il Ducato » biologico http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » biologico http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Un premio per la migliore tesi di laurea sul bio http://ifg.uniurb.it/2015/03/30/ducato-notizie-informazione/un-premio-per-la-migliore-tesi-di-laurea-sul-bio/69341/ http://ifg.uniurb.it/2015/03/30/ducato-notizie-informazione/un-premio-per-la-migliore-tesi-di-laurea-sul-bio/69341/#comments Mon, 30 Mar 2015 10:06:00 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=69341 [continua a leggere]]]> URBINO, 30MAR – Mille euro per la migliore tesi di laurea magistrale dedicata all’agricoltura biologica. L’Università di Urbino, con i fondi messi a disposizione dalla fondazione Girolomoni, ha indetto un bando di concorso aperto a tutti gli studenti che abbiano approfondito lo studio dei preocessi di coltivazione bio.

Per partecipare al premio, la tesi deve contenere un focus sulle problematiche economiche, sociali e ambientali di questo tipo di modello produttivo. Le domande devono essere inviate all’Università entro il 7 aprile 2015. Possono partecipare i laureati di qualsiasi ateneo italiano.

 

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Green economy: le Marche sul podio dopo Trentino Alto Adige e Umbria http://ifg.uniurb.it/2014/01/21/ducato-online/green-economy-le-marche-sul-podio-dopo-trentino-alto-adige-e-umbria/55137/ http://ifg.uniurb.it/2014/01/21/ducato-online/green-economy-le-marche-sul-podio-dopo-trentino-alto-adige-e-umbria/55137/#comments Tue, 21 Jan 2014 17:44:59 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=55137 indice_classifica1URBINO – Le Marche sono green. A dirlo è Fondazione Impresa che in base a dodici parametri ogni anno stila una classifica delle regioni italiane che si sono più o meno distinte nella salvaguardia dell’ambiente. Quest’anno, per la prima volta le Marche sono salite sul podio meritando un terzo posto alle spalle di Trentino Alto Adige e Umbria.

Gli “indicatori di performance” presi in considerazione riguardano energia, imprese e prodotti, agricoltura, turismo, edilizia, mobilità e rifiuti. Rispetto al 2012 le Marche hanno guadagnato tre posizioni, distinguendosi soprattutto per la rete di distribuzione dei prodotti biologici (in cui è prima) e sugli alloggi agro-turistici.

Arriva quinta nella classifica che prende in considerazione le emissioni di Co2, corresponsabili del cambiamento climatico, che non superano i 350 grammi di Co2/€ di valore aggiunto reale (il limite consentito). Medaglia di bronzo anche per quanto riguarda la potenza installata solare-fotovoltaica in Conto Energia su edifici. Risultati più deludenti riguardano la qualità ambientale delle imprese (11° posto), densità di piste ciclabili (13° posto), emissioni climalteranti  da trasporti (15°posto) e smaltimento di rifiuti in discarica (13°posto).

Felice della performance marchigiana è il Governatore Gian Mario Spacca che in un tweet esprime la sua soddisfazione per il terzo posto nella classifica nazionale.

tweet spacca

 

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Le bacche di Goji, dal Tibet alle Marche per combattere la crisi http://ifg.uniurb.it/2013/12/05/ducato-online/le-bacche-di-goji-dal-tibet-alle-marche-per-combattere-la-crisi/53392/ http://ifg.uniurb.it/2013/12/05/ducato-online/le-bacche-di-goji-dal-tibet-alle-marche-per-combattere-la-crisi/53392/#comments Thu, 05 Dec 2013 18:13:54 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=53392 baccheURBINO – Assomigliano all’uva passa e chi le ha assaggiate assicura che il sapore è simile. Si mangiano da sole o nello yogurt e possono essere utilizzate anche per fare tè e tisane. Dolciastre, piccole e rosse le bacche di Goji sono uno degli elementi essenziali della medicina tradizionale cinese perché considerate uno dei più potenti antiossidanti (tanto da essersi guadagnate l’appellativo di “frutto della vita”). Il Lycium barbarum – questo il nome scientifico – viene coltivato da migliaia di anni in Tibet, nelle valli himalayane, in Mongolia, nella Cina del nord. E da oggi anche nelle Marche.

La Confederazione italiana agricoltori della provincia di Pesaro e Urbino ha infatti pensato che per contrastare la crisi serva introdurre delle novità: non più solo cavoli, zucche e carote, ma anche topinambur, orzo e, perché no, anche le bacche di Goji; tutti quei cibi, cioè, che vengono definiti “funzionali” (altro concetto orientale) nel senso di salutari oltre che nutrienti.

Una risorsa in più contro le malattie per chi li consuma e un modo nuovo, per chi invece li coltiva, per tentare di tenere a bada la crisi. Il biologico negli ultimi anni è uno dei pochi settori agricoli in crescita: a settembre 2013 ha registrato addirittura un + 7,9% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Un dato che spinge molti agricoltori a scommettere anche su prodotti nuovi e ‘strani’ come queste bacche.

Nessuno può dire se sarà un investimento azzeccato, ma secondo Giancarlo Cenerelli, titolare di un’azienda agricola a Montemaggiore, “non è che ci sia molto da perdere”. La sua azienda produce da 30 anni crisantemi, ma la crisi l’ha obbligato a sperimentare strade nuove. Prima un allevamento “allo stato brado” (cioè in totale libertà) di oche, anatre, tacchini e capponi  e ora anche le bacche di Goji. “Sì perché – spiega il signor Giancarlo – un tacchino costa 100 euro mentre 100 grammi di bacche vengono solo 5 euro”. Un prodotto alla portata di tutti insomma. “Sicuramente il segreto di questo prodotto – continua Giancarlo – è che fa bene alla salute e visto che al giorno d’oggi si tende ad ammalarsi sempre di più, pensiamo che di prodotti così ce ne sia davvero bisogno”.

Che le bacche di Goji facciamo bene sembra indiscutibile; basta una veloce ricerca in internet per trovare centinai di siti che ne elencano tutte le ‘straordinarie’ qualità, anche le più insospettabili: rafforza il sistema immunitario, migliora la vista, è ricco di antiossidanti, contrasta la pressione alta, ha proprietà energizzanti e pare che migliori persino la virilità. Il signor Giancarlo assicura che non ha certo deciso di coltivarle per questo motivo ma “se poi ha anche quella proprietà lì, per gli uomini è tutto di guadagnato”.

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Mangia, prega, ama: l’ex monastero di Montebello all’insegna del bio http://ifg.uniurb.it/2013/12/01/ducato-online/mangia-prega-ama-lex-monastero-di-montebello-allinsegna-del-bio/52628/ http://ifg.uniurb.it/2013/12/01/ducato-online/mangia-prega-ama-lex-monastero-di-montebello-allinsegna-del-bio/52628/#comments Sat, 30 Nov 2013 23:09:02 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=52628 [continua a leggere]]]> motebello-okISOLA DEL PIANO – Primi anni Settanta: Tullia, ventenne appena sposata, decide di assecondare il sogno del suo giovane marito, Gino Girolomoni: vanno a vivere nel monastero abbandonato, sopra Isola del Piano, che Gino tanto amava da bambino, un luogo dove vedeva fondersi spiritualità e natura.

I primi tempi non sono facili: siamo nei boschi a pochi chilometri dal paese, non ci sono luce e gas e i due riescono a ristrutturare solo una camera. Tutto il resto del monastero – comprato da altri privati – è malandato e spoglio di ogni arredo. Ma viene utilizzato dalla giovane coppia come luogo di incontro e preghiera con i loro amici, così come avviene anche oggi.

Per sostenersi economicamente, Gino e Tullia iniziano a produrre formaggi e a coltivare la terra. Piano piano la giovane coppia ristruttura anche il resto dell’edificio. L’ex monastero si apre ai forestieri, ai quali la famiglia Girolomoni offre ospitalità gratuitamente.

Negli anni nasce l’idea di rendere questo posto una locanda e un centro di produzione per alimenti biologici, uno tra i primi in Italia. Senza mai abbandonare, però, l’aspetto spirituale. Così si consolida il doppio binario seguito dalla famiglia Girolomoni: natura e religione fuse in un unico luogo.

La casa di Gino e Tullia diventa anche un posto di ritiro spirituale. Oggi, come allora, molti gruppi di preghiera si riuniscono per alcuni giorni, ritirandosi in meditazione tra i monti e il bosco sopra Isola del Piano. La cooperativa della famiglia ha subito un buon successo. Nasce un pastificio e il monastero si trasforma progressivamente in una residenza per turisti incuriositi dallo stile di vita della famiglia Girolomoni.

Si arriva a quello che è oggi il monastero di Montebello: una locanda che offre ospitalità e, allo stesso tempo, rappresenta un piccolo e riparato angolo di spiritualità.
Circa due anni fa nasce anche, all’interno delle mura, una piccola chiesa dove ogni mercoledì viene recitato il rosario e il primo venerdì di ogni mese si celebra la messa.
La struttura aziendale – seppure la famiglia non vuole sentir parlare di una vera e propria azienda – si è evoluta nel tempo. Ci sono una cooperativa e una Fondazione, che prendono il nome della famiglia, Girolomoni. Gli edifici dell’azienda sono ora tre: il monastero, una locanda per la ristorazione che si trova a circa 500 metri dal bosco e una vera e propria fabbrica nella quale si producono tutti gli alimenti biologici: dalla pasta all’olio, dal caffè ai legumi.

È proprio la presidente della Fondazione, Maria Girolomoni, figlia di Gino e Tullia, appena venticinquenne, a raccontare la storia dell’azienda di famiglia e a spiegare come il marchio biologico “Alce Nero”, noto non solo nelle Marche, sia stato abbandonato dopo un’esperienza mal riuscita di collaborazione con un’azienda bolognese.

Maria non si esime ugualmente dal raccontare come è nato questo marchio: “Il nome gliel’ha dato mio padre dopo aver letto, su consiglio di un editore fiorentino, un libro intitolato ‘Alce Nero parla’, in cui si può riassumere il suo amore per la natura”. Maria sembra emozionata quando racconta la storia del padre – scomparso circa un anno fa – e il funzionamento del monastero: “Quelle che una volta erano le celle dei frati ora sono stanze attrezzate per gli ospiti e per chi si avvicina a Montebello con curiosità, soprattutto spirituale”.

Tante sono le curiosità legate alla locanda: “Qualche anno fa abbiamo ospitato Vinicio Capossela – continua ancora Maria – doveva stare qui solo una notte, ma si è fermato per più di una settimana, e in quei giorni ha scritto una delle sue canzoni più famose, ‘Ovunque proteggi’, ispirato da un posto così affascinante, un monastero arroccato su una collina, intriso di spiritualità, immerso nel verde e che affaccia sul lontano mare Adriatico”.

Maria guida, solitamente, gli ospiti della locanda nella visita del monastero, quasi completamente ristrutturato dopo oltre quarant’anni di lavoro. Oltre alle stanze per gli ospiti – alcune delle quali allestite come veri e propri appartamenti con tanto di cucine – esistono due sale riunione per ospitare gli eventi e i congressi. Ma anche una sorta di museo agricolo, nel quale sono conservati tutti gli strumenti agricoli tradizionali. Così la vita dell’ex monastero di Montebello – proprietà di privati da fine Ottocento – va avanti tra convegni, preghiere e routine familiare.

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Agricoltura biologica, partito il tour tra le aziende marchigiane http://ifg.uniurb.it/2013/05/15/ducato-notizie-informazione/agricoltura-biologica-partito-il-tour-tra-le-aziende-marchigiane/47313/ http://ifg.uniurb.it/2013/05/15/ducato-notizie-informazione/agricoltura-biologica-partito-il-tour-tra-le-aziende-marchigiane/47313/#comments Wed, 15 May 2013 10:19:13 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=47313 [continua a leggere]]]> URBINO – Il Consorzio Marche Biologiche organizza un tour alla scoperta delle aziende agricole marchigiane impegnate nel mercato biologico. Dal 14 maggio al 9 agosto l’iniziativa “Dove nasce la qualità del biologico marchigiano” prevede cinque tappe, disseminate tra la provincia di Pesaro e Urbino e quella di Ancona.

Ieri pomeriggio, 14 maggio, c’è stata l’inaugurazione a Schieti, piccola frazione a pochi chilometri da Urbino, dove i partecipanti hanno avuto la possibilità di entrare nel centro di stoccaggio dell’azienda Terra Bio. Domani il secondo appuntamento è a Isola del Piano per la visita a un pastificio biologico; il 18 e il 24 maggio il tour gastronomico si sposta in provincia di Ancona, con le tappe di Piticchio di Arcevia e di Osimo. Il 9 agosto l’ultimo incontro, di nuovo a Isola del Piano, per la visita alla Cooperativa Agrobiologia “Montebello”.

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Università, mille euro a miglior tesi di laurea su agricoltura “bio” http://ifg.uniurb.it/2013/02/27/ducato-notizie-informazione/universita-mille-euro-a-miglior-tesi-di-laurea-su-agricoltura-bio/36374/ http://ifg.uniurb.it/2013/02/27/ducato-notizie-informazione/universita-mille-euro-a-miglior-tesi-di-laurea-su-agricoltura-bio/36374/#comments Wed, 27 Feb 2013 11:19:35 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=36374 [continua a leggere]]]> URBINO – Mille euro di premio per la miglior tesi di laurea sull’ agricoltura biologica. Lo ha istituito il dipartimento di Economia, società, politica dell’Università di Urbino, in collaborazione con la Fondazione Girolomoni.

L’assegno è riservato a studenti italiani, in possesso di diploma di laurea quadriennale, specialistica o magistrale conseguito presso un’università italiana, che nel loro elaborato (magistrale o specialistico) abbiano affrontato il tema dell’agricoltura biologica, analizzando in particolare le problematiche economiche, sociali e ambientali relative al modello produttivo.

Il modulo per la domanda di ammissione va richiesto al Servizio ricerca e relazioni internazionali (email: lucia.bartolucci@uniurb.it – tel 0722 305328) e deve essere consegnato allo stesso ufficio entro il 6 aprile 2013.

Per informazioni si può contattare la segreteria del dipartimento di economia, società e politica, in via Saffi 42 a Urbino, tel. 0722 305509/10, email: segreteria.desp@uniurb.it.

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Mense scolastiche, il km zero è più vicino http://ifg.uniurb.it/2012/01/29/ducato-online/mensa-nelle-scuole-ducali-il-km-zero-e-piu-vicino/17428/ http://ifg.uniurb.it/2012/01/29/ducato-online/mensa-nelle-scuole-ducali-il-km-zero-e-piu-vicino/17428/#comments Sun, 29 Jan 2012 15:34:29 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=17428 URBINO – Nelle mense della città ducale ci sono tre cibi biologici. Tra tanti uno solo è a km 0: il pane. Mentre il 60% arriva dalla grande distribuzione. Alcuni genitori si sono chiesti perché qui a Urbino, dove si coltiva di tutto, i loro ragazzi non possano avere tutta la mensa a km zero, prodotti biologici, e dei quali si poteva ricostruire il percorso produttivo.

Carta e penna in una mano, mouse nell’altra, un gruppo di genitori hanno costituito in Comitato e organizzato una petizione, postata on line sul sito petizioni24.com e presentata in un banchetto organizzato sabato 21 al mercato di Via Raffaello. In 400 hanno firmato a favore.

In pratica quello che chiede il Comitato per la sostenibilità in mensa è di allinearsi a città virtuose come Torino, Padova, Roma dove hanno già sprimentato questo tipo di servizio, con maggioranza di alimenti biologici e a km zero.“Nel bando comunale – sottolinea Jacopo Chierchi, un promotore del Comitato – si specifica che gli alimenti per le mense devono essere italiani. Non esiste la tracciabilità di questi prodotti, non si sa da dove provengano. Sappiamo solo che sono di qualità”.

Richieste vicine alle “linee di indirizzo nazionale per la ristorazione scolastica” emanate dal Ministero della Salute il 29 settembre 2010. Nel provvedimento, nato per prevenire “le patologie cronico-degenerative di cui l’alimentazione scorretta è uno dei fattori principali di rischio”, si chiede al servizio mensa di privilegiare materie prime locali, che “abbiano viaggiato poco e subito pochi passaggi commerciali”. A ciò si aggiunga il contributo della legge regionale n.4 del 2002, che promuove l’utilizzo nelle Marche di prodotti biologici.

In un primo momento, la risposta del Comune -tramite Piero Fraternale, dirigente Settore Servizi Sociali ed educativi- è stata negativa. “Siamo obbligati, come tutti i comuni italiani, a scegliere la grande distribuzione per determinati prodotti, per i quali i bandi sono già stati vinti da grandi aziende a livello nazionale”.

Eppure l’esperienza del km zero e del biologico è realtà nelle mense di Torino, Padova, Roma, ma anche in comuni di minori dimensioni, come quello di Bagno a Ripoli, a 50 km da Firenze. Grazie all’incentivo della regione Toscana gli amministratori di questo comune di 25.000 abitanti riescono ad assicurare una mensa quasi completamente biologica. Pasta, uova fresche, formaggi e buona parte dell’ortofrutta sono a km zero. “Ovvio che tutto parte da una precisa scelta politica. Da noi – sottolinea Patrizia Bucelli, dietista del servizio di ristorazione di Bagno a Ripoli – il costo influisce per il 30% sulla valutazione finale, mentre il resto nel bando è determinato dalla qualità”. E, “in ogni caso-assicura Antonio Ciappi, direttore della cooperativa che si occupa del servizio – i costi si riescono a compensare”.

Il segreto per riuscire ad avvantaggiare la produzione locale e il biologico è “avere un forte sostegno locale”, come suggerisce la responsabile valutazione menù del comune di Torino Silvia Prelz Oltramonti. Sul lato pratico, invece, occorre “segmentare quanto più possibile le gare. Ad esempio, se ne può fare una soltanto per determinati tipi di verdure e una per le carni rosse”. Oppure si può specificare – come avviene a Torino – che la carne debba provenire da un bovino di una determinata regione.

A Urbino tre sono gli alimenti biologici: riso, olio e pomodori. La carne è Igp. La pasta proviene dalla grande distribuzione, così come il pesce e le uova. “Il nostro servizio mensa – ha commentato il dirigente Settore Servizi Sociali ed educativi Piero Fraternale – è buono. Tuttavia, il Comitato potrebbe essere uno stimolo a migliorare, nei limiti del possibile”.

Resta da vedere se i produttori del Montefeltro siano in grado di assicurare le forniture per gli 800 pasti giornalieri: “il problema- secondo Fraternale – è che a volte, come clienti, siamo troppo piccoli, ma spesso anche troppo grandi”.

Non sono dello stesso avviso i produttori dell’Alce Nero, cooperativa a 13 km da Urbino. “noi produciamo pasta per tutta Pesaro, siamo in grado di fornire latte e carne per tutta Urbino. Prepariamo 370 q all’anno di pasta e la capacità del nostro pastificio non è satura. Tre anni fa abbiamo servito la mensa di Roma mentre vorremmo, ma non riusciamo, fornire la nostra provincia. Gli amministratori però offrono prezzi troppo bassi”.

Il Comune è disponibile a trattare. A breve è previsto un’incontro tra Comitato e Amministrazione, dove si discuterà del buono che già è stato fatto e di cosa si può migliorare.

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Lo speciale – 16 dicembre 2011 http://ifg.uniurb.it/2011/12/18/radio-ducato/lo-speciale-%e2%80%93-16-dicembre-2011/14890/ http://ifg.uniurb.it/2011/12/18/radio-ducato/lo-speciale-%e2%80%93-16-dicembre-2011/14890/#comments Sun, 18 Dec 2011 11:02:20 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=14890 [continua a leggere]]]> Ascolta lo speciale radiofonico (mp3)

In questo numero:

Tagli ai trasporti e caro benzina,  quando viaggiare diventa un’impresa

Arriva  il digitale terrestre nelle Marche: caccia all’antennista

Biologico: un’esperienza “clandestina” nella nostra regione

Caporedattore: Noemi bicchiarelli

Conduce Maria Sara Farci

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