LA QUESTIONE LEGALE
I grottaroli sono in rotta con il Comune di Ancona da piu' di trent'anni, e la questione della proprieta' non e' ancora stata risolta per molti di loro. L'affare e' controverso, per diverse ragioni, e bisogna andare a ritroso nel tempo per trovare origini e motivazioni della querelle.
Alcune grotte sorgono anzitutto su un terreno di proprieta' della famiglia degli antichi conti Perozzi, famiglia nobile della zona. All'inizio del Novecento questa inizio' a frazionare il terreno soprastante le grotte e a venderlo. Due mappali vennero acquistati dall'Ospedale civile di Ancona Umberto I, poi nel 1912 passarono al Comune, che li fece suoi con tanto di atto notarile. Nel 1913 ci fu un ulteriore passaggio di proprieta': il Comune acquisto' altri due mappali dello stesso foglio, stavolta direttamente dai conti Perozzi.
Gli acquisti ripresero quarant'anni piu' tardi, dopo il blocco delle due guerre mondiali. Nel 1958 fu la ditta 'Augusto Vecchietti e Figli' che si premuro' di fare suoi altri tre mappali del foglio del 1912. Anche in questo caso furono direttamente i conti Perozzi a vendere la loro proprieta', e venne chiaramente specificato nell'atto di vendita che si cedeva il terreno ''con annesse rupi, sino alla battigia''.
Nella maggior parte dei casi, dalla fine dell'Ottocento fino ai primi anni del nuovo secolo, era talmente scarso l'interesse per il litorale che i proprietari di quei terreni sopra la rupe avevano dato senza problemi il loro assenso allo scavo delle grotte. Non era stato siglato alcun accordo scritto, perche' non se ne sentiva il bisogno. A tale proposito, vent'anni prima era accaduto un fatto emblematico: 1933, la Finanza aveva risposto a due grottaroli su una controversia privata, dicendo che ''il terreno su cui sono state scavate le grotte e' di proprieta' privata e non demaniale''.
C'e' poi la questione degli errori di iscrizione a catasto della zona delle rupi: iniziarono ai tempi del papato e continuarono per tutto il XX secolo. Nel 1962 una parte di terreni venne iscritta e chiamata con il curioso nome di 'Terre Emerse', come a supporre che in pochi anni alcuni tratti di costa fossero 'emersi' dalle acque in maniera improvvisa e per questo non registrati prima. Un altro errore riguardo' l'iscrizione della fascia costiera del Passetto, terra supposta emersa e invece da intestarsi ai rispettivi proprietari delle porzioni a monte, come emergeva dagli atti pubblici di acquisto gia' stipulati sia dal Comune che dalla citata ditta Vecchietti.
E questa nuova particella che individuava la fascia delle grotte non venne compresa tra quelle che il Comune nel 1965 decise di riclassificare, cambiandole da patrimonio a demanio pubblico comunale: non venne presa in considerazione l'esistenza, appurata nel 1962, delle cosiddette 'Terre emerse'.
Sempre nel 1965 viene redatto un verbale che interessava la zona delle Rupi del Passetto e con cui si definiva il confine tra proprieta' privata dei terreni sopra il mare e il lido, considerato fino all'ingresso delle grotte. La spiaggia cosi' rimaneva al Demanio marittimo e i grottaroli pagarono per molti anni una tassa di concessione. Il verbale fece chiarezza proprio laddove si erano registrati gli errori catastali maggiori del passato.
Il problema fu che nel 1971 gli errori antichi vennero ripetuti: nei nuovi Atti catastali il verbale non venne recepito e fu cosi' che i nel nuovo rilievo effettuato in quegli anni si ripresentarono alcuni errori di classificazione. Scomparve l'intestazione della rupe al Demanio e la particella venne iscritta in tutta la sua larghezza al Comune di Ancona.
Una volta effettuata l'iscrizione catastale all'amministrazione comunale sorse il problema dell'abusivismo costruttivo. Nel 1986 venne pertanto presentata da parte dei grottaroli domanda di sanatoria e versata l'oblazione corrispondente. Oggi molti di loro pagano l'ICI e le tasse di successione. Dal 1975, poi, piu' volte Ministero e Intendenza di Finanza hanno accolto i ricorsi dei grottaroli contro il Comune, spiegando varie volte che il Comune non aveva dimostrato il suo diritto di proprieta' e che la richiesta conseguente di riscossione della rispettiva tassa non era da ritenersi lecita.
Ed eccoci arrivati al nuovo millennio: nel 2004 venne formalizzata l'acquisizione delle grotte del Passetto realizzate in proprieta' privata, mentre per tutte quelle grotte ritenute di proprieta' comunale e' ancora in corso un procedimento davanti alla magistratura per il riconoscimento dell'usucapione da parte dei grottaroli. Per cio' che riguarda le grotte che insistono sul Demanio Comunale, non solo nella zona del Passetto, grottaroli e Comune hanno stipulato una convenzione per il diritto di superficie che durera' sessant'anni.
Le vicende giudiziarie degli ultimi anni sono ancora piu' complesse: al momento chi non ha sottoscritto la concessione e' ancora in causa per il riconoscimento di avvenuta usucapione. Intanto, dal Comune giunge notizia che le cause civili esaurite per rinuncia degli attori sono state 44; quelle giunte a sentenza e vinte dall'amministrazione sono state 15; 3 non sono ancora pervenute a sentenza; una e' gia' stata proposta in appello. Le vertenze amministrative avanti al TAR Marche sono state solo due ma cumulative di due associazioni, entrambe vinte dal Comune. Proprio di queste ultime settimane e' la notizia che un altro procedimento davanti alla magistratura e' in corso e se ne attendono gli sviluppi.
(Bibliografia e fonti: ''Le grotte del Passetto'', di Marina Turchetti e Mauro Tarsetti)