il Ducato » crisi Rcs http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » crisi Rcs http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Prepensionamenti e contratti di solidarietà: Rcs e Sole 24 Ore stringono la cinghia http://ifg.uniurb.it/2014/02/04/ducato-online/prepensionamenti-e-contratti-di-solidarieta-rcs-e-sole-24-ore-stringono-la-cinghia/56254/ http://ifg.uniurb.it/2014/02/04/ducato-online/prepensionamenti-e-contratti-di-solidarieta-rcs-e-sole-24-ore-stringono-la-cinghia/56254/#comments Tue, 04 Feb 2014 10:07:39 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=56254 LEGGI Crisi Rcs, dieci periodici a rischio La sfida dei Cdr per salvare 800 posti di lavoro]]> sole24ore-sito-258x258

Una cura da cavallo per il Sole 24 Ore e i periodici del gruppo Rcs nel periodo più nero del lavoro giornalistico in Italia. Per rimettere in sesto i bilanci, l’editore del quotidiano economico ha concluso un accordo venerdì scorso con il Comitato di Redazione, in attesa di ratifica da parte dell’assemblea di redazione, che prolunga lo stato di crisi fino al 2016.

In questo periodo di passione i contratti di solidarietà saranno rinnovati con un taglio del 14% dell’orario di lavoro: in pratica, i redattori passeranno a casa tre giorni al mese.

Meno tempo in ufficio, ma anche meno soldi in busta paga: la riduzione dello stipendio è però solo del 5%, perché la diminuzione dell’orario viene compensata al 60% dall’Inpgi (l’ente previdenziale dei giornalisti) e al 10% dallo Stato. Il punto più controverso riguarda i pensionamenti anticipati che, secondo l’accordo, dovrebbero riguardare 38-40 giornalisti in età avanzata, ovvero le firme che hanno fatto la storia recente del giornale milanese.

Per i redattori del quotidiano di Confindustria l’alternativa al congedo è la “retrocessione” del contratto, da tempo indeterminato a collaborazione fissa, con un taglio salariale del 30-50%. A chi sceglierà di rimanere, senza più gradi sulle spalline, l’azienda fornirà un telefono cellulare e un computer portatile, in modo da poter lavorare da casa.

Nel Cdr è stato il forte dissenso all’accordo di Antonella Olivieri, veterana della redazione finanziaria, che ha sottolineato l’illegittimità dei prepensionamenti obbligatori e il rischio di “perdere l’anima e la storia “ del Sole 24 Ore. “L’editore sbaglia due volte – aggiunge Olivieri – una prima volta liberandosi di persone altamente capaci e poi per gli incentivi che riconosce. Trattenere i redattori in servizio costerebbe di meno”.

L’accordo deve però ancora passare il voto dell’assemblea di redazione, convocata mercoledì 5 febbraio. Tra i votanti c’è anche Dino Pesole, altra firma autorevole del Sole, che sospende il giudizio sull’accordo in attesa di conoscerne i contenuti: “Scegliere strade dolorose è sempre difficile – dichiara il giornalista – dalle informazioni che circolano, il piano sembra una decisione che prova a far fronte alla situazione di difficoltà del giornale, sperando che sia sufficiente”.

Tira aria pesante anche all’interno del gruppo Rcs, alle prese da un anno con un piano di risanamento che comporta 600 esuberi in Italia (200 sono giornalisti), sfociato nella chiusura e nella messa in vendita di alcune testate del comparto periodici.
L’ultimo a cadere è stato il settimanale economico Il Mondo, la cui chiusura è stata ufficializzata lo scorso 16 gennaio: la redazione conta 13 giornalisti, che ora vedono come prospettiva più ottimistica l’accorpamento della loro testata nell’inserto CorriereEconomia.

Lo scorso 23 gennaio l’editore ha presentato un piano che ridisegna il futuro dei suoi periodici con 23 esuberi, una decina di prepensionamenti e contratti di solidarietà per 65 redattori, compresi quelli già in cassa integrazione. La decurtazione dello stipendio, anche in questo caso con interventi dell’Inpgi e dello Stato, arriva fino al 9%. Una soluzione che, secondo l’editore, comporterà risparmi per 2-3 milioni di euro, e che vede l’introduzione delle Uor (Unità organizzative redazionali), piccoli gruppi tematici di redattori in esubero che forniranno contenuti ai due quotidiani Rcs (Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport) e ai sei periodici ancora in attività (Io Donna, Living, Style, Amica, Dove e Oggi).

Un piano che non piace ai lavoratori. Le redazioni del gruppo Rcs sono da una settimana in stato d’agitazione. Lunedì scorso il sito di Oggi non è stato aggiornato per mezza giornata. La redazione del periodico, riunita in assemblea permanente, non si lascia neanche passare le telefonate. I giornalisti di Oggi hanno chiesto all’azienda un chiarimento non solo sul piano di risanamento, ma anche sulle voci di vendita o di chiusura del cartaceo, con accorpamento del sito come “canale gossip del Corriere della Sera”.

Lo sfondo delle due vicende, Sole 24 Ore e Rcs, è un settore che dal 2009 a oggi ha perso il 13% di occupazione, ovvero 2.200 posti di lavoro svaniti nel nulla. A tirare le somme è Andrea Camporese, presidente nazionale dell’Inpgi, durante un convegno di Quarto Potere avvenuto sabato scorso a Milano. “Nel primo mese del 2014 – ha dichiarato Camporese – i posti di lavoro persi sono stati 200. Dal 2009, il ricorso agli ammortizzatori sociali è aumentato del 230%”.

Unica strada per uscire dalla crisi dell’editoria, per il presidente dell’Inpgi, è l’adozione di un contratto di lavoro che mantenga “equità inter-generazionale, che includa i giovani. Un sistema che protegga non solo il presente, ma che sia sostenibile anche per il futuro”.

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Crisi Rcs, dieci periodici a rischio: protestano centinaia di giornalisti http://ifg.uniurb.it/2013/05/06/ducato-online/crisi-rcs-dieci-periodici-a-rischio-chiusura-protestano-centinaia-di-giornalisti/45687/ http://ifg.uniurb.it/2013/05/06/ducato-online/crisi-rcs-dieci-periodici-a-rischio-chiusura-protestano-centinaia-di-giornalisti/45687/#comments Mon, 06 May 2013 13:54:12 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=45687 LEGGI Crisi Rcs, la sfida dei Cdr per salvare 800 posti di lavoro ]]> Copie dei giornali gettate a terra e un centinaio di persone che inneggia cori di protesta: i giornalisti dei periodici del gruppo Rcs, i cui posti di lavoro sono a rischio, si sono divisi in due grandi ali di fronte l’entrata del teatro Elfo Puccini di Milano per accogliere al grido di ‘Vergogna’ dirigenti e manager del gruppo, come il presidente Angelo Provasoli e Piergaetano Marchetti, impegnati in una riunione per discutere il futuro delle 10 testate che rischiano di chiudere: Novella 2000, A, Visto, Max, Astra, Ok Salute, Brava Casa, l’Europeo, Yatcht&Sail e Il polo dell’enigmistica.

Le pubblicazioni sono state messe in vendita due mesi fa e non è stato ancora trovato un acquirente.  Il problema è proprio questo, ha spiegato il gruppo: se Rcs non riuscirà a trovare singoli compratori per ognuna delle pubblicazioni entro il 30 giugno le testate verranno chiuse dall’azienda.

Un brutto colpo per i 110 dipendenti che vi lavorano, 90 dei quali sono giornalisti. L’ad del gruppo Pietro Scott Jovane, come riportato dall’Ansa, si è detto solidale con i dipendenti: “È una manifestazione corretta e opportuna”, ha dichiarato prima di entrare in riunione.

Delle dieci testate l’unica che non sarebbe a rischio chiusura è Il polo dell’enigmistica, con un bilancio in attivo non dovrebbe avere problemi nel trovare un nuovo acquirente. Il futuro delle altre pubblicazioni è, invece, strettamente legato al nuovo assetto organizzativo attualmente in discussione. Stando a dichiarazioni di fonti sindacali e finanziarie verrà creato un unico comparto editoriale, si chiamerà “Media Pubblishing” e unirà le due divisioni Quotidiani e Periodici. Una nuova business unit guidata da Alessandro Bompiani, oggi direttore della Divisione Quotidiani. Prevista anche la creazione di una divisione dedicata alla gestione dei fornitori, degli stabili del gruppo e delle infrastrutture.

Era l’11 febbraio scorso quando l’amministratore delegato Pietro Scott Jovane, insieme al capo del personale, annunciò al Comitato aziendale europeo (Cae) il piano per lo sviluppo 2013-2015: un esubero di 800 dipendenti, di cui 600 in Italia (tra questi 200 sono giornalisti), la vendita o la chiusura di 10 periodici e il trasloco del Corriere della Sera e della Gazzetta dello Sport dalla storica sede di via Solferino. Da allora sono seguiti una serie di incontri e tavoli negoziali voluti espressamente dal Cdr Periodici per trovare un’alternativa valida alla vendita in blocco delle dieci pubblicazioni. “La cessione è antisindacale perché viola gli accordi presi, con l’attivazione dello stato di crisi, tra azienda e Cdr” dichiarò Marco Persico, membro del Cdr Periodici, in un’intervista al Ducato.

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Crisi Rcs, l’acquisto (sbagliato) del gruppo Recoletos http://ifg.uniurb.it/2013/03/18/ducato-online/crisi-rcs-lacquisto-sbagliato-del-gruppo-recoletos/38896/ http://ifg.uniurb.it/2013/03/18/ducato-online/crisi-rcs-lacquisto-sbagliato-del-gruppo-recoletos/38896/#comments Mon, 18 Mar 2013 10:34:35 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=38896 [continua a leggere]]]>

L’acquisto del gruppo editoriale spagnolo Recoletos è la causa della grande crisi che ha investito il gruppo Rcs, almeno secondo le ricostruzioni effettuate dai giornalisti e dal Comitato di redazione del Corriere della seraQuella decisione ha causato l’indebitamento dell’azienda, che oggi ammonta a 880 milioni di euro.

Il Cdr e la redazione del Corriere hanno messo sotto la lente d’ingrandimento quell’acquisto, facendo una vera e propria inchiesta pubblicata poi sul giornale stesso, sotto forma di comunicati sindacale. Un’operazione, si legge, iniziata nel 2006 sotto l’ombra di intrecci di interessi tra azionisti del gruppo Rcs e venditori, una mancata trasparenza che è costata all’azienda una multa di 200mila euro da parte della Consob.

Ma facciamo un passo indietro, sempre seguendo l’analisi del Corriere.  Nel 2006 l’Rcs MediaGroup era una società in attivo con un utile netto pari a 219 milioni di euro e un indebitamento vicino allo zero. Il gruppo editoriale Recoletos invece, presente in Spagna con importanti testate tra cui il primo quotidiano economico Expansiòn e il primo quotidiano sportivo Marca, nel 2006 aveva un patrimonio netto di 35 milioni di euro e debiti per 272 milioni. Controllata dall’inglese Pearson, casa editrice del Financial Times, viene venduta prima alla finanziaria Retos Cartera che ne compra, per 743 milioni di euro, il 79% delle quote. Già in questo primo passaggio di consegne si registra un sovrapprezzo del 19% rispetto al reale valore di mercato del gruppo spagnolo. Un sovrapprezzo che cresce ulteriormente quando entra in gioco il gruppo Rcs che acquista il 100% delle quote di Recoletos per 1,1 miliardi di euro, ma con un perimetro aziendale ridotto perché non entra in possesso della testata free press Què!

L’operazione di acquisizione viene portata a termine nell’aprile del 2007, nonostante due mesi prima la Deutsche Bank ne avesse rilevato i rischi: “Deboli investimenti pubblicitari, aumento dei costi del lavoro e sovrapprezzo nell’operazione di acquisizione e fusione”. E nonostante la disapprovazione dell’allora amministratore delegato Vittorio Colao che si dimise lasciando il posto a Antonello Perricone.

Quello che segue è storia, con due stati di crisi varati nei quattro anni successivi all’acquisizione Recoletos e una grave situazione attuale in cui al forte indebitamento si uniscono le perdite dovute alla diminuzione dei ricavi pubblicitari. Un momento difficile per il gruppo Rcs dove un ruolo fondamentale è giocato dell’attuale amministratore delegato Pietro Scott Jovane, a lui il compito di ottenere un notevole aumento di capitale dai soci azionisti, rinegoziare un debito elevatissimo e fronteggiare la reale crisi industriale.

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