il Ducato » blog http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » blog http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Internet e i giornalisti del futuro? Esperti solo quanto basta http://ifg.uniurb.it/2013/04/01/ducato-online/internet-e-i-giornalisti-del-futuro-esperti-solo-quanto-basta/40178/ http://ifg.uniurb.it/2013/04/01/ducato-online/internet-e-i-giornalisti-del-futuro-esperti-solo-quanto-basta/40178/#comments Mon, 01 Apr 2013 07:18:38 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=40178 Giornalista praticante a lavoro

Mano destra sul mouse e mano sinistra sullo smartphone per far scorrere velocemente i tweet. Come i giornalisti professionisti, anche i praticanti delle scuole di giornalismo si possono definire “non geek ma neppure tecnofobi” come titolava Qualinfo.itsulla ricerca dell’Ordine pubblicata lo scorso 25 gennaio sul rapporto tra internet e i giornalisti italiani.

Tra gennaio e marzo 2013, agli oltre 200 studenti delle scuole di giornalismo italiane, sono state sottoposte le stesse domande del gruppo di ricerca ’Qualità dell’informazione, pubblicità e nuovi media’’, a cui hanno risposto 907 loro colleghi già attivi sul mercato del lavoro. Tra gli allievi delle scuole hanno risposto in 102, la quasi totalità sotto i 30 anni.

Da una generazione di nativi digitali, quella dei nati negli anni ’80, ci si sarebbe aspettato un rapporto più viscerale e spontaneo con il mondo digitale. Non è proprio così e le nuove leve hanno un profilo ‘tecnologico’ simile a quello dei loro colleghi più anziani.

nelle redazioni praticanti
account Twitter 58% 74%
uso di aggregatori 57% 50%
blog personale 33% 33%
pc portatile 93% 95%
smartphone 66% 76%
sicurezza account 21% 48%

La grande differenza del nuovo giornalista è l’uso imprescindibile dei social network. È quasi impossibile infatti trovare un praticante delle scuole che non abbia un profilo Facebook e sono molti di più (74%), rispetto ai meno giovani (58%), coloro che hanno un account su Twitter.uso di twitter

In calo gli altri strumenti digitali, come aggregatori di notizie (vedi Google news), newsfeed, Skype, che stanno diventando uno strumento secondario, “di riserva”. Infatti, solo la metà dei praticanti delle scuole li usa quotidianamente, mentre tra pubblicisti e professionisti il dato sale al 57%. Tra i giornalisti nativi digitali la fonte primaria di notizia ormai sono i social, Twitter in primis, e non è un caso che, a Mountain View, abbiano deciso di abbassare la serranda di Google reader il prossimo luglio.


Per molti intervistati la blogosfera è già un termine da andare a cercare su Wikipedia. Più della metà di entrambi i campioni non ha un blog. Solo un praticante su tre ha un ‘diario’ personale. Se agli inizi degli anni 2000 il blog costituiva una potenziale vetrina attraverso la quale farsi notare, ora anche i diari personali soccombono allo strapotere dei social.

possiedi un blog?

Nello zainetto del praticante non può mancare un pc portatile personale. Una piccola parte degli altri giornalisti (6,7%) resiste senza. Se il dato sui tablet è omogeneo in tutta la categoria (circa il 30% ne possiede uno), a fare la differenza sono gli smartphone, nelle tasche di tre quarti dei giovani praticanti delle scuole (il 76% ne ha uno). Il resto della categoria è un po’indietro e si ferma al 66%.pc portatile

Chi ha più fiducia nelle proprie conoscenze digitali non sono i giovani allievi delle scuole ma chi pratica la professione sul campo. Di questi, più della metà ha percezione di un uso consapevole e informato della rete. I giornalisti ancora in fase di formazione si mantengono più cauti e dichiarano per oltre la metà (57%) di voler approfondire alcune tematiche.
Conoscesenze delle regole e netiquette

Quasi la metà dei praticanti non cambia le proprie password (48%). I giornalisti delle redazioni e i free-lance fanno un uso più prudente dei propri account: il 79% di loro cambia periodicamente, o su richiesta del sistema, le chiavi d’accesso. C’è almeno la consapevolezza in tutta la categoria che sia più opportuno privilegiare una password più difficile da decifrare rispetto a una più facile da memorizzare. cambio password
LEGGI QUI TUTTI I RISULTATI DEL SONDAGGIO 

Sullo stesso argomento:

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Emendamenti salva-blog per il nuovo regolamento stampa in Gb http://ifg.uniurb.it/2013/03/26/ducato-online/emendamenti-salva-blog-per-il-nuovo-regolamento-stampa-in-gran-bretagna/40356/ http://ifg.uniurb.it/2013/03/26/ducato-online/emendamenti-salva-blog-per-il-nuovo-regolamento-stampa-in-gran-bretagna/40356/#comments Tue, 26 Mar 2013 17:27:56 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=40356 Lord Black

Lord Black, executive editor del Telegraph

Il nuovo regolamento stampa introdotto nel Regno Unito a seguito del “Tabloidgate”  potrebbe subire delle modifiche. Il governo britannico sta pensando di introdurre delle norme a protezione dei piccoli blog e dell’attività giornalistica secondaria, come quella svolta sui social network.

L’intenzione è quella di distinguere chiaramente i piccoli blog e i profili Twitter che fanno informazione da quelle pubblicazioni digitali che raggiungono grosse masse di pubblico.

La definizione dipress-like activity online contenuta nel decreto reale in fase di studio (una formula che equivale a una nostra legge costituzionale) è infatti piuttosto vaga.

La bozza di legge prevede che siano passibili di giudizio tutte quelle pubblicazioni contenenti materiale informativo, che siano scritte da autori diversi, che siano soggette a una qualche forma di controllo editoriale e che siano finalizzate a un business, ha spiegato sul Guardian Lord Mcnally, leader del partito Liberaldemocratico, uno dei tre partiti (insieme ai Conservatori e ai Laburisti) che hanno promosso il regolamento.

Lord Mcnally ha anche sottolineato che si era “cercato di tenere distinte le attività dei blog di piccola scala, da quelle attività che hanno sviluppato nel tempo forme di business più sofisticate e multiautoriali. Non c’era l’intenzione di imbrigliare aggregatori di notizie come Yahoo o Msn. Non si intendeva nemmeno includere i siti sui social network o i siti che moderano semplicemente i commenti di altri.”

Una delle accuse mosse nei confronti di questo nuovo regolamento dal fronte più accanito (Telegraph, Sun e Daily Mail), capeggiato da Lord Guy Black, direttore esecutivo del Telegraph, era stata nei giorni scorsi proprio quella di comportare danni economici enormi soprattutto alle piccole pubblicazioni e ai blogger, di certo non in grado di affrontare spese di risarcimento particolarmente alte. Una “shotgun legislation“, un “incubo costituzionale”: erano state le parole di Lord Black nei confronti del regolamento.

Compito del parlamento britannico sarà quello di sciogliere gli ultimi dubbi su chi o cosa verrà controllato da questa authority. Dall’altro lato della barricata i tabloid cercheranno di preservare un ruolo che gli compete – e gli frutta ingenti ricavi – fin dagli albori del giornalismo: quello del gossip e del giornalismo scandalistico e spregiudicato .

Sullo stesso argomento:

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Massachusetts, tribunali aperti anche ai citizen-journalist http://ifg.uniurb.it/2012/03/05/ducato-online/massachusetts-tribunali-aperti-anche-ai-citizen-journalist/27352/ http://ifg.uniurb.it/2012/03/05/ducato-online/massachusetts-tribunali-aperti-anche-ai-citizen-journalist/27352/#comments Mon, 05 Mar 2012 15:40:45 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=27352

La Corte Suprema dello stato del Massachusetts

URBINO – Il 2 marzo nei tribunali dello stato del Massachusetts i citizen-journalist (quei giornalisti, come i blogger, che non sono legati ad una testata tradizionale) avranno, durante le udienze, gli stessi diritti dei giornalisti ufficiali. Lo ha deciso la Corte Suprema dello stato con la New rule 1:19 On Electronics acces to courts, un emendamento che va a modificare il vecchio regolamento dei tribunali.

La nuova regola è in realtà una riforma di tutto il rapporto tra tribunali e media.  Grazie alla New rule i giornalisti potranno usare laptop e smartphone durante le udienze, trasmettendo le notizie in diretta.

Si tratta di un grosso cambiamento. Ma più ancora del “cosa” potranno fare i giornalisti, è importante il “chi” lo potrà fare: questi nuovi diritti verranno estesi anche ai giornalisti che non appartengono alle testate tradizionali. Per avere accesso alle aule di tribunali con le proprie strumentazioni sarà sufficiente “essere regolarmente impegnati nella diffusione di notizie e pubblicazioni su materie di interesse pubblico”. Questa definizione include blogger, autori di siti internet locali e giornalisti, diremmo all’italiana, non professionisti.

Per poter partecipare come giornalisti ad un udienza sarà sufficiente soddisfare questi requisiti, iscriversi al registro Pubblica informazione della Corte Suprema del Massachusetts oppure ottenere direttamente dal giudice il permesso di assistere all’udienza.

“La nuova norma ha lo scopo di adattare il regolamento ai cambiamenti che ci sono stati in materia di giornalismo e tecnologia da quando il regolamento venne originariamente promulgato”, hanno scritto i giudici della Corte Suprema.  Il nuovo regolamento entrerà in vigore dal primo luglio 2012.

Sullo stesso argomento:

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Tutti pazzi per il plagio: il web schiavo dei reporter copia-incolla http://ifg.uniurb.it/2012/01/18/ducato-online/tutti-pazzi-per-il-plagio-il-web-schiavo-dei-reporter-copia-incolla/16219/ http://ifg.uniurb.it/2012/01/18/ducato-online/tutti-pazzi-per-il-plagio-il-web-schiavo-dei-reporter-copia-incolla/16219/#comments Wed, 18 Jan 2012 15:50:39 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=16219 LEGGI - Quando copiare è etico: le Edizioni Vivere ]]>

Copiare e incollare contenuti di altri spacciandoli per propri è, secondo alcuni, un’arte. Non è, però, la filosofia della maggior parte di giornalisti e blogger.  Quelli che ogni giorno si impegnano a creare notizie originali in una rete già satura di contenuti e che spesso ritrovano il proprio lavoro sparso ai quattro angoli del web, rubato e non citato dai colleghi.

Una situazione che si fa piuttosto allarmante in Svezia, dove il copia-incolla è stato dichiarato qualche giorno fa una religione a tutti gli effetti: si chiama Kopimismo (da Kopi Mi= copiami) e nasce nel 2010 da una costola del Partito Pirata svedese. Niente accenni all’Essere Supremo, ma solo al carattere sacro del CTRL+C e CTRL+V, che permette di diffondere più contenuti possibili. Pensato più per il file sharing che per il giornalismo, il Kopimismo rischia di avere ripercussioni anche su chi si è spaccato la schiena a forza di ricerche per pubblicare un articolo sul proprio blog.

LA GIUNGLA DEL WEB. Per la maggior parte del mondo dell’informazione in rete, invece, il copia-incolla senza citazione della fonte è un abuso. A farne le spese blogger e giornalisti semi-sconosciuti che tentano, con passione e difficoltà, di ritagliarsi uno spazio nei media online.

Il caso Il copia-incolla etico delle Edizioni Vivere

Ma qualche vittima del copia-incolla si conta anche tra i i grandi blog: in molti ricorderanno la vicenda di Barbareschi che scopiazza le citazioni di Spinoza. Internauti più o meno abili denunciano nei loro blog furti palesi di contenuti da parte di siti web, quotidiani e altri portali. Un universo che, per quanto incontrollabile, è soggetto comunque alle leggi del copyright. E la domanda nasce spontanea: come ci si difende dai ladri di contenuti?

CONSIGLI PER L’AUTODIFESA. Cercando in rete, si scopre che la miglior arma è il fai da te. Guide alla lotta al plagio sono presenti su molti siti, tra cui il decalogo di MasterNewMedia che definisce i casi e insegna a trattarli. Gli autori ‘rapinati’ sono incitati a munirsi dei numerosi strumenti che il web mette a disposizione per scovare i furboni. A cominciare dai motori di ricerca appositi, che permettono all’utente di introdurre url, paragrafi o frasi per individuare in rete i propri articoli copiati.

Ce ne sono tanti: da Copyscape a Plagiarisma (che vaglia materiale in un centinaio di lingue), passando per Churnalism, un motore che riconosce pezzi giornalistici creati da collage di comunicati-stampa e lanci di agenzia.

Alcuni, come Plagium, inviano delle liste aggiornate e corredate dal grado di similitudine tra gli articoli; altri, come CopyGator, avvisano -a plagio avvenuto- l’autore dell’originale tramite feed rss, un tipo di linguaggio che permette di ricevere notifiche sugli aggiornamenti dei siti web.

Se il copione cerca ancora gli articoli più interessanti manualmente,  un’opzione può essere quella di installare un plugin – un programma aggiuntivo non autonomo che aumenta le funzionalità di uno già esistente –  che disabilita il click del tasto destro e la selezione di testo sul sito scelto.

IL RUOLO DEI FEED RSS. Se invece il copia-incolla avviene tramite feed rss, il blog di Davide Cobelli fornisce una guida semplice ma efficace per evitare il problema: dall’uso di Fairshare, un’applicazione che individua e indicizza i testi uguali presenti online, a quello del plugin RSS Signature, una “firma” in html che, a ogni scopiazzamento di una porzione di testo, inserisce automaticamente l’articolo originale e un link di rimando alla home page dell’autore. Per capirne meglio il funzionamento, si può provare a copia-incollare una porzione di testo dal blog di catpol che, all’ennesimo plagio, ha deciso di prevenire così i furti dei suoi contenuti.

Non vale solo per i testi: anche le foto hanno le loro ‘firme’ come il watermark, un logo o indirizzo web per marchiare le proprie immagini e impedire eventuali violazioni del copyright. Insomma,  una lotta contro il flusso di contenuti che però, da individuale, può diventare anche collettiva, con campagne contro il furto online come quella di mastroalberto o tramite community, come plagiati,  nate appositamente con lo scopo di denunciare i furbetti.

LA LEGGE. Eppure la normativa parla chiaro: si tratta di quella sul diritto d’autore, la n. 633 del 1941, modificata con la legge 248/00, in cui si afferma che tale diritto si acquisisce con la

creazione dell’opera, quale particolare espressione del lavoro intellettuale
(Capo II, art.6)

E ancora, alla sezione II, l’articolo 20 difende la possibilità dell’autore

di rivendicare la paternità dell’opera e di opporsi a qualsiasi deformazione, mutilazione o altra modifica e a ogni altro atto a danno dell’opera stessa, che possano essere a pregiudizio al suo onore o alla sua reputazione.

Al capo VIII l’articolo 101 ricorda infine che

la riproduzione di informazioni e notizie è lecita (…) purché se ne citi la fonte.

La violazione delle norme sul diritto d’autore comporta sanzioni anche penali. La gravità delle stesse è data dall’entità dell’uso illegittimo dell’opera altrui: se lo si fa a fini di lucro, la pena aumenta. Nella stessa legge sul diritto d’autore si definiscono le sanzioni in cui rischia di incorrere chi fa opera di plagio: la multa va dai 51 ai 2065 euro per chi

“riproduce, trascrive, recita in pubblico, diffonde (…) un’opera altrui.”

Per l’usurpazione della paternità, diritto morale, è prevista in certi casi anche la reclusione fino a un anno.

DEONTOLOGIA. I casi di plagio sono all’ordine del giorno e la pratica è diffusa addirittura tra giornalisti della stessa redazione. Una delibera dell’Ordine regionale della Lombardia del 1994 condanna esplicitamente questi comportamenti, affermando che “il giornalista che pone in essere il plagio di un articolo altrui viene meno alle norme di legge dettate a tutela della personalità altrui e non contribuisce alla promozione della fiducia tra la stampa e i lettori nonché dello spirito di collaborazione tra colleghi”.

Chi si è visto plagiare un pezzo, comunque, come prima cosa deve chiedere al sito accusato di aver copiato la rimozione del pezzo. Se il sito dovesse fare orecchie da mercante, ci si può sempre rivolgere al motore di ricerca (Yahoo o Google). E’ proprio Google a offrire un servizio interessante ai propri utenti: mette infatti a disposizione pagine web specifiche, dove è possibile trovare indicazioni utili su come si preparano e si spediscono segnalazioni di plagio.Infine, il giornalista vittima di plagio può denunciare il fatto al proprio Ordine regionale o all’Ordine a cui appartiene il presunto copione.

CELEBRI CASI CARTACEI. E’ del febbraio 2010 la notizia delle dimissioni di un giornalista economico del New York Times, Zachery Kouwe, accusato di aver plagiato un collega del Wall Street Journal e di aver utilizzato in maniera indebita anche altri fonti giornalistiche, copiando frasi dall’agenzia Reuters e da altri fonti giornalistiche. Fu lo stesso direttore del Wall Street Journal a denunciare Kouwe, dopo aver notato la somiglianza tra un articolo del giornalista e uno apparso sulla sua testata. Fu il secondo caso di plagio che colpì il New York Times, dopo un fatto simile  avvenuto otto anni prima, quando il giornalista Jayson Blair si dimise dopo che si scoprì che aveva copiato molti pezzi altrui.

E andò male, nel Marzo 2011, anche alla prestigiosa giornalista premio Pulitzer Sari Horwitz, di servizio al Washington Post, che copiò di sana pianta reportage altrui mentre era corrispondente da Tucson, nel giorni della strage al comizio della rappresentante democratica Gabrielle Giffords. La Horwitz non si era fatta scrupolo di spacciare per sue le notizie date dell’umile Arizona Republic, quotidiano della città di Phoenix. Venne sospesa per tre mesi dal direttore del Post. Insomma, grandi o piccoli non fa nessuna differenza: la ‘sindrome’ del plagio colpisce tutti.

 

Sullo stesso argomento:

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“Divieto di cronaca”: la via russa per le elezioni http://ifg.uniurb.it/2011/12/15/ducato-online/divieto-di-cronaca-la-via-russa-per-le-elezioni/14398/ http://ifg.uniurb.it/2011/12/15/ducato-online/divieto-di-cronaca-la-via-russa-per-le-elezioni/14398/#comments Thu, 15 Dec 2011 06:34:40 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=14398 [continua a leggere]]]> Licenziato il direttore di un settimanale per un titolo anti-Putin, arrestati giornalisti e blogger. Cyber-attacchi contro siti di media dissidenti. Le accuse di Reporter senza Frontiere

Nuovi casi di pressione governativa sui media russi. Nelle elezioni parlamentari della Duma (la Camera bassa dell’assemblea legislativa) avvenute il 4 dicembre, il Giano bifronte Putin-Medvedev, ha ostacolato l’informazione e il dibattito politico, sulla stampa e sulla rete. Secondo Reporter senza Frontiere, attacchi cibernetici coordinati e arresti di giornalisti e blogger hanno caratterizzato l’atmosfera del voto. Azioni repressive ancor più gravi, dato il controllo del Cremlino sui media tradizionali dei canali televisivi e delle trasmissioni radio.

I siti web d’informazione dissidenti nei confronti del governo sono stati bloccati da una serie di attacchi DDoS (Distributed Denial of Service, un attacco informatico che porta un sito alla paralisi, o al limite del funzionamento, operato da più fonti che accedono simultaneamente). Con questo sistema, per tre giorni, dall’1 dicembre al giorno del voto, la piattaforma Livejournal.com che ospita vari blog anti-governativi si è bloccata.

La stretta sui media russi riguarda anche l’editoria classica. Il caso più recente riguarda Kommersant, una grande editrice dei media in Russia: Maxim Kovalsky, il direttore del settimanale Kommersant-Vlast, e Andrey Galiyev, il direttore del gruppo proprietario di questa rivista, la Kommersant holding, è stato licenziato dall’editore del gruppo, l’oligarca Alisher Usmanov, per la pubblicazione di articoli ritenuti troppo critici nei confronti del premier Vladimir Putin.

Usmanov non ha gradito l’ultimo numero del settimanale, specie la copertina, che ritrae Putin davanti ad un seggio, con un titolo che si può tradurre in “vittoria dei brogli elettorali uniti”, un gioco di parole sul nome del partito del premier che richiama la falsificazione del voto, con “imbottitori” di schede elettorali nelle urne. In più, spicca nel servizio all’interno della rivista la foto di una scheda su cui sono scritte imprecazioni contro Putin. Il magnate uzbeko ha dichiarato al quotidiano on line Gazeta.ru che simili pubblicazioni “rasentano un comportamento da hooligan”.

Rfsitalia.org, il sito italiano di Reporters Sans Frontieres, ha elencato molti siti che hanno subito cyber-attacchi nei giorni delle elezioni, e le limitazioni alle libertà personali e d’informazione subiti da giornalisti e blogger. Tra il 3 e 4 dicembre, alcune url risultavano di fatto bloccate, e sono ritornate accessibile solo dal giorno dopo, quando c’è stata la chiusura della maggior parte dei seggi a più alto numero di elettori, nelle aree centrali del paese. Gli stessi Kommersant.ru e Gazeta.ru, sono risultati inaccessibili, insieme a

•    Radio Echo of Moscow, echo.msk.ru
•    Il sito della Ong Golos, organizzazione che monitora il corretto funzionamento elettorale, Golos.org
•    KartaNarusheniy.ru, la mappa interattiva ideata da Golos per denunciare casi di brogli elettorali
•    Il sito di Lenizdat che tratta di politica a San Pietroburgo, lenizdat.ru
•    I siti dell’opposizione Slon.ru e NewTimes.ru (gli unici con i link alla mappa di Golos dopo che Gazeta.ru l’aveva tolto) e Ridus.org
•    Dosh, una rivista indipendente che copre l’area del Caucaso, doshdu.ru
•    Zaks, che si occupa di notizie politiche nel nordovest del paese, zaks.ru.

Alcuni giornalisti e blogger simpatizzanti dell’opposizione sono stati vittima di fermi temporanei della polizia e trattenuti negli ultimi giorni prima delle elezioni. Alexey Sochnev, redattore del sito d’informazione indipendente Besttoday.ru, è stato arrestato il 2 dicembre con metodi da Kgb: gli agenti hanno buttato giù la porta del suo appartamento a Mosca e lo hanno portato via senza alcun mandato. Poi è stato accusato di aver partecipato ad un’organizzazione terrorista, perché membro del comitato di Eduard Liminov, leader del partito nazionale bolscevico, proibito dal governo, secondo l’articolo 282 del Codice Penale russo, (“incitamento all’odio nazionale, razziale e religioso”).

Marina Litvinovich, a capo di Besttoday.ru, ha twittato che la polizia ha perquisito anche l’appartamento del webmaster del sito.

La blogger Maria Pileva è stata arrestata il 3 dicembre in una manifestazione proibita a Vladikavkaz, capitale della Ossezia del Nord.  E’ stata rilasciata la sera stessa, caduta l’accusa per atti vandalici, ritirata il giorno dopo in tribunale. A Ulyanovsk, il blogger Oleg Sofiyn è stato minacciato di morte. Una telefonata anonima gli ha intimato che se avesse continuato a criticare il rappresentante governativo della regione, Svetlana Openysheva, gli avrebbero fracassato la testa.

Lilia Shibanova, a capo della Ong Golos (‘golos’ in italiano significa ‘voce’), molto attenta sullo svolgimento delle elezioni, è stata trattenuta per 12 ore la notte del 2 dicembre al suo arrivo all’aeroporto Sheremetyevo di Mosca. Il suo computer è stato sequestrato perché “avrebbe potuto contenere materiale pericoloso per la sicurezza nazionale”.

Alcuni media e siti considerati dissidenti, avevano provato a prevedere e neutralizzare gli effetti degli attacchi informatici. Hanno trasferito molti contenuti su Facebook e Twitter, con l’invito ai lettori di seguirli sui loro profili nei social network, ma la longa manus della propaganda si è spinta anche in questo ambito. Il giorno delle elezioni, a metà giornata, è stato lanciato un falso profilo Twitter dell’Ong Golos, @goIos_org. L’utente twitter @deniskin ha riportato il fenomeno dell’ ‘hashtag spamming’ (la pratica di utilizzare temi popolari per far circolare link di e-commerce o siti pornografici) su  #охотанажуликов (‘caccia ai lestofanti’) and #наблюдатель (‘osservatore’), entrambi utilizzati dagli osservatori elettorali per coordinare il loro lavoro.

Sullo stesso argomento:

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Blogger e rivoluzioni del Nord Africa: tavola rotonda all’Università di Urbino. http://ifg.uniurb.it/2011/03/07/ducato-notizie-informazione/blogger-e-rivoluzioni-del-nord-africa-tavola-rotonda-all%e2%80%99universita-di-urbino/5690/ http://ifg.uniurb.it/2011/03/07/ducato-notizie-informazione/blogger-e-rivoluzioni-del-nord-africa-tavola-rotonda-all%e2%80%99universita-di-urbino/5690/#comments Mon, 07 Mar 2011 11:40:30 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=5690 [continua a leggere]]]> URBINO – Rivoluzione maghrebina e nuovi media è il tema al centro della tavola rotonda organizzata da Cantiere Mediterraneo e Urbino Research Team on International Relations and Human development. L’incontro, intitolato “Arabi insorti” si svolgerà mercoledì 9 marzo 2011 alle 14:30 nell’aula 1 della facoltà di Scienze Politiche di Urbino.

La tavola rotonda sarà coordinata da Anna Tonelli, docente di storia contemporanea, e parteciperanno: Anna Maria Medici, che si occuperà di “Società civile e transizione democratica in Africa del Nord”; Massimo Bevacqua che parlerà delle “lingue della rivolta”; Maria Eleonora Guasconi che si occuperà dei “nodi della politica mediterranea della Ue”; Fabio Turato “il ruolo delle forze armate nel Mondo arabo”; Francesca Declich “le giovani donne arabe dentro le rivolte: uno sguardo sul passato recente”; Massimiliano Cricco “le relazioni internazionali della Libia di Gheddafi alla prova della rivolta”.

Prima del dibattito Kalthoum Ben Soltane, lettrice tunisina di arabo all’Università di Urbino, presenterà il documentario “Cairo Downtown”. Girato nel 2009, il film di Carolina Popolani mostra le prove generali della rivoluzione dei paesi del Nord Africa. Un viaggio nell’Egitto di Mubarak nell’era di internet e dei blog, veicolo di controinformazione e protesta contro il regime. Un documentario con interviste a giovani blogger egiziani, sottotitolate in italiano.

Sullo stesso argomento:

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Una blogger al Cairo, un servizio tv, un premio a Urbino http://ifg.uniurb.it/2010/03/24/ducato-online/una-blogger-al-cairo-un-servizio-tv-un-premio-a-urbino/1780/ http://ifg.uniurb.it/2010/03/24/ducato-online/una-blogger-al-cairo-un-servizio-tv-un-premio-a-urbino/1780/#comments Wed, 24 Mar 2010 15:55:52 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=1780

Ernesto Pagano riceve il premio Bartoloni

Indipendenti, desiderose di sposarsi, ma anche di lavorare. Sono le donne del Cairo come le ritrae Ghada Abdel Aal, farmacista egiziana diventata famosa con il suo blog “Voglio sposarmi”. Dai commenti e dagli interventi che ha raccolto in rete, l’emancipazione sembra rendere maledettamente complicato raggiungere l’obiettivo, con le ragazze cairote che vorrebbero i potenziali mariti al passo con i tempi e viceversa trovano i candidati quasi sempre troppo tradizionalisti e perciò “impresentabili”.

La storia di Ghada è stata raccolta da un giovane giornalista campano, Ernesto Pagano, dell’Ifg di Urbino: il suo servizio “Che il velo sia da sposa” ha vinto la prima edizione del premio di giornalismo intitolato a Ilda Bartoloni, cronista del Tg2 scomparsa nel 2009. Una  sorpresa, visto che l’organizzazione della competizione era tutta al femminile e gli organizzatori di Archivia, più che un vincitore, si aspettavano una vincitrice. A essere premiato venerdì 19 marzo presso la Casa internazionale delle donne di Roma, è stato invece un lavoro maschile.

“Quando si sono rese conto che ero un uomo – racconta il primo classificato – le componenti della giuria mi hanno confessato di essere rimaste spiazzate, anche perché il premio prevede un periodo di formazione alla ‘Casa internazionale delle donne’ di Roma con alloggio a carico di ‘Archivia’. Era previsto che il vincitore fosse ospitato nell’ostello della Casa, ma la struttura è riservata alle donne e quindi questo aspetto dovrà essere rivisto”.

Clicca qui per vedere il video incorporato.

Il premio Bartoloni è nato per sollecitare il mondo del giornalismo italiano a una maggiore attenzione sulle tematiche di genere femminile, che vengono spesso sottovalutate dai media.

In un’epoca nella quale la donna sembra fare notizia solo quando viene discriminata o maltrattata, del lavoro di Pagano ha colpito la giuria che parlasse di una tematica positiva:  “A mio avviso – dice  il vincitore – anche gli altri video che hanno partecipato al concorso erano fatti bene. Gli argomenti erano anoressia, aborto, monache di clausura: proprio per questo, la giuria ha motivato la sua scelta con il fatto che il mio servizio fosse l’unico a trattare di un fenomeno sociale positivo”.

Il giornalista vincitore, che parla correntemente l’arabo, ha vissuto per tre anni in Egitto. E proprio nelle trafficate strade del Cairo, battute per un reportage sui tassisti ancora in lavorazione, ha trovato lo spunto per il servizio poi mandato in concorso.

“Mentre ero nella capitale egiziana – racconta – avevo preso contatto con Ghada Abdel Aal, un personaggio che sta avendo molto successo in Egitto. Il suo blog dal titolo Voglio sposarmi è stato infatti trasformato in un libro di successo da Dar al Shouruk, la casa editrice più importante del paese”. Il libro è stato anche tradotto in italiano da Epochè nel 2009, con il titolo “Che il velo sia da sposa“, che poi ha dato nome anche al servizio televisivo. L’editore del libro ha creato anche una versione italiana del blog.

Il blog è infatti un vero e proprio esperimento culturale, con l’obiettivo di “rendere pubbliche, usando molta ironia, le frustrazioni delle trentenni cairote, emancipate dal punto di vista economico, ma incapaci di trovare uomini alla loro altezza, persone in grado di riconoscere e accettare la loro indipendenza. Il successo del blog – aggiunge Pagano – è la dimostrazione che le giovani donne egiziane, e non solo, hanno bisogno di affrontare questi temi”.

Guida alla rete:

Blog di Ghada Abdel Aal

Blog in Italiano di Ghada Abdel Aal

Casa Internazionale delle Donne

Biblioteca Archivia (all’interno del sito della CID)

La scheda del libro in italiano sul sito dell’editore

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Haiti, dal terremoto una cronaca via sms http://ifg.uniurb.it/2010/01/27/ducato-online/haiti-dal-terremoto-una-cronaca-via-sms/708/ http://ifg.uniurb.it/2010/01/27/ducato-online/haiti-dal-terremoto-una-cronaca-via-sms/708/#comments Wed, 27 Jan 2010 11:50:44 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=708 di Andrea Tempestini e Veronica Ulivieri

Haiti, 26 gennaio: quattro persone sono intrappolate al secondo piano di una fabbrica, una di loro è gravemente ferita e non riesce a muoversi. Con il telefonino, mandano una richiesta di aiuto alla piattaforma haiti.ushaidi.com. Un volontario, Roz, intercetta il messaggio, contatta con Skype la Guardia costiera statunitense e fornisce le coordinate per il salvataggio. “Working on it”, rispondono dall’altra parte, e subito partono i soccorsi. Roz traduce il messaggio in inglese (spesso le segnalazioni arrivano in creolo) e lo localizza su una mappa.

Nei tempi del citizen journalism e del crowdsourcing, accade che nei casi di disastro anche gli sos diventino più tecnologici. Arrivano in un attimo, e i soccorsi sono più efficienti, più veloci, più mirati. E’ quello che succede su Ushahidi.com, una piattaforma web nata all’inizio del 2008 per raccontare i sanguinosi disordini in Kenya con l’aiuto di blogger e comuni cittadini, utilizzata in seguito per la condivisione di informazioni in particolari situazioni di emergenza anche in altre circostanze. Haiti è solo l’ultimo caso.

Ushahidi è pensato per il Terzo Mondo: per mandare un messaggio non occorrono tecnologie particolari, basta un telefono cellulare o una connessione internet per usare la posta elettronica, Twitter o fare una segnalazione direttamente sulla piattaforma. “Più dati abbiamo e meglio è. L’importante è che le informazioni vengano condivise, non immagazzinate”, dice Patrick Meier, responsabile del Crisis mapping e delle Strategic partnerships. E infatti ad Haiti chiunque tramite Ushahidi può lanciare un sos. Le segnalazioni sono divise per categorie: Emergenze, Minacce, Problemi logistici, Soccorsi, Notizie di persone, altro. Quando un messaggio arriva ai gestori della piattaforma, un volontario ne controlla la pertinenza, lo geolocalizza sulla mappa e ne verifica l’attendibilità (le segnalazioni sono classificate come verified o not-verified). Filtrare i messaggi è fondamentale: Twitter, per esempio, è invasa da messaggi che hanno come hash tag #haiti o #haitiquake, ma che in realtà non sono utili per i soccorsi.

Il tipo di segnalazioni ricevute da Ushahidi ad Haiti

Sulle cartine si possono consultare le emergenze divise per categoria: si scopre così che al General Hospital di Port au Prince le forniture mediche per la sala operatoria stanno per finire o che un medico di Delmas, che ospita 150 persone a casa sua, ha bisogno di cibo, acqua e medicine. Si possono anche leggere i report lasciati dagli utenti: più di 1.500. Quelli che si distinguono per la scritta “action taken” indicano che qualcuno si è mosso per fronteggiare l’emergenza. Con Ushaidi è possibile anche impostare gli alerts e i feed Rss, per essere avvertiti in automatico delle novità. Si possono taggare foto per aiutare i soccorritori a riconoscere le persone e utilizzare il Person finder (cercapersone), un’applicazione creata appositamente da Google per scambiarsi informazioni sui dispersi.

Organigramma del team Ushahidi che opera ad Haiti

Ushahidi non è una piattaforma autoreferenziale, ma opera in una rete molto estesa. Le informazioni che riporta vengono utilizzate da organizzazioni come la Croce rossa internazionale, il dipartimento di Stato americano, la Fondazione delle Nazioni Unite, la Guardia costiera americana e altri enti governativi per la gestione dei disastri umanitari. Anche il New York Times ha fiutato l’importanza della piattaforma: secondo l’aggregatore di blog Huffington Post, vorrebbe integrare sul sito web il software Ushahidi per seguire gli sviluppi della situazione ad Haiti.

La piattaforma è nata per raccontare i disordini scoppiati in Kenya in seguito alle elezioni presidenziali del 30 dicembre 2007 che videro vincitore il presidente uscente Mwai Kibaki. L’esito della votazione fu subito contestato, anche dagli osservatori europei. Libera, uno slum contiguo a Nairobi, e Kismu furono il teatro delle prime violenze post-elettorali: in 24 ore si contarono oltre cento morti. Lo scontro politico assunse subito i connotati di un conflitto etnico fra i Kikuyo e i Luo, le dinastie di Kibaki e Raila Odinga, il candidato sconfitto.

In questo contesto un pool di blogger e di programmatori che vivevano o avevano vissuto in Kenya si sono uniti per creare Ushahidi, che nella lingua Swahili significa “testimonianza”. Con il Kenya sull’orlo della guerra civile, su Ushahidi vengono mappati i focolai delle violenze e i centri d’aiuto grazie alle segnalazioni che arrivano per email o dai telefonini (nei Paesi del Terzo mondo spesso le reti cellulari funzionano assai meglio di quelle fisse). Ushahidi raccoglierà anche le testimonianze dei crimini commessi dalle forze dell’ordine impegnate in una sanguinosa repressione, e sarà successivamente utilizzato per facilitare le donazioni provenienti dagli altri Paesi.

Dopo i primi passi mossi in Kenya, Ushahidi è cresciuto, trasformandosi in una vera e propria organizzazione che continua a sviluppare la piattaforma perché sia utilizzata in situazioni di emergenza. Viene sosì utilizzata in Sudafrica, dove vengono mappate le violenze xenofobe, e successivamente nella Repubblica democratica del Congo.

Anche Al-Jazeera ha sfruttato le potenzialità di Ushahidi, utilizzando le sue cartine all’interno del sito “War on Gaza”, creato dall’emittente televisiva del Qatar per monitorare le operazioni di guerra che hanno sconvolto Gaza durante l’operazione Piombo Fuso del gennaio 2009. Ushahidi è stata inoltre utilizzata per mappare i casi di influenza suina, il percorso degli aiuti umanitari in Uganda, Malawi e Zambia, i reati della città di Atlanta, negli Usa, e gli avvistamenti di animali selvatici, ancora una volta in Kenya.

Il codice di Ushahidi è open source ed è in continua evoluzione. Per lo sviluppo l’organizzazione ha ricevuto dei finanziamenti dalla fondazione del colosso dell’informatica Cisco e supporto tecnologico da InSTEDD, una multinazionale per la tecnologia applicata alle emergenze. Nel 2008, l’associazione umanitaria Humanity United, ha contribuito con 200.000 dollari per lo sviluppo iniziale del software.

Guida alla rete:

Ushaidi
Ushaidi per Haiti
Blog di Ushaidi-Haiti
Ushaidi su Facebook
Twitter del NY Times per Haiti


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La blogosfera guarda l’Italia http://ifg.uniurb.it/2008/01/24/speciali/2006-2008/la-blogosfera-guarda-litalia/1376/ http://ifg.uniurb.it/2008/01/24/speciali/2006-2008/la-blogosfera-guarda-litalia/1376/#comments Thu, 24 Jan 2008 18:35:13 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=1376 Polemiche, urla, dibattiti accesissimi, tra speculazioni e vittimismi. La settimana italiana vista con gli occhi dei bloggers. Molte opinioni, molte idee, molte provocazioni anche tediose: ma la voglia di dirlo al mondo c’è, a tutti i costi…

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