il Ducato » crisi economica http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » crisi economica http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Sale il prezzo delle case a Urbino, ma il mercato è ancora fermo http://ifg.uniurb.it/2015/02/17/ducato-online/sale-il-prezzo-delle-case-a-urbino-ma-il-mercato-e-ancora-fermo/65661/ http://ifg.uniurb.it/2015/02/17/ducato-online/sale-il-prezzo-delle-case-a-urbino-ma-il-mercato-e-ancora-fermo/65661/#comments Tue, 17 Feb 2015 17:46:07 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=65661 URBINO – Il valore degli immobili del comune di Urbino è in lenta ripresa. I dati del sito web immobiliare.it di gennaio 2015 mostrano che il valore medio al metro quadro delle abitazioni è di 1.511 euro, in aumento del 6% rispetto ai dati di dicembre 2014 e del 10,5% rispetto a quelli di novembre. È un segnale di risalita rispetto alla crisi iniziata a giugno del 2014, una flessione di oltre il 20% che ha portato il valore medio da 1.734 euro al metro quadro fino a toccare i 1.353 euro a novembre del 2014, il prezzo più basso degli ultimi due anni. Il picco massimo è stato toccato a ottobre del 2013, quando le abitazioni hanno raggiunto un valore medio di 1.841 euro al metro quadro.

Dati Immobiliare.it | Case in vendita a Urbino

I prezzi zona per zona. I prezzi all’interno del comune variano molto e si abbassano mano a mano che ci si allontana dai torricini. Secondo il sito web borsinoimmobiliare.it la zona in cui troviamo le abitazioni più costose è il centro storico (2167 euro al metro quadro), seguito dall’area subito fuori dalla mura che comprende il Sasso, Piantata, San Donato, Mazzaferro e Piansevero (1437 euro al metro quadro). In questo gruppo ci sono anche le frazioni di Gadana e Canavaccio. Allontanandoci dalla città troviamo zona Ca’ Mazzasette (1198 euro al metro quadro), Coldelce (1186 euro al metro quadro), Cavallino e Trasanni (1180 euro al metro quadro). Il costo degli immobili cala considerevolmente a Pieve di Cagna, Ponte Armellina, Schieti e Torre San Tommaso (657 euro al metro quadro).

Il mercato immobiliare. Oltre al valore delle abitazioni, c’è la questione della compravendita degli immobili. Dall’inizio della crisi nel 2008, il mercato a Urbino ha subito una forte frenata, specialmente nelle zone periferiche. Non ci sono dati precisi, ma una stima fatta “a occhio” dalle agenzie immobiliari, stabilisce in tutto il comune un calo delle vendite di circa il 20%. È cambiato anche il tipo di mercato: è raro che l’immobile che viene acquistato sia una prima casa. In molti casi si tratta di una seconda abitazione utilizzata per le vacanze o di un investimento. Sono molti infatti gli appartamenti che vengono comprati per essere affittati agli universitari fuori sede che si trasferiscono ad Urbino ed è proprio per questo che il valore immobiliare nel centro storico è rimasto tendenzialmente invariato rispetto al 2008.

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Luci e ombre sulla valle del jeans: la crisi non passa ma qualcuno riparte http://ifg.uniurb.it/2015/02/09/ducato-online/luci-e-ombre-sulla-valle-del-jeans-la-crisi-non-passa-ma-qualcuno-riparte/64401/ http://ifg.uniurb.it/2015/02/09/ducato-online/luci-e-ombre-sulla-valle-del-jeans-la-crisi-non-passa-ma-qualcuno-riparte/64401/#comments Mon, 09 Feb 2015 05:00:18 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=64401 L'INCHIESTA Un jeans ormai lacero: il reportage del 2013 ]]>

L’ex Sab snc ormai chiusa

SANT’ANGELO IN VADO – Le difficoltà economiche non sono alle spalle: le aziende della valle del jeans, a Sant’Angelo in Vado, continuano a patire una crisi che sembra infinita, ma alcune danno segnali in controtendenza. Sono arrivati anche dei lavoratori cinesi in zona, ma neanche loro sentono le difficoltà del momento: lo dimostra una casa in condizione precarie in cui vive una famiglia.

Il Ducato era stato nell’area industriale di Sant’Angelo in Vado già nell’estate del 2013. Le cose andavano parecchio male allora. Una zona pressoché fantasma, alcune imprese chiuse, molte in difficoltà. Dopo 18 mesi ci ritroviamo in uno scenario simile. “Basta che ti fai un giro e vedi subito com’è la situazione” avverte, mentre mi serve un cappuccino, il barista dell’unica tavola calda, il Break Café.

Le poche imprese che già allora riuscivano a resistere vanno tutto sommato bene. E’ il caso della Wooden House, produttrice di case in legno, ma soprattutto della Promo Jeans. Quest’impresa, specializzata in indumenti per motociclisti, è riuscita a crearsi recentemente nuovi contatti a Dubai, in Kazakistan ed in Giappone. “Siamo riusciti a incrementare il numero di figure esterne a partita Iva, sei in più di prima. Il nostro fatturato è cresciuto del 10%-15%”  racconta Andrea Sassi, titolare dell’impresa.

Le aziende chiuse invece rimangono tali. La Tipo-litografia Grafica Vadese non esiste più. Già un anno e mezzo fa aveva chiuso i battenti. Discorso simile per la Saint Germain des Pres: l’azienda è ancora in liquidazione, i suoi dipendenti in cassa integrazione e mobilità. Nessuna prospettiva di riapertura per ora. Nessuna evoluzione rispetto a 18 mesi fa.

Alla Sab snc va ancora peggio: se due estati fa aveva ridotto il personale, ma era ancora in attività, ora il cancello d’ingresso è chiuso. L’edificio è abbandonato alla desolazione, non rimane alcun ricordo della produzioni di tavoli in legno.

Un centinaio di metri più in là invece incontriamo un bel cane bianco sdraiato in un giardino. Si avvicina a noi, non sembra abituato ai visitatori. Il tempo di avvicinarsi alla cancellata ed inizia ad abbaiare. Si fa così viva una signora dalla porta di un magazzino. Si tratta di Gigliola Brincivalli, titolare del Ricamificio vadese. “Il 2014 è stato ancora peggiore del 2013, rischiamo di chiudere il prossimo anno”. Sono le stesse parole che ripete Antonio Baffioni, uno dei soci di Stircontrol.”Si lavora per pagare i debiti. Abbiamo mantenuto i 16 dipendenti con contratti di solidarietà, ma non so se resisteremo fino al 2016″.

E’ rimasto invece da solo Andrea Antoniucci della Adus Marmi Eurodesign. Mi accoglie di fretta, ha poco tempo per parlare ma abbastanza per farmi sapere che le cose vanno ancora peggio di prima. Un pensiero condiviso da un dipendente della Lavanderia Falleri, azienda proprio di fronte alla Adus Marmi. Mi parla con la porta socchiusa, ha poca voglia di raccontare le difficoltà. L’azienda per cui lavora infatti ogni tanto entra in stato di fermo in mancanza di commesse.

Più positivo è Ermenegildo Martelli, falegname iscritto alla Confartigianato pesarese. La sua attività riesce a procedere ma il vero problema è l’inserimento di giovani nel mercato del lavoro. “E’ come sfruttare un granaio pieno senza però pensare a dopo quando sarà vuoto” mi racconta in dialetto. Ed è il primo a parlare del problema della competitività dei lavoratori italiani rispetto a quelli cinese arrivati recentemente.

Dipendenti dell’estremo oriente sono presenti nella Trattamenti Tessili Italia di Fabio Pedini. Un tempo la ditta era conosciuta come Lavanderia Centro Italia, ma ha cambiato recentemente ragione sociale. E’ lo stesso imprenditore ad accompagnarmi per i locali della fabbrica raccontandomi della sua attività. “Qui lavoriamo jeans ed altri capi per marche di livello internazionale: JustCavalli, Cuccinelli, Hugo Boss”. Mi mostra come vengono fatti gli strappi nei pantaloni e i macchinari per colorarli. Poi ricorda “oggi siamo riusciti ad arrivare anche a 40 dipendenti  grazie ai contratti interinali, un miglioramento rispetto a l’anno scorso”.

Il percorso termina in una stanza dove sono raccolti  i capi pronti. Tra questi anche degli abiti che alla luce diventano fosforescenti: “Sono per andare in discoteca” mi racconta con un sorriso Pedini. Arrivati alla porta ricorda come ormai siano pochi quelli che decidono di produrre ancora i Italia, chi può va all’estero per abbattere i costi. “Ma se hai capi di valore devi comunque farli qua” le parole di chi sa di gestire una fabbrica di eccellenze.


In rosso le aziende chiuse, in giallo quelle in difficoltà, in verde quelle che vanno avanti e in blu le nuove imprese 

Accanto a questo stabilimento, uno dei più grandi della zona industriale c’è un edificio rosso. Si vede che è di recente costruzione: Alberto Poggiaspalla, tecnico comunale addetto all’Urbanistica, conferma che si tratta dell’ultima attività commerciale costruita ex novo. Risale al 2012 ma purtroppo non pare ancora in attività.

Al termine del giro c’è però una buona notizia. Al posto della Cornici Vadesi già chiusa nel 2013, c’è la Stefani. Luca Cesarini, dipendente e genero del titolare Luciano Stefani parla volentieri :”Siamo arrivati qui da 7 mesi, in realtà questo è il nostro secondo polo per macchinari agricoli, Luciano lavora nel settore da 35 anni. Ora stiamo finendo di allestire il magazzino poi penseremo anche ad un punto di assistenza per gli autoveicoli”.

Anche se non si può considerare una nuova attività a tutti gli effetti rappresenta un primo spiraglio di ripresa per quest’area industriale. Certamente i colori accesi dei macchinari ridanno un minimo di vita ad una zona caratterizzata dal grigiore delle costruzione e delle prospettive della gente che ci lavora. Me lo confermano le parole dell’ultimo signore che incontro prima di ritornare: “I miei nonni hanno fatto la guerra del ’15-’18 per fare l’Italia, guarda noi in che condizioni dobbiamo lavorare”.

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Dall’università al mondo del lavoro: le storie nel Montefeltro http://ifg.uniurb.it/2014/04/14/ducato-online/dalluniversita-al-mondo-del-lavoro-le-storie-nel-montefeltro/61461/ http://ifg.uniurb.it/2014/04/14/ducato-online/dalluniversita-al-mondo-del-lavoro-le-storie-nel-montefeltro/61461/#comments Mon, 14 Apr 2014 11:18:40 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=61461 URBINO –  I test di ammissione per le facoltà a numero chiuso sono già iniziati e molti maturandi sono alle prese con una scelta che, in tempi di crisi, si fa ancora più difficile: cosa studiare all’università? Quello che più piace o quegli ambiti che più garantiscono un futuro lavorativo stabile? “Farei economia”, “sceglierei una facoltà che mi dia lavoro, come medicina”: ecco alcune delle voci dei liceali urbinati che stanno per affacciarsi al mondo universitario.

Nel nostro speciale abbiamo raccontato anche la storia di chi, proprio avendo seguito le proprie passioni, è riuscito ad avere un lavoro stabile: si tratta di Rino Stefano Tagliaferro, video maker ed ex studente Isia. Diventato famoso per un corto in cui ha animato i protagonisti di celebri dipinti, sostiene che  “non è vero che se studi nell’ambito artistico poi non riesci a trovare lavoro.

Anche chi non intraprende il percorso universitario, o fa un lavoro del tutto indipendente dagli studi che lo hanno preceduti, ha ottime possibilità di inserirsi con successo nel mercato del lavoro: ai nostri microfoni la storia del ceramista Marcello Pucci. “Ho fatto la scuola odontotecnica ma ho sbagliato – racconta – a me piaceva lavorare il legno, il ferro. Ognuno deve fare il mestiere che gli piace, sennò ha fallito nella sua vita”.

 

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Crisi, disoccupazione al 12,4% nelle Marche. 60mila posti in meno dal 2008 http://ifg.uniurb.it/2014/03/03/ducato-online/economia/crisi-disoccupazione-al-124-nelle-marche-60mila-posti-in-meno-dal-2008/58444/ http://ifg.uniurb.it/2014/03/03/ducato-online/economia/crisi-disoccupazione-al-124-nelle-marche-60mila-posti-in-meno-dal-2008/58444/#comments Mon, 03 Mar 2014 18:05:29 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=58444 operaioURBINO – Negli ultimi sei anni sono quasi 60mila in meno gli occupati nelle Marche, poco meno della popolazione di Fano. E di questi quasi la metà si è persa nel 2013: un segnale che ribadisce come la crisi non sia terminata ma che anzi stia colpendo ogni anno sempre più forte.

I dati Istat elaborati da Cgil Marche sono allarmanti. Nel quarto trimestre 2013 la nostra regione si è infatti allineata con la media nazionale, raggiungendo un tasso di disoccupazione del 12,4%. Ancora più preoccupante, come nel resto della nazione, è la situazione degli under 24: il tasso di disoccupazione giovanile ha infatti toccato il 36,1 %.

In regione il numero di persone senza lavoro ha toccato quota 86mila. Le Marche sono, insieme al Lazio, la regione con il tasso di disoccupazione più alto, escludendo le regioni del Mezzogiorno. Secondo Cgil Marche, il calo dell’occupazione ha riguardato sia il lavoro dipendente, sceso del 4,5% rispetto all’ultimo trimestre del 2013, sia il lavoro autonomo, con 7mila unità in meno. E anche chi ha perso lavoro continua ad avere enormi difficoltà nel trovarne un altro: sarebbero infatti più di 40mila le persone ancora in cerca di una seconda possibilità dopo il primo licenziamento.

Ma il 2013 ha visto anche un altro record negativo, quello della disoccupazione femminile. Nelle Marche infatti il tasso di donne senza lavoro ha raggiunto il 14,6%.

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Le imprese rosa affrontano meglio la crisi, ma le banche preferiscono gli uomini. L’indagine Cna http://ifg.uniurb.it/2014/03/03/ducato-online/le-imprese-rosa-affrontano-meglio-la-crisi-ma-le-banche-preferiscono-gli-uomini-lindagine-cna/58342/ http://ifg.uniurb.it/2014/03/03/ducato-online/le-imprese-rosa-affrontano-meglio-la-crisi-ma-le-banche-preferiscono-gli-uomini-lindagine-cna/58342/#comments Mon, 03 Mar 2014 16:18:19 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=58342 donne e impresa di presentazione della ricerca Cna

la conferenza stampa di presentazione della ricerca

URBINO – Le imprenditrici stanno affrontando questo periodo di recessione meglio dei colleghi. Nonostante questo, però, quando si tratta di concedere i finanziamenti il sistema bancario sembra ancora favorire gli imprenditori di sesso maschile.

A dirlo è un’indagine commissionata da Cna impresa donna della provincia di Pesaro e Urbino all’Università di Urbino e realizzata dal dipartimento di Economia, società e politica (Desp),  su un campione di 300 micro-imprese della provincia: 150 gestite da uomini e 150 da donne.

In base allo studio è risultato che gli imprenditori hanno sofferto gli effetti della crisi molto più delle colleghe in termini pratici, psicologici e di capacità reattiva di fronte alle difficoltà. “In generale  – si legge nel comunicato diffuso dalla Cna – le titolari di attività hanno dimostrato di saper reagire meglio e in maniera più energica, veloce e decisa alle difficoltà imposte dalla recessione”.

Dall’indagine, condotta da Alessandra Benvenuti, responsabile provinciale Cna impresa donna e dalla professoressa di economia Francesca Cesaroni, è emerso che sono il 35,5% le imprenditrici che hanno dichiarato di aver subito un impatto poco rilevante a causa della crisi economica contro il 24% degli uomini. Al contrario sono più numerosi gli imprenditori (21,3% contro il 9,1% delle donne) che dichiarano di avere avuto un impatto rilevante ai problemi economici, con la conseguente riduzione del fatturato e la diminuzione dei clienti.

Le donne, secondo la ricerca, sono anche più brave a riscuotere i crediti. Infatti solo il 9% delle imprenditrici si è vista aumentare i tempi di riscossione, mentre il fenomeno ha toccato ben il 63% degli imprenditori uomini. Questi ultimi hanno riscontrato anche un aumento del 34% di crediti insoluti mentre nessuna imprenditrice ha dichiarato di aver avuto questo tipo di problema. La liquidità in azienda, infine, è peggiorata per il 24% degli imprenditori e solo per il 6% delle donne.

“Tra gli uomini – si legge nel report – è maggiore la percentuale di coloro che hanno attuato iniziative di tipo offensivo come l’abbassamento dei prezzi (54% contro il 17% delle donne)”. Al contrario il 77% delle donne ha dichiarato di aver adottato misure “difensive” per ridurre i costi e gli sprechi, annullando o rinviando gli investimenti, contro il 46% degli imprenditori.

Nonostante i risultati delle donne, però, il genere maschile sembra essere il più avvantaggiato quando si parla di concedere prestiti bancari. “A fronte di richieste di finanziamento – scrive il Cna – per la propria attività sono di più gli uomini ad aver ottenuto l’intero importo (85% contro il 73% delle donne) mentre a preferire i Confidi (ovvero cooperative e consorzi artigiani di garanzia) sono le donne (67% contro il 42% degli uomini)”.

L’ultima parte della ricerca è dedicata ai “benefici” che può aver portato la crisi. Sono aumentati infatti i “tempi di conciliazione” (l’opportunità di destinare parte della giornata lavorativa ad altre attività, come famiglia e tempo libero) infatti, sono migliorati durante la recessione per il 14,5% delle donne, ovvero più del doppio rispetto agli uomini che si fermano al 6,5%.

I motivi? Principalmente due: maggior tempo senza lavorare significa anche dedicare più spazio alla crescita dei figli (un fatto questo che rimane appannaggio esclusivo della donna con l’81% che lo afferma e uno sconfortante 0% degli uomini) e al tempo libero (6% delle donne afferma questo, contro un corposo 86% degli uomini).

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Hi-tech e clienti affezionati: ecco come resistono alla crisi i piccoli cinema / VIDEO http://ifg.uniurb.it/2014/02/15/ducato-online/hi-tech-e-clienti-affezionati-ecco-come-resistono-alla-crisi-i-piccoli-cinema-video/57279/ http://ifg.uniurb.it/2014/02/15/ducato-online/hi-tech-e-clienti-affezionati-ecco-come-resistono-alla-crisi-i-piccoli-cinema-video/57279/#comments Sat, 15 Feb 2014 07:50:01 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=57279 VIDEO / Per colpa della crisi economica il destino delle piccole sale cinematografiche sembra segnato: soccombere allo strapotere delle multisala. Ecco invece la ricetta vincente dei piccoli cinema della città ducale]]> URBINO – Cinema Ducale e cinema Nuova Luce: due sale che resistono nonostante la crisi e la mancanza di spettatori. Digitalizzare, mantenendo sempre la clientela affezionata, sembra essere la soluzione per sopravvivere in un momento in cui i piccoli cinema sono costretti a soccombere alle multisala.

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Crisi, a Urbino resiste il business dello sport. Ma soffre il calcetto http://ifg.uniurb.it/2014/02/13/ducato-online/crisi-a-urbino-resiste-il-business-dello-sport-ma-soffre-il-calcetto/57175/ http://ifg.uniurb.it/2014/02/13/ducato-online/crisi-a-urbino-resiste-il-business-dello-sport-ma-soffre-il-calcetto/57175/#comments Wed, 12 Feb 2014 22:13:24 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=57175 palestra URBINO – La crisi a Urbino ha fatto chiudere negozi e ha lasciato molti senza lavoro, tra dipendenti, imprenditori e agricoltori. Ma non ha spento la voglia di sport di studenti e cittadini urbinati.
È positivo infatti il bilancio che emerge guardando alle società e attività sportive della città. Dalle palestre al calcetto, non ci sono stati sensibili cali negli iscritti, a parte qualche eccezione, e alcune attività hanno addirittura visto un incremento superiore allo scorso anno.

È il caso della palestra Playactive, una delle tre presenti a Urbino e aperta lo scorso anno. Dopo il primo periodo di assestamento, l’associazione è riuscita oggi a raggiungere un livello di iscrizioni quattro volte più alto, sia tra gli studenti, in numero maggiore, sia tra gli urbinati. “Con la vita sedentaria che facciamo oggi a un certo punto abbiamo bisogno di uscire – ha spiegato Antonio Prudenzano, titolare della palestra –  e siccome a Urbino spesso non si sa dove andare, la gente usa la palestra come momento di socializzazione, per questo non vi rinuncia”.

Un’aspetto importante nel business del fitness sono le promozioni e le agevolazioni sugli abbonamenti. “Il cliente non pensa solo a spendere di meno – ha continuato Prudenzano – ma vuole un pagamento dilazionato, personalizzato, che vada in contro alle sue esigenze. Per noi è stato importante dare un’offerta all-inclusive ai clienti, senza distinzione tra abbonamento corsi o sala pesi”. Dello stesso avviso è il referente della palestra del Consorzio Gymnasium Antonio Negro, secondo il quale “nonostante la crisi le persone non vogliono rinunciare allo sport e non lo fanno soprattutto perché vengono messi nelle condizioni di poterlo fare”, attraverso, appunto sconti particolari e un’ampia offerta di attività sportive. Anche qui il numero di iscritti, a dicembre 2013, ha registrato un 15% in più, tra studenti e cittadini urbinati, il cui numero è aumentato rispetto agli scorsi anni.

Ma è anche vero che non conta soltanto il numero di iscritti. Secondo Armando Simbari, titolare della palestra Mad di Urbino, “più persone non significa più incassi, nella nostra palestra abbiamo avuto più abbonamenti ma il guadagno è rimasto invariato”. Lo sconto che riceve il cliente lo deve ammortizzare il proprietario: “Se prima regalavi più asciugamani a una persona, adesso stiamo attenti a darne solo uno e risparmiare, bisogna ottimizzare le spese se si vuole continuare”.

Andamento positivo (+10% di iscritti) anche alla piscina comunale, che ha mantenuto lo stesso tariffario negli ultimi anni, essendo gestita da Urbino servizi, un ente pubblico e quindi molto vincolato. “Abbiamo fatto qualche promozione nei momenti di meno afflusso – ha spiegato Erasmo Palmaccio, responsabile vasca – dalle 12 alle 15 il prezzo di un ingresso giornaliero è stato ridotto da 7 euro  a 4 e questo è stato un ottimo incentivo”.

Stabile o leggermente in calo la situazione in sport come ginnastica o tennis. Secondo Gabriele Cocchi, presidente dell’associazione Gymnasticando, “le famiglie urbinati tengono molto allo sport, soprattutto per i loro figli. I nostri iscritti sono principalmente cittadini di Urbino, di studenti universitari ce ne sono solo 2, massimo 3, all’anno”. Ad agevolare l’iscrizione è anche lo sconto sulla tessera associativa che spesso viene fatto per i componenti dello stesso nucleo familiare, metodo che viene in contro anche alle difficoltà di molti genitori-lavoratori di accompagnare i propri figli a fare diverse attività sportive in posti diversi. Niente di preoccupante per ora neanche nel tennis. All’associazione tennis Piansevero, secondo uno dei responsabili Simone Stolzini, “la crisi ha influenzato tutto e ha inciso anche sulle iscrizioni ma di poco”, circa una decina in meno. “Per ora è tutto regolare, abbiamo una media di sette o otto ore di prenotazione dei campi a sei euro l’ora a persona. L’unica cosa che cambia è che se prima una persona faceva due o tre ore a settimana ora ne fa una o due, ma per adesso non ci possiamo lamentare”.

Contro ogni previsione, vista la passione squisitamente italiana, i circoli di calcetto sono quelli che di più hanno risentito della crisi. All’associazione sportiva Palaferro i partecipanti sono sempre meno di anno in anno, ma quest’anno è quello più difficile anche in termini di affitto dei campi. Se prima si giocava due o tre ore al giorno, ora ci sono giornate in cui i campi non sono nemmeno aperti perché non c’è nessuno. Stesso scenario alla A.s.d. Palagadana Deda Sport, altra associazione di calcio di Urbino: anche qui sempre meno associati rispetto al passato. “Il punto è che la nostra attività è molto legata agli studenti – ha spiegato Vito de Fazio, responsabile dell’associazione – che hanno meno soldi e sono di meno, ma andiamo avanti perché siamo un’associazione e abbiamo agevolazioni importanti”.

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Urbino, negozi sfitti del centro diventano vetrine d’artista http://ifg.uniurb.it/2014/01/26/ducato-online/urbino-negozi-sfitti-del-centro-diventano-vetrine-dartista/55180/ http://ifg.uniurb.it/2014/01/26/ducato-online/urbino-negozi-sfitti-del-centro-diventano-vetrine-dartista/55180/#comments Sun, 26 Jan 2014 17:44:05 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=55180 VIDEO - Metti un centro storico costellato di serrande chiuse da lucchetti e l'esigenza degli artisti locali di una vetrina per esporre le proprie opere. Il risultato è il progetto "Le vie degli artisti", promosso dalla Cna di Urbino, che mette a disposizione i negozi inutilizzati a pittori, scultori e ceramisti. Per Marcello Pucci, 51 anni, ceramista e scultore, è un modo per contrastare gli effetti della crisi]]> URBINO – “Vendesi”, “Affittasi”, “Cedesi attività”. Il centro storico è costellato di lucchetti e, allo stesso tempo, mancano spazi dove esporre il talento dei giovani. Con il progetto “Le vie degli artisti“, approvato all’unanimità dall’amministrazione comunale, i locali sfitti della città ducale potrebbero diventare la vetrina di pittori, designer e artigiani locali.

Il ceramista-scultore urbinate Marcello Pucci, 51 anni, è convinto che solo l’arte può contrastare gli effetti della crisi economica. È d’accordo anche il promotore dell’iniziativa Roberto Annibali, presidente della Cna Urbino (Confederazione nazionale per le piccole e medie aziende) e di Rete Imprese Italia: “Per la ripresa puntiamo sulle eccellenze del nostro territorio”


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Fermignano, l’ultimo videonoleggio rischia di chiudere http://ifg.uniurb.it/2014/01/22/ducato-online/fermignano-lultimo-videonoleggio-rischia-di-chiudere/55257/ http://ifg.uniurb.it/2014/01/22/ducato-online/fermignano-lultimo-videonoleggio-rischia-di-chiudere/55257/#comments Wed, 22 Jan 2014 11:10:06 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=55257 dvdFERMIGNANO – “Siamo destinati a chiudere, porto avanti l’attività perché altrimenti non saprei cosa fare”. Sembra aver perso le speranze Luciano Cecchini, proprietario di ‘Video Ciak’, l’ultimo negozio di videonoleggio rimasto aperto a Fermignano.

Vent’anni di lavoro che rischiano di andare in fumo a causa della pirateria, del digitale terrestre e delle pay tv. A tutto questo si aggiunge la crisi che ha portato i cittadini a fare delle rinunce sulle spese meno importanti. Magari preferendo lo streaming via internet, anche se di qualità molto più scadente. Motivi che hanno causato la chiusura della maggior parte dei videonoleggi in Italia. Anche le catene grosse come Blockbuster non hanno retto al crollo degli ultimi anni e hanno chiuso tutti i punti vendita italiani ma anche americani (gli ultimi 300 negozi hanno chiuso i battenti nel novembre del 2013).

“A Fermignano c’erano 3-4 videonoleggi e adesso sono rimasto solo io – dichiara Cecchini – riesco ad andare avanti solo grazie al fatto che sono proprietario del negozio e non devo pagare l’affitto”. Il calo drastico di clienti di ‘Video Ciak’ è iniziato sei anni fa e oggi vederne entrare uno è diventato quasi un miraggio.

Gli unici generi che ancora ogni tanto vengono richiesti sono i thriller, gli horror e qualche commedia italiana. Anche i colossal, che prima garantivano entrate costanti, stentano ad uscire dal negozio. “Col successo de La vita è bella le richieste erano tantissime, anche molto dopo l’uscita del film. Ora le persone i film li guardano in anteprima al cinema o sulle pay-tv”.

A peggiorare la situazione dei piccoli commercianti si aggiunge la concorrenza delle grandi catene. “Non possiamo competere con negozi come l’Auchan – aggiunge il titolare di ‘Video ciak’ -, loro pagano il 4% di Iva e noi il 22%”. Inoltre ai grandi centri commerciali è consentito acquistare in “conto-vendita”.

Per acquistare un dvd Cecchini spende dai 40 euro in su per poi affittarli a tre euro (2,70 i film più vecchi). Ciò significa che per coprire il costo di un solo film, il dvd dovrebbe uscire dal negozio almeno 14 volte, un’impresa diventata quasi impossibile.

Per rimediare a questa situazione il titolare offre anche altri servizi: trasforma i video amatoriali da vhs a dvd (facendo pagare 4 euro per ogni ora di immagini), affitta televisori e videoproiettori. Ma queste attività non sembrano essere sufficienti.

A Urbino la situazione è ancora più critica. A luglio del 2013 infatti ha chiuso ‘Video time‘,  l’ultima videoteca della città ducale. La crisi e lo streaming hanno portato Carole Rice, proprietaria dell’attività inaugurata 7 anni fa,  alla decisione di chiudere. “Non riuscivamo più a coprire le spese dell’affitto – spiega Martina Vecchietti, figlia della titolare -, non abbiamo venduto l’attività perché speriamo di poter riaprire un giorno”.

Nella videoteca di via Bramante si potevano noleggiare e acquistare film, cd e videogiochi.  “I film più noleggiati negli ultimi anni sono stati Inseption e Shutter island – spiega la Vecchietti – mentre nella vendita andavano molto bene i film francesi e il cinema italiano degli anni 50″.

I mesi più drammatici da superare per la videoteca sono sempre stati quelli estivi, quando gli studenti tornano a casa e la città si svuota.  “Gli urbinati evidentemente non amano il cinema – aggiunge la figlia della proprietaria -, negli anni ci hanno aiutato molto gli studenti e i turisti che acquistavano film in lingua originale”.

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Imprese e crisi. Aziende marchigiane in piazza il 18 febbraio a Roma http://ifg.uniurb.it/2014/01/21/ducato-notizie-informazione/imprese-e-crisi-aziende-marchigiane-in-piazza-il-18-febbraio-a-roma/55044/ http://ifg.uniurb.it/2014/01/21/ducato-notizie-informazione/imprese-e-crisi-aziende-marchigiane-in-piazza-il-18-febbraio-a-roma/55044/#comments Tue, 21 Jan 2014 11:10:45 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=55044 [continua a leggere]]]> Anche le imprese di Pesaro Urbino parteciperanno alla manifestazione del 18 febbraio a Roma indetta da Rete Imprese Italia per chiedere al Governo una svolta nella politica economica. Il coordinamento provinciale, che raccoglie gli associati di CNA, Confartigianato, Casa Artigianato Metaurense, Confcommercio e Confesercenti, si sta organizzando per mobilitare le aziende e organizzare una nutrita rappresentanza di imprenditori della provincia da portare nella capitale.

“Senza l’impresa non c’è Italia. Riprendiamoci il futuro”. È questo lo slogan che scandiranno per le vie della capitale. “La crisi – si legge nel comunicato di Rete Imprese Italia di Pesaro-Urbino – la crescita allarmante della disoccupazione e una pressione fiscale, locale e nazionale, che anche nel 2014 rimarrà a livelli intollerabili, rischiano di prolungare i loro effetti sulle imprese, già stremate da forti difficoltà, e provocare un ulteriore impoverimento delle famiglie”.

“Il mondo dell’impresa diffusa – continua – dell’artigianato e del terziario di mercato rappresenta il tessuto produttivo dell’Italia. Dal futuro di questo sistema dipende il futuro del Paese. Per questo, le imprese vogliono esprimere il profondo disagio per le condizioni di pesante incertezza in cui sono costrette ad operare ma anche avanzare concrete proposte di rapida attuazione che possano evitare il declino economico e ripristinare un clima più positivo e di maggior fiducia nel futuro”.

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