Associazioni tra Italia e Cina, un ponte tra due culture
Pubblicato il 29/04/2012
TORINO – Per chi vuole avvicinarsi alla comunità cinese non c’è posto migliore di Porta Palazzo. Duemila dei 6000 cinesi residenti a Torino (dati comune di Torino) abitano in questa zona. Vivere e avere un commercio nei dintorni della multiculturale Piazza della Repubblica, dove si trovano studi di avvocati e commercialisti cinesi e la pizzeria più frequentata dagli italiani nella zona (è a gestione familiare cinese) permette a chiunque sia interessato di avvicinarsi. Per chi vive altrove, ci sono le associazioni che offrono un’occasione di incontro. Quelle più votate verso gli italiani sono il Confucio, Avvicina, Amicizia Italia Cina e l’associazione Immigrati Cinesi Uniti in Piemonte, quella che si rapporta di più con le istituzioni torinesi in quanto rappresentante della comunità.
ISTITUTO CONFUCIO – Proprio dalla Cina arrivano, in maniera del tutto priva di fini di lucro, cinesi reclutati dal ministero per l’educazione della Repubblica Popolare Cinese per trasmettere i valori, la cultura e la lingua del loro paese. Un modo per farci apprendere una parte di un mondo che non conosciamo. Negli ultimi anni la Cina e i cinesi sotto la Mole hanno visto crescere l’interesse nei loro confronti. “Questo accade – analizza Stefania Stafutti, direttrice del Confucio – soprattutto da quando la Cina non è più un paese in via di sviluppo, ma è diventato un paese ricco”.
L’Istituto Confucio nasce a Torino nel 2008. Fa parte di una rete mondiale di oltre 300 centri sparsi in 80 stati (10 in Italia) frutto dall’accordo di collaborazione tra l’Università degli Studi di Torino, il Centro di Alti Studi sulla Cina Contemporanea (CASCC), la East China Normal University (ECNU) e lo Hanban, ossia il ministero del’Istruzione cinese. “Perché gli italiani vengono a lezione da noi? Sono incuriositi- spiega la Stafutti – i più giovani pensano soprattutto alla lingua, convinti che possa diventare una competenza in più da giocarsi nel mondo del lavoro. Poi, una volta avvicinati, spesso cominciano a partecipare alla vita dell’associazione. Lezioni ed eventi sono aperti a tutti. Festeggiamo il capodanno cinese e il Natale: l’istituto organizza serate che mescolano ricorrenze italiane e cinesi”.
La cosa più sorprendente è la partecipazione attiva di giovani cinesi della terza generazione, ormai quasi italiani: “Vogliono recuperare la lingua e la cultura di genitori e nonni. Una volta essere cinese era quasi una vergogna. Oggi la Cina è una potenza mondiale. E’ sotto gli occhi di tutti e i giovani sono sempre più orgogliosi della loro appartenenza”.
Tante le proposte dell’associazione: si va dall’organizzazione eventi ai convegni alle serate all’insegna della musica tradizionale cinese maoista o anche il rock made in Cina, andato in scena più volte all’Hiroshima Mon Amour di Torino. Non mancano corsi e a convegni su vari aspetti della vita culturale integrata. “Cerchiamo di mettere insieme aspetti della cultura alta con gli aspetti della cultura più popolare. Per mettere in contatto gli studenti cinesi che studiano in Italia con gli italiani abbiamo creato ‘la giornata dell’amicizia’ che prevede giochi, gare e buffet rigorosamente italo-cinesi. Ogni anno l’istituto, come tutti gli altri Istituti Confucio italiani partecipa il Chinese Bridge, una competizione internazionale di studenti che gareggiano sia misurandosi in gare linguistiche sia culturali, ed esempio legate al canto o alla riproduzione di brani con strumenti musicali cinesi. I migliori studenti italiani partecipano a una finale che si tiene a Pechino”.
AVVICINA – Far conoscere alle famiglie cinesi la storia di Iorino, la cultura italiana e viceversa agli italiani quella cinese. Ecco lo scopo dell’associazione Avvicina secondo il suo presidente e fondatore, Cheng Ming. “Naturalmente noi diamo solo degli input, ma siamo convinti che sia questa la strada giusta. Cerchiamo di convincere italiani e cinesi che con la reciprocità non si rinuncia alla propria cultura”. Avvicina è un’associazione nuova, di quelle nate da poco a Torino, con un presidente e dei collaboratori giovanissimi. Le iniziative promosse sembrano soddisfare il loro promotore: “Ci sono parecchi risultati positivi – sottolinea Ming – tantissimi italiani sono venuti da noi a imparare il cinese. Secondo me sono soprattutto i ragazzi italiani a potersi avvicinarsi alla cultura cinese. E i ragazzi cinesi della seconda e terza generazione naturalmente, che possono fare da ponte tra gli italiani e i cinesi delle altre generazioni. Noi offriamo buone occasioni per fare il primo passo”. E’ ottimista la visione di Ming per il futuro. Per il presente non ha dubbi: “Da uno a 10 quanto è integrata la comunità cinese a Torino? Io darei al massimo un 5. C’è ancora tanto da fare. Noi sappiamo che tantissimi italiani non ci conoscono, tanto è vero che i politici non ci considerano”.
ASSOCIAZIONE ITALIA-CINA – Non tutte le associazioni riescono a proseguire il loro lavoro senza incappare in problemi economici. Poco fuori Torino, a Barge, dove esiste una nutrita comunità cinese, l’associazione Italia-Cina, ha dovuto interrompere i suoi corsi in via temporanea per mancanza di fondi. E’ un peccato perché l’Italia-Cina ha un sacco di idee nuove ed già rivoluzionaria visto che il suo presidente è una donna, Sandra Guan. L’idea di fondare un’associazione è venuta a un gruppo di amici italo-cinesi 3 anni fa. “Visto che noi conoscevamo bene entrambe le culture – racconta Sandra – e sapendo quali sono le difficoltà per un cinese catapultato in Italia, abbiamo deciso di cercane di dare una mano. Se per esempio un giovane cinese arriva qui a Torino e ha problemi di lingua non riesce a seguire i corsi a scuola. Si scoraggia, lascia l’istruzione e va a fare un lavoro cinese. Le decisioni di un ragazzo a 15-16 anni sono importanti, è a un bivio della sua vita. Noi ci siamo passati e sappiamo benissimo come ci si sente. Avessimo avuto una mano da qualcuno avremmo avuto vita molto più facile”.
ASSOCIAZIONE A.I.C.U.P. – “Oggi come ieri a Torino l’integrazione è molto difficile”. Paolo Hu, presidente dell’Associazione Immigrati Cinesi Uniti in Piemonte, vive da trent’anni in Italia. Sua figlia è vigile presso il comune di Torino. E’ perfettamente integrato eppure è convinto del fatto che “c’è ancora tanta strada da percorrere e le nostre due culture viaggiano ancora binari diversi”. Le associazioni tentano di ridurre questo divario ma “si fanno concorrenza tra loro. Io penso serva un grande luogo di incontro per uno scambio culturale. Uno spazio di circa 3000 metri quadri per l’incontro di cinesi e italiani di tutte le associazioni. Ho già provato a richiederlo al comune ma senza successo, per ora”.