I pescatori emiliani accusano i veneti: “State zitti perché prendete i soldi”


Pubblicato il 8/04/2014                          


In Veneto, dove il terminale GNL ha ufficialmente “residenza” c’è un altro clima completamente diverso da quello dell’Emilia Romagna. Anche qui i pescatori lamentano una diminuzione delle catture, solo che i veneti non lo imputano al rigassificatore. Su tutte le banchine del Polesine, da Porto Viro fino a Scardovari, nessuno protesta, nessuno parla del terminal GNL come di un nemico della pesca e tutti assicurano che il pesce c’è. Certo, un po’ meno che in passato ma, si sa, il mare ha le sue fasi: se il pesce non c’è oggi ci sarà domani.

I pescatori del Veneto e quelli dell’alta Emilia Romagna lavorano nello stesso tratto di mare ma non potrebbero avere opinioni più diverse. Come mai? “I veneti non protestano perché hanno preso i soldi” è la frase che si sente pronunciare più di frequente nei porti dell’Emilia Romagna, da Goro fino a Cesenatico.

I soldi a cui i pescatori emiliani fanno riferimento sono quelli dell’accordo firmato il 20 febbraio 2008 con il quale Adriatic LNG si impegnava a erogare a favore del territorio una somma a “titolo di compensazione ambientale, riequilibrio ambientale e contributo allo sviluppo del territorio”.

L’importo, pari a poco più di 12 milioni di euro, è gestito dal Consorzio per lo sviluppo del Polesine (composto da Comuni, associazioni di categoria ed enti) che ha destinato, come stabiliva l’accordo, 2.450.000 euro al settore della pesca professionale del Polesine. “Un sacco di soldi” secondo le cooperative dell’Emilia Romagna, briciole secondo i diretti interessati.

Angelo Zanellato, presidente del Consvipo, spiega come vengono gestiti i fondi delle compensazioni e come sono stati investiti quelli destinati alla pesca.

 

 

 

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