il Ducato » articolo 18 http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » articolo 18 http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Riforma Fornero anche per i giornalisti. Ma le tutele restano forti http://ifg.uniurb.it/2012/04/17/ducato-online/la-riforma-fornero-si-applica-anche-ai-giornalisti-ma-le-tutele-restano-forti/31185/ http://ifg.uniurb.it/2012/04/17/ducato-online/la-riforma-fornero-si-applica-anche-ai-giornalisti-ma-le-tutele-restano-forti/31185/#comments Tue, 17 Apr 2012 16:40:01 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=31185

Giancarlo Tartaglia, direttore della Fnsi

URBINO – La riforma del lavoro voluta dal ministro Fornero è stata per settimane un argomento chiacchierato in quasi tutte le redazioni. “Al centro del dibattito”, come diremmo noi giornalisti, le modifiche all’articolo 18.

Il timore era che la riforma falcidiasse con raffiche di licenziamenti le redazioni dei principali giornali e media. Redazioni che, diciamocelo, un po’ troppo piene lo sono davvero, rispetto ad altri paesi: lo abbiamo scritto qui.

Sono state fatte parecchie speculazioni: dall’estremo di chi ha sostenuto che dalla riforma Fornero fossero esclusi gli iscritti agli albi professionali (e quindi anche i giornalisti) a quello di chi, come Massimo d’Alema, ha lanciato l’inquietante monito: “Sarete i primi ad essere licenziati!” (intendendo i giornalisti). Dimenticando forse per un attimo che giornalista lo è anche lui.

Giancarlo Tartaglia, direttore della Fnsi, sindacato unico dei giornalisti italiani, fa un po’ di chiarezza. “Lo statuto dei lavoratori si applica ai lavoratori subordinati – spiega Tartaglia – quindi si applica appieno ai giornalisti”.

Ne discende che ai giornalisti si applica l’articolo 18 con tutte le sue eventuali modifiche. Le voci secondo cui gli iscritti agli Albi erano destinati a schivare la riforma Fornero sono prive di fondamento, afferma Tartaglia.

Ma nessuna paura: non è ancora giunto il momento di svuotare le scrivanie. “La modifica dell’articolo 18 non incide affatto”, afferma ancora Tartaglia. Facciamo l’esempio di un’azienda editoriale che si voglia liberare, per motivi economici, di una decina di dipendenti. Questa azienda “dovrebbe per forza presentare un piano di riorganizzazione, un piano dettagliato. Occorrerebbe un accordo con il Comitato di redazione. C’è un percorso previsto dalla contrattazione collettiva. Non ci si può alzare una mattina e decidere di licenziare dieci persone perché non è previsto dal contratto”.

Insomma: a proteggere l’inviolabilità del posto in redazione non è soltanto il fragile scudo dell’articolo 18. Nel contratto nazionale giornalistico ci sono ben altre armi che tutelano le ‘cadreghe’ dei giornalisti. “Ci sono procedure – spiega ancora il direttore dell’Fnsi – che vanno rispettate. In caso contrario l’azienda può essere condannata per comportamento antisindacale e costretta a reintegrare tutti i giornalisti licenziati”. E queste procedure, senza farla tanto lunga, sono piuttosto complesse e prevedono una costante consultazione tra l’editore e i giornalisti, rappresentati dal sindacato e dai comitati di redazione (l’organo sindacale che viene eletto dai giornalisti di una testata) .

C’è una minaccia in più per i giornalisti però: si può essere licenziati per motivi tecnico-professionali, cioè perché il tal giornalista lavora poco o male. Ma le procedure non sono molto più semplici. Intanto l’unico che può decidere in proposito è il direttore (non l’editore, quindi). E una volta che avesse deciso di licenziare Caio sarebbe obbligato a chiedere cosa ne pensi il cdr, il cui parere non è vincolante. Ma se il direttore procedesse con il licenziamento, il giornalista potrebbe ricorrere a un giudice del lavoro. Il quale sentirebbe nuovamente il parere del comitato. E se i compagni di redazione del giornalista sostenessero che si tratta di un ottimo professionista licenziato “senza giusta causa”,  ci sarebbero buone probabilità di un reintegro.

La riforma Fornero – almeno per i giornalisti – è quindi gattopardesca: sembra che tutto cambi, per non cambiare nulla.

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Giornale radio 16/04/2012 – ore 17.30 http://ifg.uniurb.it/2012/04/16/radio-ducato/giornale-radio-16042012-%e2%80%93-ore-17-30/30938/ http://ifg.uniurb.it/2012/04/16/radio-ducato/giornale-radio-16042012-%e2%80%93-ore-17-30/30938/#comments Mon, 16 Apr 2012 16:02:31 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=30938 [continua a leggere]]]> Ascolta il GR delle 17.30

a cura di Alberto Sofia

In studio conducono Giorgia GrifoniDavide Maria De Luca

 

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Giornale radio 16/04/2012 – ore 12.30 http://ifg.uniurb.it/2012/04/16/radio-ducato/giornale-radio-16042012-%e2%80%93-ore-12-30/30858/ http://ifg.uniurb.it/2012/04/16/radio-ducato/giornale-radio-16042012-%e2%80%93-ore-12-30/30858/#comments Mon, 16 Apr 2012 10:56:48 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=30858 [continua a leggere]]]> Ascolta il GR delle 12.30

a cura di Alberto Sofia

In studio conducono

Martina Manfredi e Antonio Siragusa



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Rassegna stampa del 16/04/2012 http://ifg.uniurb.it/2012/04/16/radio-ducato/rassegna-stampa-del-16042012/30847/ http://ifg.uniurb.it/2012/04/16/radio-ducato/rassegna-stampa-del-16042012/30847/#comments Mon, 16 Apr 2012 10:12:54 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=30847 Ascolta la rassegna stampa del 16/4/2012

In studio Valerio Mammone

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Riforma del lavoro: cosa cambierà http://ifg.uniurb.it/2012/03/28/ducato-online/riforma-del-lavoro-cosa-cambiera/30205/ http://ifg.uniurb.it/2012/03/28/ducato-online/riforma-del-lavoro-cosa-cambiera/30205/#comments Wed, 28 Mar 2012 18:05:03 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=30205 [continua a leggere]]]> URBINO – La riforma proposta dal ministro Elsa Fornero ritoccherà le regole riguardanti il diritto del lavoro. Molto discussa resta la modifica dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, ma per la provincia di Pesaro-Urbino l’impatto maggiore potrebbe averlo la riforma degli ammortizzatori sociali. Ecco un confronto tra la situazione attuale e le novità introdotte nel disegno di legge del governo Monti su questi due punti nodali.

LICENZIAMENTI

La situazione oggi – Il licenziamento deve essere motivato. Le motivazioni possono essere oggettive (o economiche) oppure soggettive (o disciplinari).

Il carattere oggettivo riguarda cause interne all’organizzazione dell’azienda come motivi economici, attinenti all’attività produttiva e all’organizzazione del lavoro. Il carattere soggettivo riguarda il comportamento del lavoratore nel luogo di lavoro.

Ci sono poi i licenziamenti per motivi discriminatori, relativa a caratteri personali del lavoratore (come razza, religione etc.), che però è di per sé nulla perché non ritenuta una giusta causa.

A chi si applica l’articolo 18 – A tutti i dipendenti di aziende con più di 15 lavoratori o 5 per le imprese agricole.

I licenziamenti – Il giudice che dichiara inefficace il licenziamento o annulla il licenziamento intimato senza giusta causa o giustificato motivo, ordina al datore di lavoro delle imprese con più di 15 dipendenti (o 5 se si tratta di aziende agricole) di reintegrare il lavoratore nel posto di lavoro. Questo significa che queste imprese  devono reintegrare il lavoratore nel posto di lavoro assunto in precedenza se il giudice riconosce che il licenziamento è senza giusta causa.

L’onere della prova della legittimità del licenziamento spetta all’azienda che deve dimostrare al giudice del lavoro (non al giudice civile) la fondatezza dei motivi alla base del provvedimento preso.

Il giudice annullando il licenziamento condanna il datore di lavoro al risarcimento del danno subito dal lavoratore per il licenziamento, stabilendo un’indennità commisurata alla retribuzione globale di fatto dal giorno del licenziamento sino a quello dell’effettiva reintegrazione e al versamento dei contributi assistenziali e previdenziali dal momento dell’effettiva reintegrazione. La misura del risarcimento non potrà essere inferiore a 5 mensilità di retribuzione globale. Perciò il lavoratore reintegrato non perde i diritti acquisiti con il precedente contratto negli anni di anzianità di servizio come avverrebbe in caso di riassunzione.

Il lavoratore può chiedere al datore di lavoro in sostituzione della reintegrazione del posto di lavoro un’indennità pari a 15 mensilità di retribuzione globale. Dalla comunicazione di deposito della sentenza di reintegrazione nel posto di lavoro, il dipendente ha 30 giorni di tempo per chiedere il pagamento dell’indennità.

Per le aziende al di sotto dei 15 dipendenti (o con meno di 5 nel caso delle aziende agricole) non è previsto il reintegro, ma in caso di ricorso da parte del lavoratore se il giudice dichiarerà non valida la motivazione del licenziamento, il datore di lavoro dovrà pagare solo un indennizzo fino a 15 mensilità.

Come fare ricorso – Il lavoratore una volta licenziato ha 60 giorni per impugnare il licenziamento che deve avvenire per atto scritto tramite un legale. Nell’atto si deve rendere chiara la volontà del lavoratore di contrastare il licenziamento. La comunicazione deve essere inviata al datore di lavoro.

Il dipendente ha due modi per fare ricorso:

  • - il dipendente dovrà rivolgersi a un legale che invierà, tramite raccomandata, una comunicazione all’azienda datrice di lavoro, in nome e per conto del proprio cliente, in cui annuncia di ritenere illegittimo il licenziamento. Il dipendente, inoltre, sempre tramite una lettera raccomandata con ricevuta di ritorno dovrà presentare istanza alla commissione provinciale di conciliazione controversie di lavoro. Se entro 60 giorni il datore di lavoro non risponderà alla comunicazione , il dipendente potrà procedere al ricorso in tribunale.
  • - in tribunale: il legale dovrà inviare un atto al tribunale ordinario nella sezione lavoro nel quale si spiegano i motivi contestati dal lavoratore licenziato.

Il nuovo articolo 18 – Per i licenziamenti oggettivi, quelli che riguardano motivi economici, attinenti all’attività produttiva e all’organizzazione del lavoro. In caso di licenziamento senza giusta causa, che deve essere dichiarato dal giudice,  il reintegro è sostituito da un indennizzo in denaro variabile da 15 a 27 mensilità. Nei licenziamenti disciplinari, in questo caso il giudice che stabilisca l’assenza della giusta causa potrà decidere se serve un indennizzo o il reintegro. I licenziamenti discriminatori sono illegittimi sempre, e quindi non validi: il giudice perciò prevederà il reintegro del dipendente.

AMMORTIZZATORI SOCIALI

Gli ammortizzatori sociali - Attualmente in vigore ci sono cinque tipi di ammortizzatori sociali: cassa integrazione ordinaria, cassa integrazione straordinaria, cassa integrazione in deroga, indennità di mobilità e indennità di disoccupazione.

  • - La cassa integrazione ordinaria (Cigo) spetta ai lavoratori di aziende industriali ed edili che rallentano l’attività per le condizioni avverse di mercato. Viene erogata dall’Inps, ammonta all’80% della retribuzione complessiva delle ore non prestate e dura al massimo 13 settimane, con proroghe fino a 12 mesi (24 mesi in alcuni casi).
  • - La cassa integrazione straordinaria (Cigs), come quella ordinaria, è un assegno pari all’80% della retribuzione complessiva delle ore non prestate e viene utilizzata in casi di ristrutturazioni aziendali o chiusura. Dura al massimo 24 mesi. Tra cassa integrazione ordinaria e straordinaria, il lavoratore non può cumulare più di 36 mesi in 5 anni.
  • - La cassa integrazione in deroga, sempre pari all’80% della retribuzione complessiva delle ore non prestate, riguarda invece quelle imprese (con meno di 15 dipendenti) e quei lavoratori (a tempo determinato, apprendisti, somministrati) che non avrebbero diritto alla Cigo o alla Cigs. Ne possono beneficiare anche le imprese con più di 15 dipendenti che hanno terminato il periodo di cassa integrazione straordinaria. Dura al massimo 12 mesi.
  • - L’indennità di mobilità, finanziata da Inps e imprese, riguarda i lavoratori che perdono il posto di lavoro a causa di una ristrutturazione aziendale o della chiusura dell’azienda. La sua durata va da 1 a 3 anni e arriva a 4 anni per i lavoratori del Sud del Paese. Nei primi 12 mesi viene corrisposto al lavoratore il 100% della cassa integrazione straordinaria; successivamente si passa all’80%.
  • - L’indennità di disoccupazione viene corrisposta ai dipendenti licenziati per ragioni non dipese dalla loro volontà. Per i lavoratori che hanno meno di 50 anni, la durata di tale indennità è di 8 mesi ed ammonta, per i primi 6 mesi, al 60% della media delle ultime 3 buste paga; negli ultimi 2 mesi, invece, scende al 50%. Per i lavoratori al di sopra dei 50 anni la durata è estesa a 12 mesi e l’ammontare dell’indennità è del 60% della media delle ultime tre buste paga per i primi 6 mesi, del 50% per i successivi 2 e del 40% per gli altri 4.

La nuova Aspi – Con la riforma Fornero, resterà inalterata la funzione della Cigo. La Cigs si utilizzerà solo in casi di ristrutturazioni (e non per cessazioni di attività). Si introduce l’Aspi, Assicurazione sociale per l’impiego, che assorbirà tutti gli altri ammortizzatori sociali oggi in vigore. L’Aspi verrà applicata a tutti i lavoratori senza alcuna distinzione, comprendendo così anche coloro che possono contare su meno anni di esperienza o coloro che hanno contratti atipici e precari. Alla platea di beneficiari si aggiungeranno anche apprendisti e artisti dipendenti. L’Assicurazione sociale per l’impiego avrà una durata di 12 mesi, prolungabili a 18 nel caso il lavoratore interessato abbia più di 55 anni. L’indennità corrisponderà al 70% della retribuzione e avrà un tetto massimo di 1.119 euro e verrà decurtata del 15% dopo i primi 6 mesi, e di un altro 15% dopo gli altri 6 mesi. Per accedervi sono necessari 2 anni di anzianità e almeno 52 settimane di lavoro nell’ultimo biennio. L’Aspi entrerà a regime nel 2017 rimpiazzando l’indennità di mobilità e quella di disoccupazione.

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“Lottare insieme”: pensionati e giovani contro la riforma del lavoro http://ifg.uniurb.it/2012/03/26/ducato-online/lottare-tutti-insieme-e-ribaltare-il-tavolo-giovani-e-pensionati-contro-la-riforma-del-lavoro/29622/ http://ifg.uniurb.it/2012/03/26/ducato-online/lottare-tutti-insieme-e-ribaltare-il-tavolo-giovani-e-pensionati-contro-la-riforma-del-lavoro/29622/#comments Mon, 26 Mar 2012 22:07:34 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=29622

Carla Cantone, Stefano Raia, Loredana Longhin, Jacopo Cesari, Ilaria Celentano

URBINO – E’ piena la Sala Serpieri del Collegio Raffaello. Giovani e anziani per discutere di diritti, da tutelare e da conquistare. Si alza in piedi Amato Palazzi dello Spi Cgil Urbino per prendere la parola e ricordare tutti gli anni passati nel sindacato, a lottare, a conquistare diritto dopo diritto, per il bene della collettività, dei lavoratori: “Negli anni ’60 a Urbino c’era la mezzadria. Ricordo la Fornace Volponi e il Montefeltro che si è industrializzato. E noi abbiamo iniziato le prime lotte sindacali”.  Mai come in questo momento la Cgil riscopre il significato della battaglia. “Proprio ora che stanno cercando di eliminare uno degli articoli più importanti, l‘articolo 18 dello Statuto dei lavoratori – continua Palazzi – ora che stanno camminando contro i lavoratori, i pensionati e i giovani, bisognerebbe recuperare un’unità sindacale e lottare tutti insieme”.

In platea qualcuno dice che i lavoratori dovrebbero rivoltare i tavoli, mentre il professor Stefano Azzarà dice che se un attacco come questo, a un diritto inalienabile, fosse accaduto trent’anni fa “avremmo occupato  tutti insieme le fabbriche”.

L’incontro “Diritti da tutelare, diritti da conquistare” doveva fare il punto sullo scontro intergenerazionale tra le nuove generazioni di precari e i pensionati. Ma gran parte del dibattito si è invece incentrato sul tema che per giorni e giorni ha occupato le prime pagine dei giornali: la riforma dell’articolo 18.

Così il discorso ha svoltato sul fatto che spetta ai pensionati conservare la memoria delle lotte passate, mentre i giovani devono essere la leva per le battaglie presenti e per le prossime.

“La Cgil ha un’idea ‘diversa’ del mercato del lavoro rispetto a quello che ci si sta prospettando – dice Loredana Longhin, segretaria confederale Cgil di Pesaro Urbino – tutto è ancora sul tavolo e quello che il governo sta facendo non ci convince, è insufficiente. La riforma del mercato del lavoro non darà una risposta ai giovani sulla crezione di posti di lavoro. Servono politiche che rilancino l’occupazione di qualità, quella che unisce i diritti e i doveri del lavoratore”.

Un binomio, quello di lavoro e diritti, che ormai non è più una garanzia. Il diritto al lavoro e l’articolo quattro della Costituzione, prima ancora dell’articolo 18, è diventato più “un auspicio”, dice il professor Stefano Raia, docente di Sociologia del lavoro all’Università di Urbino Carlo Bo. E una promessa da marinaio dei vari politici, da spendere in campagna elettorale, più che una promessa da mantenere per il bene delle giovani generazioni e quindi per l’Italia declinata al presente come proiettata verso il futuro.

I giovani. “Tutti aggrappati a una selva di contratti atipici”,  sottolinea Jacopo Cesari, responsabile del Servizio orientamento lavoro della Cgil.  I ragazzi che  si affacciano al mondo del lavoro nuotano nell’insicurezza sociale, che va dallo sfruttamento da parte dei datori di lavoro attraverso il ‘ tirocinio’ alla miriade di forme contrattuali con le quali non si potrebbe mettere su famiglia, prendere una casa in affitto, ma neppure “comprare una macchina a rate”, dice esasperato un giovane laureato dalla platea. “I ragazzi sono considerati meno occupabili e forse meno competitivi di una persona con esperienza –  sottolinea Raia – si chiama domanda a bassa innovazione e considera gli anziani migliori dei giovani, semplicemente perchè si concepisce il lavoro in maniera non innovativa”.

A chiudere il dibattito ci pensa Carla Cantone, la segretaria nazionale dello Spi Cgil: “L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro, così dice la Costituzione, e quindi deve essere considerato un ‘diritto’ e non un ‘privilegio’. Perciò  la Cgil si oppone all’abolizione dell’articolo 18 e chiede di intervenire per ridurre la precarietà, la piaga dei giovani di oggi. Si sta chiedendo equità e sviluppo per contrastare la crisi”.

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Rassegna stampa del 26/03/2012 http://ifg.uniurb.it/2012/03/26/radio-ducato/rassegna-stampa-del-26032012/29545/ http://ifg.uniurb.it/2012/03/26/radio-ducato/rassegna-stampa-del-26032012/29545/#comments Mon, 26 Mar 2012 08:48:20 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=29545 Ascolta la rassegna stampa del 26/3/2012

In studio Paola Rosa Adragna

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