il Ducato » carta di milano http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » carta di milano http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Carta di Milano per i giornalisti su carceri, detenuti o ex detenuti http://ifg.uniurb.it/2013/03/14/ducato-online/carta-di-milano-per-i-giornalisti-su-carceri-detenuti-o-ex-detenuti/38567/ http://ifg.uniurb.it/2013/03/14/ducato-online/carta-di-milano-per-i-giornalisti-su-carceri-detenuti-o-ex-detenuti/38567/#comments Thu, 14 Mar 2013 14:31:52 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=38567 [continua a leggere]]]> CNOG – COMMISSIONE GIURIDICA

CARTA DI MILANO
Protocollo deontologico per i giornalisti che trattano notizie concernenti carceri, detenuti o ex detenuti.

Il Consiglio nazionale dei giornalisti esprime apprezzamento per l’impegno volontario dei molti colleghi che realizzano strumenti di informazione all’interno degli istituti di pena in collaborazione con i detenuti e che hanno dato vita alla Carta di Milano, fatta propria da molti Ordini regionali. Richiamandosi ai dettati deontologici presenti nella Carta dei doveri del giornalista, con particolare riguardo al dovere fondamentale di rispettare la persona e la sua dignità e di non discriminare nessuno per razza, religione, sesso, condizioni fisiche e mentali e opinioni politiche, riafferma il criterio deontologico fondamentale del “rispetto della verità sostanziale dei fatti osservati” contenuto nell’articolo 2 della legge istitutiva dell’Ordine nonché i principi fissati dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, dal Patto internazionale Onu sui diritti civili e politici e dalle Costituzioni italiana ed europea.
Consapevole che il diritto all’informazione può trovare dei limiti quando venga in conflitto con i diritti dei soggetti bisognosi di una tutela privilegiata, fermo restando il diritto di cronaca in ordine ai fatti e alle responsabilità, invita a osservare la massima attenzione nel trattamento delle informazioni concernenti i cittadini privati della libertà o in quella fase estremamente difficile e problematica del reinserimento nella società.

Il Consiglio nazionale invita quindi i giornalisti a:

1) Tenere presente che il reinserimento sociale è un passaggio complesso che può avvenire a fine pena oppure gradualmente, come previsto dalle leggi che consentono l’accesso al lavoro esterno, i permessi ordinari, i permessi-premio, la semi-libertà, la liberazione anticipata e l’affidamento in prova ai servizi sociali;

2) Usare termini appropriati in tutti i casi in cui un detenuto usufruisce di misure alternative al carcere o di benefici penitenziari evitando di sollevare un ingiustificato allarme sociale e di rendere più difficile un percorso di reinserimento sociale che avviene sotto stretta sorveglianza. Le misure alternative non sono equivalenti alla libertà, ma sono una modalità di esecuzione della pena;

3) Fare riferimento puntuale alle leggi che disciplinano il procedimento penale e l’esecuzione della pena e alla legge sull’ordinamento penitenziario (354 del 1975);

4) Fornire dati attendibili e aggiornati che permettano una corretta lettura del contesto carcerario;

5) Considerare che il cittadino privato della libertà è un interlocutore in grado di esprimersi e raccontarsi, ma può non conoscere le dinamiche mediatiche e non essere quindi in grado di valutare tutte le conseguenze e gli eventuali rischi dell’esposizione attraverso i media;

6) Tutelare il condannato che sceglie di parlare con i giornalisti, non coinvolgendo inutilmente i suoi familiari, evitando di identificarlo solo con il reato commesso e valorizzando il percorso di reinserimento che sta compiendo;

7) Garantire al cittadino privato della libertà di cui si sono occupate le cronache la stessa completezza di informazione qualora sia prosciolto;

8) Tenere conto dell’interesse collettivo ricordando, quando è possibile, i dati statistici che confermano la validità delle misure alternative e il loro basso margine di rischio.

Le indicazioni elencate riguardano anche il giornalismo online, multimediale e altre forme di comunicazione che utilizzino innovativi strumenti tecnologici per i quali dovrà essere tenuta in considerazione la loro prolungata disponibilità nel tempo.

Il Consiglio nazionale si adopererà affinchè il tema del rapporto fra informazione e realtà carceraria sia inserito fra gli argomenti oggetto dell’esame professionale. Invita inoltre i Consigli regionali a favorire rapporti di collaborazione con i garanti dei diritti del detenuto.

La violazione di queste regole integranti lo spirito dell’art. 2 della Legge 03.02.1963 n. 69 comporta l’applicazione delle norme contenute nel Titolo III della stessa legge.

Roma, 13 marzo 2013

Sullo stesso argomento:

]]>
http://ifg.uniurb.it/2013/03/14/ducato-online/carta-di-milano-per-i-giornalisti-su-carceri-detenuti-o-ex-detenuti/38567/feed/ 0
Detenuti ed etica, la Carta di Milano approvata dal Consiglio nazionale http://ifg.uniurb.it/2013/03/13/ducato-online/detenuti-ed-etica-la-carta-di-milano-approvata-dal-consiglio-nazionale/38160/ http://ifg.uniurb.it/2013/03/13/ducato-online/detenuti-ed-etica-la-carta-di-milano-approvata-dal-consiglio-nazionale/38160/#comments Wed, 13 Mar 2013 18:59:10 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=38160

Un codice etico per il trattamento di detenuti o ex detenuti, soprattutto in quella fase difficile che è il reinserimento nella società. È la Carta di Milano – la “Carta del carcere e delle pene” – il documento steso in prima battuta proprio tra le mura di alcune carceri (Padova, Milano e Piacenza) e approvato ieri pomeriggio dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti. Già sottoscritta dagli ordini regionali di Lombardia, Veneto, Toscana, Emilia Romagna, Basilicata, Liguria, Sicilia e Sardegna, la Carta fissa alcuni punti i limiti tra la corretta e la cattiva informazione.

IL TESTO DELLA CARTA DI MILANO

“Abbiamo voluto creare – spiega Carla Chiappini, direttore del giornale carcerario di Piacenza Sosta Forzata e tra i fautori del documento – una nuova carta pur sapendo che esistono altri documenti deontologici. Per noi ne valeva la pena, sia per la complessità del tema, sia per quel cambiamento culturale che auspichiamo”.

Il documento invita a “usare termini appropriati” e a “considerare sempre che il cittadino privato della libertà è un interlocutore in grado di esprimersi e raccontarsi”. Lo scopo è tutelare il cittadino detenuto o ex detenuto dalla “gogna” mediatica cui può essere esposto: per questo, i giornalisti devono tenere conto, ad esempio, che “il condannato che decide di parlare con i giornalisti non va identificato con il reato connesso, ma con il percorso che sta facendo”.

“Ci siamo accorti – chiarisce Chiappini – che c’era confusione rispetto alla certezza della pena. Il Italia la certezza della pena è data, ma la fortuna è che il modo di scontarla è flessibile: ci sono le misure alternative, la semilibertà, i domiciliari. Pene ‘extra – murarie’, che nulla tolgono alla pena in sé. Se questo viene spiegato male nascono equivoci, sembra che le pene siano più leggere, mentre nel nostro Paese sono ancora impegnative”.

Rispetto alla stesura che ne era stata fatta inizialmente – in cui il diritto all’oblio era regolato anche in riferimento ai diritti inviolabili garantiti dalla Costituzione all’articolo 2 – la carta non prevede più un punto dedicato. Pierpaolo Bollani, consigliere dell’Ordine e in commissione giuridica, spiega che la norma “non è stata recepita perché pone problemi relativi al diritto di cronaca, in un dibattito che va aldilà delle carte”. Dello stesso avviso è la direttrice Chiappini, per due motivi. “È la parte più delicata – spiega – per alcuni reati nella storia del nostro Paese, come i reati politici, la mafia e le stragi, sarebbero necessari troppi distinguo. Con Internet, poi, sarebbe difficile da garantire”.

La carta si aggiunge ai documenti deontologici che l’Ordine dei giornalisti ha adottato finora, molti dei quali a tutela delle categorie più sensibili: la Carta di Treviso, approvata nel ’91, è stato il primo documento che impegna i giornalisti a norme e comportamenti eticamente corretti nei confronti dei minori ed è a firma della Federazione nazionale della Stampa, dell’Ordine e di Telefono Azzurro.

La Carta dei doveri del giornalista, sottoscritta nel ’93, costituisce uno statuto completo della deontologia professionale e contiene, tra gli altri, il divieto di pubblicare immagini violente o raccapriccianti, nonché l’obbligo di tutela della privacy dei cittadini e, in particolare, dei minori e delle persone disabili o malate.

La Carta di Roma, approvata nel 2008, regolamenta il trattamento dei richiedenti asilo, dei rifugiati, delle vittime della tratta e dei migranti, richiamandosi alla Carta dei doveri del giornalista. Il documento invita i giornalisti ad adottare termini giuridicamente appropriati, per “restituire al lettore la massima aderenza alla realtà dei fatti”, per evitare di alimentare eventuali atteggiamenti razzistici.

Nel 2009, un altro codice di autoregolamentazione è stato sottoscritto a Roma e riguarda i processi in tv: per impedire i “processi–show” trasferiti dalle aule di giustizia sul piccolo schermo, il codice ha chiarito le differenze tra cronaca e commento, fra indagato, imputato e condannato, fra accusa e difesa, sempre nel pieno rispetto dei diritti inviolabili della persona.

Venerdì la Carta di Milano verrà presentata nella sala conferenze del carcere di Regina Coeli a Roma e, nel pomeriggio, sempre a Roma, si terrà un seminario nella sede della Fnsi, in corso Vittorio Emanuele II. “Due luoghi con valenza simbolica – chiude Carla Chiappino – nel cuore di Roma e nel cuore del giornalismo. La scelta non è casuale”.

Sullo stesso argomento:

]]>
http://ifg.uniurb.it/2013/03/13/ducato-online/detenuti-ed-etica-la-carta-di-milano-approvata-dal-consiglio-nazionale/38160/feed/ 0