IL XXI SECOLO...DALLA SOGLIA DELLA GROTTA

Al di la' di tutto, scomparso quasi completamente il mestiere della pesca e coloro che lo praticavano, quello che ancora oggi rimane intatto e' la fisionomia di questi posti, in cui i segni del tempo passato sono ancora ben visibili. Di fianco alle porte delle grotte, erose dal mare, sono tuttora appese antiche reti da pesca e attrezzi da lavoro dei piu' vari, mentre nella roccia si possono scovare qua e la' i perfetti buchi cilindrici fatti dai vecchi pescatori per piantarvi i pali a cui appendere le reti da pesca di un tempo, in puro cotone, per farle asciugare.

Pitture dentro una grotta

Dentro i ricoveri, poi, su scaffali polverosi, giacciono cimeli nascosti, quasi invisibili all'occhio non esperto, che li classifica come oggetti di poco conto, ferrivecchi a cui non badar troppo. Invece il senso della storia delle grotte e'tutto racchiuso in quelle poche cose essenziali della vita quotidiana in mare. Lampade da pesca, fiocine, retini, ramponi arrugginiti. Ognuno una storia, una voce. Ognuno un tempo, un brandello di vita scritto sul pelo dell'acqua, che scorre, ritorna, se ne va, in un moto che non conosce interruzioni.

Piastrella con numero civico

Nessuno sa che scendere in grotta e' come attraversare la frontiera. C'e' un mondo di sopra e un mondo di sotto. All'inizio dello stradello o della scalinata che porta a mare, cambiano il sole, la luce, le idee. Muta il ritmo delle cose, muta il tempo, che non e' piu' quello di fuori ma di dentro. Scendendo a piccoli passi, nessun rumore. Il profilo della citta' si allontana. I clacson, il rumore delle ruote sulla strada, le macchine che corrono chissa' dove. Mentre si va giu', il brusio di sopra lascia spazio al silenzio di sotto. Arriva l'acqua, il moto vario del mare, brusco o delicato che sia. La soglia e' superata, il nuovo mondo e' li', a portata di passo.

In grotta si deve scendere con cognizione di causa. Pronti ad ascoltare. Il gioco e' fatto se si e' disposti a vivere la bellezza della discesa e ad affrontare la fatica della risalita, a provare la gioia della scoperta di quello che non si conosceva, che era nascosto, e che rimaneva in silenzio perche' nessuno gli dava voce. Se si ha la pazienza di vedere per capire, di ascoltare quello a cui nessuno ha posto orecchio, di rivivere tramite il racconto altrui cio' che e' stato, allora tutto acquista valore. Quel valore che le grotte conservano, e che va colto nel profondo.

Scogli e mare

Dopo pochi passi, al visitatore che scende quaggiu' diventa chiara una cosa: la ragione del legame intenso tra i grottaroli e questi posti. Qualcuno ci e' addirittura nato, ma non e' questo il punto. Il fatto e' che chi vive qui ha un legame diverso con le cose e alle cose rimane attaccato. Come il mare, che e' da sempre ancorato agli scogli, anche se sembra sfuggirgli. Invece torna ogni volta, per poi defluire di nuovo. La vita dei pescatori di qui non e' stata altro che questo, per un secolo, un andare e tornare mai stanco, un arrivare e partire continuo. Un moto perpetuo, sempre uguale, che si faceva vita quotidiana e realta' da vivere intensamente. Il tesoro dei grottaroli e dei loro eredi di oggi, a ben guardare, e' immenso: quello di una vita vissuta pienamente, nella semplicita', attaccati davvero alle cose e alle persone, ai luoghi e ai significati che qui si producevano. E' tutto qui il senso di quello che resta, e di un passato che torna e che va, assieme alle onde, sulla roccia.