Amaro petrolio Lucano http://ifg.uniurb.it/network/collazzo Attenti al cane della Val d'Agri Thu, 10 Apr 2014 20:45:16 +0000 en-US hourly 1 http://wordpress.org/?v=3.5.1 Attenti al cane della Val d'Agri Amaro petrolio Lucano no Attenti al cane della Val d'Agri Amaro petrolio Lucano http://ifg.uniurb.it/network/collazzo/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it/network/collazzo Fondi stanziati ai comuni per infrastrutture http://ifg.uniurb.it/network/collazzo/2012/04/19/fondi-stanziati-ai-comuni-per-infrastrutture/ http://ifg.uniurb.it/network/collazzo/2012/04/19/fondi-stanziati-ai-comuni-per-infrastrutture/#comments Thu, 19 Apr 2012 23:14:51 +0000 collazzo http://ifg.uniurb.it/network/collazzo/?p=992 [continua a leggere]]]> Il Programma operativo Val d’Agri (POV) è un istituto, costituito nel 2003 allo scopo di incentivare lo sviluppo e migliorare la qualità della vita, con la funzione di redistribuire i proventi derivanti dalle royalties nell’area della Val d’Agri. Rientrano in tale obiettivo trenta comuni. Da poco ne sono entrati a far parte altri cinque.
I grafici che seguono si riferiscono ad alcuni aspetti del Pov. In particolare riguardano i finanziamenti che sono stati stanziati per dare attuazione alle tematiche A.1 (riqualificazione dei centri urbani), A.2 (Architettura paesaggistica eambientale), C.1 (Potenziamento infrastrutture sportive) e C.5 (Servizio socio sanitari-assistenziali

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Fonte. Report Pov 2012

Nello specifico i comuni hanno ricevuto, in base al Documento programmatico comunale, delle somme da destinare a interventi volti a migliorare tutte le infrastrutture presenti sui territori.


Fonte. Report Pov 2012

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Investimenti previsti dal Pov http://ifg.uniurb.it/network/collazzo/2012/04/19/investimenti-previsti-dal-pov/ http://ifg.uniurb.it/network/collazzo/2012/04/19/investimenti-previsti-dal-pov/#comments Thu, 19 Apr 2012 22:25:16 +0000 collazzo http://ifg.uniurb.it/network/collazzo/?p=995 [continua a leggere]]]> Le risorse finanziarie, destinate dal Programma operativo Val d’Agri, Melandro, Sauro, Camastra alle tematiche A.1(riqualificazione dei centri urbani), A.2 (architettura paesaggistica e ambientale), C.1 (sport) e C.5 (servizi socio assistenziali e sanitari) che ammonta a 131 milioni di euro, sono state assegnate alla gestione diretta dei trenta Comuni del comprensorio dopo che quest’ultimi abbiano redatto un Documento programmatico. In tale atto si spiega come e dove si intende intervenire e quali sono i tempi di programmazione e conclusione dei lavori. Gli interventi sulla viabilità e i collegamenti (B.1) sono gestiti dalla Provincia o attraverso una gestione mista. Per quanto riguarda invece il sostegno alle attività produttive, che ha una dotazione finanziaria di 134 milioni di euro, è di competenza diretta della Regione. Gli interventi previsti sono strutturati attraverso una serie di bandi, diretti sia ad ammodernare le aree industriali esistenti, che a stimolare la nascita di nuova imprenditoria

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Fonte: Programma operativo Val d’Agri, Report 2012

Ripartizione finanziaria del Programma operativo Val d’Agri per assi e misure (Valori in milioni di euro)
ASSI Sub-componenti Dotaz. finanziaria % per % per
Asse misura/asse
Miglioramento del A.1 Riqualificazione dei centri urbani 70.000 70,00%
A contesto di vivibilità ambientale A.2 Architettura paesaggistica e ambientale 25.000 25,00%
A.3 Valorizzazione delle risorse naturali 5.000 5,00%
ASSE A 100.000 28,60% 100,00%
Realizzazione di B.1 Viabilità e collegamenti 40.000 66,70%
B Infrastrutture B.2 Viabilità locale 10.000 16,70%
essenziali B.3 Aree artigianali e industriali ed 10.000 16,70%
infrastrutture turistiche
ASSE B 60.000 17,10% 100,00%
C.1 Sport 16.000 29,10%
C Elevazione della qualità della vita C.2 Cultura 7.000 12,70%
C.3 Scuola-formazione-saperi 10.000 18,20%
C.4 Sviluppo delle telecomunicazioni 2.000 3,60%
C.5 Servizi socio-assistenziali e sanitari 20.000 36,40%
ASSE C 55.000 15,70% 100,00%
D.1 Creazione di imprese e occupazione 30.000 22,40%
D Sostegno alle attività produttive D.2 Impresa e territorio 1.000 0,70%
D.3 Localizzazione d’impresa 103.000 76,90%
ASSE D 134.000 38,30% 100,00%
E Assistenza tecnica ASSE E 1.000 0,30%
E.1 Assistenza tecnica 100,00%
Totale 350.000 100,00%

 

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Quei pozzi che spaventano i turisti http://ifg.uniurb.it/network/collazzo/2012/04/19/quei-pozzi-che-spaventano-i-turisti/ http://ifg.uniurb.it/network/collazzo/2012/04/19/quei-pozzi-che-spaventano-i-turisti/#comments Thu, 19 Apr 2012 21:17:31 +0000 collazzo http://ifg.uniurb.it/network/collazzo/?p=957 [continua a leggere]]]> Mario Morlino voleva realizzare il sogno del padre, costruire un agriturismo lontano dal centro abitato di Calvello, ai piedi del monte Volturino. Beauty farm, percorsi guidati tra le montagne, campi da tennis e piscina. Ma la burocrazia prima e l’arrivo delle trivelle poi hanno ridimensionato questi sogni di grandezza.

“I pochi turisti che vengono qui sanno del petrolio, ma sanno anche quanto sono belle le nostre montagne”. Quei pochi che dopo aver percorso strade dissestate riescono ad arrivare fino a Calvello rimangono affascinati dalla natura. Ma dopo poche ore decidono di ripartire. “Mancano le attrattive e la capacità di crearle – continua il signor Morlino – poi, certo, i pozzi spaventano tutti”.

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Così i lucani si sognano sauditi http://ifg.uniurb.it/network/collazzo/2012/04/19/cosi-i-lucani-si-sognano-sauditi/ http://ifg.uniurb.it/network/collazzo/2012/04/19/cosi-i-lucani-si-sognano-sauditi/#comments Thu, 19 Apr 2012 21:08:56 +0000 collazzo http://ifg.uniurb.it/network/collazzo/?p=953 [continua a leggere]]]> La Val d’Agri, incastonata nel cuore dell’Appennino lucano, fino al 1998 era il sogno di ogni naturalista. Boschi, terra fertile, enormi risorse idriche e prodotti biologici che davano lavoro a più di 1.400 famiglie, che vivevano su un’area di 1.405 chilometri quadrati. Poi arrivarono le compagnie petrolifere, decise a sfruttare il più grande giacimento di petrolio d’Europa su terra ferma. Quasi 450 milioni di barili e un valore stimato intorno ai 50 miliardi di dollari, un enorme forziere sotto i piedi dei lucani che avrebbe dovuto garantire crescita e occupazione. Ma a vent’anni dalla prima trivellazione, ai circa settantamila abitanti dei sei comuni che ospitano i pozzi e delle altre 30 comunità della zona non resta che il miraggio di quella ricchezza.

Le royalties pagate dalle compagnie sono incanalate nel Programma operativo Val d’Agri (Pov), istituito nel 2003.

Il Pov ha un budget di 350 milioni di euro destinato al potenziamento delle risorse locali e a “generare eccellenze”. Il primo passo è stato destinare parte delle risorse alle infrastrutture e agli incentivi per imprese esistenti e per progetti di imprenditoria giovanile.

Dopo nove anni però, stando al rapporto ufficiale, sono stati programmati interventi solo per 103 milioni, meno del 30%. Eppure le cose da fare sono tante visto che come scrive la Svimez (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno), la rete autostradale lucana è ancora «fortemente deficitaria». I dati su occupazione e imprenditoria sono ancora più inquietanti: tra il 2004 e il 2009, secondo la stessa Svimez, si è perso circa un occupato su cinque. Nel solo 2009 i posti di lavoro persi sono stati 5.400. In quasi vent’anni di estrazioni, che avrebbero dovuto creare crescita e occupazione, la Basilicata non è riuscita a contrastare la disoccupazione , che sfiora il 13 per cento, mentre il Pil regionale, secondo l’Unione delle Camere di commercio, è sceso del sette per cento, due punti in più rispetto al dato nazionale. Non si è fermata neanche la così detta fuga di cervelli: ogni anno, stima la Banca d’Italia, un laureato su cento lascia la regione Basilicata per andare a lavorare al Nord oppure all’estero.

“Qualcosa certamente non è andato come volevamo”, riconosce  Giuseppe Alberti, sindaco di Viggiano, il comune della valle che raccoglie le maggiori royalties dal petrolio:Gli accordi del 1998 tra la regione e l’Eni sullo sfruttamento e la ricaduta occupazionale, prevedevano corsi di formazione e assunzione di lavoratori locali – e mi riferisco a ingegneri, tecnici e operai specializzati. Questo non è avvenuto. Ma c’è sempre tempo per cambiare le cose, visto che si parla di un nuovo accordo”.

Ascolta il sindaco Giuseppe Alberti su “Sviluppo e occupazione”

Il nuovo accordo del quale parla il sindaco è una intesa tra Stato e Regione per aumentare le concessioni e le relative royalties, che passerebbero dall’attuale sette al dieci per cento. A prezzo dunque di  un aumento dei pozzi e della possibile attivazione di una quinta linea all’interno del Centro Oli, l’impianto costruito dall’Eni dove il petrolio lucano viene ripulito da acqua, gas e zolfo. L’obiettivo è arrivare a lavorare più di 150 mila barili al giorno di petrolio.

I motivi dei ritardi nel rilancio economico della Val D’Agri, vanno ricercati in una eccessiva burocrazia nella gestione dei fondi. Il Pov stabilisce quattro linee guida: Infrastrutture, sostegno alle attività produttive; salvaguardia e miglioramento dell’ambiente e elevazione della qualità della vita. I soldi per le infrastrutture sono destinati direttamente ai comuni, che definiscono gli interventi urgenti. Tutto questo denaro però non rientra nei bilanci correnti ma rimane nelle casse dalla Regione, con una trafila (dal comune al Pov, dal Pov alla Regione, dalla Regione al comune) che crea problemi e paradossi.

Tutta questa procedura – spiega un impiegato comunale dell’area della Val d’Agri che chiede di rimanere anonimo – comporta spesso lunghi tempi di attesa. Si arriva anche a quattro mesi dopo la fine dei lavori. È qua sta il problema. Perché le imprese appaltatrici chiedono gli interessi di mora all’amministrazione che ha commissionato il lavoro. E i soldi per pagarli vengono presi dal bilancio ordinario. E così molti Comuni si ritrovano con conti in rosso ma con quasi due o tre milioni di euro bloccati alla Regione che non può spendere se non per interventi prefissati nel Pov.

Per quanto riguarda invece gli incentivi alle aziende è la stessa Regione a stabilire gli interventi.

Un fondo di 134 milioni di euro è destinato ad aiutare le piccole e medie imprese ad ammodernare, delocalizzare, ristrutturare, ampliare o creare nuove attività. In tutto sono 1.418 le iniziative finanziate, 916 delle quali in ambito agricolo. Solo 863 progetti sono stati però effettivamente conclusi o avviati, contribuendo alla creazione di 550 nuovi posti di lavoro. Quasi 400 però le aziende che hanno rinunciato all’incentivo e tutte del settore agricolo. Certo strade danneggiate o assenti non aiutano ma quello che crea più problemi è che nessuno vuole comprare alimenti dove si estrae petrolio.

Antonio Capogrosso (testimonianza video) è un agricoltore che abita nella contrada le Vigne del comune di Viggiano, il maggiore della zona. Dopo aver fatto l’artigiano per anni aveva deciso di smettere per dedicarsi al suo sogno: coltivare e veder crescere le sue piante. Aveva comprato terreni in quella che lui definiva un’ oasi e si era costruito una piccola casa. Poi però hanno costruito il Centro Oli dell’Eni e quel idillio si è trasformato in un incubo. “Io ho sempre prodotto vino e olio. Ne facevo in abbondanza e molto lo scambiavo con agricoltori del Vallo di Diano. Davo via la metà del mio prodotto, in cambio prendevo tutto quello che non producevo e così riuscivo a vivere. Adesso nessuno lo vuole più e ho la cantina stracolma. Ho smesso di coltivare”.

Dal suo balcone si vede la pianura, poi l’occhio sbatte sull’enorme blocco di cemento e acciaio del Centro Oli e il paesaggio svanisce: “Eravamo in tanti ad abitare questa zona, adesso siamo rimasti in pochi. Le abitazioni sono vuote e molti sono andati via. Chi è rimasto cerca di vendere per fuggire, ma nessuno compra vicino a dove si lavora il petrolio. La mia preoccupazione è che qui sarà una nuova Casal Monferrato”, un allusione alla cittadina in provincia di Alessandria, dove la fabbrica Amiantit per più di trent’anni ha prodotto lastre in fibrocemento-aminato, ignorando i rischi per la salute di cittadini e lavoratori.

Molti cittadini e diverse associazioni a tutela della salute nate in questi anni temono che solo quando tutto sarà finito, e non ci sarà più da trivellare, verranno comunicati i rischi dell’impianto. Una legge dello Stato, infatti, definisce il centro Oli ad alto rischio rilevante.

I controlli effettuati fino ad oggi, da parte dell’Arpab e Agrobios (una struttura di ricerca per innovazioni in campo agro-industriale) hanno dato risultati incostanti. Molto spesso a fornire i dati ufficiali è la stessa Eni, che con cadenza trimestrale comunica alla Regione i livelli di sostanze immesse in atmosfera. Per capire se c’è una correlazione tra l’aumento dei tumori, riportato dal registro dei tumori della Basilicata, e le sostanze trattate all’interno del Centro Oli servirebbe un’indagine epidemiologica nel centro stesso.

Il Centro Oli è, d’altra parte, anche una fonte di reddito, con un indotto diretto di 120 aziende, 15 delle quali con sede legale in Basilicata e presenti nella zona industriale di Viggiano, secondo i calcoli di Davide Bubbico, ricercatore dell’Università di Salerno. Per l’acquisto di materiali sono coinvolte 400 imprese, anche se solo 60, comprese le 15 direttamente coinvolte, sono lucane. Tutto questo ha generato un aumento dei posti di lavoro: nelle sei aziende maggiormente legate all’Eni, dal 2009 l’occupazione è passata da 150 a 220 addetti (340 con i lavoratori a tempo determinato). Nel complesso il Centro Oli e il suo indotto danno lavoro a poco più di duemila persone. Ma meno della metà sono lucane.

“Dirigenti, tecnici e ingegneri, vengono tutti da altre regioni – dice Gianbattista Mele, consigliere di minoranza del comune di Viggiano – qui l’Eni prende solo le maestranze con qualifiche basse, e solo per pochi mesi. E a volte neanche quelle. Eppure le persone preparate ci sono, ma preferiamo lascarle partire”.

Ascolta Giambattista Mele su “Royalties, sviluppo e occupazione”

In una terra, quella lucana, che da sempre vive l’incubo dell’ emigrazione, tutto questo diventa sempre più insopportabile per gli abitanti, che vedono morire i paesi e svendere il proprio territorio. Alla sera guardando la valle dal monte Volturino, per un tratto gli occhi incontrano solo le tenui luci dei paesini in lontananza. A rompere quell’armonia ci pensa il bagliore del gigante d’acciaio, a ricordare a tutti chi adesso è il padrone di quella terra incantata.

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Tasso di disoccupazione http://ifg.uniurb.it/network/collazzo/2012/04/19/tasso-di-disoccupazione/ http://ifg.uniurb.it/network/collazzo/2012/04/19/tasso-di-disoccupazione/#comments Thu, 19 Apr 2012 20:33:01 +0000 collazzo http://ifg.uniurb.it/network/collazzo/?p=1009 [continua a leggere]]]> Il tasso di disoccupazione in Basilicata sfiora il 12% e continua a crescere. Le difficoltà di rilanciare la crescita sono molteplici. La mancanza di infrastrutture, una classe imprenditoriale pressochè assente e la scarsa capacità di sfruttare le risorse presenti a proprio vantaggio comportano continui posti di lavoro in meno.
Fonte Istat

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Persone in cerca di occupazione e tasso di disoccupazione per sesso, regione e provincia -
Anno 2011 (dati in migliaia e in percentuale)
REGIONI E PROVINCE Persone in cerca di occupazione Tasso di disoccupazione
Maschi Femmine Maschi e femmine Maschi Femmine Maschi e femmine
BASILICATA 15 10 25 11,2 13,2 12,0
Potenza 9 6 15 10,4 11,7 10,9
Matera 6 4 11 12,7 16,0 13,9
ITALIA 1.114 993 2.108 7,6 9,6 8,4

Non forze di lavoro in complesso e tasso di inattività (15-64 anni) per sesso, regione e provincia
Anno 2011 (dati in migliaia e in percentuale)
REGIONI E PROVINCE Non forze di lavoro Tasso di inattività (15-64 anni)
Maschi Femmine Maschi e femmine Maschi Femmine Maschi e femmine
Basilicata 62 116 178 31,9 59,8 45,8
Potenza 43 75 118 33,6 59,5 46,5
Matera 19 41 60 28,7 60,3 44,5
ITALIA 5.316 9.656 14.972 26,9 48,5 37,8

 

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Viggiano: tanti soldi e una crescita che stenta a decollare http://ifg.uniurb.it/network/collazzo/2012/04/19/viggiano-tanti-soldi-e-una-crescita-che-stenta-a-decollare/ http://ifg.uniurb.it/network/collazzo/2012/04/19/viggiano-tanti-soldi-e-una-crescita-che-stenta-a-decollare/#comments Thu, 19 Apr 2012 18:17:21 +0000 collazzo http://ifg.uniurb.it/network/collazzo/?p=975 [continua a leggere]]]> Se la maggior parte dei comuni italiani soffre per i tagli agli enti locali, in Basilicata c’è ne uno che naviga nell’oro, o meglio nell’oro nero. Viggiano, un paesino di 3.170 abitanti in provincia di Potenza, percepisce nove milioni di euro all’anno di royalties derivanti dal petrolio. Ma tutto questo denaro non ha generato molta crescita né molta occupazione. Metà sono stati spesi in opere pubbliche, spesso inutili. Una parte in borse di studio e incentivi alla formazione, che non hanno avuto ricaduta sul territorio. E un’ultima parte in interventi a sostegno delle imprese e del turismo. Peccato che nessuno voglia comprare prodotti o visitare dei luoghi dove si estrae petrolio.

Viggiano infatti oltre ad ospitare 25 dei 39 pozzi attivi in tutta la Val d’Agri, è il Comune dove nel 1996 si scelse di collocare un Centro Oli per la raccolta e la prima lavorazione del greggio, il paese simbolo della deludente convivenza tra petrolio e società in tutta la valle. Alcune aziende, pur avendo ammodernato le strutture, hanno visto però calare i ricavi. I prodotti perdevano valore e restavano invenduti.

È il caso di Gaetano Sassano (vedi testimonianza video), che ha un’azienda familiare nella contrada Giardini di Viggiano, dove alleva bovini e produce vino. “Da quando sono spuntati i pozzi – dice il signor Sassano – per me è stata la fine. Ne ho due a meno di cento metri dalle mie terre. Lo scorso anno ho dovuto tagliare gran parte del vigneto perché producevo troppo e non riuscivo venderlo. Non lo vuole più nessuno, neanche regalato”. A preoccupare Gaetano Sassano non c’è solo l’uva che resta sulle sue viti, da qualche tempo infatti le sue mucche hanno iniziato a morire senza alcun motivo: “In meno di un mese ne ho seppellite 15 e nessuno sa darmi un spiegazione”.

C’è poi chi di benefici non ne ha visti, come Giovanna Corbisiri (vedi testimonianza video), che abita nella località le Vigne a meno di cinquecento metri dal Centro Oli. Da quasi 14 anni vive tra il rumore e la puzza che si sprigiona dall’impianto dell’Eni. “L’unica cosa che mi ha portato il petrolio sono le vibrazioni quando portano l’impianto al massimo della potenza e l’odore simile alle uova marce”. Se le parli di lavoro, la signora Corbisiri storce il naso: “Mio marito sono anni che lavora in una fabbrica a Novara, torna il sabato e riparte la domenica. Dei miei figli uno ha perso il posto che aveva a Cremona, l’altro ha un contratto a tre mesi con una ditta della zona. Qui siamo ricchi solo di promesse”. Poi si ferma un attimo alza la mano e indica le sue piante: “ecco quello che ci ha portato il petrolio. Solo morte. La mia uva è tutta secca”.

Il sindaco di Viaggiano, Giuseppe Alberti, pur consapevole dei problemi, non se la sente di stabilire un rapporto di causa ed effetto tra i fumi dell’impianto dell’Eni e i danni all’agricoltura o la morte di bestiame: “Dire che l’attività estrattiva sia a impatto zero equivale a mentire – dice – Allo stesso modo dire con certezza che quella attività crea situazioni di invivibilità nella zona è eccessivo”. Per Alberti occorrono dei dati certi per dimostrare questa tesi: “Una valutazione su possibili danni all’ambiente come alla salute, non possono farsi in un medio periodo, occorre del tempo e studi seri. Noi certamente cercheremo di capire, ma per adesso occorre non lanciarsi in ipotesi fantasiose”.

Ascolta il sindaco Giuseppe Alberti su “I rischi del centro oli”

C’è chi invece, come Maurizio Bolognetti, segretario regionale dei Radicali, crede che il petrolio abbia portato più inquinamento che progresso. “Per gli abitanti della Val d’Agri, in particolare per quelli di Viggiano, il denaro che è arrivato non ha cambiato minimamente la loro condizione di vita”. Una cosa, però il petrolio sembra averla cambiata, dice Bolognetti, i rischi per la salute dei cittadini si sono triplicati. “ Se si guarda il registro dei tumori in Basilicata negli ultimi vent’anni c’è stato un aumento tale da superare il trend nazionale. “ Nel 2000 –dice Bolognetti- si diceva che nella sola Regione c’erano novecento siti contaminati e la metà erano figli delle prospezioni petrolifere”.

Ascolta Maurizio Bolognetti:”Per quindici anni poca chiarezza”

Ascolta il medico di Viggiano Giambattista Mele: “I rischi per la salute”

In quasi vent’anni però il volto di Viggiano è cambiato. Le strade che attraversano il centro sono nuove, come i marciapiedi, i palazzi storici, i giardini e le targhe in marmo. Ma spostandosi verso la campagna si incontrano manti stradali danneggiati, carreggiate strettissime e molte abitazioni abbandonate. “Sono stati stanziati molti soldi per costruire opere mastodontiche – afferma Giambattista Mele, consigliere di minoranza e medico di Viggiano – Un centro sportivo, un campo da tennis, una piscina, un parco per i ragazzi immerso nel verde, campi da sci e rifuggi. Strutture certamente utili, Il problema però è chi le utilizzerà una volta che tutti saranno andati via? Come faremo a fare della manutenzione quando non ci saranno più le royalties? Sono domande senza risposte, nessuno ne vuole sentir parlare adesso e si continua a procrastinare. Quello che è mancato è stato uno studio sulle possibilità di utilizzo delle royalties. Bisognava fare degli studi di fattibilità per capire come e dove spendere questi soldi. Adesso è tardi”.

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Le difficoltà di vivere vicino al Centro Oli http://ifg.uniurb.it/network/collazzo/2012/04/19/le-difficolta-di-vivere-vicino-al-centro-oli/ http://ifg.uniurb.it/network/collazzo/2012/04/19/le-difficolta-di-vivere-vicino-al-centro-oli/#comments Thu, 19 Apr 2012 18:13:16 +0000 collazzo http://ifg.uniurb.it/network/collazzo/?p=971 [continua a leggere]]]> “Di ricchezza il petrolio a me non ha portato nulla”. La signora Giovanna Corbisiri, abitante della contrada le Vigne del comune di Viggiano, vive vicinissimo al Centro Oli e da anni ormai la sua vita è diventata un inferno. Un marito che lavora al Nord, un figlio disoccupato e uno con brevi contratti a termine con un subappaltatore. Per lei l’oro nero brilla, ma lontano da casa sua.

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L’agricoltore: “Nessuno vuole i miei prodotti” http://ifg.uniurb.it/network/collazzo/2012/04/19/lagricoltore-nessuno-vuole-i-miei-prodotti/ http://ifg.uniurb.it/network/collazzo/2012/04/19/lagricoltore-nessuno-vuole-i-miei-prodotti/#comments Thu, 19 Apr 2012 18:09:54 +0000 collazzo http://ifg.uniurb.it/network/collazzo/?p=966 [continua a leggere]]]> Antonio Capogrosso e sua moglie Domenica, abitano nella contrada Le Vigne nel comune di Viggiano. Dopo una vita passata nella sua bottega da artigiano a sessant’anni aveva deciso di dedicarsi al suo più grande sogno da quando era ragazzo: “In questa oasi pensavo di poter trascorrere la mia vecchiaia facendo l’agricoltore. Tutto quello che producevo lo scambiavo con altri contadini” Ma da quando nel 1996 l’Eni ha costruito il Centro Oli, dove si lavora tutto il petrolio della Val d’Agri, la sua vita è cambiata. “Oggi nessuno vuole più i miei prodotti e ho la cantina stracolma di vino e oli”.

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L’imprenditore: due pozzi a cento metri http://ifg.uniurb.it/network/collazzo/2012/04/19/limprenditore-due-pozzi-a-cento-metri/ http://ifg.uniurb.it/network/collazzo/2012/04/19/limprenditore-due-pozzi-a-cento-metri/#comments Thu, 19 Apr 2012 18:07:34 +0000 collazzo http://ifg.uniurb.it/network/collazzo/?p=964 [continua a leggere]]]> Gaetano Sassano è un piccolo imprenditore del comune di Viggiano. Prima dell’arrivo del petrolio, grazie alla sua azienda agricola, riusciva a vivere. Sono bastati due pozzi a meno di cento metri dai suoi terreni a ridurgli drasticamente il suo fatturato. “Vivo con questi pozzi vicino casa – dice il signor Sassano – e da allora non riesco più a fare del buon vino. Una volta mi è capitato di vedere del fumo denso uscire dal camino di scarico, non si riusciva a respirare tanto era forte l’odore”. In caso di incidenti non sa cosa fare. I controlli vengono fatti da una sola persona che con una macchina gira tra i vari pozzi. “Il problema grave è che se si verifica qualcosa – continua  – dal Centro Oli lo scoprono solo se qualcuno sta verificando l’area”.

Ecco la sua storia:

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Il contentino: 100 euro di benzina all’anno

Video/L’agricoltore: “Nessuno vuole i nostri prodotti”
Video/Quei pozzi che spaventano i turisti
Video/”Qui siamo ricchi solo di promesse”

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Tasso di occupazione http://ifg.uniurb.it/network/collazzo/2012/04/19/tasso-di-occupazione/ http://ifg.uniurb.it/network/collazzo/2012/04/19/tasso-di-occupazione/#comments Thu, 19 Apr 2012 17:29:31 +0000 collazzo http://ifg.uniurb.it/network/collazzo/?p=1003 [continua a leggere]]]> Fonte Istat

Materiali correlati:

Grafico produzione greggio-royalties
Fondi stanziati ai comuni per infrastrutture
Investimenti previsti dal Pov
Tasso di disoccupazione


Forze di lavoro in complesso e tasso di attività (15-64 anni) per sesso, regione e provincia -
Anno 2011 (dati in migliaia e in percentuale)
REGIONI E PROVINCE Forze di lavoro Tasso di attività (15-64 anni)
Maschi Femmine Maschi e femmine Maschi Femmine Maschi e femmine
BASILICATA 134 79 213 68,1 40,2 54,2
Potenza 85 52 137 66,4 40,5 53,5
Matera 49 27 76 71,3 39,7 55,5
ITALIA 14.733 10.342 25.075 73,1 51,5 62,2

Occupati in complesso e tasso di occupazione (15-64 anni) per sesso, regione e provincia -
Anno 2011 (dati in migliaia e in percentuale)
REGIONI E PROVINCE Occupati Tasso di occupazione (15-64 anni)
Maschi Femmine Maschi e femmine Maschi Femmine Maschi e femmine
BASILICATA 119 68 188 60,4 34,9 47,6
Potenza 76 46 122 59,4 35,8 47,6
Matera 43 23 66 62,2 33,2 47,7
ITALIA 13.619 9.349 22.967 67,5 46,5 56,9

Occupati per settore di attività economica , posizione , regione e provincia – Anno 2011
(dati in migliaia)
REGIONI E PROVINCE Agricoltura Industria di cui: in senso stretto Servizi Totale
Dip Indip Tot Dip Indip Tot Dip Indip Tot Dip Indip Tot Dip Indip Tot
BASILICATA 9 7 16 43 9 52 28 3 32 86 34 120 139 49 188
Potenza 5 4 9 29 6 35 20 2 22 57 22 78 90 32 122
Matera 4 3 7 14 3 17 9 1 10 30 12 42 48 17 66
ITALIA 413 438 850 5.226 1.312 6.538 4.089 603 4.692 11.601 3.978 15.579 17.240 5.727 22.967

 

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