie: San Lorenzo viene distrutta dai bombardamenti. Quella che oggi è una delle zone preferite della movida universitaria romana, nel 1943 era un quartiere popolare a pochi passi dalla “casa” degli sciuscià: la Stazione termini. Sono questi i primi ragazzi a cui Monsignor Abbing cerca di dare un tetto: nello scantinato messogli a disposizione dai padri salesiani, a Via Varese, a pochi metri dalla Stazione. Il giorno al Vaticano e la sera con gli sciuscià per far diventare uno scantinato umido una casa.

La scintilla che porta alla nascita della Città è raccontata in un quadro e dalle parole di Grazioli.

Grazioli racconta Abbing by Gloria Bagnariol

Dalla piccola della chiesa di San Pietro e gli sciuscià della Stazione Termini nasce la Città dei Ragazzi. Un luogo dove i giovani in stato di bisogno possono trovare un tetto, sul principio che fu del poeta Giovenale: maxima debetur puero reverentia: al ragazzo si deve il massimo rispetto. “Perché è la creatura umana più debole” aggiunge Grazioli.

 

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