il Ducato » carlo bo http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » carlo bo http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Urbino, 100mila euro per il teatro romano. Tornerà in vita entro la fine dell’anno http://ifg.uniurb.it/2015/05/02/ducato-online/urbino-100mila-euro-per-il-teatro-romano-tornera-in-vita-entro-la-fine-dellanno/72872/ http://ifg.uniurb.it/2015/05/02/ducato-online/urbino-100mila-euro-per-il-teatro-romano-tornera-in-vita-entro-la-fine-dellanno/72872/#comments Sat, 02 May 2015 08:10:18 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=72872 MAPPA - ALLA SCOPERTA DELLA URBINO ROMANA I resti dell'edificio sono nascosti da 40 anni sotto una tettoia arrugginita coperta di graffiti e circondata dai rifiuti. Così uno dei tesori della città antica resta sconosciuto a molti degli stessi urbinati. Ora il Comune ha deciso di stanziare fondi per la riqualificazione
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La tettoia di metallo che copre il luogo dei ritrovamenti

La tettoia di metallo che copre il luogo dei ritrovamenti

URBINO – Concerti, rappresentazioni teatrali e un innovativo percorso multimediale. Sarà questo il futuro del teatro romano di Urbino, scoperto più di mezzo secolo fa a pochi passi da via Saffi. I resti della struttura oggi sono abbandonati al degrado, coperti dalle erbacce e da una tettoia di metallo arrugginito. Un peccato mortale per una città che fa della bellezza e dell’arte una delle sue armi migliori per attrarre turisti da tutto il mondo e che si fregia di essere patrimonio dell’Unesco. Dopo anni di discussioni, però, questa zona potrebbe trovare nuova vita.

Il Comune ha infatti inserito nel bilancio previsionale del prossimo biennio oltre centomila euro per riabilitare l’area: ottantaseimila euro provengono da fondi europei (finanziamento Gal, Gruppo di azione locale) mentre i restanti 21mila saranno concessi direttamente dal Comune. “Vogliamo creare un percorso multimediale – spiega l’assessore all’urbanistica Roberto Cioppi – che unisca il teatro ad altri siti archeologici presenti nel Montefeltro, in particolare a Fossombrone e Sant’Angelo in Vado. Inoltre vorremmo spostare alcuni reperti a Palazzo ducale o esporli nell’area stessa degli scavi con delle spiegazioni fotografiche e dei codici Qr (i codici bidimensionali che vengono letti con gli smartphone ndr)”.

Quello che nasconde la tettoia. Sporcizia, fogliame e terra coprono i resti del teatro

Quello che nasconde la tettoia. Sporcizia, fogliame e terra coprono i resti del teatro

Il teatro, questo sconosciuto. La valorizzazione che il Comune ha messo in cantiere potrebbe servire anche a far conoscere il teatro non solo ai turisti ma agli urbinati stessi, che oggi sembrano aver dimenticato uno dei loro tesori, nascosto sotto quelle lamiere rosse, ora coperte di graffiti, ormai da 40 anni. Marta e Francesco, due studenti di chimica, abitano a pochi passi dalla zona del ritrovamento ma scoprono solo oggi la sua esistenza: “Ci siamo sempre chiesti cosa proteggesse, ma non ci saremmo mai aspettati di trovare dei reperti romani qui a Urbino”. Chiedendo ai ragazzi che camminano per il centro dove sia il teatro si ricevono indicazioni confuse e spesso sbagliate.

Qualcuno che ha la memoria un po’ più lunga ricorda  quando, tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70, in quella zona si giocava a pallone. “Se ti avvicini al muro del palazzo di fronte – spiega Valerio De Angeli, dipendente dell’Università – puoi ancora vedere i segni delle porte che facevamo con il gesso”. Anche Luca, dipendente del bar “Quattrocento”, sapeva del teatro e sarebbe felice di una riqualificazione dell’area: “Mi piacerebbe se, ultimati i lavori, mettessero una lastra trasparente sopra gli scavi permettendo a tutti di camminare sulle rovine”.

La reazione sui social. Le opinioni degli urbinati non si fermano solo a chi abita o lavora nei dintorni del teatro. Sulla pagina Fb del Ducato abbiamo chiesto ai nostri lettori cosa si nascondesse sotto la tettoia e le risposte non si sono fatte attendere. “Un cariolo di topi”, “missili nucleari pronti a partire” o addirittura “le porte dell’inferno” sono i commenti più originali che abbiamo ricevuto. C’è poi chi, ha risposto correttamente facendo trasparire una certa amarezza: “Un sito archeologico da valorizzare” e chi invece ironizza su presunti ‘costumi locali': “Urbinati nascosti per la paura di dover pagare da bere” o si lascia andare alla nostalgia: “Ci vivono i sette nani, o almeno così credevo da piccola”. Tra i commenti c’è anche chi crede che si tratti dei resti un anfiteatro, ma viene prontamente corretto. Ma qual è la storia dei ritrovamenti?

La pianta del teatro romano all'interno della città odierna. Ricostruzione di Massimo Luni (1977)

La pianta del teatro romano all’interno della città odierna. Ricostruzione di Mario Luni (1977)

La storia del teatro. I primi scavi risalgono al 1943 quando, durante alcuni lavori casuali, furono scoperti, a cinque metri di profondità, i resti di un antico teatro romano databile intorno al primo secolo dopo Cristo. Tra i reperti presenti nell’area c’erano parti di una colonna e i frammenti dei marmi che coprivano la zona dell’orchestra. “A causa della seconda guerra mondiale però – spiega Chiara Delpino della soprintendenza ai beni archeologici – gli scavi furono interrotti, e per oltre trent’anni l’erba è ricresciuta nella zona coprendo i ritrovamenti”.

Nel 1975 poi l’archeologo Mario Luni, professore all’Università Carlo Bo scomparso lo scorso anno, ha ripreso gli scavi scoprendo uno dei due parodoi (gli ingressi), parte del proscenio, i primi tre gradini della cavea e alcuni marmi colorati che evidenziano la ricchezza della struttura. In base alle sue scoperte, si è ipotizzato il teatro si estendesse per 75 metri di ampiezza. Anche in questo caso però i lavori furono interrotti per la mancanza di fondi e l’area degli scavi fu coperta dalla tettoia che si può vedere oggi. Una triste fine per una delle poche testimonianze recuperabili di architettura romana in città, a cui finalmente, dalle prossime settimane, verrà resa giustizia.

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“Non c’è scienza senza comunicazione della scienza”. Il rettore di Urbino su divulgazione e mass media http://ifg.uniurb.it/2015/04/23/ducato-online/non-ce-scienza-senza-comunicazione-della-scienza-il-rettore-di-urbino-su-divulgazione-e-mass-media/71724/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/23/ducato-online/non-ce-scienza-senza-comunicazione-della-scienza-il-rettore-di-urbino-su-divulgazione-e-mass-media/71724/#comments Thu, 23 Apr 2015 21:43:03 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=71724 Il rettore Vilberto Stocchi al Festival del giornalismo culturale 2015

Il rettore Vilberto Stocchi al Festival del giornalismo culturale 2015

URBINO – Mass media + scienza = verità. Questa semplice formula matematica rappresenta, secondo Vilberto Stocchi, rettore dell’Università di Urbino, l’obiettivo della divulgazione scientifica. Nella sala del Trono del palazzo Ducale il suo intervento si concentra sul felice incontro tra giornalismo e pubblicazioni tecniche. Compito di entrambi è quello di trasmettere un messaggio, dopo uno studio approfondito, e “donarlo agli altri attraverso un linguaggio chiaro e semplice, comprensibile per tutti e non solo per gli addetti ai lavori” afferma Stocchi. La ricerca e l’approfondimento delle fonti sono necessarie sia per il giornalismo che per la scienza.

Ma il percorso dei media e della materia scientifica non sempre percorrono gli stessi binari. Le grandi testate hanno spesso utilizzato titoli sensazionalistici che fraintendono le ricerche, a volte per vendere di più a volte perché i risultati di uno studio non erano molto chiari. Il rettore racconta di un gruppo di 25 scienziati, di diversa nazionalità, che pubblicarono su Nature uno studio sull’obesità. Sui giornali italiani e internazionali il titolo più comune era “Scoperto il gene dell’obesità” o “Ecco perché siamo obesi”. Ovviamente, i giornalisti non avevano approfondito la ricerca e avevano tratto soltanto la notizia ‘sensazionalistica’. “Il problema – secondo Stocchi – è la mancanza di competenze. Se si conosce poco della materia, c’è il rischio di deludere e creare false aspettative”. In questi casi, allora, il compito principale dello scienziato è quello di tradurre lo studio in un linguaggio comprensibile a tutti mentre il dovere del giornalista di leggere e conoscere bene l’argomento di cui si parla.
Negli ultimi anni, la divulgazione scientifica sta avendo un enorme successo perché attira e incuriosisce i giovani. Tuttavia, raccomanda Stocchi, dopo l’iniziale stupore, è necessario interpretare le notizie: “Questo è il nuovo giornalismo scientifico”.

Secondo il rettore, la materia tecnica da sola non può rispondere alle domande che l’uomo si pone poiché l’uomo stesso è “un organismo troppo complesso”. Cosa può fare la scienza? La conoscenza dona all’uomo la metodologia necessaria per affrontare la ricerca della verità e migliorare la capacità critica. Ancora una volta il giornalismo e la scienza raggiungono un traguardo comune: cercare e ottenere una risposta. Per completare un compito così difficile, gli uomini hanno bisogno di utilizzare i media del proprio tempo. Già nel 1974, in un convegno proprio nelle sale del Palazzo Ducale, Carlo Bo aveva parlato dell’efficacia del messaggio televisivo. Sono passati ormai 41 anni e la televisione ci ha lasciato una “mezza eredità”: un linguaggio uniformato e un palinsesto incapace di rispondere alle aspettative create. “La televisione è incapace di affrontare le sfide della globalità in un momento dove i punti educativi sono troppo fragili e non ci sono stimoli per l’aspetto critico”.

In questo senso molto può fare la cultura ma come dice Stocchi “bisogna stare attenti perchè il più grande nemico della conoscenza non è l’ignoranza ma l’illusione di sapere”.


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Università, bando per le collaborazioni part-time http://ifg.uniurb.it/2015/04/01/ducato-notizie-informazione/universita-bando-per-le-collaborazioni-part-time/69807/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/01/ducato-notizie-informazione/universita-bando-per-le-collaborazioni-part-time/69807/#comments Wed, 01 Apr 2015 11:22:13 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=69807 [continua a leggere]]]> URBINO – Gli studenti hanno tempo fino al 24 aprile per presentare la domanda e partecipare alla selezione per le collaborazioni part-time con l’Università. Il bando, pubblicato lo scorso 26 marzo prevede un impegno di 200 ore. La selezione verrà effettuata per titoli e il compenso è di 6 euro all’ora esentasse.

I vincitori lavoreranno nelle biblioteche dell’Università, nelle segreterie studenti, nell’ufficio orientamento e tutorato e in altre strutture amministrative universitarie.

Alla selezione possono partecipare gli studenti iscritti per l’anno accademico in corso. Gli iscritti dal secondo anno in poi devono aver conseguito un numero stabilito di crediti, mentre per quelli del primo anno non c’è questo requisito.

Non possono partecipare gli studenti iscritti a dottorati di ricerca o master, gli studenti che già svolgono attività di tutoraggio per lo stesso anno accademico, gli studenti già laureati iscritti a un’altra triennale o specialistica, gli studenti che hanno altri rapporti di lavoro autonomo o subordinato.

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Carlo Bo università internazionale, a luglio parte la Summer School sul Rinascimento http://ifg.uniurb.it/2015/03/24/ducato-online/carlo-bo-universita-internazionale-a-luglio-parte-la-summer-school-sul-rinascimento/69014/ http://ifg.uniurb.it/2015/03/24/ducato-online/carlo-bo-universita-internazionale-a-luglio-parte-la-summer-school-sul-rinascimento/69014/#comments Tue, 24 Mar 2015 11:51:32 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=69014 URBINO – La Carlo Bo sempre più Ateneo internazionale. Dal 20 al 25 luglio l’università di Urbino ospiterà la Summer School Urbino Renaissance Lectures, una serie di incontri in cui si discuterà, grazie anche alla partecipazione di professori e ricercatori provenienti da Stati Uniti, Francia, Olanda e Inghilterra, sul rapporto che intercorreva tra la Corte rinascimentale e la città. Le lezioni, interamente in inglese, si terranno nella sala della Data e verranno inaugurate con un dibattito aperto al pubblico sul tema: Urbino, una Città del Rinascimento. Per gli iscritti sarà inoltre prevista una rappresentazione recitata dell’Aminta del Tasso.

Il direttore della Summer School Giorgio Nonni

Il direttore della Summer School Giorgio Nonni

L’iscrizione alla Scuola costa 300 euro, da diritto a 6 crediti formativi ed è limitata a 50 persone. Possono fare domanda tutti i possessori di diploma di scuola secondaria superiore o di diploma di laurea, rilasciati in Italia o all’estero. Fra i docenti che provengono dalle università straniere ci saranno Ros King (University of Southampton) Wendy Heller (Princeton University) e Patrice Ceccarini (University of Paris VII – Diderot)Nel prezzo non è compreso l’alloggio ma “stiamo cercando di attivare delle convenzioni con l’Ersu – dichiara Giorgio Nonni, direttore del corso – per facilitare il soggiorno degli studenti che arrivano da fuori”. Dei 15mila euro totali derivanti dalle 50 quote previste, 10mila saranno destinati per il pagamento di alloggio e spostamento dei professori stranieri e il restante sarà trattenuto dall’università per le spese di segreteria.

Iniziative di questo tipo sono già state attivate in altre realtà culturali, soprattutto all’estero, ma è la prima volta che Urbino organizza un incontro come questo. “In un Ateneo che ospita molti studenti stranieri – continua Nonni – di cui circa 1000 provenienti da paesi emergenti come Brasile, India e Vietnam, è importante rendere la Carlo Bo sempre più internazionale”. Nonostante la Scuola sia autofinanziata, Nonni si aspetta una buona risposta: “Abbiamo reso pubblico l’evento da pochi giorni ma abbiamo già avuto una decina di iscritti, anche dall’Australia e dal Canada”.

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Il mercato degli immobili universitari che muove milioni di euro http://ifg.uniurb.it/2013/05/31/ducato-online/ipoteche-e-compravendite-il-mercato-degli-immobili-universitari-che-muove-milioni-di-euro/49192/ http://ifg.uniurb.it/2013/05/31/ducato-online/ipoteche-e-compravendite-il-mercato-degli-immobili-universitari-che-muove-milioni-di-euro/49192/#comments Fri, 31 May 2013 16:00:02 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=49192 LEGGI E SFOGLIA Il nuovo Ducato]]>

Palazzo Albani

URBINO – Su quella casa “posta in la cità di Urbino in la quatra de la posterla appresso le vie da tre lati e la casa degli eredi di mastro Agnolo” aveva diritto Urbano di ser Vanne, al quale fu strappata dal conte Ugolino Baldi che la tenne per 27 anni. Ma il 16 maggio 1421 una sentenza condannò il Bandi a risarcire la parte lesa con 275 ducati e la lite terminò definitivamente nel 1438 con altri 315 ducati ceduti a Urbano di ser Vanne dal Baldi, che mantenne il possesso pacifico della casa e del vicino terreno ortivo  presso le mura cittadine.

LEGGI E SFOGLIA Il nuovo numero del Ducato

Con queste vicende iniziarono le trasformazioni dell’attuale Palazzo Passionei-Paciotti: appartenuto a più famiglie nobiliari, divenne orfanotrofio femminile nel 1842 e fu acquistato dall’Università degli studi di Urbino il 26 giugno 1972. Oggi è sede della biblioteca dedicata a Carlo Bo, il rettore più longevo a cui l’università fu intitolata nel 2003.

Dove oggi si assiepano studenti, libri e docenti, brulicano gli accenti e i dialetti italiani più disparati accanto alle lingue straniere, la cultura rinascimentale urbinate aveva trovato la sua culla e praticato i suoi interessi. Le sedi universitarie sono spesso palazzi storici, pareti tra cui è scorso il sangue blu dei duchi e quello ecclesiastico delle confraternite religiose.

Palazzo Bonaventura, il cui grande stemma in pietra sopra il portone d’ingresso è dedicato a Nicolò di Federico Novello Montefeltro e alla moglie Orlandina di Armanno Brancaleoni, apparteneva certamente alla famiglia ducale nel 1300. Passato poi ai Bonaventura per 2200 fiorini versati in contanti, fu acquistato dall’università il 12 marzo 1834 al prezzo di 2.977 scudi romani. Oggi ospita il Rettorato.

Fiorini, bolognini e scudi romani sono diventati banconote dell’Unione Europea, le cifre sono lievitate ma gli atti di compravendita della Carlo Bo si sono secolarmente mantenuti. Non invecchia l’attività finanziaria dell’università urbinate che, negli ultimi dieci anni, è stata coinvolta in 22 operazioni tra vendite, acquisti, cessioni e ipoteche.

Lo psicologo, scrittore e archeologo italiano Gabriele Mandel Khan volle festeggiare le 500 candeline che la Carlo Bo spense nel 2006 ricordando come cinque secoli di insegnamento equivalgono a “cinque secoli di luce e una miriade di stelle”. L’insegnamento è luce e l’università è il folle uomo nietzschiano che accende la sua lanterna nella calda luce del mercato mattutino. Un surplus di luce, come quello che l’università ha sempre dovuto infondere nei suoi studenti e che a Urbino si carica di una valenza ancor più evocativa.

“Sovra il non aspro giogo, onde si sente il Metauro mugghiar, dolce mio nido Urbin siede eminente”: la Urbino del poeta e matematico Bernardino Baldi, e non solo, è una città accoccolata su un dirupo, arroccata perché ideale. Carlo Bo, spesso criticato per il suo tratto utopico ed elitario, era fiero di un nucleo distante dal brusio di autostrade, stazioni e aeroporti. Quelli che il sociologo Marc Augé definiva non-luoghi erano (e sono) tenuti a distanza dalla città di Raffaello, dalla città in cui la luce del Rinascimento matematico si mescola a quella rossa dei mattoni bruciati. L’università è luce, è un distributore di sapere e un signore togato che istruisce noi lillipuziani venuti da lontano.

La Carlo Bo è profumo di storia, è imboccare il vicolo di Sant’Agostino scendendo via Saffi, bussare a un piccolo portale d’ingresso con lo stemma di papa Sisto IV Della Rovere e scoprire che dove vivevano gli agostiniani e poi i bambini dell’orfanotrofio voluto dall’arcivescovo Alessandro Angeloni oggi transitano studenti di giurisprudenza. È scoprire che Palazzo Veterani, attualmente sede degli studi di filologia moderna, linguistica e civiltà antiche, si trova in una via omonima che dal XV al XVII secolo era detta “androne dei giudei”, a causa delle varie famiglie israelitiche che vi abitavano. Perché l’università non è solo “in” Urbino, come vuole il dialetto della zona, ma è Urbino. È una ramificazione vestita dalla eredità delle casate nobiliari, dove ogni pezzo racconta una fetta del passato e il mosaico che ne deriva è la storia della città ideale.

Ideale, ma anche materiale. Perché la Carlo Bo è sempre stata e continua a essere un business, una macchina guidata da manovre imprenditoriali. L’università è un’azienda che in soli tre anni, dal 1971 al 1974, fece quindici acquisti di beni mobili e immobili e che sempre in tre anni, dal 1968 al 1970, incassò i guadagni di quindici vendite.

Negli ultimi dieci anni la quantità di attività si è ridotta, a differenza delle somme in ballo. Gli esempi più significativi riguardano la compravendita di edifici e terreni e le ipoteche. Nel 2008 il collegio Tridente fu venduto alla Regione Marche per un importo di 14.500.000 euro, mentre tre anni prima l’università aveva acquistato Palazzo Albani per 3.718.489,67 euro.

I dati registrati presso l’Ufficio provinciale di Pesaro-Urbino dell’Agenzia delle entrate dimostrano come la Carlo Bo sia stata protagonista, negli ultimi dieci anni, di altri grandi atti di compravendita e abbia sottoscritto due ipoteche volontarie. Nel 2004, dopo un mutuo concessole dalla Banca delle Marche, ipotecò per 20 anni e per un valore complessivo di 64 milioni di euro sette beni immobili, ossia scuole e laboratori scientifici. Un’ipoteca che l’università non ha ancora estinto, come quella da 5.410.500 euro del 2011, fissata a seguito di una concessione a garanzia di finanziamento da parte della Cassa depositi e prestiti. Quest’ultima ipoteca è stata creata su dei terreni posseduti a Urbino, mentre alcuni di quelli che l’università ha nel comune di Fermignano, per un totale di 5123 metri quadrati, sono stati venduti nel 2003 alla Catani Costruzioni  S.r.l. al prezzo di 261.000 euro.

 

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Orientamento universitario, a Urbino atenei marchigiani a confronto http://ifg.uniurb.it/2013/04/08/ducato-notizie-informazione/orientamento-universitario-a-urbino-atenei-marchigiani-a-confronto/41609/ http://ifg.uniurb.it/2013/04/08/ducato-notizie-informazione/orientamento-universitario-a-urbino-atenei-marchigiani-a-confronto/41609/#comments Mon, 08 Apr 2013 08:51:52 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=41609 [continua a leggere]]]> URBINO – Docenti ed esperti, rappresentanti di tutti gli atenei marchigiani, a confronto sull’orientamento. Venerdì 12 aprile alle ore 9, nell’ Aula rossa di Palazzo Battiferri, si svolgerà la prima giornata di riflessione e discussione che vedrà coinvolte le università di Ancona, Urbino, Macerata e Camerino nel convegno “Per un dialogo sull’orientamento”. 

Si parlerà dell’attività universitaria e della difficoltà che ci sono nella scelta della facoltà giusta ai tempi della crisi. L’evento verrà aperto dal Rettore Stefano Pivato e sarà strutturato in tre tavole rotonde: orientamento in ingresso, servizi di supporto in itinere e orientamento in uscita.

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Viaggio nei sotterranei di Urbino con il romanzo di Marcello Simoni http://ifg.uniurb.it/2013/03/14/ducato-online/viaggio-nei-sotterranei-di-urbino-con-marcello-simoni/38353/ http://ifg.uniurb.it/2013/03/14/ducato-online/viaggio-nei-sotterranei-di-urbino-con-marcello-simoni/38353/#comments Thu, 14 Mar 2013 10:20:56 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=38353

Tiziano Mancini, Marcello Simoni e Michele Betti

URBINO – Nella Urbino del 1789, le impalcature sorreggono il soffitto della cattedrale deturpato da un enorme buco, eredità del terremoto del 30 settembre. Dal centro passa un fascio di luce che, unendosi alla neve, illumina il cadavere di un professore.  Con l’uccisione di professor Lamberti inizia I sotterranei della cattedrale, l’ultimo libro di Marcello Simoni, già vincitore del premio bancarella 2012.

“Questo libro l’ho letto in meno di due ore perché sembrava che l’avessimo scritto noi”, confessa Michele Betti del gruppo speleologico di Urbino intervenendo alla presentazione che si è tenuta ieri al Collegio Raffaello. Buona parte dell’opera è ambientata infatti nel sottosuolo della città ducale, tra gli acquedotti della Roma imperiale scoperti recentemente dal gruppo.

Il lavoro di Michele Betti e dei suoi colleghi è stato molto utile per la stesura del romanzo. Marcello Simoni non conosceva la città. L’idea è nata durante un incontro dell’associazione Urbinoir, organizzatrice dell’evento, nel quale, spiega Simoni, si parlava di letteratura e archeologia, le sue due grandi passioni.

“Anche la Urbino della superficie ha una certa componente umbratile – spiega l’autore – i vicoli stretti, le arcate, tutte queste strutture urbane che acquisiscono maggiore fascino durante la notte. Nel mio romanzo la neve fa da contrasto con l’oscurità”.

Un giallo il cui protagonista, Vitale Federici, un giovane professore di filosofia, si impegna a risolvere una serie di omicidi negli ambienti della curia ducale e dell’università, tra i quali quello, di fantasia, di Monsignor Albani. L’erudito detective deve districarsi tra una serie di enigmi della simbologia classica e religiosa, come per esempio la scala frigia.

L’ambientazione è di fine ‘700, non l’epoca d’oro di Federico da Montefeltro, ma un periodo nel quale la città si trovava sotto il dominio papale. Due secoli dopo la morte del Duca. Una scelta originale, “un convergere di elementi” spiega l’autore che vede nel protagonista del romanzo “una sorta di Sherlock Holmes del ‘700, epoca che si prestava, in quanto epoca dei lumi e della ragione”.

La vicenda del terremoto che colpì Urbino nel 1789 è l’altro elemento di partenza del romanzo. In quel periodo, infatti, iniziarono i lavori per la ricostruzione la cattedrale.  Inoltre l’ ateneo urbinate già inizia a svilupparsi e ad avere una sua storia alle sue spalle.

Marcello Simoni descrive Vitale Federici come un incontro ideale tra Sherlock Holmes, con il suo carattere dubitativo e razionale, e Federico da Montefeltro, con la sua cultura, rappresentata dalla sua misteriosa biblioteca e la sua nobiltà decaduta. Altri personaggi realmente esistiti, come Monsignor Albani, allora rettore dell’ateneo, sono stati reinventati attraverso lo studio dei quadri dell’epoca, con una grande attenzione agli elementi di stile – spiega l’autore – come le parrucche, le marsine, il tabagismo diffuso e gli oggetti usati per fumare, come le pipe. Un aspetto curioso,  questo, che unisce idealmente la storia dei rettori di Urbino dalla pipa di Monsignor Albani alle sigarette di Stefano Pivato, passando per il proverbiale sigaro di Carlo Bo.

L’autore anticipa: “Ho già dei lettori che mi chiedono quando uscirà un nuovo romanzo con Vitale Federici a Urbino. Vitale magari avrà qualche anno in più, sarà più smaliziato e avrà imparato a trattare meglio le donne. Un po’ più Sherlock Holmes, ma anche un po’ più Casanova“.

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E’ morto Dino Tiberi, ex presidente e figura storica della Dc marchigiana http://ifg.uniurb.it/2013/03/07/ducato-online/e-morto-dino-tiberi-ex-presidente-e-figura-storica-della-dc-marchigiana/37804/ http://ifg.uniurb.it/2013/03/07/ducato-online/e-morto-dino-tiberi-ex-presidente-e-figura-storica-della-dc-marchigiana/37804/#comments Thu, 07 Mar 2013 14:55:30 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=37804 URBINO – Dino Tiberi è morto improvvisamente tra le mura della città dove 90 fa era nato, da “padre coltivatore diretto” come aveva sempre sottolineato con orgoglio, che aveva amato e per la quale si era sempre battuto. Figura storica della Democrazia Cristiana marchigiana, è stato presidente della Regione Marche dal 1972 al 1975, quando gli enti Regione avevano solo due anni di vita e in piena fase di emergenza dopo il terremoto ad Ancona. Fu il secondo presidente, subito dopo  Giuseppe Serrini e contribuì alla costituzione dello Statuto.

La sua battaglia per la valorizzazione del patrimonio autoctono contribuì a rendere le Marche una delle prime all’avanguardia nella difesa delle piante tipiche. Anche il logo, il picchio, fu scelto sotto la sua presidenza e Tiberi fu il relatore della legge sullo stemma.

Pur restando un politico per tutta la vita, dopo l’esperienza in Regione Tiberi decise di dedicarsi alla scrittura. Collaborò con quotidiani, riviste, con la RAI e scrisse diversi libri, soprattutto improntati sui valori della tradizione, della meraviglia della natura e sulla saggezza degli anziani. Tra i suoi testi più importanti “Il Ranco”, vincitore nel 1985 del premio nazionale “Frontino – Montefeltro”. Secondo Carlo Bo con questo libro Tiberi aveva “legato attraverso riuscite suture una storia di vita con le vicende della storia nazionale, letta attraverso lo spaccato delle nostre colline e della nostra provincia” come si legge nella motivazione del premio firmata dallo storico rettore dell’Università di Urbino.

“Dino Tiberi –ha detto il sindaco di Urbino, Franco Corbucci- è stato uno degli uomini che hanno caratterizzato la vita politica della nostra città e del territorio nel dopoguerra.  Faceva parte di una generazione che aveva sperimentato direttamente quanto fosse dura la vita nelle nostre campagne. Sicuramente quell’esperienza umana, che aveva ricordato in vari libri, lo aveva segnato e gli aveva dato la spinta a impegnarsi nell’interesse della comunità, portando con sé i valori della solidarietà e della libertà. Militando nelle fila della Democrazia Cristiana è stato un uomo del dialogo, portando nelle Istituzioni uno spirito costruttivo”.

Si unisce al cordoglio anche il presidente della Provincia di Pesaro e Urbino, Matteo Ricci: “Urbino e la provincia perdono un uomo di profonda caratura. E’ stato veramente un personaggio di spessore, un autentico protagonista della vita politica e amministrativa della nostra comunità. Gli siamo grati perché ha sempre incarnato l’identità e i valori del territorio, in tutte le fasi e gli aspetti della sua vita. Siamo vicini alla famiglia in questo momento di dolore”.

“Una triste perdita per le Marche – aggiunge Gian Mario Spacca, governatore delle Marche – Dino Tiberi è stato il Presidente della Regione agli albori della nascita, ispiratore con il proprio rigore morale della crescita dell’Istituzione, un grande uomo con un elevato profilo etico e con profondo senso civico. Profondamente legato alla propria terra di cui ha saputo raccontare con sguardo attento ed appassionato la vera essenza, Tiberi anche durante il suo mandato di Presidente della Regione ha nutrito e consolidato il legame con le radici più autentiche della nostra storia e della nostra tradizione. Alla famiglia, e in particolare al figlio Pierpaolo in forza alla Protezione civile delle Marche, le più sentite condoglianze della Giunta regionale”.

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Dottore e poi? I neolaureati e il loro futuro http://ifg.uniurb.it/2012/02/29/ducato-online/dottore-e-poi-i-neolaureati-e-il-loro-futuro/27103/ http://ifg.uniurb.it/2012/02/29/ducato-online/dottore-e-poi-i-neolaureati-e-il-loro-futuro/27103/#comments Wed, 29 Feb 2012 21:40:51 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=27103 URBINO – Dottore, che cosa farà dopo la laurea? L’abbiamo chiesto ai neolaureati dell’Università “Carlo Bo” di Urbino. Vi raccontiamo sogni, speranze e paure,  tra l’ottimismo e la disillusione di chi, nel mondo del lavoro, c’è già.
Tutti vogliono rimanere in Italia, ma non c’è meritocrazia.

Servizio di Domenico Mascialino e Stefano Strano


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Il nuovo omaggio a Carlo Bo: apre la passeggiata http://ifg.uniurb.it/2012/01/21/ducato-online/il-nuovo-omaggio-a-carlo-bo-inaugurata-la-passeggiata/16666/ http://ifg.uniurb.it/2012/01/21/ducato-online/il-nuovo-omaggio-a-carlo-bo-inaugurata-la-passeggiata/16666/#comments Sat, 21 Jan 2012 20:51:31 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=16666

La targa dedicata a Carlo Bo

URBINO – Camminare lungo la passeggiata Carlo Bo. E’ questo il nuovo ricordo che Urbino dedica a uno dei personaggi più influenti nella storia della città ducale. “Non solo un rettore. Carlo Bo è stato come un principe e come un padre per urbinati e studenti”, afferma il sindaco Franco Corbucci durante la cerimonia inaugurale alla Sala del Maniscalco. “La scelta della strada, il belvedere con alle spalle i torricini, non è casuale: dal pincio infatti si arriva all’università”, conclude il sindaco.

“Il primo omaggio della città è stata l’intitolazione dell’ateneo – spiega Stefano Pivato, attuale rettore – poi, dopo aver creato una fondazione per lui e Marise Bo, è arrivata questa passeggiata. Ma i debiti che Urbino ha nei confronti di Carlo Bo non si esauriscono qui”.

I ricordi del sindaco e del rettore sono stati seguiti dalla breve proiezione di un documentario dedicato alla vita del letterato.

La cerimonia si è poi spostata all’esterno. Dopo che il nastro è stato tagliato e la targa donata dal Rotary Club è stata scoperta, la piccola folla di cittadini e le autorità hanno percorso il nuovo belvedere, arricchito da un nuovo marciapiede e nuove panchine in marmo. “E’ un atto di riconoscimento, perché Carlo Bo ha fatto di Urbino un caso unico al mondo: una città in cui gli studenti sono superiori al numero di abitanti”, commenta il presidente del Rotary Club Lamberto Aromatico.

Durante l’evento, gli studenti del presidio permanente per la liberazione dell’aula studio hanno consegnato al pubblico presente una lettera in cui spiegano i motivi dell’occupazione davanti al Collegio Internazionale.


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