La norma nazionale sull’imposta di soggiorno dà autonomia alle amministrazioni comunali che, con proprio regolamento, decidono se adottare o meno la tassa di soggiorno in base alle proprie esigenze e deve essere deliberata dal consiglio comunale.
Da Confturismo arriva la proposta di una tariffa differenziata: 2 euro per gli hotel 4 stelle e 1,50 per tutti gli altri. Lunedì infatti il direttore della Confcommercio di Pesaro e Urbino Amerigo Varotti e il segretario Egidio Cecchini hanno incontrato il sindaco Maurizio Gambini, l’assessore Cangiotti e alcuni albergatori: “Non abbiamo gradito l’ipotesi tassa perché è un onere – ha dichiarato Cecchini – soprattutto in un momento difficile come quello che il settore alberghiero sta attraversando dal 2009. Inizialmente si era parlato di una tariffa di 2,50 euro a notte per tutti gli alberghi, proposta a nostro avviso eccessiva, adesso bisogna aspettare la versione definitiva. Non si è mai felici quando si introducono delle tasse – aggiunge – però bisogna tener conto che per Urbino può essere una possibilità di inserimento in circuiti più importanti. Se il comune ritiene che questi soldi siano necessari per rilanciare il turismo e scommettere sulla cultura, comprendiamo e applaudiamo”.
Confcommercio ha inoltre proposto di rimandare l’introduzione a gennaio 2016, così da evitare costi aggiuntivi per le prenotazioni già effettuate: “L’amministrazione su questo punto ha risposto che se la tassa di soggiorno dovesse entrare in vigore a giugno le prenotazioni fatte precedentemente, se dimostrate, verrebbero escluse dal pagamento”.
Dall’opposizione non arriva un rifiuto: il consigliere Pd Federico Scaramucci, presente in commissione, ritiene opportuno ci sia un confronto con tutti gli operatori del settore per valutare il progetto: “Albergatori, associazioni, Confesercenti, Confcommercio; dovrebbero essere invitati tutti in Commissione”. “Come PD prendiamo atto che il sindaco Gambini e l’amministrazione, prima critici, hanno cambiato idea rispetto al passato, cambiamento positivo se le risorse serviranno a interventi strutturali di arredo e turismo della città”.
L’effetto è quello di alzare la spesa (per notte e per persona) del soggiorno dei turisti con possibili ricadute proprio sugli arrivi. Una tassa della cui esazione sono però responsabili i gestori delle attività di ricezione: “Il fatto che la tassa di soggiorno sia introdotta in altre città non vuol dire che bisogna farlo anche qui – lamenta il gestore dell’albergo Italia – il turismo a Urbino fatica, se non fosse per l’università che muove tutto non ci sarebbe tanto lavoro”. Anche dalla reception del Piero della Francesca l’iniziativa non trova molto favore: “Abbiamo riaperto da poco – afferma l’albergatore – da dicembre a marzo abbiamo chiuso perché la situazione è morta. Se si introduce la tassa non verrà più nessuno, già adesso molti turisti preferiscono dormire in riviera e raggiungere Urbino da lì”. Della stessa opinione il gestore dell’Hotel Raffaello:”In un posto in cui 4 alberghi restano chiusi durante la stagione invernale, l’introduzione della tassa aggrava la situazione. Nello stesso tempo, però, se i fondi raccolti venissero vincolati solo al rilancio turistico e non a coprire i buchi di bilancio, potrebbe essere positivo”.
Una creatura controversa sotto molti aspetti, l Sistri, a partire dai nove rinvii del “click day” (l’adozione effettiva del sistema) che hanno congelato il progetto dal 2010 a oggi. False partenze dovute soprattutto a problemi di carattere tecnico del meccanismo, ma che prima ancora di entrare a regime ha comportato spese e trafile burocratiche per almeno 300 mila imprese italiane: il Sistri, infatti, prevede il trasferimento dal cartaceo al digitale delle certificazioni di monitoraggio dei rifiuti.
Gli interessati (imprese, trasportatori e rivenditori che producono o gestiscono rifiuti pericolosi) hanno dovuto acquistare un token usb per autenticarsi nel sistema, mentre i mezzi di trasporto dei rifiuti sono stati equipaggiati con delle scatole nere speciali. Ciò ha comportato per molti l’aggiornamento dei sistemi informatici (in alcuni casi, l’acquisto di un computer), oltre a un canone annuale spesso superiore ai 1000 euro per un servizio mai partito. Un disservizio che ha il sapore della beffa e che nel 2011 aveva visto le imprese artigiane della provincia di Pesaro-Urbino pronte a dar vita a una class action per farsi risarcire i costi sostenuti senza motivo.
Pur di evitare la tagliola del Sistri, c’è chi ha ridotto la propria attività, come una ditta di trasporto dei rifiuti del Montefeltro che ha preferito rimanere anonima: “Pagavamo 1500 euro all’anno di canone per una cosa che non esisteva – racconta il titolare – abbiamo comprato i token e le black box da montare sui camion e speso altri soldi per aggiornare i software. Non riesco neanche a quantificare il costo totale, ma avrei dovuto chiedere un risarcimento“. La ditta, che un tempo trasportava anche rifiuti speciali e pericolosi, adesso tratta solo rifiuti ordinari: “Siamo ancora autorizzati per ogni tipo di materiale – sottolinea l’imprenditore – ma non trattiamo più gli speciali perché non vogliamo perdere altri soldi con questo meccanismo”.
“Per i nostri iscritti – spiega Andrea Panzieri, responsabile del servizio Ambiente di Confartigianato Imprese a livello provinciale – il Sistri ha significato solo una perdita di tempo e di denaro. Non ha mai funzionato ed è troppo complesso per poter essere utilizzato dalle imprese: molti non hanno neanche il collegamento Internet, oppure lavorano da soli e dunque non hanno tempo per gestire questa procedura burocratica”.
E pensare che tutto era nato nel 2009 per contrastare le ecomafie: “Un motivo valido – ammette Panzieri – ma la realizzazione è stata disastrosa. All’inizio non funzionava neppure il call center: trenta minuti di attesa per non avere una risposta adeguata. Anche il sito ha avuto i suoi problemi. Alcune semplificazioni ci sono state, ma non abbastanza. Speriamo che il Ministero dell’Ambiente decida davvero di esentare le piccole imprese. Giusto promuovere la tracciabilità e l’innovazione tecnologica, ma il sistema va ripensato. La priorità è migliorare i controlli”.
“Una cosa assurda, gestita malissimo – tuona Egidio Cecchini, segretario di Confcommercio Urbino – il Sistri ha costretto le piccole e medie imprese a sostenere oneri alti e ingiustificati: il contrasto alle ecomafie non si fa con la confusione. Questa è una brutta pagina che ha minato ancor di più la credibilità dello Stato e delle istituzioni: ci sono persone che hanno dovuto aggiornare tutto il sistema informatico o affidarsi a consulenti per poi vedere tutto rinviato. E forse anche questa volta non se ne farà niente: a questo punto non possiamo esserne sicuri”.
URBINO – Immagine della crisi economica nella città di Urbino sono le 24 saracinesche abbassate per sempre durante il 2013. Un’ondata di chiusure non compensata dalle undici nuove attività che hanno aperto i battenti durante lo scorso anno nella città ducale. La situazione delle imprese a Urbino e nella provincia è stagnante e non si può ancora parlare di ripresa.
A livello provinciale, nel 2013 il Registro delle Imprese della Camera di Commercio ha rilevato a Pesaro-Urbino una flessione pari a 240 imprese: ne sono nate 2.479 a fronte di 2.719 cessate. I settori più colpiti dalla crisi sono quelli dell’agricoltura (-260 con uno stock di 5.900), del legno, dei prodotti in metallo, dei mobili. Ma segno meno anche per la costruzione degli edifici e il trasporto. Lievissimo miglioramento per commercio, ristorazione e attività immobiliari.
In questo ultimo campo, però, Urbino è in controtendenza. Molte le chiusure, soprattutto nel centro storico. “Un caso particolare – spiega Egidio Cecchini, presidente di Confcommercio Urbino – costituiscono gli esercizi commerciali legati alle sigarette elettroniche. Ci sono state cinque nuove aperture nel corso del 2013 ma molti negozi hanno chiuso pochi mesi dopo. Tra le nuove imprese, invece, la maggior parte non ha a che fare con il settore alimentare. Perlopiù si occupano di abbigliamento e ottica”.
Bar e ristoranti rimangono stabili: due chiusure bilanciate da due nuove aperture. “Ma il problema – continua Cecchini – è che le imprese appena nate e quelle rimaste in piedi, comunque, producono un volume d’affari molto basso. Sono realtà che per resistere e andare avanti hanno bisogno di strategie di marketing turistico e interno, cui dovrebbe pensare anche l’amministrazione locale”.
A pesare sull’attuale quadro economico sarebbe l’incertezza sui tempi e sull’intensità della ripresa. Fattori che ostacolano gli investimenti e diffondono una generalizzata perdita di fiducia.
“Durante il periodo natalizio – racconta il segretario di Confcommercio Urbino – alcuni esercizi commerciali hanno fatto rete e hanno messo in atto un sistema di omaggi e di rimandi tra negozi del centro storico e attività commerciali del Consorzio. Le imprese gestite da giovani e soprattutto da donne sono molto orientate all’innovazione. Ma hanno bisogno del sostegno di una politica di marketing”.
Dello stesso parere anche Roberto Annibali, presidente del Cna di Urbino: “Non si può parlare di ripresa, certo, perché i dati relativi alle imprese per il 2013 sono pressoché invariati rispetto all’anno precedente. Ma non possiamo neanche parlare di catastrofe. Dobbiamo alimentare le speranze di chi opera nel settore”.
In una nota ufficiale, la Confcommercio di Pesaro e Urbino ha espresso profonda soddisfazione per il riconoscimento e l’onorificenza conferita al proprio Direttore.
I tirocinanti selezionati avranno una borsa di 500 euro mensili. Gli interessati possono rivolgersi ai Centri per l’impiego, la formazione e l’orientamento Professionale di Pesaro, Fano e Urbino. Il progetto Fabrica nasce dalla collaborazione tra CNA e Confartigianato. L’obiettivo è di inserire i giovani nel mondo del lavoro attraverso un tirocinio che non pesi sulle spese dell’impresa ospitante.
I contributi stanziabili prevedono un minimo di 20.000 e un massimo di 100.000 euro. Una volta ricevuti, gli investimenti andranno fatti entro 6 mesi. Per l’erogazione dei fondi saranno privilegiate le aziende nate dopo il 2012 e ubicate nel centro storico. Si terranno in particolare conto anche le attività di giovani imprenditori (18-35 anni) e titolari donne.
La Confcommercio è disponibile a effettuare pre-valutazioni. Per maggiori informazioni ci si può rivolgere ad Arceci (347/7032510) e Pavetto (3930710056) degli uffici di Pesaro e Urbino.
I ristoranti che aderiscono all’iniziativa domenica 28 aprile sono: Pavone Bianco di Tavullia, Montecuccio di San Giorgio di Pesaro, Locanda Quinto Canto di Gradara, Piccolo Mondo di Mombaroccio, Locanda dei Venti di Novafeltria e Mandorlo di Serrungarina.