Il crowdfunding del tifo » Modelli italiani http://ifgnetwork.uniurb.it/ruggiero Dalla Puglia al Veneto, l'azionariato popolare italiano che funziona Sun, 27 Apr 2014 22:44:08 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=3.8.1 Dalla Puglia al Veneto, l'azionariato popolare italiano che funziona Il crowdfunding del tifo no Dalla Puglia al Veneto, l'azionariato popolare italiano che funziona Il crowdfunding del tifo » Modelli italiani http://ifgnetwork.uniurb.it/ruggiero/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifgnetwork.uniurb.it/ruggiero/category/modelli-italiani/ Da Roma il primo supporters’ trust in Serie A con il sogno di un posto nel Cda http://ifgnetwork.uniurb.it/ruggiero/da-roma-il-primo-supporters-trust-in-serie-a-con-il-sogno-di-un-posto-nel-cda/ http://ifgnetwork.uniurb.it/ruggiero/da-roma-il-primo-supporters-trust-in-serie-a-con-il-sogno-di-un-posto-nel-cda/#comments Sun, 27 Apr 2014 22:30:35 +0000 http://ifgnetwork.uniurb.it/ruggiero/?p=29 da myroma.it

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Nell’estate 2009 l’As Roma cominciava una nuova stagione di serie A con due sconfitte di fila, che porteranno poi Luciano Spalletti a lasciare la panchina a Claudio Ranieri. I tifosi romanisti protestano contro la società presieduta ancora per l’ultimo anno da Rosella Sensi. L’anno successivo l’Unicredit, che ha rilevato il pacchetto di maggioranza della Italpetroli dei Sensi, venderà l’As Roma alla cordata di investitori americani che oggi ne è proprietaria.

In quell’agosto rovente Walter Campanile, all’epoca 32enne controllore del traffico aereo a Fiumicino e manco a dirlo tifoso romanista, apre quasi per gioco un gruppo su Facebook e lo chiama “My Roma”. Sarà la semina che vedrà fiorire dopo pochi mesi di confronto e discussione interna il primo Supporters’ trust della Serie A italiana.

MyRoma nasce a maggio 2010 come associazione senza scopo di lucro ed è animata da circa 500 soci-tifosi sparsi tra Roma e provincia. La quota di azioni non raggiunge ancora il 2% del capitale sociale: “Raccogliamo le quote dei piccoli azionisti per rappresentarli nelle asseblee dei soci – dice Campanile – il nostro obiettivo al prossimo aumento di capitale sarà puntare al 2,5% almeno: vogliamo avere un posto nel Cda”. Una dimensione per ora lontana dal modello tedesco del 50%+1 solo nei numeri: “Il nostro scopo principale è creare una comunità di tifosi – racconta il presidente Walter Campanile – abbiamo messo in piedi una struttura leggera che può fare a meno anche di una sede e dei relativi costi per concentrare tutti i nostri sforzi su ogni tipo di iniziativa che possa essere utile alla nostra squadra”.

Non c’è una regola che preveda la formazione di un trust di tifosi in una sociatà sportiva professionistica, ma neanche una che la vieti: “Agli inizi ci prendevano per pazzi – dice Campanile – e poi sono nate realtà simili alla nostra tra i tifosi del Torino e dell’Hellas Verona.” In Italia è frequente che si parli di azionariato popolare quando una società è in crisi economica “cioè quando ormai è troppo tardi – racconta Campanile – i soliti padroni delle società spesso provano a fare leva sull’orgoglio dei tifosi per salvare il club”. Una soluzione che può rivelarsi di respiro corto secondo Campanile: “Deve cambiare il modo di gestire la società, perché un tifoso-socio non farebbe mai del male al suo club, non si lancerebbe in acquisti azzardati se questi mettessero a rischio le casse societarie, tantomeno esporrebbe la propria squadra a una multa: noi prima de’ fà male alla Roma ce tajamo un braccio!”.

Dalla sua nascita, MyRoma ha dato vita a un gruppo di donatori di sangue, ha favorito la distribuzione allo stadio di apparecchi per non vedenti con radiocronaca dedicata e l’ingresso gratuito per gli under 14, giusto per citarne alcuni. Ma il vanto di Walter Campanile resta la battaglia legale, vinta, sulla tessera del tifoso: “Sono stati i nostri avvocati a favorire l’introduzione della Card Away – ricorda Campanile – abbiamo dimostrato che era possibile aggirare l’obbligo della tessera del tifoso imposta dal ministero dell’Interno. In pochi mesi ci sono state ottomila richieste che vogliono dire tanti tifosi in trasferta in più”.

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Treviso TVB, la storia d’amore di tifosi e capitani coraggiosi / VIDEO http://ifgnetwork.uniurb.it/ruggiero/treviso-tvb-la-storia-damore-di-tifosi-e-capitani-coraggiosi-video/ http://ifgnetwork.uniurb.it/ruggiero/treviso-tvb-la-storia-damore-di-tifosi-e-capitani-coraggiosi-video/#comments Sun, 27 Apr 2014 22:20:43 +0000 http://ifgnetwork.uniurb.it/ruggiero/?p=42 VIDEO - Uno dei club più titolati in Italia ha rischiato di scomparire per sempre. Quando i Benetton, unici proprietari da decenni, avevano deciso di ritirarsi, un manipolo di ex giocatori e centinaia di tifosi hanno messo una mano al cuore e un'altra al portafogli. Oggi la Treviso Basket sogna di tornare tra le grandi, senza rimpianti.]]> basket TrevisoTREVISO – “Dopo trent’anni di mecenatismo benettoniano, ci voleva tanta gente per compensare la loro uscita di scena”. Paolo Vazzoler è il presidente della Treviso Basket, ma prima di mettere la giacca per cercare di far quadrare i conti della società è stato capitano in campo. Come lui Riccardo Pittis, oggi general manager succeduto a un altro capitolo della storia cestistica trevigiana come Claudio Coldebella. Nel 2012 assieme ad altri ex giocatori e circa 700 tifosi-soci – con quote da almeno 100 euro ciascuno – hanno prima tentato di trattenere in serie A una delle squadre più titolate d’Italia. Il muro delle interpretazioni dei regolamenti è stato insormontabile e si sono ritrovati a ripartire dalla Promozione provinciale con gli under 19. Ne è seguito un salto di categoria e l’opportunità di una wild card che ha portato la Treviso Basket in Dnb, la quarta serie nazionale. 

A reggere le finanze della società, sul modello della già riuscita operazione del Varese Basket nel 2010, non solo ci sono i tifosi-soci ma in particolare l’Universo Treviso, un consorzio di imprenditori (quota di ingresso 1000 euro) che con i loro investimenti pubblicitari nelle uscite pubbliche delle squadre senior e giovanili hanno permesso che la pallacanestro a treviso potesse continuare a puntare in alto.

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Gli Ultrattivi Altamura, l’azionariato popolare puro a lievitazione naturale http://ifgnetwork.uniurb.it/ruggiero/gli-ultrattivi-altamura-lazionariato-popolare-puro-a-lievitazione-naturale/ http://ifgnetwork.uniurb.it/ruggiero/gli-ultrattivi-altamura-lazionariato-popolare-puro-a-lievitazione-naturale/#comments Sun, 27 Apr 2014 22:10:05 +0000 http://ifgnetwork.uniurb.it/ruggiero/?p=33 La festa dei cittadini altamurani per la promozione in prima categoria - foto di Pietro Facendola

La festa dei cittadini altamurani per la promozione in prima categoria – foto di Pietro Facendola

ALTAMURA – In quattro stagioni sono arrivati dalla terza alla prima categoria pugliese. Quattro anni senza un “patron”, ma con circa cento proprietari. Gli Ultrattivi Altamura hanno festeggiato la seconda promozione della loro breve storia davanti a più di mille tifosi assiepati sulle gradinate del “Cagnazzi”, storico rettangolo in terra battuta.

Quello altamurano è il trionfo dell’azionariato popolare totale in salsa italiana. Partito nel 2009 da un gruppo di under 30 con il finanziamento “Principi Attivi” della Regione Puglia dedicato alle iniziative giovanili culturali e sociali, il progetto ha raccolto 5 mila iscritti al sito pronti a sostenere la squadra che stava per nascere. Con un sondaggio online si è scelta la strada da seguire: “Bocciata l’acquisizione di un titolo sportivo già esistente – racconta il presidente Giacinto Fiore – siamo partiti per scelta dalla terza categoria, siamo abituati a soffrire”. Il 2009 era l’anno dell’Altamura dei record… negativi: oltre 300 gol subiti dalla Leonessa Altamura che guadagnò gli onori delle telecamere di Quelli che… il calcio, con Simona Ventura divertita a sfottere i malcapitati: “Noi under 30 di allora però guardavamo quel che succedeva da tempo in Spagna e Germania – dice Fiore – con il coinvolgimento della gente facevano crescere la propria squadra e sfruttando soprattutto internet abbiamo sempre permesso, prima ai soci paganti poi a tutti, di suggerire all’allenatore la formazione da schierare in campo: non sempre il tecnico si è adeguato ai suggerimenti, ma ogni decisione è sempre stata presa con grande trasparenza e partecipazione di tutti”.

Cinque anni fa poteva essere un esperimento, oggi è un’idea innovativa capace di fare aggregazione in modo trasversale, dai più giovani ai più anziani, dagli imprenditori ai dipendenti: “Abbiamo creato un clima familiare tra dirigenti, squadra e tifosi – racconta il direttore sportivo Giuseppe Clemente – chi sostiene il progetto non lo fa solo mettendo una piccola quota in denaro, ma lavorando dallo spogliatoio al campo”. È così che il bilancio sta in piedi: “Con i contributi degli sponsor sosteniamo buona parte delle spese per la prima squadra – dice Clemente – con le quote dei soci ultrattivi riusciamo a pagare l’affitto della sede e l’assicurazione del pulmino per il settore giovanile”.

Il mister xxxxxx, dal primo anno sulla panchina degli Ultrattivi con alcuni giocatori, tutti senza rimborso, alla vigilia della finale playoff

Il mister Gianluigi Colonna, dal primo anno sulla panchina degli Ultrattivi con alcuni giocatori, tutti senza rimborso, alla vigilia della finale playoff

Se c’è una cosa che non manca agli Ultrattivi è l’ambizione: “Fra 15 anni potremmo essere in serie A – dice il presidente Fiore sorridendo, ma con la faccia di uno che non sta per niente scherzando – vorremmo farlo con le nostre gambe e le potenzialità di questo territorio, per questo lo scorso anno abbiamo lanciato il Campus cresci bene e dopo due mesi siamo entrati nella rete delle cento scuole calcio dell’Udinese”. Il campus raccoglie circa 120 bambini under 15 impegnati non solo con gli allenamenti in campo, ma anche con lezioni di lingua inglese fino ai laboratori di falegnameria, pasticceria e panificazione: “Il Campus si regge economicamente da solo – spiega Clemente – con una piccola retta annuale pagata dalle famiglie e con i docenti che sono gli stessi soci ultrattivi”.

Tra i docenti dei laboratori c’è il vice presidente Nicola Anselmo, maestro panificatore nella capitale del pane pugliese. Prima sostenitore come sponsor, poi tifoso e oggi dirigente tra i più convinti: “Da padre sono convinto che questo progetto, fatto dai ragazzi per i ragazzi, può arrivare lontano – racconta, con gli occhi grandi e la voce rotta dall’emozione – osservo i bambini in campo e che si divertono al Campus ed è spettacolare, non c’è denaro che possa reggere il confronto”.

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