il Ducato » basket ducale http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » basket ducale http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Sport, Urbino non sa più vincere: crisi economica e di risultati http://ifg.uniurb.it/2015/03/10/ducato-online/sport-urbino-crisi-economica-risultati/67572/ http://ifg.uniurb.it/2015/03/10/ducato-online/sport-urbino-crisi-economica-risultati/67572/#comments Tue, 10 Mar 2015 11:17:21 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=67572 7° RITORNO

Le ragazze della Zeta System – Foto di Andrea Ceccarini

URBINO – Per la Zeta System Urbino Volley il verdetto è già stato emesso: la retrocessione è ormai matematica. Che si trattasse di un’annata fallimentare per la pallavolo urbinate lo sospettavano in tanti, ma quello che forse nessuno si aspettava era una stagione tragica per l’intero sistema sportivo ducale. Tutti i principali sport di squadra della città, infatti, stanno attraversando una profonda crisi di risultati. Il Basket Ducale è penultimo a 12 punti, l’Urbino-Pieve è terzultimo a 24 punti, mentre il Futsal Urbino, la squadra di calcio a 5, è penultimo a 18 punti.  Più che una sfortunata congiuntura astrale, la situazione è il frutto di una complessa congiuntura economica.

Dal trionfo europeo raggiunto in Coppa Cev nel 2010 contro la Dinamo Krasnodar alla sconfitta senza storia di ieri al Palapomì contro Casalmaggiore, la Zeta System ora fa dunque i conti con la retrocessione. “È vero, siamo passati dalla Coppa Cev alla serie A2, ma non dobbiamo dimenticare che la pallavolo ducale esiste ancora, nonostante molti club in simili condizioni sono falliti nel recente passato”, spiega Andrea Ebana, secondo allenatore. Ha portato una diagnosi simile anche il capitano, Alice Santini: “Sono cinque anni che gioco nelle Marche e ho assistito al tramonto di numerose realtà del territorio. Alla fine sono rimaste Urbino e Macerata, ma è un problema nazionale e non locale”. Sono tutti d’accordo sull’origine dei problemi: la crisi dell’economia che sta colpendo inesorabilmente tanti settori, sport incluso. Le aziende faticano a sopravvivere e non hanno più fondi da investire nello sport. “È un problema grosso e italiano – affermano coralmente Jan de Brandt ed Ebana, allenatore e vice – ma finché lo sport sarà considerato un lusso e non un’opportunità difficilmente arriveremo a un punto di svolta”.

Se la crisi della pallavolo urbinate è sotto la luce dei riflettori, non si può dire altrettanto per tutti coloro che negli altri sport provano a tenere alto il nome di Urbino ogni fine settimana. “Il nostro problema non è l’inferiorità tecnica, ma il fatto che siamo una squadra di giovani alla prima esperienza in C1 – confessa Guido Mancini, portiere del Futsal Urbino – Inoltre non ci sono soldi, la gente non ha più il coraggio di investire nemmeno in uno sport che in passato ha saputo fare onore alla città di Urbino, giocando anche in serie B”.

Tutte le società, dunque, sono in attesa di qualcuno in grado di valorizzare il potenziale tecnico esistente, come confermano i ragazzi del Basket Ducale. “Specialmente in un momento di estrema crisi, il settore giovanile assume un ruolo di primaria importanza perché garantisce introiti alla società e ricambio generazionale alle squadre”, dice Christian Cangiotti, allenatore della squadra. “Non abbiamo un settore giovanile e non ci sono finanziamenti che ci consentono di averlo. Abbiamo una squadra che cambia ogni anno sfruttando gli studenti dell’Università e in questo modo non possiamo mai nemmeno pensare di iniziare un percorso concreto. L’anno scorso, ad esempio, avevamo in organico due studenti che contribuivano a elevare il livello della squadra, ma una volta terminati gli studi sono tornati a casa, lasciando un vuoto difficilmente colmabile in breve tempo”.
Luigi Fiorani, da anni tra le fila dei cestisti urbinati, prosegue sulla stessa linea del suo mister: “Siamo indietro rispetto a tante altre realtà locali, che hanno intuito prima di noi il valore dei settori giovanili e hanno trovato degli sponsor in grado di sostenerli, grazie ai quali militano in categorie più alte sfruttando organici composti da ragazzi del posto”.

Per il calcio ducale, infine, la situazione è diversa perché in questo caso il problema sono proprio le prestazioni sul campo dell’Urbino-Pieve. Lorenzo Micheli, difensore urbinate,  è sicuro delle sue posizioni: “La squadra è stata concepita per raggiungere ben altre posizioni in classifica e aveva tante ambizioni. Il vivaio funziona: lo dimostra il fatto che cinque di noi provengono dal settore giovanile e sono pronti interessanti innesti per la prossima stagione. La causa di questa classifica poco felice è difficile da isolare, ma si tratta di errori di squadra per cui tutti noi dobbiamo assumerci le nostre responsabilità”.

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La Chateau D’Ax Urbino

URBINO – Quando non si può più vincere, l’importante è partecipare. Se non hai soldi, sei costretto a retrocedere. Se mancano i fondi, ti puoi allenare solo mezza giornata. Se i finanziamenti sono scarsi, devi vendere le tue giocatrici migliori. Se il problema è economico, l’agonismo finisce e ti porta avanti solo la passione.

Partiamo dalla pallacanestro. Il Basket Ducale aveva raggiunto i play off di serie C. Adesso milita in serie D: retrocessa? Squalificata? Un presidente fuori di senno? Niente di tutto questo, le ragioni non sono né disciplinari, né tecniche e nemmeno psichiatriche. È solo una questione economica, volgarmente si tratta di portafoglio vuoto, gli sponsor strapazzati dalla crisi hanno la borsa leggera e la disillusione in tasca.

Due conti: per ogni giocatore, in serie C2, servono 1250 euro. Per la serie D, 300 euro a testa. Emilio Briganti, presidente del Basket Ducale, dice che il problema deriva dalla Federazione, che decide il costo delle iscrizioni, e così la squadra è stata costretta a iscriversi nella serie minore.  “Per sopravvivere – continua Briganti – si deve ricorrere all’autofinanziamento”.

Non va meglio in altri sport e ad altri livelli. Prendiamo il caso della Chateau d’Ax Urbino, settima in classifica nel campionato di serie A1 femminile di pallavolo. Il terzo posto, la vittoria della Coppa Cev e la partecipazione alla Champions League degli scorsi anni sembrano un lontano ricordo. La crisi ha stroncato anche le speranza delle ducali. A inizio stagione Nelle ultime stagioni sono state cedute alcune delle migliori giocatrici, come il libero Giulia Leonardi.

“Gli sponsor sono calati sia in numeri assoluti sia in elargizioni: circa il 10% – ha detto il presidente Giancarlo Sacchi – e si riesce a sopravvivere solo grazie un turn-over degli investitori”. La fortuna è quella di aver puntato su piccoli sponsor, facilmente sostituibili nonostante la crisi. Così è stato possibile rimanere in serie A, al contrario di altre compagini come quelle di Crema e Modena, costrette al ritiro a campionato in corso.

I soldi vengono investiti per l’80% negli ingaggi di giocatrici e tecnici, ha detto Sacchi. Così diventa impossibile poter rinforzare la squadra. Fa eccezione l’ingaggio, notizia di pochi giorni fa, di Paola Croce, libero della nazionale italiana, che sostituisce Antonietta Vallesi, costretta al ritiro per motivi di salute. Ma come si fa a sostenere l’ingaggio della Croce? ? La risposta sta nelle cifre, che sono molto simili a quelle che venivano spesi per la Vallesi: questo è il responso del presidente Sacchi.

Il PalaMondolce continua così a essere gremito di gente e la pallavolo resta il miglior diversivo per le famiglie e i giovani urbinati.

Non c’è, però, solo il professionismo nello sport. Così sembra interessante capire come i semplici utenti possano sfruttare le strutture di Urbino. Prendiamo il Cus urbinate, centro della vita sportiva della città e degli studenti universitari. Qui gli sponsor – che non ci sono mai stati – non c’entrano. Qui il problema è di puri finanziamenti pubblici.

Fino a qualche mese fa, la struttura era agibile dalla mattina alla sera. Ora non più: il custode che teneva in funzione l’impianto di atletica è stato spostato dal comune (che si occupa della gestione) ad altre attività, e così la mattina il Cus non può mettere il campo a disposizione degli utenti e neppure agli “amatori della domenica”. I cancelli sono chiusi e tutto attorno c’è un’aria di desolazione e di abbandono.

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Gabriella Trisolino, presidente del Cus di Urbino, aggiunge sconsolata che i problemi non sono solo quelli del Cus: gli affitti delle palestre sono aumentati, così come i supporti medici e tutti i servizi obbligatori durante le manifestazioni agonistiche. Per il resto, si vivacchia fra mille ristrettezze. E, nonostante si abbia l’impressione che tutto congiuri per strangolare lo sport, questo sopravvive.

Gabriella Trisolino ha una sua ricetta: aumentare le manifestazioni, incrementare i corsi rispetto al passato, incentivare tutti gli sport perché solo moltiplicando le occasioni e gli iscritti, si potrebbero pareggiare i conti. Si arriva così al paradosso che più corsi si attivano e meno si sentono le spese. In una parola, la soluzione è: rimboccarsi le maniche e guardare avanti.

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