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Cras a rischio chiusura, Tagliolini promette: “O con la Regione o con i privati, il Centro vivrà”

di    -    Pubblicato il 14/03/2015                 
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Un gheppio salvato dal Cras

Un gheppio salvato dal Cras

URBINO – La Provincia non lascerà morire il Cras. Il Centro di recupero animali selvatici rischia di chiudere il 20 marzo, ma il presidente della provincia di Pesaro-Urbino Daniele Tagliolini è deciso a salvarlo. “La regione Marche avrebbe già dovuto inviarci i fondi che noi avremmo poi destinato al Cras – dice Tagliolini al Ducato – sono tre mesi che aspettiamo. Tra una settimana scadrà il contratto di servizio per gli operatori del Centro, ma stiamo prendendo contatto con sponsor privati. In un modo o nell’altro l’attività del Cras deve continuare”. Indipendentemente dai ritardi, quindi, la provincia si sta muovendo. Perché sono in tanti a non volere la chiusura del Centro, un fiore all’occhiello del territorio che da sei anni si occupa del recupero della cura e della riabilitazione della fauna selvatica locale.

La manifestazione di questa mattina

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Foto di Filippo Paci

Per andare avanti sono necessari circa 120.000 euro, cifra che permetterebbe di coprire le spese per tutta l’annualità. Si tratta di 10.000 euro al mese. “Ora aspettiamo questi fondi – ha aggiunto Tagliolini – ma sono sicuro che la regione, a seguito delle nostre richieste, sbloccherà le risorse necessarie”.

Il presidio a Ca’ Girone. Questa mattina si è svolto davanti alla sede del Cras, in località Ca’ Girone, un presidio organizzato e promosso da diverse associazioni ambientaliste come Lupus in fabula, Legambiente Urbino e Enpa Pesaro. “È andata molto meglio del previsto – ha detto al Ducato Flavio Angelini, presidente di Lupus in fabula – eravamo circa 150 persone forse qualcuno in più”.

Una partecipazione che conferma l’importanza attribuita al Centro non soltanto dalle associazioni ambientaliste, ma anche dai cittadini. “Sono arrivati da tutte le parti della Provincia, non solo da Pesaro, nonostante la strada per raggiungere il Cras sia difficoltosa” ha aggiunto il presidente dell’associazione. Nei prossimi giorni le associazioni promotrici del presidio invieranno alla Regione un documento per sollecitare una soluzione. Non è escluso nemmeno, come riferisce Angelini, che nelle prossime settimane si organizzi una nuova manifestazione davanti agli uffici regionali. “Ma la speranza è che la situazione si sblocchi prima e che quest’azione non sia necessaria”.

L’importanza del Cras. Il Centro avrebbe dovuto chiudere già a fine febbraio, poi una proroga fino al 12 marzo e ora fino al 20. “Andare avanti così è impensabile – spiega Angelini – non si può programmare il lavoro di settimana in settimana. Ci vuole una precisa volontà politica perché non si tratta di cifre astronomiche. Il Cras è un piccolo centro, ma ha una grande importanza. Speriamo in un accordo tra Provincia e Regione che sblocchi la situazione fino a quando la regione non firmerà una legge ad hoc”.

In questo momento infatti il Centro si trova in una situazione di stallo. Per effetto della legge Delrio, la competenza è passata alla Regione che però non ha ancora convertito in legge il trasferimento delle funzioni. E la Provincia si ritrova senza fondi per finanziarlo. “Probabilmente una legge non arriverà prima di luglio – ha aggiunto Angelini – ma qui c’è in ballo la vita degli oltre cento animali attualmente ricoverati nella struttura”. Animali che in molti casi non possono essere reintrodotti in natura a causa di menomazioni e che dovranno trascorrere il resto della loro vita al Cras. Ma commenta Angelini “se il Centro dovesse chiudere questi animali sarebbero abbandonati a se stessi, in pratica condannati a morte”.

Gli animali attualmente ricoverati sono oltre un centinaio: poiane gheppi falchi e circa novanta tartarughe di mare e di terra. In particolare, la situazione di queste ultime è delicata. Si tratta, infatti, di esemplari di una specie protetta sotto sequestro.

Barbagianni ricoverato al Cras e poi liberato

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