il Ducato » aborto http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » aborto http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Ospedali a misura di donna, bocciato quello di Urbino: sì al parto in acqua ma niente radioterapia http://ifg.uniurb.it/2013/12/04/ducato-online/ospedali-a-misura-di-donna-bocciato-quello-di-urbino-si-al-parto-in-acqua-ma-niente-radioterapia/53104/ http://ifg.uniurb.it/2013/12/04/ducato-online/ospedali-a-misura-di-donna-bocciato-quello-di-urbino-si-al-parto-in-acqua-ma-niente-radioterapia/53104/#comments Wed, 04 Dec 2013 18:15:11 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=53104 LEGGI ANCHE - Pillola del giorno 'mai': al consultorio niente contraccezione d'emergenza]]> OSPEDALE_Urbino-300x225OKOKURBINO – L’ospedale della città ducale non è a misura di donna: al Santa Maria della Misericordia di Urbino si pratica il parto in acqua ma non la radioterapia. Stando alle pagelle dell’Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda), le strutture ospedaliere delle Marche non brillano nel firmamento del sistema sanitario nazionale per le prestazioni offerte a tutela della salute femminile. Tra quelli esaminati quello urbinate, con un solo bollino rosa su tre, è il peggiore della Provincia e tra gli ultimi quattro della Regione.

I bollini rosa sono per gli ospedali quello che le stelle di gradimento della guida Michelin rappresentano per i ristoranti: la certificazione della qualità del servizio fornito. Le valutazioni sono state fatte dall’Onda in base alla soddisfazione di alcuni criteri.

  • la presenza di servizi di maggior rilievo clinico ed epidemiologico per la popolazione femminile;
  • la garanzia di un approccio clinico specifico e accurato;
  • la presenza di servizi per l’accoglienza della paziente e per la tutela della sua dignità.

Queste pagelle “mediche”, con validità biennale, riguardano 230 ospedali. Un campione significativo ma ristretto che – come sottolinea la dottoressa Elisabetta Vercesi, referente dell’Onda – non consente di stilare una vera e propria classifica nazionale delle strutture più o meno virtuose. Il motivo è semplice: il numero degli ospedali con il bollino rosa non corrisponde a quello totale. E questo perché sono stati valutati solo quelli che si sono candidati spontaneamente.

Ma la quantità è un valore relativo, un parametro che innanzitutto dovrebbe essere ponderato, tenendo presente vastità del territorio e numero di abitanti. Insomma, se la Toscana ha più ospedali della Basilicata non c’è da sorprendersi. Quindi anche se la Lombardia è la regione con più strutture premiate, non è detto che sia la migliore in assoluto.

Gli ospedali marchigiani valutati dall’Onda sono 12. Tra questi solo uno ha raggiunto il punteggio massimo di tre bollini: quello di Ancona. Tra i sette che ne hanno ricevuti due c’è anche l’Azienda ospedaliera Ospedali riuniti Marche Nord di Pesaro. Ha 618 posti letto e due reparti virtuosi: ginecologia e ostetricia e oncologia. Premiati perché offrono molti servizi dedicati alle donne: dal parto in acqua alla chirurgia mini-invasiva, dalla terapia del dolore all’assistenza domiciliare (in videoconferenza) per pazienti oncologici. Inoltre, la struttura garantisce un percorso di accoglienza, ascolto e consulenza legale per donne e minori vittime di violenza, anche sessuale, e maltrattamenti. Tra i servizi aggiuntivi, invece, figurano mediazione culturale, assistenza sociale e diete personalizzate per particolari esigenze o motivi religiosi.pagella bollini rosa Urbino

L’ospedale di Urbino, rispetto a quello di Pesaro, offre un numero di servizi sensibilmente inferiore. Soprattutto se si guarda al reparto di oncologia dove non ci sono i macchinari per la radioterapia o se si pensa che per fronteggiare la piaga della violenza di genere non è stato neanche previsto un centro di ascolto.

Passando agli aspetti positivi, il fiore all’occhiello della struttura, è scritto nel rapporto Onda, è il parto in acqua. Pillola del giorno dopo e interruzione volontaria della gravidanza, invece, non sono neanche nominati. Non sono presenti nell’elenco dei servizi che dottoressa Vercesi definisce “a misura di donna”. Si sa che ottenere una contraccezione d’emergenza a Urbino non è uno scherzo, come non lo è abortire. Ma è possibile. Oltre a essere un diritto garantito dalla legge 194 del 1978 è anche un servizio offerto dall’ospedale di Urbino.

Insomma, c’è ma non si vede perché il rapporto non lo menziona. La struttura potrebbe non averlo segnalato all’osservatorio. La probabile svista comunque non avrebbe influito sul voto dato alla struttura perché la possibilità di abortire non è considerata dall’Onda un servizio “vicino alla donna”. O meglio, non è un servizio che incide sul giudizio qualitativo dell’ospedale. “Non abbiamo ritenuto di doverlo adottare come criterio di valutazione perché questo è un argomento molto delicato su cui vogliamo rimanere neutrali”, spiega Elisabetta Vercesi.

In Italia circa l’80% dei ginecologi è obiettore di coscienza. Questo si traduce in una crescita delle interruzioni volontarie della gravidanza negate. E il rifiuto generalizzato ha spianato la strada alla clandestinità. Per il ministero della Salute sono oltre ventimila gli aborti effettuati in ambulatori fuorilegge e con farmaci di contrabbando. Strutture che rispondono a un bisogno e a un diritto ma che non sono a misura di donna.

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Pillola del giorno ‘mai': al consultorio niente contraccezione d’emergenza http://ifg.uniurb.it/2013/03/23/ducato-online/la-pillola-del-giorno-mai-al-consultorio-niente-contraccezione-demergenza/39593/ http://ifg.uniurb.it/2013/03/23/ducato-online/la-pillola-del-giorno-mai-al-consultorio-niente-contraccezione-demergenza/39593/#comments Sat, 23 Mar 2013 02:10:06 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=39593 LEGGI Salute, i servizi gratuiti per gli studenti fuori sede]]> URBINO – Altro che Odissea: farsi prescrivere la pillola del giorno dopo a Urbino, è un’impresa che avrebbe stancato perfino Ulisse. Al consultorio familiare, in via Guido da Montefeltro, non c’è il ginecologo, né l’ecografo, né uno strumento che per le ecografie. Nessun dei presenti può prescrivere la pillola e può visitare le donne che richiedono la contraccezione d’emergenza.

Le pazienti, nella maggior parte dei casi studentesse universitarie, sono rimbalzate dal consultorio all’ospedale dove, se hanno fortuna, possono ricevere la prescrizione, sperando che in tutto questo via vai non siano trascorse 72 ore dal rapporto a rischio, limite oltre il quale l’effetto del farmaco potrebbe essere nullo.

I dipendenti del consultorio denunciano una grave carenza di organico: “Siamo messi male – dice l’ostetrica Lucia Boldrini – da tre anni non viene più il ginecologo che lavorava al poliambulatorio. Siamo l’unico consultorio nelle Marche a non avere un medico, e questo è un fatto gravissimo. Le studentesse non vengono più, nonostante le prestazioni siano praticamente tutte gratuite. Non trovano i ginecologi, e se vogliono prendere la pillola del giorno dopo devono rivolgersi al medico degli studenti o al medico di base, se ce l’hanno. A causa di questa carenza non possiamo seguire le gravidanze”.

L’unica psicologa in organico del centro, la dottoressa Antonella Tinti, è amareggiata dalla situazione: “Il personale deve dedicarsi a più settori contemporaneamente. Un’altra psicologa collabora con noi, ma solo 500 ore l’anno”. Il primario di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale di Urbino, il dottor Enrico Canducci, dà la responsabilità di questa situazione ai tagli economici che “hanno determinato un impoverimento di risorse umane nella sanità. Alcune disposizioni non possono prescindere dalla presenza di un medico all’interno del consultorio. Sono carenze croniche, peggiorate col tempo, che sono sempre state tamponate dalla buona volontà dei medici ospedalieri”.

Oltre all’attività di contraccezione d’emergenza, l’ospedale è anche il luogo dove vengono praticati gli aborti o per meglio dire, le interruzioni volontarie di gravidanza (Ivg). L’interruzione è consentita dalla legge 194 entro i primi novanta giorni, periodo che viene calcolato dall’ultimo ciclo mestruale: “L’utenza delle interruzioni è equamente spartita fra giovani e meno giovani, residenti e non residenti – spiega il dottor Canducci – e purtroppo non viene fatto ancora abbastanza per facilitare l’accesso alla contraccezione. Vivendo in un paese cattolico, la conoscenza e l’accesso alla contraccezione non è adeguatamente diffuso, anche a livello economico: la pillola contraccettiva costa sui 15 euro al mese, e la spirale addirittura 100 euro. Con la crisi c’è stata una riduzione della spesa per contraccezione che varia dal 5 al 10%. Questo significa che le classi sociali meno abbienti si espongono a gravidanze indesiderate, il che potrebbe tradursi in un’interruzione di gravidanza”.

Secondo i dati dell’Asur, l’ospedale di Urbino nel 2012 ha effettuato 153 raschiamenti, otto in meno rispetto all’anno precedente e undici in più rispetto al 2010: “le studentesse, soprattutto del sud Italia, fanno qui la diagnosi e la prevenzione – dice il dottor Canducci – mentre le residenti urbinati vanno a praticare l’atto chirurgico da un’altra parte, per una questione di privacy”.

Un ulteriore ostacolo per le donne che vogliono abortire è dovuto agli obiettori di coscienza. Nell’ospedale urbinate ci sono cinque obiettori su un totale di dieci medici.“Il medico – secondo l’opinione del dottor Canducci – deve rispettare i dettami della propria coscienza garantendo però un servizio agli utenti”. Per la psicologa Tinti:“Al di là della legge, che comunque prevede l’obiezione di coscienza, bisogna adoperarsi affinché la donna possa sostenere la crescita del bambino e non essere costretta ad abortire per mancanza di mezzi”.

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