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“Rappresentanza, carriere e salari: vogliamo il 50% di quote rosa”

di    -    Pubblicato il 7/03/2012                 
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URBINO – “Anche in Italia c’è bisogno di quote rose nei piani alti del giornalismo. Stiamo combattendo per ottenere il 50% di presenza nelle posizioni di responsabilità”. Lo rivendica Lucia Visca, presidente della Commissione Pari opportunità della Fnsi (Federazione nazionale della stampa italiana).

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Di fronte a un mondo dell’informazione dominato dalla presenza degli uomini nei ruoli di comando, le giornaliste chiedono un peso maggiore. “Oggi le donne rappresentano – spiega la Visca – circa la metà della professione, ma ancora non hanno gli stessi stipendi né le stesse possibilità di avanzamento di carriera degli uomini”.

Quali sono le vostre richieste?
“Dal 2009 stiamo portando avanti una vera battaglia per avere una rappresentanza, dei salari e delle prospettive professionali che rispecchino la situazione reale. L’obiettivo è arrivare a conquistare una presenza davvero significativa sia nei vertici delle aziende, sia negli enti di rappresentanza. E’ il primo passo per riuscire a sbloccare gli avanzamenti di carriera e, di conseguenza, raggiungere salari che grazie alla parte variabile siano paragonabili a quelli degli uomini”.

Qualcosa è cambiato in questi anni?
“Sì, la situazione si sta muovendo, ma molto, troppo lentamente. I risultati più soddisfacenti li abbiamo avuti sul piano della democrazia interna e dei rapporti con i colleghi maschi. Pochi sono gli effetti concreti, ci vorrà un intero ricambio generazionale prima di arrivare al 50% nei posti che contano. Si parla di ancora almeno dieci anni”.

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Quali sono le difficoltà più grandi?
“Sarà più difficile ottenere risultati negli organi di rappresentanza che all’interno delle testate. Se nelle aziende la scalata è necessariamente connessa alla nostra presenza sempre più numerosa, nelle rappresentanze deve cambiare completamente la mentalità. Spesso infatti sono le donne stesse a tirare il freno, perché sono restie a candidarsi o a votare altre donne. In troppe sono rassegnate a un mondo al maschile”.

Ci sono state novità nelle ultime elezioni dell’Inpgi?
“Abbiamo avuto un buon successo sul piano delle candidature: quasi tutte le liste presentate avevano la metà di nomi femminili e questo è un bel cambiamento rispetto al passato. Purtroppo la presenza nelle liste non ha portato neanche stavolta a confermare la stessa quota tra le persone elette”.

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