il Ducato » banche http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » banche http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Calano i furti nel territorio urbinate, ma a Urbania i cittadini si affidano alle cassette di sicurezza http://ifg.uniurb.it/2015/03/24/ducato-online/calano-i-furti-nel-territorio-urbinate-ma-a-urbania-i-cittadini-si-affidano-alle-cassette-di-sicurezza/69029/ http://ifg.uniurb.it/2015/03/24/ducato-online/calano-i-furti-nel-territorio-urbinate-ma-a-urbania-i-cittadini-si-affidano-alle-cassette-di-sicurezza/69029/#comments Tue, 24 Mar 2015 15:33:52 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=69029 URBINO – Secondo i dati diffusi qualche mese fa dalla questura di Pesaro-Urbino, i furti nelle abitazioni sono lievemente calati nel 2014 rispetto agli anni precedenti. Nel dettaglio il totale delle segnalazioni è passato da 120 del 2012, a 113 nel 2013, scendendo a 108 nel 2014. Nonostante i numeri, però, i cittadini di Urbania non ritengono abbastanza tutelata la loro sicurezza e sempre più persone stanno decidendo di depositare i loro beni nelle cassette di sicurezza delle banche.

Alla banca di Credito Cooperativo del Metauro di Urbania le domande sull’utilizzo delle cassette di sicurezza bancarie sono aumentate negli ultimi mesi, probabilmente in ragione dei furti nelle abitazioni nel comune durantino. La questione è legata alla sicurezza nelle case: le persone preferiscono depositare i loro beni nelle banche piuttosto che vivere nella paura di essere rapinate.

Anche nella Banca dell’Adriatico le cassette di sicurezza sono sempre più richieste. Il costo annuale varia a seconda del volume e della dimensione: le più utilizzate sono quelle più piccole e, quindi, meno costose.

Negli istituti di credito che non posseggono cassette di sicurezza l’aumento della richiesta è comunque percepito. Nella sede durantina della Banca Popolare di Ancona molti cittadini si presentano per chiedere informazioni e sapere a quali filiali potersi rivolgere.

Insieme all’incremento dell’uso di cassette di sicurezza emerge anche il dato sul cambiamento degli utenti che ne usufruiscono: se fino a qualche anno fa facevano uso di questo servizio principalmente imprenditori e uomini d’affari, in questi ultimi mesi molti pensionati e casalinghe scelgono di affidare i loro beni alle casseforti delle banche.

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Ombre di camorra e soldi misteriosi nell’arresto di un imprenditore urbinate http://ifg.uniurb.it/2012/03/06/ducato-online/ombre-di-camorra-e-soldi-misteriosi-nellarresto-di-un-imprenditore-urbinate/27532/ http://ifg.uniurb.it/2012/03/06/ducato-online/ombre-di-camorra-e-soldi-misteriosi-nellarresto-di-un-imprenditore-urbinate/27532/#comments Tue, 06 Mar 2012 21:40:05 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=27532

Monte Titano, a San Marino

Il 5 marzo i carabinieri del Ros hanno arrestato nella sua casa di Fano Francesco Agostinelli. Le accuse sono di aver estorto, insieme ad altri complici, denaro vestiti e orologi di lusso ad un imprenditore di San Marino, Michel Burgagni.

Ma non è una storia di estorsione come ce ne sono tante. Quei complici sono accusati di far parte del clan dei casalesi. E l’ombra di Monte Titano nasconde finanziarie oscure, banche in crisi e milioni di euro apparsi come dal cappello di un prestigiatore.

Nato ad Urbino nel 1965, Agostinelli, nelle sue e-mail, si definisce un analista finanziario ed un imprenditore edile. Tra le altre, risulta titolare di due imprese di ristrutturazioni: la Magnolia Srl di Fano e la Magnolia Sas di Pesaro.

Quando i carabinieri sono arrivati a prelevarlo, Agostinelli era già ai domiciliari. Lo avevano arrestato, insieme ad altre nove persone, nel febbraio 2011.  Erano i primi risultati dell’operazione “Vulcano”, l’indagine, chiusa a fine 2011, che lo ha portato di nuovo in manette. Con meno incidenti, questa volta. Un anno fa la sua compagna aveva cercato di investire i carabinieri per impedire che lo arrestassero. Poi erano saltate fuori coca, eroina e una calibro 22.

Secondo il legale, l’avvocato Enrico Cipriani, il provvedimento non è giustificato dall’atteggiamento processuale di Agostinelli e nemmeno dal rischio che reiteri il reato. Mercoledì 7 è stato interrogato a Pesaro, ma rispetto a un interrogatorio già reso alla Dda di Bologna, Agostinelli non ha aggiunto niente.  Il legale ha inoltrato al Gip di Bologna una richiesta di scarcerazione. Ma non è tutto, perché secondo l’avvocato: “Tutto nasce perché un imprenditore, o presunto tale, denuncia una valanga di gente perché riteneva di essere vittima di estorsione”. Un imprenditore, Burgagni, che non navigava in buone acque.

L’imprenditore sanmarinese, si legge nell’ordinanza del Giudice per le indagini preliminari Bruno Perla, aveva un debito di 100 mila con la Fincapital, una società di San Marino con la quale Agostinelli collaborava. Secondo il Gip l’urbinate gli avrebbe ordinato di saldare il conto entro un anno “minacciandolo altrimenti di morte”.

Secondo il Pm della procura distrettuale antimafia che ha coordinato le indagini, Enrico Cieri, questo era solo l’inizio. Si legge ancora nell’Ordinanza che Agostinelli aveva preteso dalla compagna di Burgagni tre Rolex, che insieme valevano 63 mila euro, più abiti firmati per un valore di 30 mila euro.

Ma a carico di Agostinelli sembra che ci sia qualcosa di più che la testimonianza di un imprenditore indebitato fino al collo e delle registrazioni di alcune telefonate. Nella relazione annuale dell’Antimafia si parla di tre gruppi criminali che operano nel bolognese “il terzo facente capo a Agostinelli Francesco”. A gettare un’ombra particolarmente fosca sulla vicenda c’è il fatto che alcuni dei personaggi a cui, secondo i magistrati, Agostinelli si accompagnava in questa impresa, avevano dichiarato di appartenere al clan dei Casalesi.

Fino a qui sembra una storia brutta, ma con contorni chiari: racket, estorsioni, violenza. Una di quelle storie che stanno cominciando a venir fuori in questi ultimi mesi: una storia di mafia che comincia a protendere i suoi tentacoli verso il prospero e ricco nord. Ma l’urbinate protagonista di questa storia ha in serbo molti altri misteri.

È il sette novembre 2011 quando alla Confederazione del lavoro Sanmarinese arriva uno strano fax. Tredici pagine gonfie di rivelazioni scottanti su un banca, la Banca Commerciale Sanmarinese (in amministrazione straordinaria da una decina di giorni), che tiene in custodia i fondi pensione degli operai di San Marino. Secondo l’autore del fax, la banca ha un debito nei suoi confronti di 42 milioni di euro e praticamente è arrivata al default. Gli operai devono stare in guardia se ci tengono alla pensione. In calce al fax c’è un firma: è quella di Francesco Agostinelli.
L’imprenditore di Fano però non si limita a lanciare questo ‘avviso ai naviganti': passa all’azione. La notizia è uscita il 25 febbraio, quando la Asset, un’altra società di San Marino, acquista la Banca Commerciale. Pochi giorni dopo l’acquisizione, come una bomba, arrivano nelle redazioni di tutti i giornali della piccola Repubblica e anche in alcuni quotidiani italiani delle mail piene di foto di documenti e di raccomandate.

È sempre Agostinelli, che vuol far saper che lui aveva fatto un’offerta per acquistare la Banca Commerciale di San Marino. La sua offerta, per quanto allettante, non era stata presa in considerazione. Denuncia la presenza di complotti e di interessi occulti che gli hanno sbarrato la strada.

Alle mail allega tutta la documentazione: l’offerta era di 23 milioni, superiore a quella dell’Asset, accettata poi dalla Banca Centrale di San Marino. Dal punto di vista legale la sua offerta sembra non fare una grinza. Agostinelli si offre come acquirente della banca per sé o per un’altra persona fisica o giuridica. Secondo lui i 23 milioni di euro sono già al sicuro in una banca, pronti ad essere usati per rilevare l’intero pacchetto azionario della Banca Commerciale.

Cosa centra un imprenditore edile di Fano, con una banca di San Marino che naviga in cattive acque?  “Mi chiedo anch’io da dove arrivi”, si domanda David Oddone, giornalista del quotidiano sanmarinese “L’Informazione”. Oddone è un auorità in materia di infiltrazioni mafiose nella Repubblica di San Marino ed è stato minacciato di morte per le sue inchieste.

“L’intera vicenda – racconta il giornalista – è grottesca, assurda. La cosa divertente, e inquietante, è che le nostre redazioni sono state inondate dalle mail di questo personaggio che denunciava che c’era qualcosa che non andava, che la sua offerta non era stata presa in considerazione”. Pochi giorni dopo quello stesso personaggio è stato arrestato. “Per una volta la banca centrale e il sistema hanno funzionato, perché hanno sventato la conquista di una banca da parte di un personaggio in odore di camorra”

Ma ora la domanda è: c’è qualcuno dietro Agostinelli? Ventitré milioni sono una cifra molto alta, ma non irraggiungibile per un buon imprenditore. Così abbiamo provato a chiamare la Magnolia Sas di Pesaro, una delle ditte di ristrutturazione di Agostinelli, ma il numero di telefono risulta disattivato. Dopo qualche altra indagine scopriamo che l’azienda è attualmente in fallimento. L’altra impresa dell’urbinate, la Mangolia Srl di Fano, non ha nemmeno un numero di telefono e al suo indirizzo di Fano rispondono due anziane signore che della Magnolia o di Agostinelli non hanno mai sentito parlare.

Agostinelli è residente a Fano, nella casa del suocero. I vicini hanno notato spesso un via vai di persone “di fuori”, ma secondo loro anche la macchina che usava l’imprenditore era quella del suocero. E parcheggiato fuori casa non hanno mai visto un Suv o una fuoriserie. Insomma: Agostinelli non sembra il ritratto dello spietato raider finanziario che ci si immagina intento a comprare e vendere banche nei paradisi fiscali.

“C’è qualcosa che non torna”, dice Oddone: “La mia idea è che Agostinelli andava avanti per conto di qualcun altro”. Neanche Roberto Galullo, del Sole24ore ci vede chiaro. Riesce a intervistare Agostinelli il 28 febbraio, giusto una settimana prima dell’arresto. Ma neanche a lui l’urbinate rivela chi sono i misteriosi compratori in nome dei quali agisce. Sembra che lasci intendere però che qualcuno, nell’ombra, c’è. “Ma c’è una terza ipotesi”, afferma Oddone: “Che quello di Agostinelli sia un messaggio”. La sua proposta di acquistare la Banca Commerciale, cioè, non sarebbe stata nulla più di un segnale o forse un avvertimento. Ma cosa significasse questo messaggio e a chi fosse destinato, lo dovrà scoprire la magistratura.

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Il corteo di Occupy Urbino contro Ersu, banche e Comune http://ifg.uniurb.it/2011/11/17/ducato-online/occupy-urbino-termina-con-un-corteo-proteste-contro-banche-ersu-e-comune/9940/ http://ifg.uniurb.it/2011/11/17/ducato-online/occupy-urbino-termina-con-un-corteo-proteste-contro-banche-ersu-e-comune/9940/#comments Thu, 17 Nov 2011 15:34:17 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=9940

Un momento del corteo "Occupy Parade" di giovedì 17 novembre

URBINO – Dopo una settimana di “accampata” è tempo di levare le tende. I ragazzi di Occupy Urbino, in piazza della Repubblica da giovedì 10 novembre, hanno chiuso la protesta giovedì 17 con un corteo ribattezzato “Occupy Parade” che ha toccato anche alcune sedi istituzionali, oggetto delle contestazioni. “Questa iniziativa è stata un modo per portare in piazza le nostre istanze – dice Gennaro Giorgione, dell’Assemblea permanente – e per reagire alla crisi e al goveno delle banche.In parecchi si sono avvicinati e informati, quindi il bilancio è positivo”.

Dopo aver smantellato le tende, il corteo è partito alle 18 di pomeriggio. I ragazzi, preceduti da un mezzo addobbato con gli striscioni che campeggiavano in piazza, si sono diretti prima verso la sede dell’Ersu, dove hanno affisso al portone lo striscione con la scritta “Fuori dai palazzi, riprendiamoci le strade” e dove hanno denunciato col megafono la riduzione delle borse di studio e l’aumento del costo del pasto. La tappa successiva è stata la Banca Marche, dove i ragazzi hanno contestato la politica del ‘prestito d’onore’ che si sta cercando di introdurre anche per gli studenti universitari di Urbino. Anche qui si è appeso uno striscione, con la scritta “No al governo delle banche“.

Alle 18:30 il corteo si è spostato sotto al Comune, e successivamente al Rettorato, dove i manifestanti hanno sigillato il portone con nastro adesivo in segno di protesta verso le politiche di bilancio dell’università. I ragazzi, circa una quarantina, si sono poi diretti verso i collegi, sotto lo sguardo di numerosi poliziotti presenti. Non è mancata una tappa alla sede della polizia a Borgo Mercatale, dove i manifestanti hanno criticato l’intervento degli agenti a Ponte Armellina di qualche giorno prima. Il corteo è poi proseguito, accompagnato della musica a tutto volume diffusa dai ragazzi, fino ai collegi, dove si è organizzata una festa nell’anfiteatro del Collegio Tridente fino a tarda notte, a celebrare la fine dell’occupazione.

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Un giorno da ‘accampati’ In piazza con i ragazzi di Occupy Urbino http://ifg.uniurb.it/2011/11/15/ducato-online/un-giorno-da-accampati-in-piazza-con-i-ragazzi-di-occupy-urbino/9499/ http://ifg.uniurb.it/2011/11/15/ducato-online/un-giorno-da-accampati-in-piazza-con-i-ragazzi-di-occupy-urbino/9499/#comments Tue, 15 Nov 2011 14:23:00 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=9499 URBINO – Quando fanno 5 gradi e sei sotto una tenda, qualche strato in più per coprirti dall’arrivo dell’inverno è fondamentale. Così come un falò nella notte per riscaldarsi e fare due chiacchiere con gli altri compagni di occupazione. Lo sanno bene i ragazzi di Occupy Urbino, che per una settimana si sono accampati in piazza della Repubblica con 8 tende.

Un gruppo composto principalmente da studenti: molti di loro appartengono alla associazione C1 e sono studenti di sociologia, alcuni ad altre associazioni. Quasi tutti comunque fanno parte della Assemblea Permanente, la sigla che raggruppa varie associazioni studentesche.

“Partiamo da una critica radicale ad un processo di deriva dello stato sociale – spiega Gianluca Capozio , uno degli ‘accampati’ – che fino a una generazione fa garantiva determinati diritti, compresi quelli conquistati con anni di lotte sindacali. Ci rapportiamo con le dinamiche di conflitto locali, come prestiti fiduciari e accordi tra Banca Marche ed Ersu. E’ una lotta territoriale che vuole essere una critica a un intero sistema, a una pratica economica e politica dominante.”

FOTOGALLERY – I VOLTI DELLA PROTESTA

Alle 10 di mattina i ragazzi sono tutti troppo stanchi per alzarsi. La sera prima è sfilata tra musica, alcolici e un via vai continuo di gente. E ha regalato numerose iniziative: c’è stata la tenda portata fin su al mercato in piazza Raffaello, sono stati distribuiti volantini col “manifesto” del movimento urbinate, si è svolta un’assemblea pubblica nel quale si è discusso del ruolo dei social network nell’organizzazione di proteste di massa. E poi musica, balli, una grigliata intorno al fuoco.

Alle 11 i ragazzi si alzano e cominciano a sistemare i gazebo dalla sera prima. Sui gazebo campeggiano manifesti che recitano: “No al governo delle banche“, “L’accampata è come l’università: in espansione”, “Ciao Berlusconi, ora facciamo i conti con Monti“. Sono più di 20 i ragazzi fissi a dormire, principalmente studenti di sociologia e altre facoltà. Poco dopo la sveglia, si fa colazione tutti insieme e nel frattempo si leggono i giornali e diramano comunicati alle varie testate, il tutto mentre risuonano le note di De Andrè, 99 Posse, Caparezza, Manu Chao. La notizia del giorno è quella delle dimissioni di Berlusconi, così i ragazzi, non certo teneri verso il premier uscente, inziano a mandare a tutto volume “Meno male che Silvio c’è” e parodie varie.

Intorno alle 12, quando sono tutti svegli, viene stilato un primo programma della giornata: ore 14 gruppo di lavoro su spazi autogestiti, ore 15:30 laboratorio di pittura per bambini, ore 18 assemblea pubblica, ore 22 proiezione di “”Il sogno americano”, un documentario sulle irregolarità del sistema bancario made in Usa. Viene allestito un mercatino di libri usati per autofinanziamento. Ogni tanto la gente della piazza si avvicina, curiosa, alcuni si fanno timbrare le banconote per l’iniziativa “Senza di noi Urbino muore“. A volte si affaccia qualche altro giornalista. A ora di pranzo si avvicinano anche i ragazzi del Res, la Rete di Acquisto Solidale, che sta svolgendo un incontro nella Sala Raffaello poco vicina, e invitano i ragazzi al buffet che hanno organizzato. Alcuni partecipanti del gruppo arrivano, altri se ne vanno.

“La protesta nasce dal globale per poi andare ad agire localmente – dice Mattia Maurizi, uno degli ‘accampati’ – io mi aspettavo più partecipazione, più tende, però sono soddisfatto del consenso della città, della gente che si è informata e l’ambiente creato. Finalmente ci sono stati dei momenti di aggregazione libera. Non puntiamo a risultati immediati, ma speriamo in cambiamenti di lungo termine. Ci aspettiamo che il corteo che si terrà giovedì sia partecipato e di chiudere così in bellezza.”

Alle 15:30 arrivano i rappresentanti della comunità straniera di Ponte Armellina – Urbino 2, che parlano del blitz di qualche giorno prima delle forze dell’ordine nel quartiere. Partecipano anche membri della FDCA (federazione dei comunisti anarchici) e dell’associazione Mondo solidale. Durante il dibattito, vicino alla fontana una ragazza del gruppo tiene un corso di pittura con alcuni bambini: per l’occasione si è pitturata il viso di rosso, e con i vestiti colorati che indossa sembra un personaggio di un libro fantasy. Dopo il dibattito si riprende con la musica, mentre a poco a poco si fa buio. La prima cosa da fare è un bel falò: per l’occasione i ragazzi si sono portati un bel braciere e lo alimentano a turno. “Ci stiamo riappropriando della piazza come momento di creatività – dice Ilaria Puliti, una delle ragazze del gruppo – confrontarsi con altra gente deve essere visto come momento di condivisione. Gli aspetti negativi sono stati il freddo e i problemi organizzativi, ma la cittadinanza si è avvicinata e abbiamo interagito con diverse realtà: associazioni, giornalisti, c’è stata la solidarietà dei commercianti…”

Alle 18:30 si fa assemblea: ci si riunisce tutti intorno al fuoco e si discute delle Reti di Acquisto Solidale con alcuni membri dell’associazione. Si riflette sui modi possibili di gestire l’acquisto di beni alimentari al di fuori dei canali della grande distribuzione, puntando più sulla qualità del prodotto. A Urbino è già presente un Gas (gruppo di acquisto solidale), così all’assemblea partecipa un suo rappresentante, Marco Zacchetti. La riunione è accompagnata da vino rosso e tranci di pizza gentilmente offerti da una pizzeria vicina, metre gli interventi si susseguono con l’uso di un megafono. Con l’avvicinarsi dell’ora di cena si tirano fuori castagne, altra pizza, birra e vino. Ci si riscalda un po’ al falò e qualcuno suona la chitarra; il tempo passa tra conversazioni, musica e scherzi tra i membri del gruppo. Con chi passa si ritorna di frequente sui temi della protesta: Alle 22 iniziano le proiezioni. Prima viene trasmesso “Il sogno americano“, un docufilm d’animazione che racconta gli aspetti peggiori del sistema bancario e fiscale americano. Il secondo film trasmesso è “La storia delle cose“, che spiega le storture nel sistema consumistico-capitalista che hanno condotto alla crisi attuale. Dopo la mezzanotte chi non dorme in tenda inizia ad andare via, mentre gli altri a poco a poco cominciano a prendere posto per la notte. Si controlla che sia tutto pronto: coperte, sacchi a pelo, girano anche diverse borse dell’acqua calda. Ci si dovrà scaldare anche questa notte e domani sarà un altro giorno di occupazione.

Domenico Alessandro Mascialino

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