il Ducato » arpam http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » arpam http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Pozzi contaminati, colorata l’acqua con fluorescina per tracciare il gasolio http://ifg.uniurb.it/2014/02/04/ducato-online/pozzi-contaminati-colorata-lacqua-con-fluorescina-per-tracciare-il-gasolio/56440/ http://ifg.uniurb.it/2014/02/04/ducato-online/pozzi-contaminati-colorata-lacqua-con-fluorescina-per-tracciare-il-gasolio/56440/#comments Tue, 04 Feb 2014 16:53:28 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=56440 LEGGI Gasolio nei pozzi, 1200 litri ancora da recuperare]]> L'acqua contenente fluorescina nella cisterna della Curia

L’acqua contenente fluorescina nella cisterna della Curia

URBINO – I proprietari di pozzi nel centro storico tengano d’occhio la propria acqua, se ha un colore strano significa che potrebbe essere contaminata. È iniziata nella mattinata di martedì l’operazione “fluorescina”, il tracciante che aiuterà a capire fin dove può essersi infiltrato il gasolio uscito ormai un anno fa da una cisterna di proprietà della Curia. E quindi di individuare i pozzi eventualmente contaminati. Il colorante, una polvere rossa atossica, è stato sciolto in tre metri cubi d’acqua (3000 litri) immessi nel serbatoio incriminato dal personale di Petroltecnica, la ditta incaricata della bonifica.

L’esperimento scientifico, che durerà 72 ore, serve a monitorare i flussi di falda, ovvero a capire come scorre l’acqua nelle viscere del centro storico di Urbino e circoscrivere l’area di diffusione del gasolio. I proprietari dei 24 pozzi privati dentro le mura cittadine sono stati avvisati di segnalare l’eventuale presenza di acqua colorata: la fluorescina, rossa al momento dell’immissione, diventa verde a contatto con l’acqua. Per le segnalazioni, è stato attivato il numero verde della Petroltecnica 800.017.292.

L’operazione, coordinata da Petroltecnica, Curia, Arpam e Ufficio Tecnico del Comune di Urbino, proseguirà nei prossimi due mesi con controlli settimanali dell’acqua dei pozzi, sempre per verificare la presenza del tracciante. Contemporaneamente, il Comune ha affidato a Marche Multiservizi di monitorare l’impianto di depurazione Benelli, il Tvs, e i pozzetti della fognatura principale a Borgo Mercatale.

L’Arpam ha precisato che nel corso dell’ultimo anno sono stati fatti controlli periodici per verificare il livello di inquinamento da gasolio. Al momento, non ci sono tracce di contaminazione al di fuori dell’area già individuata a maggio, compresa tra il Duomo e Piazza della Repubblica, e solo tre pozzi presentano tracce del carburante. Uno di questi si trova all’interno di Palazzo Corboli, la sede dell’Ersu in via Veneto: proprio qui, un anno fa, era stata scoperta la perdita, costata una denuncia al rappresentante legale della Curia e al presidente dell’Ersu per omessa notifica alle autorità e mancata messa in sicurezza della cisterna.


Visualizza Perdita di gasolio a Urbino: l’area contaminata e la bonifica in una mappa di dimensioni maggiori

E da quasi un anno, ormai, a Urbino è vietato usare l’acqua dei pozzi artesiani. Il sindaco Franco Corbucci, il 31 gennaio, ha prorogato l’ordinanza che proibisce di consumare l’acqua delle cisterne “per uso umano, animale e irriguo” proprio in vista del monitoraggio.

Una volta rintracciato il percorso del gasolio, sarà possibile escludere i pozzi e le aree non contaminate, e concentrare le ultime operazioni di bonifica solo nella zona contaminata. Un tavolo tecnico si riunirà nei prossimi giorni per stabilire le attività future, compreso, se ce ne fosse bisogno, un nuovo esperimento con il tracciante. Un processo che la Curia segue da vicino, dal momento che deve farsi carico delle spese di bonifica: 30 mila euro solo per eliminare il gasolio dal pozzo di Palazzo Corboli, sede dell’Ersu, come risulta da una deliberazione del Cda dell’Ente per il diritto allo studio del 17 aprile 2013.


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Pozzi contaminati, Arpam: “Il gasolio non ha raggiunto edifici privati” http://ifg.uniurb.it/2014/02/04/ducato-notizie-informazione/pozzi-contaminati-arpam-il-gasolio-non-ha-contaminato-edifici-privati/56371/ http://ifg.uniurb.it/2014/02/04/ducato-notizie-informazione/pozzi-contaminati-arpam-il-gasolio-non-ha-contaminato-edifici-privati/56371/#comments Tue, 04 Feb 2014 10:54:28 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=56371 [continua a leggere]]]> foto (2)URBINO – Da circa un’ora i tecnici della Petroltecnica stanno versando la fluorescina all’interno della cisterna della Curia di Urbino per stabilire il livello di contaminazione dei pozzi del centro storico. Alle operazioni assistono anche alcuni esponenti della Curia e dell’Arpam, l’agenzia regionale per la protezione ambientale.

La sostanza colorante, atossica e approvata dall’Asur, non consente di rintracciare il gasolio presente nella cisterna ma di individuare le dinamiche dello scorrimento dell’acqua. In questo modo i tecnici potranno capire se l’acqua proveniente dai pozzi della Curia – contaminata da una fuoriuscita di gasolio – si è riversata anche nei pozzi più a valle. Secondo i tecnici dell’Arpam, stando ai monitoraggi effettuati nel corso dell’anno, non ci sono evidenze che la contaminazione si sia estesa anche a edifici privati.

(aggiornato il 4 febbraio alle 13.37)

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Incendio a Sassofeltrio, “A Urbino nessun rischio inquinamento” http://ifg.uniurb.it/2014/01/20/ducato-notizie-informazione/incendio-a-sassofeltrio-a-urbino-nessun-rischio-inquinamento/54887/ http://ifg.uniurb.it/2014/01/20/ducato-notizie-informazione/incendio-a-sassofeltrio-a-urbino-nessun-rischio-inquinamento/54887/#comments Mon, 20 Jan 2014 11:50:52 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=54887 [continua a leggere]]]> URBINO – “Urbino non rientra nelle zone a rischio inquinamento a seguito dell’incendio dello stabilimento Eco-Pfu di Sassofeltrio”. A dirlo è l’ingegnere Raffaele Pertosa del comando provinciale dei Vigili del Fuoco di Pesaro e Urbino. “I territori coinvolti – continua Pertosa – potrebbero essere quelli in provincia di Rimini e sono sotto il monitoraggio dell’Arpa”.

L’incendio, divampato lo scorso 7 gennaio, è stato spento tecnicamente ieri grazie anche all’intervento dei Vigili del fuoco di Urbino. L’azienda coinvolta si occupava del recupero di pneumatici e materiali ferrosi. Anche il sindaco di Sassofeltrio Francesco Formoso ha rassicurato i cittadini dicendo che i dati finora analizzati non sono preoccupanti per la salute delle persone e dell’ambiente.

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A Urbino otto edifici ad alto rischio amianto: ma è vietato sapere dove http://ifg.uniurb.it/2013/06/13/ducato-online/a-urbino-otto-edifici-ad-alto-rischio-amianto-ma-e-vietato-sapere-dove/51051/ http://ifg.uniurb.it/2013/06/13/ducato-online/a-urbino-otto-edifici-ad-alto-rischio-amianto-ma-e-vietato-sapere-dove/51051/#comments Thu, 13 Jun 2013 16:53:55 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=51051 URBINO – Studi, lavori o fai sport sotto un tetto d’amianto, e non lo sai. Anzi, peggio: non hai il diritto di saperlo. Secondo il censimento regionale dell’amianto del 2007 a Urbino ci sarebbero dieci siti a classe di rischio uno, quello più alto. Cosa significa? Il rischio uno sta a indicare la presenza di amianto friabile in edifici ad uso pubblico. Secondo il dottor Eugenio Carlotti, direttore del dipartimento prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro dell’Asur, il dato oggi sarebbe sceso a otto.

La Regione, l’Asur e l’Arpam conoscono quali sono questi edifici, ma il dato non è né pubblico né accessibile. L’Agenzia regionale sanitaria, responsabile del trattamento di questi dati, ci ha negato l’indirizzo di questi siti “per questioni di privacy”. Di chi, non è chiaro.

Il fax dell’Asr che comunica la decisione di non consentire l’accesso ai dati per questioni di privacy

“Se li pubblicate – ha aggiunto la dottoressa Mary Paolucci della Regione – poi magari le persone che ci abitano vicino potrebbero reagire male. Non le basta sapere quanti chilogrammi di amianto ci sono in totale?”. Il dottor Giovanni Cappuccini della zona Asur di Urbino ci ha invece consigliato di limitarci, per capire quali sono gli edifici interessati, a osservare le “onduline” sui tetti: “La comunicazione del rischio – ha aggiunto – è una cosa seria: se li rendiamo pubblici poi succede un casino“. La Regione non fornisce l’accesso ai dati nemmeno alle ditte che si occupano della bonifica.

Oltre a questi otto siti ad alto rischio, secondo il censimento ci sarebbero anche 65 edifici di classe due. Significa che sono ad uso pubblico con amianto compatto; oppure con amianto friabile ma a uso privato. Sempre secondo il dottor Carlotti, oggi il dato sarebbe sceso però a 22, probabilmente dopo le bonifiche dei tetti crollati a causa del nevone. L’amianto compatto è meno pericoloso di quello friabile: l’oncologo Daniele Spada dell’ospedale di Urbino ha spiegato che il rischio è dato dalla possibilità di rilascio delle fibre. Per diventare friabile, e quindi più pericoloso, basta che l’amianto compatto presenti una crepa.

Inoltre, l’amianto nella zona di Urbino potrebbe essere molto più di quello che riportano i dati del censimento del 2007. L’ingegner Gilberto Giannini dell’Arpam di Pesaro (Agenzia regionale per la protezione ambientale) ha affermato che, oltre a non essere aggiornato, il censimento è incompleto perché non tiene conto degli edifici privati e si basa su dichiarazioni spontanee. A Urbino, su un totale di 11.268 richieste di segnalazione inviate, sono state ricevute solo 2.459 risposte, cioè il 22%.

Le fibre di amianto, se respirate o ingerite, possono causare un tumore chiamato mesotelioma. La speranza di vita di un malato è di 6-9 mesi e, secondo il registro regionale dei mesoteliomi dell’università di Camerino, dal 1996 al 2008 i casi di morte per amianto nelle Marche erano 303. Secondo Silvia Cascioli della Cgil di Urbino, che si occupa delle pratiche di denuncia di malattie professionali, nella nostra zona non ci sono state  segnalazioni recenti di malattia per amianto. Ma i casi registrati fino al 2008 a Urbino e dintorni sono nove.

La tabella del registro dei mesoteliomi dell’università di Camerino (aggiornato al febbraio 2008)

Il mesotelioma insorge in media 30 anni dopo l’esposizione alle fibre d’amianto e, secondo i dati del German mesothelioma register, siamo ancora in attesa del picco di insorgenza per le esposizioni avvenute negli anni 80-90.

Va detto che la bonifica dell’amianto non è obbligatoria. Il proprietario di un edificio che lo contiene è tenuto a denunciarne la presenza all’Asur, e deve sostenere personalmente i costi della bonifica. I prezzi sono alti: l’azienda Ekofarma di Urbino, per bonificare un tetto di 2000 metri, diventato pericoloso dopo la nevicata dell’anno scorso, ha speso 40.000 euro (più 90.000 per la ricostruzione). L’Asur, ricevuta la denuncia – che può essere fatta anche da persone terze che si sentono esposte al rischio di amianto – fa dei sopralluoghi e può rendere obbligatori i lavori di risanamento.

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Gasolio nei pozzi, al via il piano per la rimozione della cisterna della cattedrale http://ifg.uniurb.it/2013/06/05/ducato-online/gasolio-nei-pozzi-al-via-il-piano-per-la-rimozione-della-cisterna-della-cattedrale/49951/ http://ifg.uniurb.it/2013/06/05/ducato-online/gasolio-nei-pozzi-al-via-il-piano-per-la-rimozione-della-cisterna-della-cattedrale/49951/#comments Wed, 05 Jun 2013 10:41:39 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=49951 URBINO – I prossimi passi per la rimozione del gasolio nei pozzi del centro di Urbino sono stati delineati. Nella riunione del 30 maggio tra il Comune, l’Ersu, la Petroltecnica (ditta specializzata incaricata dalla Cattedrale) e l’Arpam sono state individuate due strade d’azione per il recupero dei circa 1200 litri ancora in circolo.

La prima: rimuovere la cisterna della cattedrale; la seconda: l’iniezione di un tracciante colorante, la floresceina, nelle condutture dell’acqua per capire fino a che punto è arrivata la contaminazione.

A redigere il piano sarà la Petroltecnica che dovrà  discuterne, in un prossimo tavolo tecnico, con la Soprintendenza ai beni archeologici e che andrà così a integrare il piano di caratterizzazione già in atto.

La rimozione della cisterna è necessaria perché, nonostante sia stata ripulita e depurata, una quantità imprecisata di gasolio è bloccato sotto la cisterna e rischia di contaminare le falde acquifere.

Dal confronto dei dati raccolti da Petrolchimica e Arpam è anche emerso che il gasolio non è sceso fino a valle ma è rimasto concentrato nella zona tra la cattedrale, l’Ersu e i cinque pozzi privati coinvolti, risparmiando così gli impianti di depurazione della Benelli e della Pvs.

La contaminazione, fanno sapere dal Comune, non ha a che fare con l’acquedotto della città, ma solo con i pozzi dei cinque privati coinvolti. Tuttavia, fino a ordine contrario, resta in vigore l’ordinanza cautelativa emanata dal sindaco sul divieto di utilizzo dell’acqua di tutti i pozzi e le cisterne private.

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Gasolio nei pozzi del centro, 1200 litri ancora da recuperare /MAPPA http://ifg.uniurb.it/2013/05/23/ducato-online/gasolio-nei-pozzi-del-centro-1200-litri-ancora-da-recuperare/47976/ http://ifg.uniurb.it/2013/05/23/ducato-online/gasolio-nei-pozzi-del-centro-1200-litri-ancora-da-recuperare/47976/#comments Thu, 23 May 2013 15:27:03 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=47976 MAPPA LEGGI I primi rilevamenti | GUARDA L'intervista a Maurizio Sisti, dipartimento di Biologia molecolare]]> ARTICOLO AGGIORNATO L’11 GIUGNO 2013

URBINO – Ci sono ancora 1200 litri di gasolio in circolo nell’acqua dei pozzi del centro storico. Sarebbero confinati in un’aera ben precisa che dalla Cattedrale si estende verso l’Ersu abbracciando i palazzi circostanti: palazzo Giusti, un negozio di abbigliamento e un edificio di proprietà del comune alle spalle dell’Ersu. E anche la falda acquifera sotto il duomo sarebbe a rischio inquinamento.

La mappa dell’area con i pozzi contaminati

È quanto emerge dalle indagini dei militari del Noe (Nucleo operativo ecologico) di Ancona che stanno seguendo il caso dal 26 marzo scorso quando, in seguito a diverse segnalazioni anonime dei cittadini, fu scoperta una perdita di circa 1500 litri di gasolio da riscaldamento proveniente dalla cisterna della Cattedrale. 

Una falla che, stando alle ricostruzioni degli inquirenti, nel giro di un mese ha portato all’inquinamento del pozzo artesiano dell’Ente per il diritto allo studio e di quelli delle abitazioni circostanti. Da allora sono stati recuperati circa 200-300 litri di gasolio ma il resto del carburante è ancora in circolo, con concentrazioni più elevate nei pozzi delle abitazioni in via Vittorio Veneto.

Meno probabile, invece, l’ipotesi che il gasolio abbia raggiunto i pozzi più a valle e questo grazie ad alcuni lavori di ristrutturazione avvenuti negli anni passati. Come spiegano gli inquirenti, infatti, il flusso di gasolio sarebbe stato interrotto dai depositi di detriti ritrovati nei pozzi delle case ristrutturate. Ma il rischio di una contaminazione non è escluso e per questo motivo il sindaco, Franco Corbucci, ha emanato nei giorni scorsi una nuova ordinanzache richiama la precedente del 28 marzo scorso, per vietare l’utilizzo dell’acqua dei pozzi privati.

Rischio inquinamento anche per la falda acquifera. Una quantità ancora imprecisata di gasolio sarebbe bloccata sotto la cisterna della Cattedrale, già completamente svuotata e ripulita, e, se così fosse, l’unica alternativa per impedire un’ulteriore penetrazione nel terreno sarebbe rimuovere completamente la cisterna. Oppure “inettizzarla”, inserendovi della schiuma che solidificandosi la renderebbe inutilizzabile. Decisione che verrà presa nella prossima convocazione comunale del 30 maggio insieme alla Soprintendenza ai Beni Archeologici.

Sempre nella stessa sede i militari del Noe esamineranno i risultati delle analisi sui campioni dell’acqua dei pozzi del centro storico, svolte finora da Arpam e Petroltecnica, ditta specializzata incaricata dalla Cattedrale. L’obiettivo è decidere come proseguire con il piano di caratterizzazione e di bonifica ambientale.

Attualmente, infatti, è in corso la fase iniziale dello screening in cui vengono analizzati i livelli di contaminazione dell’acqua e confrontati con i valori stabiliti dalla normativa nazionale. “Finora abbiamo appurato – spiega Lia Didero, geologa dell’Arpam – che il sito è potenzialmente contaminato perché i livelli di gasolio hanno superato le Csc (concentrazioni soglia di contaminazione). Andrà valutato poi con un’analisi di rischio sitospecifica, che contempla l’aspetto sanitario e quello ambientale, se le concentrazioni superano il valore oltre il quale scatta la soglia di rischio e diventa necessario proseguire con la bonifica”.

Un’eventualità che, invece, Giovanni Cappucini, responsabile del Dipartimento di prevenzione dell’Asur area vasta 1, sembra escludere: “Non c’è pericolo sanitario per la popolazione, perché sono decenni che i cittadini usano l’acquedotto comunale al posto dei pozzi privati. Noi l’acquedotto lo controlliamo regolarmente e non c’è pericolo di contaminazione”.

Stando a quello che dice l’Asur, dunque, anche se i livelli di concentrazione del gasolio superassero la soglia di rischio il problema non riguarderebbe l’acqua che scorre dai rubinetti delle case del centro, che è potabile proprio perché proveniente dall’acquedotto comunale, ma solo l’acqua dei pozzi che non potrebbe essere utilizzata nemmeno per irrigare piante e fiori.

Dell’intera vicenda risultano responsabili il presidente dell’Ersu, Giancarlo Sacchi, iscritto nel registro degli indagati per omessa denuncia e mancata messa in sicurezza dell’area, e il rappresentante legale della Cattedrale, don Sandro De Angeli accusato, invece, di gestione illecita di rifiuti e inquinamento dell’acqua.

 

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Controlli nei pozzi del centro: acqua vietata fino al 28 aprile / VIDEO http://ifg.uniurb.it/2013/04/07/ducato-online/controlli-nei-pozzi-del-centro-acqua-vietata-fino-al-28-aprile/41157/ http://ifg.uniurb.it/2013/04/07/ducato-online/controlli-nei-pozzi-del-centro-acqua-vietata-fino-al-28-aprile/41157/#comments Sun, 07 Apr 2013 03:04:21 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=41157

URBINO – Dopo l’allarme del 26 marzo, quando è stata scoperta una perdita di gasolio da una cisterna della cattedrale di Urbino, sono cominciati i controlli nei pozzi del centro storico. I tecnici dell’Arpam stanno verificando la presenza di gasolio e intanto confermano il divieto di utilizzare l’acqua delle cisterne almeno fino alla fine del mese. In attesa dei risultati, il professore Maurizio Sisti, del dipartimento di Biologia molecolare dell’università di Urbino, spiega quali potrebbero essere i rischi di una possibile contaminazione.

Clicca qui per vedere il video incorporato.

 

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Prime analisi sui pozzi del centro, ‘a naso’ il gasolio si è fermato a monte http://ifg.uniurb.it/2013/04/04/ducato-online/pozzi-centro-storico-prime-analisi-inquinamento-fermo-a-mont/40820/ http://ifg.uniurb.it/2013/04/04/ducato-online/pozzi-centro-storico-prime-analisi-inquinamento-fermo-a-mont/40820/#comments Thu, 04 Apr 2013 11:19:06 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=40820 LEGGI Gasolio nei pozzi del centro storico]]> URBINO – “A naso” non c’è gasolio negli altri pozzi del centro storico. Sembra essersi fermato nella cisterna della Cattedrale, dove è partito l’inquinamento, e in quella dell’Ersu, poco più a valle, nella sede di Via Veneto, per la cui vicenda ci sono procedimenti giudiziari in corso e degli indagati per omessa notifica alle autorità del sospetto danno ambientale.

Gli operatori dell’Arpa per il centro storico di Urbino

Per ora i cittadini di Urbino possono stare tranquilli, perché al di là dell’ordinanza cautelativa del 28 marzo scorso che prevede “il divieto di utilizzare l’acqua dei pozzi e cisterne” del centro storico  per 30 giorni, la prima impressione è che il gasolio si sia fermato a monte.

Ma questa sensazione “a naso” dovrà essere confermata dall’esito delle analisi. Proprio ieri pomeriggio sono cominciati i controlli di Petroltecnica (chiamata dalla Curia per le ispezioni sulle acque delle cisterne) e dell’Arpa di Pesaro, al servizio della magistratura e del Noe (Nucleo Operativo Ecologico) di Ancona da cui sono partite le indagini in seguito alle lamentele e alle denunce dei cittadini. “Siamo nella fase della caratterizzazione” ha spiegato il comandante del Noe Vincenzo Marzo, “si cerca di capire qual è la fonte di inquinamento, elemento per altro già accertato, e si verificano l’estensione e la quantità della contaminazione”.

La signora Felici e Massimo Mariani dell’Arpa

Pozzo per pozzo, cartina alla mano e strumenti per il lavoro in spalla,  Massimo Mariani dell’Arpa, un’ altra operatrice, Paolo Marchesani, vigile urbano e il consulente tecnico d’ufficio (Ctu) del giudice a cui fanno capo le indagini, ripercorrono la strada che dovrebbe aver fatto il gasolio da un pozzo all’altro. “Cerchiamo pozzi che siano in discesa rispetto a quello da cui è partito l’inquinamento” ci spiega Mariani dell’Arpa. E sì, perché quasi tutte le cisterne urbinati si trovano dentro le case della gente, in proprietà private. Cisterne che un tempo erano l’unica fonte di approvvigionamento delle famiglie della città ducale.

Via Piola San Bartolo 51. Primo pozzo. Stessa via, numero civico 67, secondo pozzo. I signori Felici guidano dentro gli operatori che si mettono a lavoro, fanno i prelievi necessari, il Ctu prende appunti. Pare non ci sia nessun motivo di sospettare che il gasolio sia arrivato fin lì.

Via Budassi e via Valerio sulla carta sono disseminate di pozzi, ma quasi nessuno è accessibile, perché cementato come quello all’entrata del Museo della Città. Ce n’è, ad esempio, uno al Bosom, proprio dentro il pub. Pare sia davvero molto grande e sopra, in linea d’aria, c’è quello inquinato dell’Ersu. Ma alle cinque del pomeriggio è ancora chiuso. Un altro cementato è in via Foro Posterula. Un altro ancora accanto al Centro linguistico dell’Ateneo.

Cisterna del Cinema Ducale

Anche al Cinema Ducale, da cartina, è stata individuata una cisterna. La proprietaria fa strada fino al giardino che dà sul retro dello stabile. Lo spettacolo, pozzi a parte, non è dei migliori. Erbacce, sterpaglie ammonticchiate. Bottiglie, tegole, mattoni e, come nota Massimo Mariani dell’Arpa, anche qualche pezzo di fabbricato in amianto. In fondo c’è la cisterna. Ma è impossibile aprirla perché ben serrata e arrugginita.

Altra strada altro pozzo. Via Pozzo Nuovo, piazzetta sotto la mensa universitaria. Mentre vengono effettuati i prelievi, un anziano mostra dov’è il suo pozzo, poco distante in Via del Fiancale. Entriamo nella sua taverna, che sa di casa e di vino e gli addetti ai lavori si mettono all’opera. Probabilmente, sempre “a naso”, anche il pozzo di Isidoro è salvo dal gasolio.

Così finisce il giro. Almeno per ora. Nei giorni a venire sarà la volta di via Garibaldi e di tutte le zone individuate dagli esperti. I passaggi successivi: “Presentare il piano di caratterizzazione, che prevede ulteriori indagini, a Comune, Provincia e Regione che dovranno approvarlo”, spiega il dottor Mariani. Questo il procedimento amministrativo, mentre le indagini giudiziarie continueranno autonomamente pur servendosi dei rilievi effettuati dall’Arpa.

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Quell’acqua nera dai tubi di scarico del depuratore di Via della Stazione http://ifg.uniurb.it/2013/03/19/ducato-online/quellacqua-nera-dai-tubi-di-scarico-del-depuratore-di-via-della-stazione/39352/ http://ifg.uniurb.it/2013/03/19/ducato-online/quellacqua-nera-dai-tubi-di-scarico-del-depuratore-di-via-della-stazione/39352/#comments Tue, 19 Mar 2013 17:57:19 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=39352

Depuratore in Via della Stazione, località Le Conce

C’è ma non si vede. E non si può dire che non si senta. Qualcuno parla di “puzza asfissiante”, altri di “tanfo insopportabile”. C’è chi non può più aprire le finestre di casa, perché invece di ‘arieggiare’ l’ambiente, si rischia di trasformare le stanze in una fetida cloaca. E il cattivo odore sale anche dalle tubature. Dai lavandini, dagli scarichi del bagno di chi abita in località Le Conce e dintorni.

E’ la puzza che arriva dal depuratore, “vecchio di almeno vent’anni e non proprio in forma”, ci dice qualcuno. Da quel depuratore che, andando oltre la Benelli e proseguendo per via della Stazione, si trova in fondo ad una stradina interna – non asfaltata – accanto alla Scuola di Giornalismo di Urbino. Tra questa e una villetta abitata da due studenti. Molto ben nascosto.

“Il tanfo si sente di più quando piove e c’è umidità; un po’ di meno quando c’è il sole o tira vento” spiega una ragazza che abità lì vicino. Come oggi. Effettivamente il cattivo odore è più blando, se lo porta via, lontano, questo vento. Ma noi del Ducato abbiamo controllato nei giorni scorsi. Siamo andati fin sotto la stradina. Giorno dopo giorno. E abbiamo visto e sentito ciò che succede. Acqua marrone scuro, che dovrebbe essere già depurata, esce dalle tubature di scarico e si riversa nel torrente a valle, in una quantità  e con una violenza impressionanti.

Proviamo a risalire il corso d’acqua. Arriviamo fin sopra Le Conce, subito a valle dell’ex conceria sulla Statale 73bis al km 69 (dove tra l’altro ci sono problemi ai tubi fognari, con ulteriori fastidiosi olezzi per l’intero vicinato) . Torniamo giù e lo seguiamo fin dove confluisce, attraverso il fosso delle Lavandaie, direttamente nel fiume Metauro. Da lì l’acqua che esce dal depuratore proseguirà fino all’Adriatico.

Ieri abbiamo notato un via vai di camion, in mattinata. Tra loro c’era un mezzo della Marche Multiservizi. Era successo qualcosa? Si era rotto qualcosa? Non lo sappiamo, anche perché dalla ditta ci dicono di non essere a conoscenza né di guasti, né tantomeno di quell’acqua scura che esce dal depuratore:, “E se fosse vero non sarebbe normale!”. Così al telefono l’ingegner Careri. Che conclude: “Controlleremo!”. Ma intanto tutto scorre.

Depuratore in Via della Stazione, località Le Conce

Ma cosa depura o dovrebbe depurare questo depuratore? L’abbiamo chiesto all’Arpam, alla dottoressa Bezziccheri del Servizio Acque. “Acque reflue urbane”, la risposta. “Liquami domestici, liquami di ditte e acque meteoriche”.

L’abbiamo chiesto anche alla Marche Multiservizi. La risposta è un po’ diversa: “Liquami domestici civili, scarichi di fognature domestiche e meteoriche”. Non ‘liquami di ditte’. “La cosa certa è che non arrivano fanghi dall’esterno”.

Ma ieri, oltre il cancello che dà accesso alla struttura, c’era un camion attrezzato per separare i fanghi. Un camion della Rpa s.r.l. (Risanamento Protezione Ambientale) di Fano che “si occupa di centrifugare e aspirare i fanghi” – come confermato dalla Marche Multiservizi – separando la parte liquida (che va nel depuratore e poi nel Metauro) da quella secca (che presumibilmente va in discarica). Pare sia prassi: la Rpa arriva per fare questo tipo di lavoro a cadenza periodica. Il dubbio è che, di tanto in tanto, carichi di fanghi provenienti da altre zone, vengano portati qui per essere depurati. Lo esterniamo all’ingegner Careri che risponde negativamente: “Il camion lavora e separa fanghi già presenti nel depuratore”.

La puzza a monte della stradina che porta al depuratore quasi non si sente. C’è molto vento. Ma scendendo più a valle, l’olezzo comincia a salire. E solo qualche giorno fa, quell’acqua, la stessa che dalle Lavandaie arriva al Metauro, era densa e scura. Le tubature sono vecchie e obsolete. Un passante che abita vicino da tempo le guarda e dice: “Non dovrebbero essere così. E da lì non dovrebbe uscire acqua sporca. Prima non succedeva”

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