il Ducato » corrado augias http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » corrado augias http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it La Rai e il modello Bbc: cultura, canone pagato da (quasi) tutti e niente pubblicità http://ifg.uniurb.it/2014/03/19/ducato-online/la-rai-e-il-modello-bbc-cultura-canone-pagato-da-quasi-tutti-e-niente-pubblicita/59865/ http://ifg.uniurb.it/2014/03/19/ducato-online/la-rai-e-il-modello-bbc-cultura-canone-pagato-da-quasi-tutti-e-niente-pubblicita/59865/#comments Wed, 19 Mar 2014 16:27:41 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=59865 rai_cavalloInformazione culturale di qualità, ascolti e canone. Pagato da tutti (o quasi). Non è un’utopia, ma il modello Bbc. E magari una possibilità di crescita per il servizio pubblico italiano, la Rai, all’alba della scadenza della concessione statale fissata nel 2016. Quando forse sarà scritta una nuova convenzione. Secondo molti osservatori, la rivoluzione della Rai sarebbe possibile prendendo come riferimento il servizio pubblico inglese, in cui la pubblicità è vietata e che viene finanziato dai contribuenti britannici. Una televisione che si basa su cultura, informazione, documentari e approfondimenti: un’ampia offerta che non trasmette programmi spazzatura, ma che allo stesso tempo attrae milioni di telespettatori. Il modello inglese ha infatti  il sostengo del pubblico: il 70% dei cittadini britannici si dichiara soddisfatto di pagare la tassa sul televisore, mentre l’evasione è la più bassa d’Europa (4%). Fino a qui tutto bene, se non fosse che la Bbc è in rosso e molto probabilmente manderà in onda solo su internet il suo terzo canale per risparmiare 100 milioni di sterline all’anno.

Ma se la Bbc fatica ad andare avanti senza pubblicità, la Rai non è messa meglio: viale Mazzini stima che circa 5 milioni di famiglie, il 26%, evadano il canone causando al servizio pubblico un mancato gettito di circa 560 milioni di euro. “Anche se tutti pagassero la tassa sul televisore – dice il giornalista Loris Mazzetti – non ci sarebbero comunque abbastanza fondi per fare andare avanti la Rai così com’è adesso”. La pubblicità, infatti, garantisce 700 milioni all’anno ai quattordici canali del servizio pubblico. Difficile farne a meno. Ma essere dipendenti dal mercato ha spinto la Rai a cercare il consenso del pubblico generalista. Per Renato Parascandolo, ex direttore di Rai Educational, a causa dell’incalzare delle televisioni commerciali “i programmi culturali del servizio pubblico hanno subìto una progressiva marginalizzazione che si è tentato di arginare esasperando l’aspetto della divulgazione a buon mercato”. Qualche anno fa Micromega, La rivista diretta da Paolo Flores d’Arcais, si è scagliata contro  Voyager, il format che la Rai inserisce nella sezione ‘Programmi di promozione culturale”. In un articolo del 1 ottobre del 2009, Chiara Ceci e Stefano Moriggi, prendendo spunto da un saggio edito da Rizzoli del filosofo Harry Frankfurt, esprimevano “l’amarezza di vedere una televisione di Stato ridotta a divulgare stronzate in prima serata”.

Secondo molti, però, la situazione odierna della Rai non è solo dovuta alle richieste del pubblico. Per il giornalista Piero Dorfles “quello radiotelevisivo, come tutti i prodotti, non si basa solo sulla domanda, ma anche sull’offerta: se esiste una forte offerta in una certa direzione, spesso il pubblico l’accetta e modifica i propri desideri”. E continua: “Per fare un esempio, se sugli scaffali del supermercato non c’è la crema di marroni, è difficile che i clienti la chiedano. Ma se il supermercato offre molte creme di marroni è probabile che qualcuno inizi a comprarle e magari a consumarle tutti i giorni. Questa considerazione deve però tener conto del fatto che nel nostro Paese solo il 5% della popolazione legge abitualmente, quindi il prodotto culturale è difficile da smerciare”.

Come sostiene lo scrittore e giornalista Corrado Augias, infatti, “la cultura non è una necessità basilare per l’uomo. Serve un modo, una scintilla che faccia interessare le persone alla cultura. E non è facile”. A riuscire nell’impresa sono stati alcuni dei programmi  più visti della storia di Rai, come la Divina Commedia letta da Roberto Benigni o ‘Vieni via con me’. Il programma, condotto da Fabio Fazio e Roberto Saviano, è riuscito a catalizzare l’attenzione di oltre 9 milioni di spettatori sfruttando le caratteristiche del teatro per fare informazione. “Per offrire programmi di qualità che piacciano al pubblico basta lasciar fare la televisione ai professionisti del settore” dice ancora Mazzetti. E avverte: ”Se a decidere quali programmi possono andare in onda sono i politici non ci può essere una rivoluzione del servizio pubblico”.

Anche per Giorgio Simonelli, docente di storia della televisione all’Università cattolica di Milano, il problema è come i programmi vengono fatti. “Il servizio pubblico non ha bisogno dell’Isola dei Famosi: quella è tv fatta male. Però i programmi di divulgazione non bastano, bisogna offrire anche  informazione e fiction di qualità”. Sulla vendita delle reti Simonelli pensa che un solo canale Rai finanziato dal canone significherebbe “la marginalizzazione del  servizio pubblico, che non sarebbe più in grado di fare un offerta culturale degna”. La pubblicità però porta soldi e non è il male assoluto.“I programmi vanno ideati con i criteri di qualità – continua Simonelli – la pubblicità va collocata dopo e in modo che non stravolga il prodotto. Quello che è sbagliato è creare enormi contenitori di consigli per gli acquisti”.

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Arte, letteratura e cucina, il Festival del giornalismo culturale a Urbino http://ifg.uniurb.it/2013/05/03/ducato-online/arte-letteratura-e-cucina-il-festival-del-giornalismo-culturale-a-urbino/45161/ http://ifg.uniurb.it/2013/05/03/ducato-online/arte-letteratura-e-cucina-il-festival-del-giornalismo-culturale-a-urbino/45161/#comments Fri, 03 May 2013 20:41:28 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=45161 URBINO – Grandi nomi della cultura italiana alla prima edizione del Festival “Dalla terz@ al web”. Lo scrittore Corrado Augias e il ‘Gastronauta’ Davide Paolini raccontano il giornalismo culturale italiano declinato nelle sue diverse forme, dalla critica letteraria all’enogastromia.

Servizio di Valeria Strambi, Giovanni Ruggiero, Stefano Ciardi, Mario Marcis

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“Giornalismo culturale dimenticato” Augias apre il festival di Urbino http://ifg.uniurb.it/2013/05/03/ducato-online/giornalismo-dimenticatoaugias-criticoanche-contro-rete-e-tv/45122/ http://ifg.uniurb.it/2013/05/03/ducato-online/giornalismo-dimenticatoaugias-criticoanche-contro-rete-e-tv/45122/#comments Fri, 03 May 2013 18:03:16 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=45122 LEGGI I Segreti d'Italia, Augias presenta il nuovo libro]]>

Corrado Augias

URBINO- “Il giornalismo culturale si può fare, basta soltanto osare un po’ di più perché la gente che si interessa c’è”. C’è la rete, “troppo veloce e poco potente” e poi la televisione italiana: “Un deserto”. Si riassume così la lectio di Corrado Augias intervenuto oggi pomeriggio al Festival del giornalismo culturale di Urbino.

Nel Salone del Trono di Palazzo Ducale, il giornalista ha sottolineato l’importanza della cultura nei mezzi di informazione, definendola un valore insostituibile e in grado di integrare ciò che non viene insegnato nelle scuole. L’intervento di Augias si è aperto con un elogio al Festival che “ ha il merito di dare spazio ad un genere, quello del giornalismo culturale, che spesso viene dimenticato”.

“Cultura” secondo Augias “è una parola vaga,  un po’ antipatica come amore e  paura che può avere varie interpretazioni: antropologiche, letterarie, artistiche”. Nel giornalismo la cultura deve avere la caratteristica fondamentale dell’ imparzialità.  “Ai giornali è chiesto molto spesso di fare delle scelte- spiega Augias- e chi scrive deve garantire obbiettività e imparzialità. Così è anche nelle sezioni dedicate alla cultura, che ha però il privilegio di non essere legate ai tempi dell’attualità”.

Lo spazio dato nei giornali oggi è poco, quasi nullo, secondo Augias. Le grandi firme si dedicano all’attualità e ai retroscena politici e non più alla “terza pagina”. “Un tempo, ciò che attraeva di un pezzo sulla pagina culturale era la firma del giornalista, indice di qualità”. I pezzi di cultura scarseggiano, le grandi firme  sembrano essere emigrate verso temi più scottanti e un’ulteriore malus è legato alla scomparsa della critica letteraria all’interno dei giornali “se fino a poco tempo fa aprendo un quotidiano la si poteva trovare, ora la cosiddetta ‘stroncatura’ non c’è più e si fa solamente all’interno delle aule universitarie”.

Lo scrittore e conduttore televisivo si dice scettico sulle funzionalità della rete per due motivi: “ Penso che la rete non possa riprodurre lo stesso grado di informazione culturale che davano giornali di approfondimento come Il Mondo.  Inoltre la rete è molto veloce ma poco potente: per usare un paragone scientifico ciò che si acquista in velocità si perde in potenza”.

Ma nemmeno se ci si sposta ‘dall’altra parte dello schermo’, le cose non sono così semplici: “La cultura è una cosa innaturale, deve scoccare il desiderio di sapere, come una seduzione”. E l’informazione ha il compito di dare stimoli. “Serve la cosa giusta, un partner o un libro, che fa scattare il desiderio di saperne di più. E’ difficile”

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Tra passato e presente, “I segreti d’Italia” raccontati da Corrado Augias http://ifg.uniurb.it/2013/05/03/ducato-online/tra-passato-e-presente-i-segreti-ditalia-raccontati-da-corrado-augias/45071/ http://ifg.uniurb.it/2013/05/03/ducato-online/tra-passato-e-presente-i-segreti-ditalia-raccontati-da-corrado-augias/45071/#comments Fri, 03 May 2013 04:55:21 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=45071 URBINO – Come la nostra penisola sia diventata quella che oggi conosciamo lo ha spiegato Corrado Augias nel suo appuntamento alla libreria Montefeltro. Lo scrittore, giornalista e conduttore televisivo – che oggi pomeriggio terrà una lectio magistralis nell’ambito del Festival del giornalismo culturale – ha presentato nel gremito cortile del Collegio Raffaello il suo libro intitolato I segreti d’Italia, un cammino tra passato e presente alla ricerca di quei corsi e ricorsi storici che hanno segnato il nostro paese.

In un viaggio all’interno dell’Italia, da Palermo a Venezia – entrambi crocevia di culture ma radicalmente opposte tra di loro – Augias si è interrogato su come la nostra penisola sia diventata allo stesso tempo culla della bellezza e sia riuscita così fortemente a sbiadire nel tempo.

“La nostra – ha spiegato l’autore all’ attenta platea – è una penisola sbilenca, con un’unità politica traballante ma gloriosa: spesso gli intellettuali, per poter operare al meglio, sono dovuti andar via da qui. Hanno cercato luoghi in cui esplicitare al meglio il loro talento. Qui i mezzi sono limitati e ci sono sempre state troppe gelosie e rivalità”.

Attraverso molte storie, da quelle realmente accadute ad alcuni ricordi personali, dal giovane Leopardi in partenza da Recanati a Roma, passando per il primo ghetto ebreo e alla fine della gloriosa repubblica veneziana venduta da Napoleone con il trattato di Campoformio, finendo anche nella fortezza di San Leo, dove morì Cagliostro.

“Il paese di cui siamo cittadini – ha raccontato ancora l’autore – è un paese svantaggiato dalla geografia . Non possiamo incolpare nessuno. Questo è un luogo in cui la difficoltà di comunicazione c’è sempre stata. Il fattore geografico ha influenzato la sua storia provocando la disunione del Paese”.

Ecco perché il giornalista ha sentito la necessità di scrivere un romanzo in cui raccontare questa nazione Italia, fatta di luoghi, opere, monumenti, ma anche letteratura e personaggi, di cronaca, alla ricerca di quella memoria che fa degli italiani ciò che sono oggi, per capire, partendo da lontano, come si sia arrivati a questo punto.

Partendo dagli eventi e dai protagonisti dipanare una storia che è quella dei centocinquanta anni dell’ancor giovane Italia. Con l’auspicio, ha concluso Augias, di “non abbandonare la speranza di migliorare nuovamente”.

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