Mani di 'fatica' nel rione Sanità » Centro http://ifg.uniurb.it/network/siragusa Solidarietà, miseria e ingegno. Il lavoro nel ghetto di Napoli - di Antonio Siragusa Thu, 27 Mar 2014 20:32:41 +0000 en-US hourly 1 http://wordpress.org/?v=3.5.1 Solidarietà, miseria e ingegno. Il lavoro nel ghetto di Napoli - di Antonio Siragusa Mani di 'fatica' nel rione Sanità no Solidarietà, miseria e ingegno. Il lavoro nel ghetto di Napoli - di Antonio Siragusa Mani di 'fatica' nel rione Sanità » Centro http://ifg.uniurb.it/network/siragusa/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it/network/siragusa/category/centro/ Padre urlatore, figli ‘fruttaioli’ “Il mercato è la nostra casa” http://ifg.uniurb.it/network/siragusa/2012/04/20/il-mercato-e-la-nostra-casa/ http://ifg.uniurb.it/network/siragusa/2012/04/20/il-mercato-e-la-nostra-casa/#comments Fri, 20 Apr 2012 14:23:52 +0000 siragusa http://ifg.uniurb.it/network/siragusa/?p=79 NAPOLI – Il cuore pulsante della Sanità è il mercato rionale, aperto tutti i giorni dall’alba al tramonto nella zona dei Vergini. Quasi tutti i venditori ambulanti si lamentano della crisi, del calo di clienti e dell’aumento dei prezzi della benzina. “Clementine a 1 euro, zucca a 1 euro al kilo, dieci teste di carciofi a 3 euro, tre teste di finocchio a 1 euro, insalata 50 centesimi. I prezzi sono abbordabili – dice Ciro – ma la gente quest’anno sta spendendo la metà della metà rispetto agli anni passati”.

Questo è un mestiere che si tramanda di padre in figlio. “Noi siamo la terza generazione, è da più di 100 anni che siamo qua – dice Gaetano Moccia, che gestisce insieme ai fratelli una bottega ortofrutticola in via Fuori porta san Gennaro – E ce ne sarà pure una quarta: questo lavoro ce l’abbiamo nel sangue, lo facciamo con passione”.

Il padre di Gaetano si chiama Vincenzo e ha 80 anni. Cappellino e benda sull’occhio sinistro, sta sulla porta della bottega e urla, utilizzando il diaframma come un cantaor flamenco. Gli si gonfia anche una vena sul collo quando emette i suoni. Nelle belle giornate, si porta una sedia di legno e inizia a gridare per attirare i clienti, elencando le offerte del giorno. Quello che dice è incomprensibile per chi non è del rione, ma sembra avere grande successo perché decine di persone si fermano a comprare la frutta e gli ortaggi. A gestire l’attività, ora che lui è anziano, sono i figli ma lui continua a dare il suo contributo da urlatore.

“Non abbiamo risentito molto della crisi perché vendiamo a prezzi ‘di battaglia’ – spiega Gaetano – Guadagniamo sul quantitativo. Con la concorrenza, però, ora dobbiamo lavorare più di un tempo. E inventarci qualcosa che gli altri fruttivendoli non hanno. Mio padre è ormai l’unico vecchio che urla al mercato, è la sua passione e alla gente piace perché molti anni fa ce n’erano tanti come lui. Così ce lo portiamo dietro e lo mettiamo lì a fare un po’ di teatrino. Comunque, anche se la crisi è brutta, riusciamo a difenderci”.

 

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Le due vite di Vittoria: fotografa e donna delle pulizie http://ifg.uniurb.it/network/siragusa/2012/04/19/vittoria-fotografa-e-donna-delle-pulizie/ http://ifg.uniurb.it/network/siragusa/2012/04/19/vittoria-fotografa-e-donna-delle-pulizie/#comments Thu, 19 Apr 2012 14:24:38 +0000 siragusa http://ifg.uniurb.it/network/siragusa/?p=81 NAPOLI – Vittoria Di Giovanniniello sfida la crisi facendo due lavori: la collaboratrice domestica e la fotografa. Racconta la sua storia in un piccolo studio fotografico allestito dalla Rete Sanità al Supportico Lopez. “Facevo le fotografie alle recite di uno dei miei quattro figli. Un’amica le ha viste e se ne è innamorata, così mi ha consigliato di organizzare una mostra con le altre mamme che avevano la mia stessa passione. Abbiamo iniziato a uscire, con la pioggia e il sole, per fotografare la vita del nostro quartiere. Alla fine siamo riuscite ad organizzare la mostra, che è stata un successone.”

“Ormai non posso più separarmi dalla macchina fotografica, ce l’ho sempre con me. Mi chiamano spesso per lavorare alle comunioni, ai compleanni e ai battesimi. E quest’anno vorrei anche dedicarmi ai matrimoni, ma non so se sono pronta. Ho ancora tanto da imparare”.
Eppure Vittoria continua a fare quello che ha sempre fatto da quando, giovanissima, è diventata madre per la prima volta. “Non posso permettermi di fare solo la fotografa, non guadagno abbastanza. Continuo a fare anche la donna delle pulizie: il lavoro nobilita l’uomo e non mi sono affatto montata la testa per il talento artistico che ho scoperto di avere.”

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La fabbrica ha chiuso, arriva il “microaiuto” della serenità http://ifg.uniurb.it/network/siragusa/2012/03/31/microcredito-bomboniere/ http://ifg.uniurb.it/network/siragusa/2012/03/31/microcredito-bomboniere/#comments Sat, 31 Mar 2012 14:58:23 +0000 siragusa http://ifg.uniurb.it/network/siragusa/?p=87 NAPOLI – Dopo la chiusura della sua fabbrica, Salvatore Catapano ha dovuto lasciare il lavoro che amava: decorare bomboniere. Ha così deciso di aprire un negozio di bomboniere e di articoli da regalo insieme alla moglie in via Macedonio-Melloni. All’inizio non è stato facile, poi un amico gli ha detto che nel rione Sanità esiste un sistema di microcredito per le piccole attività commerciali. Simile a quello nato nei paesi in via di sviluppo per favorire l’accesso ai servizi finanziari a persone in condizioni di povertà o emarginazione.

Un sistema che in Italia esiste dal 2006 e a Napoli è promosso da una rete di associazioni chiamata Rete Sanità e coordinata dal missionario comboniano Alex Zanotelli. Salvatore e la moglie hanno così ottenuto un finanziamento di 12 mila euro da Banca Popolare Etica. A interessi dell’1% e rimborsabili in sette anni. Una sorta di prestito d’onore.

“E’ stato un aiuto prezioso dopo aver avviato l’attività con le nostre forze. Mia moglie ha pianto per due ore quando ci hanno comunicato di aver ottenuto il finanziamento, che ci ha dato la possibilità di acquistare tutto il materiale per il Natale.”

“Per concedere il prestito, la banca ci richiedeva un locale già avviato con licenza e iscrizione alla camera di commercio. Inoltre non dovevamo avere carichi pendenti: quando abbiamo avuto prestiti in passato, li abbiamo sempre ripagati correttamente. Ha influito molto anche il fatto che io avessi perso il lavoro”.

Ma in un rione come la Sanità resta la diffidenza di molte persone rispetto a questo tipo di aiuto: “Molti non sono informati di questa possibilità, altri non credono che in tempi di crisi ci sia qualcuno che ti può dare davvero una mano. Pensano che non ci si possa fidare. E’ un peccato perché ora noi guardiamo al futuro con più ottimismo.  Anche se io e mia moglie non abbiamo più vita privata, siamo sempre in negozio”.

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I moti spontanei della gente Caiafa e l’urlo del rione http://ifg.uniurb.it/network/siragusa/2012/02/13/antonio-caiafa-vi-racconto-i-moti-spontanei-del-rione/ http://ifg.uniurb.it/network/siragusa/2012/02/13/antonio-caiafa-vi-racconto-i-moti-spontanei-del-rione/#comments Mon, 13 Feb 2012 11:03:23 +0000 siragusa http://ifg.uniurb.it/network/siragusa/?p=373  NAPOLI – “Rimarrei qua per tutta la vita, anche se è difficile trovare un lavoro stabile. Ora  sto pensando di aprire un negozio di prodotti biologici, ma ci sono diverse cose del quartiere che cambierei”.
Antonio Caiafa è un lavoratore precario. Ama il suo quartiere e lo racconta da anni. Ogni giorno  scende in strada in cerca di uno spunto per scrivere un articolo sul suo blog, che è una vera e propria voce del quartiere  Sanità.

In passato ha dato vita a una radio del quartiere e ha realizzato due bellissimi documentari, presentati anche in alcuni festival internazionali. Uno sull’arte dei guantai, dopo aver scritto una tesi in Sociologia su questo tema; l’altro sulle iniziative spontanee (da cui il titolo “I moti spontanei“) dei cittadini per riappropriarsi degli spazi pubblici: le proteste contro l’apertura di un supermercato al posto del vecchio cinema, l’occupazione del parco pubblico San Gennaro e del cimitero delle Fontanelle, chiusi fino a quel momento.

“Nel quartiere metterei un servizio di ordine pacifico: se c’è anarchia per le strade, è soltanto perché non ci sono controlli. E poi il problema è che la regola non la conosce neanche chi dovrebbe insegnarla”.

 

 

 

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