Bombe in mare: 60 anni di dubbi » cattolica http://ifg.uniurb.it/network/bertuccioli Ordigni chimici di fronte alla Riviera Adriatica. Il governo rassicura, i testimoni contestano: "Macché bonifiche, pescavamo le bombe all'iprite anche negli anni '70" Wed, 26 Mar 2014 14:08:46 +0000 en-US hourly 1 http://wordpress.org/?v=3.5.1 Ordigni chimici di fronte alla Riviera Adriatica. Il governo rassicura, i testimoni contestano: "Macché bonifiche, pescavamo le bombe all'iprite anche negli anni '70" Bombe in mare: 60 anni di dubbi no Ordigni chimici di fronte alla Riviera Adriatica. Il governo rassicura, i testimoni contestano: "Macché bonifiche, pescavamo le bombe all'iprite anche negli anni '70" Bombe in mare: 60 anni di dubbi » cattolica http://ifg.uniurb.it/network/bertuccioli/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it/network/bertuccioli Mappa/ Le discariche di bombe chimiche http://ifg.uniurb.it/network/bertuccioli/2012/04/20/mappa-le-discariche-di-bombe-chimiche/ http://ifg.uniurb.it/network/bertuccioli/2012/04/20/mappa-le-discariche-di-bombe-chimiche/#comments Fri, 20 Apr 2012 12:22:41 +0000 bertuccioli http://ifg.uniurb.it/network/bertuccioli/?p=571 [continua a leggere]]]> Nel 1951 il sottosegretario Ferdinando Tambroni, rispondendo a un’interrogazione parlamentare dell’onorevole Enzo Capalozza, indicò le discariche di bombe all’iprite segnalate dalla Capitaneria di porto di Cattolica sulla base dei rinvenimenti dei pescatori.

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Pescatori di Cattolica Credits: Archivio fotografico Biblioteca Polivalente Cattolica

Superare il suo ‘esame’ significava avere tutte le carte in regola per diventare un bravo pescatore. Il signor Colombo parla della sua carriera e quando arriva al dopoguerra il suo viso diventa più scuro: “E’ stato il periodo più brutto”.

GUARDA l’intervista a Colombo Gaudenzi

Racconta di mine ovunque, di giornate in cui non aveva la certezza di tornare vivo a casa e soprattutto parla di quando tra le reti trovavano le bombe all’iprite: “Ne ho raccolte più di una volta, si impigliavano nelle reti”. Era il dopoguerra, nell’estate del 1948. “Se si veniva a contatto con l’iprite ci si ustionava, era pericolosa, tanti pescatori sono rimasti feriti dopo che hanno toccato quel liquido”. I pescatori di Cattolica non sono tuttora a conoscenza della provenienza delle bombe e del perché furono gettate proprio in quel tratto di mare.

Santa Marina Alta a 3 km da Pesaro

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La Capitaneria di porto sembra non fosse pronta a fronteggiare la pericolosità di una bomba caricata con un gas come l’iprite: “La capitaneria ci aveva consigliato di utilizzare la nafta, ma in tanti non hanno seguito questo consiglio, come Venerandi che ha dovuto stare dietro anni alla sua ustione”.

Quando si accenna alle bonifiche Gaudenzi non ha dubbi: “Ma che bonifiche! Lì ci si doveva basare sull’esperienza e sulla pratica, non solo sulla teoria”. Pratica che molto spesso significava rigettare gli ordigni chimici in mare: “Noi pescatori sapevamo che in determinati punti non dovevamo pescare, perché erano localizzate lì, all’altezza di Santa Marina Alta e così facevamo”.

Un’usanza confermata anche da Ivo Magi che però racconta di avere pescato le bombe anche in epoche più recenti e soprattutto dopo la bonifica effettuata dalla Marina Militare dal 1945 al 1950.

GUARDA l’intervista a Ivo Magi

Anche il suo volto quando si accenna alle bombe a gas si fa più scuro: “Sì le abbiamo pescate anche noi. La prima nel 1954 e poi anche dopo, negli anni Settanta”. Inoltre il signor Magi descrive particolari non da poco. Ricorda di non aver pescato le bombe intere ma solamente quello che rimaneva dopo che la salsedine le aveva corrose: “Pescavamo le carcasse delle bombe che erano ricoperte da una lamiera sottile”.

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Per la prima volta inoltre descrivono una ‘usanza’ conosciuta da tutti i pescatori della zona: quella di rigettare gli ordigni in mare in un punto preciso: a tre miglia dalla costa di Santa Marina Alta, a pochi chilometri dal porto di Pesaro.

Intervista a Colombo ‘Topolino’ Gaudenzi


Intervista a Ivo Magi

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Armi chimiche, dopo 60 anni ancora dubbi: i pescatori contestano le bonifiche http://ifg.uniurb.it/network/bertuccioli/2012/03/30/le-bombe-ancora-sotto-il-mare-testimoni-smentiscono-le-bonifiche/ http://ifg.uniurb.it/network/bertuccioli/2012/03/30/le-bombe-ancora-sotto-il-mare-testimoni-smentiscono-le-bonifiche/#comments Fri, 30 Mar 2012 15:38:05 +0000 bertuccioli http://ifg.uniurb.it/network/bertuccioli/?p=19 Da quasi settant’anni il fantasma delle bombe chimiche avanzate dalla guerra in Etiopia infesta il mare davanti alla costa tra Pesaro e Cattolica.

La costa da Pesaro a Cattolica. Foto Pedalando in Romagna

Ce le buttarono i tedeschi dopo l’8 settembre, dovrebbero essere state tutte eliminate sin dal 1950, ma racconti di pescatori e alcune foto testimoniano di una preoccupazione che non scema.

GUARDA IL VIDEO “Bombe chimiche in mare: dopo 60 anni ancora dubbi”

I vecchi pescatori di Cattolica ricordano quanto fossero frequenti gli incidenti quando le bombe si impigliavano tra le reti. Di quell’epoca sono rimasti in pochi e quei pochi preferiscono non parlare pubblicamente, ma Colombo Gaudenzi, 97 anni, non sembra aver dubbi: “Io ne ho raccolte quattro di bombe all’iprite: erano a tre miglia dal porto di Pesaro”. Almeno una decina di pescatori di Cattolica nel dopoguerra hanno riportato ustioni agli arti dopo essere venuti a contatto con le bombe all’iprite.

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Gli ordigni erano contenuti in un deposito di Urbino e nel 1944 dal comando generale di Hitler venne l’ordine di gettare in mare tra Pesaro e Cattolica 4.300 bombe all’iprite e 84 tonnellate di arsenico perché non cadessero nelle mani degli alleati. Da quel momento le bombe hanno continuato a infestare quel tratto di Adriatico.

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Nel 1951 l’allora sottosegretario alla Marina mercantile FerdinandoTambroni diede le coordinate delle sei discariche sottolineando la pericolosità delle armi chimiche e i punti esatti dove erano concentrate. Sessant’anni dopo, nel 2010, il suo successore Giuseppe Cossiga, alla richiesta di bonifiche dei fondali, ha sostenuto che il territorio era stato già bonificato tra il 1945 e il 1950.

A Pesaro le risposte del Ministero non soddisfano. Alessandro Lelli del Coordinamento nazionale bonifica armi chimiche chiede un monitoraggio e una bonifica per vedere in che stato sono le bombe davanti alle coste pesaresi. E anche il sindaco, Gianluca Ceriscioli, si è mosso per avere risposte sulle bombe inabissate.

Per ora di certo c’è l’istituzione di una commissione permanente composta dall’Agenzia regionale protezione ambiente di Pesaro e dall’Università di Urbino che si occuperà di controllare i livelli di arsenico presenti nel tratto di mare tra Pesaro e Cattolica.

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Ceriscioli si attiene ai documenti del Ministero della difesa, ma Lelli è sicuro che siano necessari monitoraggio e bonifica. Delle bonifiche citate da Cossiga, in effetti, non ci sono testimonianze e non c’è documentazione, solamente di quelle effettuate tra il 1945 e il 1950. Comunque non sono state effettuate al meglio: il pescatore Ivo Magi racconta di averne raccolte diverse nel 1954 e anche negli anni settanta. E’ del 1969 la fotografia del sub Piero Masi che ritrae una bomba contenente gas tossico.

La bomba di gas tossico recuperata a Gabicce da un sub nel 1969

GUARDA le interviste ai pescatori

Ma i ritrovamenti sono stati più di quelli ufficialmente noti. Il signor Gaudenzi, il vecchio pescatore, ammette per esempio di aver rigettato alcune bombe in mare, forse per paura che la sua imbarcazione venisse sequestrata, e dice che la stessa cosa facevano altri pescatori: “Davanti a Cattolica – racconta – c’è una specie di scogliera che qualcuno diceva fosse stata una città affondata, la città di Valbruna, noi le buttavamo lì, e nessuno ci pescava, almeno non disturbavano nessuno”.

Ma i ritrovamenti sono stati più di quelli ufficialmente noti. Il signor Gaudenzi, il vecchio pescatore, ammette per esempio di aver rigettato alcune bombe in mare, forse per paura che la sua imbarcazione venisse sequestrata, e dice che la stessa cosa facevano altri pescatori: “Davanti a Cattolica – racconta – c’è una specie di scogliera che qualcuno diceva fosse stata una città affondata, la città di Valbruna, noi le buttavamo lì, e nessuno ci pescava, almeno non disturbavano nessuno”.

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Nei primi mesi del 2012 tutta la vicenda delle armi chimiche italiane è tornata di attualità con la pubblicazione di un dossier di Legambiente  che segnala quanto il territorio nazionale sia ‘invaso’ di residui bellici chimici. E la vicenda è tornata anche in Parlamento: “Ci impegniamo affinché si faccia il più presto possibile ad avere un’indagine conoscitiva e mappare il sito per capire dove e in che stato sono le bombe all’iprite di Pesaro”, ha promesso il deputato dell’Italia dei valori, David Favia, mentre il deputato dell’Udc Roberto Rao ha proposto la istituzione di una commissione d’inchiesta.

 

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