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Giorno della memoria, il ricordo dei 17 ebrei urbinati uccisi a Forlì

di    -    Pubblicato il 27/01/2015                 
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manifestoURBINO- “Mi raccomando se non dovessi tornare, vai dalla famiglia di urbinati che ci ha ospitati”. Sono le ultime istruzioni scritte in una lettera per il figlio Giorgio da Maria Rosenzweig, un’ebrea catturata il 13 l’otto agosto 1944 a Urbino S. Angelo in Vado dalle truppe nazi-fasciste assieme ad altre 16 persone. Maria scrive al figlio dal carcere di Forlì dove è stata internata. È il giorno 13 settembre, poco più di  un mese dopo la cattura: i carcerieri le hanno detto che partirà per la Germania, in realtà due ore dopo sarà uccisa assieme ai suoi compagni di prigionia all’aeroporto di Forlì.

Così è stata ricordata e celebrata ieri la giornata della memoria all’Istituto comprensivo Anna Frank di Montecalvo in Foglia dal professor Paride Dobloni che ha parlato della Shoah e raccontato alcune storie di famiglie ebree della zona.

Sono state ricordate le gravi colpe degli italiani, le leggi razziali, la collaborazione  coi reparti nazisti nei rastrellamenti; ma si sono ricordati anche italiani, famiglie, che hanno rischiato la propria vita per proteggere i perseguitati.

Maria Rosenzweig è una dei 17 ebrei di Urbino catturati in agosto. Al momento del rastrellamento la maggior parte di loro era ricoverata nell’ospedale della città; infatti avevano pensato di sfuggire ai loro aguzzini proprio fingendosi malati: “Pare infatti che alcuni ebrei si praticassero iniezioni di latte, che farebbe salire la temperatura corporea” ha spiegato Dobloni.

Un mese più tardi sono stati uccisi all’aeroporto di Forlì perché non c’erano i treni per portarli in Germania.

Il professor Dobloni ha poi ricordato anche la famiglia Saul, nascosta prima dalla famiglia Lobati e poi da quella Marcheggiani.  In un primo momento i Saul, padre madre e due figli, si sono rifugiati a Rancitella nella casa di Goffredo Lobati. Ma durante la messa del ringraziamento del 31 dicembre 1943, il parroco del paese ha ammonito i suoi fedeli, ricordando che ospitare degli “indesiderabili” era pericoloso per tutta la comunità. I Lobati spaventati hanno fatto fuggire i Saul e li hanno portati quella notte stessa alla casa di Ivo Marcheggiani, a Monte Avorio, dove sono rimasti per sei mesi, fino alla liberazione di queste terre; poi sono emigrati in Argentina.

Nel 2012 Ivo Marcheggiani e tre componenti della famiglia Lobati: Goffredo, Stefania e il figlio Adolfo sono stati dichiarati “Giusti tra le nazioni” da Israele, su richiesta dei discendenti dei Saul.

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